Borgo di Abbateggio

Si trova sempre un buon motivo per percorrere quei 40 km che da Pescara portano verso l’interno andare, fino ad Abbateggio, insignito della targa dei “Borghi più belli d’Italia”. Ci si va se si è appassionati di arte, archeologia, paleontologia e natura. Nel centro del borgo, per esempio, si visita la Parrocchia di San Lorenzo Martire, che il 10 agosto festeggia il Santo Patrono, prima tappa religiosa di un “tour” che prosegue col Santuario della Madonna dell’Elcina, luogo sacro legato alla leggenda di due pastorelli muti di Abbateggio, che qui videro un quadro che rappresentava la Madonna seduta su un albero con in braccio Gesù Bambino. La Signora avrebbe chiesto ai pastorelli di erigere la Chiesa su quel colle, e così fu, per poi essere riedificata nel 1927 sull’antica costruzione. Oggi il Santuario presenta una facciata in blocchi di pietra con un portale chiuso da una vetrata artistica con motivo in ferro battuto restaurato. Sull’altare maggiore è conservata la statua della Madonna in terracotta dipinta, del Quattrocento, e sotto l’altare un tronco di elce, traccia dell’antico albero sul quale apparve la Vergine. Illustra invece le architetture povere tipiche dell’ambiente agro-pastorale abruzzese l’Ecomuseo del Paleolitico – Villaggio Tholos, museo all’aperto con sei capanne ricostruite in pietra a secco, parte di un percorso didattico e conoscitivo che mette in evidenza come l’uomo e la natura hanno interagito nei secoli, a partire da 500.000 mila anni fa. Imperdibile per tutti la sosta alla celebre Cascata di Cusano, assaggio di ciò che sa regalare il Parco Nazionale della Majella.

Borgo di Caramanico Terme

Era il 1576 quando a Caramanico Terme, borgo medievale nel cuore del Parco Nazionale della Majella, venivano scoperte alcune sorgenti minerali, in particolare una oligominerale e diuretica, detta il Pisciarello, e altre due solfuree e antinfiammatorie, ribattezzate Salute e Gisella. Da allora, Caramanico è diventata quella che oggi definiamo una wellness destination, incentrata su riabilitazione e prevenzione e su programmi di remise en forme basati su trattamenti termali ed estetici, massaggi, cure drenanti e rilassanti. Ad agevolare la ripresa psicofisica aiuta anche il contesto naturalistico del Parco Nazionale, perfetto per ogni genere di attività outdoor. Molti i rifugi di montagna e le escursioni praticabili in zona, nella Valle dell’Orfento e sul monte Morrone per esempio, mentre per aggiungere un po’ di adrenalina c’è il Parco Avventura Majagreen. Caramanico è inoltre tappa del Cammino di Celestino V: il pellegrinaggio religioso-spirituale che onora la vita e le opere dell’eremita Pietro da Morrone, eletto Papa nel 1294 col nome di Celestino V, transita ovviamente anche da L’Aquila, nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, da lui fatta costruire qualche anno prima e oggi riconosciuta Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO per via della Perdonanza Celestniana, celebrazione giubilare annuale istituita proprio dal Papa e tuttora esistente.

Fra le sorprese che ha in serbo Caramanico Terme c’è anche l’Istituzione Comunale Musicale, sede primaria di formazione, specializzazione e ricerca nel settore musicale creata con lo scopo di recuperare e promuovere le tradizionali musicali locali e sperimentare spaziando nei molteplici ambiti musicali. Per il resto, non rimane che concedersi una passeggiata nel centro storico, un reticolo di stretti vicoli, case-mura, i resti di una fortezza difensiva, e alcuni interessanti edifici religiosi. In primis, l’Abbazia di Santa Maria Maggiore, dell’XI secolo, dove spiccano gli esterni in stile gotico e lo splendido portale, la Chiesa di S. Nicola, del XIV secolo, e la bellissima Chiesa di San Tommaso Becket, nota anche come Chiesa di San Tommaso di Paterno, risalente agli inizi del XII secolo.

Borgo di Città Sant’Angelo

Il centro storico di Città Sant’Angelo è una continua scoperta di beni architettonici di valore inestimabile, come per esempio la bella Collegiata di San Michele, da far terminare con una romantica passeggiata, con vista sul Mar Adriatico da un lato e le cime dell’Appenino, della Majella e del Gran Sasso d’Italia dall’altro. Una meta immersa nella piacevolezza delle colline a ridosso di Pescara, dove si ha il privilegio di respirare ancora atmosfere autentiche, con tradizioni e sapori della tradizione.

Porto Turistico Bisceglie Approdi

A Bisceglie, quando si sente parlare di “Cassa”, ci si riferisce all’isolotto che emerge al centro del bacino portuale, fra il molo nuovo e quello borbonico. Evidenziato da alcune bitte, è uno degli elementi caratterizzanti di questo porticciolo con l’anima antica ma le infrastrutture moderne, capaci di soddisfare anche imbarcazioni lunghe fino a 30 metri, grazie a fondali che raggiungono i 4,5 metri di profondità.

I posti barca sono in tutto 386, ormeggiati a moli galleggianti ben attrezzati e agganciati ad un nuovo molo realizzato a prolungamento proprio della “Cassa”, quasi a completamento del presumibile molo di epoca sveva.

Il porto di Bisceglie presenta una costa alta e rocciosa, che lungo il litorale si stempera in insenature caratterizzate da sabbia e da una vegetazione assai varia, plus non da poco per chi sogna una vacanza al mare in cui alternare lidi di semplice rena a quelli con fondali da esplorare.

Porto di Savelletri

Il borgo di Savelletri di Fasano, in provincia di Brindisi, è ben noto ai naviganti, ai diportisti ma soprattutto a chi pratica la pesca. Il suo piccolo porto è infatti il classico approdo con molo di sopraflutto lungo circa 330 metri e molo di sottoflutto banchinato, con fondale sabbioso soggetto a interramento e profondità massima di 2 metri, ma i suoi 300 posti barca sono un punto di riferimento per chiunque navighi lungo la costa brindisina. Con un limite però: la lunghezza massima per le imbarcazioni è di 9 metri.

Marina di Villanova Ostuni

Il file rouge che collega idealmente l’antica Petrolla all’odierna Villanova (“città nuova”, appunto) è la Via Traiana, arteria di collegamento che un tempo convogliava i flussi di merci provenienti da Roma e diretti nei vari porti commerciali lungo la costa pugliese, fra cui quello di Villanova.

Oggi, il porticciolo turistico si trova ai piedi del castello angioino del XIV secolo, lambito da numerose spiagge, sia libere che attrezzate, in un’alternanza di sabbia bianca e di roccia chiuse alle spalle da dune ricoperte di macchia mediterranea. Il tutto a pochi passi da Ostuni, la “città bianca”.

Chiesa Santa Maria del Casale

La location non è di quelle dove ci si aspetterebbe di trovare un capolavoro architettonico, eppure, vicino all’aeroporto di Brindisi, ecco la Chiesa di Santa Maria del Casale, splendido esempio di stile romanico-gotico del XIII secolo: fuori una facciata in conci di carparo e pietra bianca, dentro un ciclo di affreschi di epoca bizantina rinvenuti solo il secolo scorso sotto uno strato di calcina. Il risultato è un edificio che dal 1875 è Monumento Nazionale, in cui si leggono tutti gli elementi di passaggio fra romanico e gotico. L’interno è a croce latina, con navata e transetto con copertura a capriate, mentre il coro dietro l’altare maggiore ha una volta a crociera. Interessante anche il ciclo di affreschi, fra cui spicca il Giudizio Universale eseguito da Rinaldo da Taranto ai primi del XIV secolo.

I Giganti della Sila

I “Giganti della Sila” sono in tutto 60. Un numero esiguo ma che rende ancor più prezioso il patrimonio rappresentato da questo bosco ultracentenario dell’Appennino Calabrese, tutelato come parte del Parco Nazionale della Sila, e dal 2016 gestito dal FAI Fondo per l’Ambiente Italiano. Sessanta esemplari di pini larici e aceri montani dalle caratteristiche uniche nel loro genere, tali da renderli appunto dei “giganti”: 45 metri di altezza media, 2 metri di diametro, e un’età che si aggira sui 350 anni, certificata da documenti che riportano negli annali di quando nel Seicento i Baroni Mollo piantumarono tutta la zona.

Leggendo fra le righe della storia, si potrebbe quasi dire che si trattò di un primo esempio di salvaguardia ambientale, dovuto alla necessità di fermare l’abbattimento indiscriminato di piante. Fra Sei e Settecento, i pastori della zona erano infatti soliti estrarre dai tronchi una resina infiammabile, risorsa preziosa usata come combustibile, ma che causò gravi problemi di disboscamento. Per contrastare questo fenomeno dilagante, si impegnò anche il governo di Napoli, emettendo numerosi provvedimenti a riguardo. Con la Seconda Guerra Mondiale, i terreni furono espropriati e reintegrati poi nel patrimonio dell’Ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali che, insieme alla famiglia Mollo, promosse l’istituzione dell’attuale Riserva Naturale Guidata Biogenetica allo scopo di studiare, conservare geneticamente e tutelare questo patrimonio storico-naturale di enorme valore.

La presenza in loco del FAI garantisce oggi l’apertura dell’area al pubblico, con attività di promozione e conoscenza di un lembo di paesaggio rurale calabro rimasto fermo a 350 anni fa.

Terre del Sagrantino

I quattro Comuni interessati dalla produzione e quindi dalla Strada del Sagrantino sono Bevagna, Gualdo Cattaneo, Giano dell’Umbria e Montefalco, ma è in quest’ultimo borgo che ha sede il Consorzio Tutela Vini Montefalco, che tutela e promuove il Montefalco Sagrantino DOCG e tutti gli altri vini del territorio. A celebrare questa e le altre numerose eccellenze enogastronomiche della zona – olio, formaggi, salumi, ma anche ceramiche e tessuti di pregio – ogni anno ad aprile, nella splendida cornice del Complesso di Sant’Agostino, si svolge poi la manifestazione Terre del Sagrantino, una quattro giorni dedicata a degustazioni, eventi e momenti conviviali. Un appuntamento da segnare in calendario, per vivere in prima persona cultura e tradizioni di qualità.

Otranto

Punta Palascìa è il luogo geografico più a est della penisola italiana. Per chi ama segnare sulla mappa certe tappe che sanno di “conquista”, basterebbe anche solo questo motivo per spingersi fino a Lecce e visitare Otranto e la costa salentina. Il centro storico della cittadina che in passato ha dato il nome al tratto di mare che separa l’Italia dall’Albania – il Canale d’Otranto – e all’antica circoscrizione del Regno di Napoli – la Terra d’Otranto – ha aggiunto nel 2010 un altro “titolo” di merito, l’inserimento nel listing ufficiale dei Patrimoni Culturali dell’UNESCO quale Sito Messaggero di Pace e in quello dei “Borghi più belli d’Italia”, mentre all’ottobre 2006 risale la creazione del Parco Costa Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase, nato per salvaguardare e promuovere le numerose bellezze naturalistiche, storiche e architettoniche della zona.

Fra queste, ci sono senz’altro i numerosi resti lasciati dalle popolazioni antiche che hanno dominato il territorio, a partire dai Messapi, passando per i Greci e i Romani. Sotto quest’ultimi, Otranto divenne una delle città marinare più fiorenti della Puglia, grazie soprattutto alla lavorazione e commercializzazione di porpora e tessuti, e alla presenza di una consistente comunità ebraica, calcolata in circa 500 famiglie, tanto da generare un detto rimasto negli annali, “da Bari uscirà la legge, la parola del Signore da Otranto”. La sua importanza economica dell’epoca è testimoniata anche dal fatto che nel 162 d.C. la città chiese a Roma e ottenne di battere moneta con una zecca propria rimasta attiva fino al II d.C. Diventata “ponte” culturale e commerciale fra Oriente e Occidente, Otranto fece per secoli da “culla” al passaggio di Bizantini, Goti, Normanni, Svevi, Angioini e Aragonesi. Fra gli episodi storici più significativi va ricordato quando nel 1095 la sua Cattedrale fu scenario della benedizione di dodicimila crociati in partenza verso la Terra Santa, guidati dal principe Boemondo I d’Altavilla. Al 1480 risale invece l’attacco dei Turchi di Maometto II, con un assedio durato 15 giorni terminato con la strage della popolazione e la decapitazione di 800 uomini detti Santi Martiri idruntini. A questo episodio è legata anche la distruzione del Monastero di San Nicola di Casole, sede della più vasta biblioteca d’Occidente – i cui Codici sono oggi conservati in prestigiose biblioteche di tutta Italia e non solo, da Venezia e Firenze a Parigi, Londra, Berlino e Mosca, nonché di quello che si potrebbe definire il primo “college” della storia, con studenti provenienti da tutta Europa. Uno di questi fu il monaco Pantaleone, autore del monumentale mosaico pavimentale della Cattedrale, il più grande del Vecchio Continente.

Dopo il colpo inflitto dai Turchi, furono rafforzate le opere difensive del centro abitato, che però non poterono respingere le incursioni dei Saraceni della prima metà del Seicento. Alterne vicende determinarono poi la risalita e la ricaduta di Otranto varie volte, fino al periodo napoleonico, quando le fu concesso il titolo di Ducato del Regno di Napoli, cui seguì una nuova rinascita.

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