Orto Botanico

Il caveau di una banca della Natura, ma di un istituto bancario speciale, detto germoplasma, in cui la “moneta di scambio” è rappresentata dalle semenze di piante e fiori allo scopo di aumentare il numero delle specie vegetali “in.house” e di conseguenza anche quelle nei luoghi di “esportazione”. Si potrebbe definire così l’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Palermo, una tra le più importanti istituzioni accademiche italiane dotata di un vasto museo en plein air che da oltre 200 anni – fu inaugurato nel 1789 – contribuisce allo studio e alla diffusione di specie vegetali in Sicilia, in Europa e in tutto il Mediterraneo. Specie non solo autoctone ma anche provenienti dalle regioni tropicali e subtropicali, che creano un mix di rara bellezza e varietà: Agavaceae, Aloaceae, Araliaceae, Cactaceae e così via sono suddivise in diverse aree, in un complesso corollario botanico e geografico che con le sue 12.000 piante non smette di stupire.

Fortezza del Priamar

Là dove dal 1542 in poi si è fatta la guerra, ora si fa cultura. Dopo anni di abbandono e degrado, la Fortezza del Priamar è tornata finalmente accessibile, restituendo al Comune di Savona, committente dei lunghi lavori di restauro, una vera e propria “cittadella” vocata alla bellezza, all’arte e alla conoscenza. Nell’immenso complesso monumentale – oltre 50.000 i metri cubi di superficie riattati – sono oggi allestiti il Civico Museo Archeologico e il Museo “Sandro Pertini e Renata Cuneo”, il Palazzo del Commissario come spazio per rassegne, laboratori e performance artistiche, il suggestivo ambiente delle Cellette e il Palazzo della Sibilla diventato Centro Congressi di rilevanza internazionale. La missione culturale della Fortezza del Priamar non si esaurisce all’interno del complesso, ma si allarga al Piazzale del Maschio, dove ogni estate viene allestito un teatro all’aperto con oltre 600 posti numerati, per un cartellone ricco di eventi.

Teatro Flavio Vespasiano

L’imperatore Tito Flavio Vespasiano è associato da sempre all’anfiteatro più imponente e celebre dell’antichità, il Colosseo di Roma, noto anche come Anfiteatro Flavio. Ma c’è un altro luogo deputato a spettacoli e cultura che lo ricorda, e sta nel centro di Rieti: il Teatro Flavio Vespasiano, nome che rendo omaggio all’imperatore originario della Sabina. Se per il Colosseo ci vollero appena otto anni per la sua costruzione, per il teatro reatino ne furono necessari circa una sessantina, a causa di una serie di divergenze fra architetti e committenti su luogo e costi della struttura. Finalmente, dopo mille difficoltà, sotto la guida dell’architetto Achille Sfondrini, il 16 dicembre 1883 fu posata la prima pietra, mentre il 20 settembre 1893 si tenne l’inaugurazione, sulle note del Faust di Gounod e della Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni. Ma fu un incipit breve, perché già dopo appena cinque anni, un terremoto provocò il crollo della cupola e di parte della facciata.

Solo alla fine degli anni novanta del Novecento, l’edificio è tornato a mostrare la sua allure piena di eleganza, caratterizzata da una grande cupola affrescata che è anche il dopo più prezioso per chi si esibisce su questo palco. Pare infatti che la sua acustica sia fra le migliori al mondo, tanto da aver ricevuto un riconoscimento ufficiale nel 2002, quando Uto Ughi ha decretato l’assegnazione della prima edizione del Premio Nazionale per l’Acustica proprio al teatro di Rieti. Un titolo di merito approvato anche dal professor Bruno Cagli, presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che lo ha definito in assoluto il migliore al mondo per la diffusione e la qualità del suono.

Ad oggi, qui si svolgono l’annuale Rieti Danza Festival, il Concorso internazionale per le nuove voci della lirica “Mattia Battistini”, il Concorso nazionale per giovani attori e alcuni spettacoli del Reate Festival, che celebra lo straordinario patrimonio del Belcanto italiano.

Le Vie dei Tesori

Per far capire cos’è il progetto “Le Vie dei Tesori” bisogna farlo in numeri: 87 luoghi da visitare, 26 esperienze create ad hoc per scoprire la destinazione, 100 itinerari urbani e 9 fuori porta. E come se non bastasse, un festival nel festival, che vede svolgersi per le vie della città spettacoli teatrali e di musica. Le Vie dei Tesori è un Festival nato a Palermo nel 2006, pensato per aprire al grande pubblico luoghi solitamente inaccessibili e per far conoscere realtà uniche, trasformando il centro storico in un vero e proprio museo en plein air. Negli anni, la manifestazione si è andata allargando a macchia d’olio, e a oggi si svolge per 5 fine settimana, fra ottobre e novembre, in altre quattro città: Bagheria, Carini, Cefalù e Termini Imerese. Un evento pensato non solo per i visitatori, ma anche per i cittadini, in un’ottica di riappropriazione dell’identità culturale di un contesto sociale.

Una marina di libri

Dal 2011 a oggi, “Una Marina di Libri” a Palermo è diventata la kermesse cultural-letteraria più importante del Sud Italia. Edizione dopo edizione, è andata accrescendo il suo status e la sua fama, attirando migliaia di visitatori – 30.000 in media ogni anno – più di 130 case editrici da tutto il Paese, scrittori nazionali e internazionali, ma anche musicisti, artisti e operatori culturali che hanno arricchito il programma di cinque giorni. Set della manifestazione è Piazza Marina, al centro di un progetto di valorizzazione territoriale portato avanti da un organismo no profit che mira a farne come Distretto Produttivo, Culturale e Turistico di qualità.

Museo delle Maioliche

Può una collezione di mattonelle diventare oggetto da museo? Sì, se queste sono frutto di una lavorazione artigianale sopraffina, siciliana e campana, e datata tra il XV e il XX secolo. A Palermo, nel quartiere della Kalsa, sorge Palazzo Torre Pirajno, in cui oggi ha sede questo originale museo dal nome altrettanto curioso, Casa Museo “Stanze al Genio”, ispirato alla fontana del Genio della vicina Piazza Rivoluzione. L’edificio, appartenuto prima ai Fernandez di Valdes, nel corso del Settecento ai Torre – Benso Principi della Torre e successivamente ad i Pirajno, solo di recente è stato restaurato e riportato al suo aspetto originario. Al piano nobile, dove tutto evoca il XVI e XVII secolo, otto sale sono state interamente restaurate per recuperare i decori originali celati da strati di intonaco, i lambris e buone parte delle pavimentazioni d’epoca. Con quasi 5000 esemplari di mattonelle esposte è una tra le più grandi collezioni aperte al pubblico in tutta Europa, suddivisa in base all’epoca ed alla provenienza geografica e incrementata ogni anno con l’inserimento di nuovi pezzi. Collezioni minori di giocattoli antichi, scatole di latta, oggetti vintage e articoli di cancelleria d’epoca fanno da corollario all’esposizione della Casa-Museo.

I Primi d’Italia

La cucina italiana significa tante cose, ma i primi piatti sono di certo il vessillo della cultura gastronomica più ricca del mondo e diversificata in base alle Regioni, talvolta anche alle province. A Foligno, da una ventina di anni, si svolge il primo e unico Festival dedicato proprio a risi e risotti, zuppe, gnocchi, polenta ma anche i prodotti agroalimentari indispensabili per la creazione di un piatto gustoso, oltre ovviamente alla “Regina” di tutti i primi, la Pasta. Nel cuore d’Italia, in Umbria, ecco una kermesse che ne celebra tutte le possibili varianti, da quelle popolati a quelle stellate, grazie all’intervento di chef di fama che animano la scena con show-cooking, degustazioni e momenti di incontro con il pubblico. Il Centro Storico di Foligno, adattato a set di “Villaggi dei Primi”, si trasforma per quattro giorni in un luogo dove accadono eventi di ogni genere, fra degustazioni continuative, lezioni di cucina, produzioni alimentari di qualità, ma anche momenti di spettacolo e di intrattenimento. Oltre cento ricette di primi piatti sono servite con orario no-stop, creando un percorso gastronomico d’eccezione che unisce esperienza, estro, genialità, sapienza e tradizione.

La Via di Francesco

Cinquecento km in tutto, da La Verna in Toscana fino a Roma. La Via di Francesco è dedicata a tutti coloro che vogliono ripercorrere, passo dopo passo, opere e gesta del “Poverello di Assisi”, in un iter spirituale che attinge valore anche dalla bellezza e dalla serenità sprigionata dai luoghi in cui si fa tappa. Due i percorsi principali: La Via del Nord – 200 km in 10 tappe a piedi, 7 in bicicletta – e la Via del Sud – 300 km in 18 tappe a piedi, 11 su due ruote.

La natura selvaggia del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi avvolge il Santuario de La Verna, punto di partenza della “variante Nord”, ma soprattutto uno dei luoghi più amati da San Francesco. Si lascia alle spalle la Toscana alla volta dell’Umbria, attraverso le colline dell’Alta Valle del Tevere, toccando i centri di Citerna, Città di Castello e Pietralunga. Gubbio, con il suo ricco patrimonio d’arte e natura che invita alla sosta, evoca il ricordo del primo pellegrinaggio del Santo, lasciando poi riprendere la strada verso Valfabbrica. Una teoria di dolci colline porta ad Assisi, città che nel 1182 gli diede i natali e che dal 2000 è Patrimonio dell’Umanità, insieme alla Basilica di San Francesco, dove è conservato il sarcofago con le sue spoglie, alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, custode della Porziuncola – la piccola chiesa in cui il Poverello avrebbe compreso la sua vocazione – , e agli altri siti a lui legati nei dintorni.

La “variante Sud” parte da Roma e segue il corso del Tevere. Dopo aver attraversato la campagna romana, la Sabina e la Valle Santa di Rieti, si giunge al Lago di Piediluco, già in terra d’Umbria, e si attraversa la Valnerina, toccando i caratteristici borghi di Arrone, Ferentillo e Ceselli, e dopo aver visitato il Bosco Sacro e il Santuario francescano di Monteluco, si giunge nella Valle di Spoleto. Qui, il tempo scorre fra una visita alla città del Festival dei Due Monti, e i vicini centri di Poreta, Trevi – celebre per la Cascata di Comunacque sui monti Simbruini – e le medievali Foligno e Spello. Ultima tappa, Assisi, là dove il senso del viaggio si sublima anche negli affreschi di Giotto e Cimabue, nella Basilica dove dal 1230 il Santo riposa.

Salone Nautico

I diportisti lo sanno: fra settembre e ottobre, la meta è Genova. Dal 1962, quando oramai è tempo di salutare l’estate, qui si svolge il Salone Nautico Internazionale di Genova, il maggior Salone del Mediterraneo e una delle principali fiere mondiali dedicate alla nautica da diporto.

A riconoscerne il valore è stata anche la Federazione Internazionale degli Organizzatori di Esposizioni di Barche: da quella prima edizione articolata su una superficie espositiva di 30.000 mq, si è andata vieppiù ampliando fino a ricoprire oltre 200 mila mq di spazi a terra, cui si aggiunge uno specchio acqueo di altri 100 mila mq. Dal 1966 il Salone Nautico Internazionale di Genova è organizzato in partnership con UCINA Confindustria Nautica, l’associazione italiana delle industrie nautiche da diporto.

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