Il file rouge che collega idealmente l’antica Petrolla all’odierna Villanova (“città nuova”, appunto) è la Via Traiana, arteria di collegamento che un tempo convogliava i flussi di merci provenienti da Roma e diretti nei vari porti commerciali lungo la costa pugliese, fra cui quello di Villanova.
Oggi, il porticciolo turistico si trova ai piedi del castello angioino del XIV secolo, lambito da numerose spiagge, sia libere che attrezzate, in un’alternanza di sabbia bianca e di roccia chiuse alle spalle da dune ricoperte di macchia mediterranea. Il tutto a pochi passi da Ostuni, la “città bianca”.
Il borgo di Savelletri di Fasano, in provincia di Brindisi, è ben noto ai naviganti, ai diportisti ma soprattutto a chi pratica la pesca. Il suo piccolo porto è infatti il classico approdo con molo di sopraflutto lungo circa 330 metri e molo di sottoflutto banchinato, con fondale sabbioso soggetto a interramento e profondità massima di 2 metri, ma i suoi 300 posti barca sono un punto di riferimento per chiunque navighi lungo la costa brindisina. Con un limite però: la lunghezza massima per le imbarcazioni è di 9 metri.
La location non è di quelle dove ci si aspetterebbe di trovare un capolavoro architettonico, eppure, vicino all’aeroporto di Brindisi, ecco la Chiesa di Santa Maria del Casale, splendido esempio di stile romanico-gotico del XIII secolo: fuori una facciata in conci di carparo e pietra bianca, dentro un ciclo di affreschi di epoca bizantina rinvenuti solo il secolo scorso sotto uno strato di calcina. Il risultato è un edificio che dal 1875 è Monumento Nazionale, in cui si leggono tutti gli elementi di passaggio fra romanico e gotico. L’interno è a croce latina, con navata e transetto con copertura a capriate, mentre il coro dietro l’altare maggiore ha una volta a crociera. Interessante anche il ciclo di affreschi, fra cui spicca il Giudizio Universale eseguito da Rinaldo da Taranto ai primi del XIV secolo.
Un tempo, al posto del ponte ad arco in pietra e legno che oggi attraversa il profondo fossato del Castello di Otranto c’era un ponte levatoio. Da autentica fortezza di fine ‘400 qual è, da allora il maniero difende la città in provincia di Lecce. Varcata la soglia, si transita poi in un corridoio stretto che immette direttamente nell’atrio del piano terra e da qui alle sale principali, fra cui una triangolare creata a metà ‘500, in seguito all’aggiunta esterna del bastione tra le Rondelle.
Bella anche la Cappella, parzialmente affrescata, e l’intrigo di cunicoli, gallerie e piccoli ambienti che definisce il sistema dei sotterranei rimasti così sin dalla loro costruzione, risalente al primo impianto di fine ‘400. La visita conduce poi all’interno delle tre Rondelle poste agli angoli, coperte da cupole emisferiche in pietra carparo. Qui, come pure lungo i camminamenti di ronda e in alcuni ambienti, si scorgono numerose feritoie per la disposizione di cannoniere, oltre a stemmi araldici di sovrani e nobili che raccontano la storia del Castello, rimandando a battaglie e personaggi di secoli fa. Uno su tutti, lo stemma posto sul portone d’ingresso, appartenente all’Imperatore Carlo V.
Il fascino di questa fortezza ha sempre suscitato grande interesse, anche nei secoli addietro, come dimostra il fatto che il primo romanzo gotico mai scritto sia proprio ispirato e ambientato proprio qui. Per chi volesse leggerlo, si tratta de Il castello di Otranto, di Horace Walpole, datato al 1764.
Il Forte a Mare di Brindisi è il baluardo militare che dal XV secolo difende la città. Ieri dalle incursioni nemiche che per secoli hanno interessato tutta la costa di Puglia, oggi dalle intemperie che potrebbero minacciare il porto e la Marina di Brindisi. Uno “scalo” ben noto ai diportisti che praticano il Mar Mediterraneo in rotta verso Croazia, Grecia, Montenegro e Albania, e che ne conoscono i servizi e le potenzialità: attorno alla piazzetta, ecco una serie di attività commerciali, bar, ristorante, circolo nautico, alaggio e rimessaggio, oltre all’assistenza tecnica per ciò che compete attrezzature e riparazioni. Il tutto affacciato su un tratto di mare che è tra i più belli e pescosi del “Mare Nostrum”.
Annus Domini 1873. Inizia allora la storia del primo stabilimento marino di Grado, anche se bisogna attendere il 1892 perché l’Imperial Regio Governo Astro-Ungarico, che all’epoca dominava l’isola, riconosca ufficialmente la destinazione come stazione di cura, iscrivendola nell’albo ufficiale dell’impero asburgico.
La cittadina friulana ha per sua natura il privilegio di assommare i benefici di una destinazione marina a quelli di un microclima mediterraneo caratterizzato da alta pressione costante, ridotte escursioni termiche e forte carica di ionizzazione negativa dell’aria, cui si aggiungono Terme Marine e Istituto Talassoterapico di Grado fra i più moderni e sostenibili d’Italia, grazie a impianti di estrazione dell’acqua rispettosi dell’ambiente e delle norme ecologico-sanitarie. Se l’Ottocento è stato il periodo delle frequentazioni aristocratiche, austro-ungariche e non solo, dagli anni ’60 del Novecento in poi la Stazione Termale di Grado è stata meta di alcuni dei più grandi sportivi italiani ed internazionali, fra cui spiccano i nomi di grandi calciatori di ieri e di oggi, come Gigi Riva, Omar Sivori, Fabio Capello e Roberto Baggio.
Da Piazza Duomo a Prato a Piazza Maggiore a Bologna, 130 km che tracciano la “Via della lana e della seta”, un percorso trekking che tocca borghi, cime e vallate in un cammino che unisce due centri storici di grande valore. Inaugurata nel giugno del 2018, la “Via della lana e della seta” è un omaggio alle tradizionali produzioni delle due città: da una parte Bologna, per secoli capitale della seta; e dall’altra Prato, capitale del distretto della lana e del tessile. Nei dintorni di Prato si fa tappa presso gli impianti idraulici del Cavalciotto e del “Gorone” di Santa Lucia, lungo il fiume Bisenzio, un’area che di recente è diventata oggetto del progetto “Riversibility – il parco fluviale del Bisenzio” che porterà alla costituzione di una zona verde sul lungo fiume ideale per le attività all’aria aperta alle porte della città. Sul massiccio della Calvana invece, si ha la possibilità di ammirare da vicino alcuni esemplari di razza bovina “Calvana” e poco oltre, su Poggio Corolla, di cavalli allo stato brado. A Vaiano non si può non fare sosta nella bella Badia di San Salvatore, un gioiello architettonico di epoca longobarda. A Vernio è la volta della famosa Badia di Montepiano, risalente alla fine dell’anno mille e situata nei pressi del romitorio del beato Pietro. Qui, si apre infine il Parco Memoriale della linea Gotica, altra meta per appassionati di outdoor.
L’antica Via Traiana e i misteriosi dolmen, i frantoi ipogei e le affascinanti masserie patrizie, la Cava di Pezza Caldara, le lame scavate nella roccia, gli insediamenti rupestri, gli impianti di itticoltura. E poi, gli habitat naturali del SIC, il Sito di Importanza Comunitaria “Litorale brindisino”, compreso nella rete europea “Natura 2000”, improntati alla salvaguardia di specie di flora e fauna a rischio di estinzione. Questo il complesso identikit del Parco Naturale Regionale Dune Costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo, esteso nei territori di Ostuni e Fasano, nel brindisino, su circa 1.100 ettari, lungo 8 km di costa e 55 km di perimetro. Un’area che non smette mai di sorprendere, offrendo una varietà di paesaggi unica nel suo genere, alternando spiagge, dune fossili, zone umide, gravine e distese di oliveti secolari in cui è bello perdersi, a piedi o su due ruote.
Nella piazza centrale di Offida si trova una scultura che racconta molto di questo borgo, arroccato su uno sperone roccioso fra le valli del Tesino e del Tronto. È il Monumento alle Merlettaie, singolare quanto assolutamente rappresentativo di questa micro realtà marchigiana, nel cuore dell’entroterra di Ascoli Piceno, che da secoli ruota attorno alla produzione del merletto al tombolo. Un’arte antica, che qui attecchisce già nel Cinquecento, forse addirittura due secoli prima, e che esporta la fama di Offida ben oltre i confini di queste valli, grazie a una riconosciuta maestria nella ricercatezza ed eleganza dei merletti realizzati. A partire dai primi del Novecento, molte sono le iniziative volte alla tutela di questa antica tradizione a rischio di estinzione: al 1910 risale la fondazione di una scuola specializzata; nel 1998, all’interno di Palazzo de Castellotti – sede anche del Museo Archeologico “G. Allevi”, del Museo delle Tradizioni Popolari e della Pinacoteca comunale – apre il Museo del Merletto, e nel 2006 viene inaugurata l’Associazione culturale merletto al tombolo di Offida.
Su Piazza del Popolo, dall’insolita forma triangolare, affacciano il bel Palazzo Comunale, rifinito da un’elegante loggetta in travertino, lo splendido Teatro del Serpente Aureo, dell’800, ricco di stucchi e intagli, la settecentesca Chiesa della Collegiata e la Chiesa dell’Addolorata, del XV secolo.
Per ammirare la Chiesa di Santa Maria della Rocca, dall’imponente architettura romanico-gotica in cotto, bisogna invece andare quasi in “periferia”: costruita nel 1330 su un preesistente castello longobardo, conserva i bellissimi affreschi del Maestro di Offida, del XIV secolo. Nell’ex Monastero di San Francesco, nel centro storico, si va invece per motivi ben più prosaici: al suo interno si trova infatti l’Enoteca Regionale delle Marche, luogo ideale per testare le migliori etichette del Piceno e delle Marche, oltre che i vini Terre di Offida DOC e Offica DOCG.
Grazie a queste molte attrattive, Offida rientra fra i 27 “Borghi più belli d’Italia” delle Marche. Fra le manifestazioni che animano il paese, ce n’è una che prende spunto proprio da qui: è il Festival dei Cibi dei Borghi più Belli d’Italia, evento enogastronomico da segnarsi in agenda così come la Mangialonga Picena, undici chilometri e mezzo di buona cucina, di prodotti tipici e di buon vino divisi in due percorsi nei dintorni. Immancabile a febbraio il Carnevale, a settembre l’Offida Opera Festival e a settembre Di Vino in Vino.
Taranto, Borgo Antico. Quell’isola di mezzo fra il Mare Piccolo e il Mare Grande, dove si concentrano la maggior parte delle emergenze storico-culturali, come per esempio il magnifico Castello Aragonese, simbolo del capoluogo pugliese, di proprietà della Marina Militare. A pochi passi da qui, è invece la nautica da diporto che prende il sopravvento con il Porto Turistico del Molo Sant’Egidio, accessibile a 254 imbarcazioni fino a 60 metri. A disposizione dei naviganti in transito, posti fissi e galleggianti, alaggio, piazzali di rimessaggio, parcheggi e aree verdi, bar e ristoranti e un punto informazioni dove si possono ricevere tutti i consigli del caso per scoprire le molte bellezze della “città dei due mari”.
Sul vicino Molo San Cataldo sono invece in dirittura d’arrivo i lavori per la nuova stazione marittima “Falanto Port Center”, avveniristico nella sua struttura architettonica dalle linee minimali, così come nei servizi predisposti per croceristi e turisti in transito. Al suo interno, anche un auditorium polifunzionale, sala convegni e spazi polifunzionali per attività espositive e didattiche per la promozione della cultura marittima.