Museo Civico Basilio Cascella

Luigi Pirandello, Grazia Deledda, Ada Negri, Giovanni Pascoli, Umberto Saba e, ovviamente Gabriele d’Annunzio, che rispetto a tutti gli altri “colleghi” artisti, da pescarese doc, nell’edificio che oggi ospita il Museo civico Basilio Cascella, si può dire che “giocava” in casa. Per oltre cinquant’anni, questo luogo nel cuore di Pescara, donato da Basilio Cascella nel 1966 al Comune, è stato un centro di produzione grafica e artistica e punto d’incontro per intellettuali di tutta Italia. Nel 1975, il Comune decise poi di trasformarlo in un museo intitolato all’artista, anch’egli abruzzese ma di Ortona. Il Museo Civico Basilio Cascella raccoglie le sue opere pittoriche, scultoree, ma anche grafiche e plastiche, oltre a una selezione di opere degli altri artisti membri della famiglia dei Cascella, vale a dire i figli Tommaso, Michele e Gioacchino. Mobili originali dell’epoca, bozzetti, ceramiche, pietre litografiche, schizzi e cartoline completano il percorso espositivo. A dare valore aggiunto a questa istituzione è la creazione del Premio Nazionale di ritrattistica pittorica “Ritratti Contemporanei”, che dal 2015 si svolge in questa sede ogni anno a maggio.

Cascata delle Marmore

Rafting, soft rafting, torrentismo, hydrospeed, kayak, river walking e, ovviamente, trekking.

Nel Parco Regionale Fluviale del Nera si può praticare ogni genere di attività all’aperto, cui si aggiungono le escursioni speleologiche nelle grotte e formazioni carsiche scavate nei dintorni della Cascata delle Marmore.

Sei gli itinerari segnalati e ben tracciati che si dipanano nei boschi, lungo i quali spesso e volentieri ci si può fermare per ammirare da diversi punti di osservazione il salto di 165 metri della cascata, annoverata fra le più alte d’Europa.

Porto di Brindisi

C’è un’immagine che più di ogni altra riassume ciò che dalla seconda metà dell’Ottocento rappresenta il Porto di Brindisi: il 25 ottobre del 1870, salpava da qui il primo piroscafo della società inglese Peninsular and Oriental Steam Navigation Company (P&O) alla volta di quello di Alessandria. Un treno portava poi passeggeri e merci sino a Suez, dove venivano imbarcati su un’altra nave diretta in India. Il convoglio che partiva da Londra giungeva a Brindisi Marittima in 44 ore e a Bombay in 22 giorni. Erano i viaggi della Valigia delle Indie, che dopo secoli di alterne fortune, fecero tornare in auge lo scalo della città pugliese, così come il fatto che la Ferrovia Adriatica lo scelse proprio come terminale di imbarco di merci e viaggiatori e un anno prima, nel 1869, era stato inaugurato il Canale di Suez, che aveva riattivato i traffici con l’Oriente, portando altra linfa vitale.

La storia del Porto di Brindisi ha però origini ben più antiche. La Colonna Romana che tutt’ora svetta al suo ingresso è ciò che rimane di una coppia di colonne realizzate presumibilmente in tarda età imperiale, se non addirittura bizantina, anche se, in base a un’antica leggenda, sarebbero state erette da Ercole, o comunque avrebbero segnato la fine della Via Appia. Vero è che già in età messapica lo scalo era parecchio attivo, e in età romana invece divenne tanto importante da generare un modello di anfora, detto appunto di “tipo Brindisi”, di cui sono stati rinvenuti esemplari in tutto il Mediterraneo.

Basilica – Cattedrale di San Tommaso Apostolo

I Turchi nel 1566 e poi i Francesi nel 1799 l’hanno profanata, poi sono arrivate le bombe della Seconda Guerra Mondiale, ma ciononostante, la Basilica di San Tommaso Apostolo a Ortona è ancora lì, con la sua lunga storia che la vuole eretta sulle rovine di un antico tempio pagano, e con la cripta che dal 1258, in una cassetta di rame dorato, custodisce le reliquie dell’Apostolo Tommaso, protettore della città abruzzese.

L’ultima ricostruzione della facciata risale al 1947, opera che ha comunque conservato gli archi a ogiva, le finestre gotiche e i capitelli risalenti all’epoca sveva. Bellissimo anche l’abside trecentesco e la volta del Seicento della navata centrale, l’antica sagrestia, la Cappella del S.S. Sacramento con i bassorilievi dell’ortonese Perez e quella di San Tommaso, con le ceramiche di Tommaso Cascella e il busto-reliquiario del Santo.

Il 3 luglio, Ortona è in festa per le celebrazioni liturgiche in onore del suo patrono, ma anche la prima domenica di maggio è un giorno speciale per visitare la Basilica di San Tommaso Apostolo e l’annesso Museo Capitolare, perché si svolge la festa del “Perdono”, così chiamata per la concessione papale dell’indulgenza Plenaria, celebrata con un fastoso corteo in stile rinascimentale.

Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara

E’ il classico esempio di “riuso” di un edificio storico, in questo caso, di un’ex caserma dell’epoca borbonica. Location, lungo il fiume Pescara, nel cuore del capoluogo abruzzese. Soggetto, il Museo delle Genti d’Abruzzo. Inaugurato nel 1973 per iniziativa di due associazioni di volontariato culturale – la sezione locale dell’Archeoclub di Pescara e l’A.S.T.R.A., Associazione per lo Studio delle Tradizioni Abruzzesi – trova inizialmente spazio nell’attigua Casa Natale di Gabriele d’Annunzio, per poi essere trasferito nel 1982 nell’attuale sede. Reperti archeologici, documenti e cimeli di vario genere delineano il percorso evolutivo della presenza umana nel territorio abruzzese, dal cacciatore paleolitico alle comunità preistoriche e protostoriche, il tutto suddiviso in 16 macro sezioni arricchite da contenuti multimediali e laboratori didattici. Il Museo delle Genti d’Abruzzo ha anche biblioteca, fototeca, audioteca, laboratori di restauro, magazzini e auditorium, per complessivi 3500 mq. La biblioteca è una delle più complete che si possa trovare sul tema “genti d’Abruzzo”: sono circa 4.000 i documenti qui archiviati, fra volumi, riviste, opuscoli e “letteratura grigia”, specializzata in “abruzzesistica”. A questa raccolta si aggiunge quella della Biblioteca civica “Vittoria Colonna”, che conserva circa 1500 volumi e cui è annesso il Fondo storico “Giovanni Pansa”. Solo quest’ultimo comprende circa 2000 volumi, 3100 opuscoli, cataloghi di aste numismatiche e vendite d’arte delle principali case d’asta italiane e straniere, circa 60 testate di riviste di fine ‘800 inizio ‘900, quasi 1300 edizioni del ‘600, ‘700 e ‘800, 114 manoscritti su tematiche regionali quali la preistoria, l’archeologia, l’etnografia, la storia dell’arte, la letteratura, la medicina popolare, la numismatica e la religione.

Santuario dei Cetacei

Quando si parla di whale watching si pensa immediatamente ai mari lontani, quelli del Canada, delle coste del Centro America, del Sudafrica e così via. Non certo al Mare Nostrum. Invece, da Genova, Genova Pegli, Varazze, Savona, Loano e Andora ci si può imbarcare sui natanti del Consorzio Liguria Via Mare attrezzati per la pratica dell’ “avvistamento balene” per partire alla volta del cosiddetto Santuario dei Cetacei, al largo delle coste della Liguria. Compagnia ormai leader del settore per l’Italia, il Consorzio propone una serie di attività ed escursioni che fanno da richiamo anche al pubblico straniero, desideroso di scoprire la Riviera di Levante da un punto di vista insolito. Fra le tratte più gettonate, quelle che fanno scalo a San Fruttuoso, Portofino e alle Cinque Terre.

Ceramica Albissolese

“Le Albisole”. Si chiama così il “distretto” artigianal-industriale formato dai territori di Albissola Marina e Albisola Superiore, celebre per la lavorazione della ceramica in stile classico e contemporaneo. Bastano pochi passi nei centri storici di questi due borghi del savonese per accorgersene, in un susseguirsi di botteghe e negozi dove è possibile acquistare souvenirs, oggetti e complemento di arredo adatti a ogni genere di ambiente, dal più classico a quello più moderno. Amplissima la gamma di articoli: dai servizi di piatti ai vasi alle bomboniere, accomunati dal caratteristico colore dominante bianco e azzurro tipico della zona e dello stile “Antica Savona”. Su questa base vengono poi aggiunti decori di ogni genere, che vanno dai motivi con castelli e figure mitologiche, ai bouquet di fiori, a quelli vegetali o, soprattutto negli ultimi anni, ai soggetti astratti ispirati a vari movimenti artistici.

Il Cammino di Francesco nel Lazio: tragitto da Rieti a Poggio Bustone

Arezzo, Santuario de La Verna, e da qui giù fino a Roma. Queste le stazioni di inizio e fine del Cammino di Francesco, che nella sua parte mediana transita per la cosiddetta Valle Santa Reatina. È infatti nella campagna della provincia di Rieti che San Francesco si recò più volte, fra il 1209 e il 1226, fondando quattro santuari e compiendo atti che hanno segnato la sua esistenza e quella della Cristianità intera: la realizzazione del primo Presepe, la stesura della Regola dell’Ordine Francescano e la composizione del Cantico delle Creature.

Il Cammino si compone di otto tappe per un totale di 80 km, da percorrere con la dovuta lentezza, per godere di paesaggi meravigliosi e luoghi d’arte di tutto rispetto. Fra questi, spiccano senz’altro i Santuari voluti dal “Poverello” – quelli di Greccio, La Foresta, Poggio Bustone e Fonte Colombo – il centro storico di Rieti, l’Abbazia di San Pastore e il bosco del Faggio di San Francesco a Rivodutri, nella Riserva naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile. L’alternativa al cammino è la Ciclovia della Conca Reatina, ma per tutti, da portare con sé e da far timbrare a ogni tappa, c’è il “Passaporto”, oppure, per chi ci mette meno di due giorni, l’ “Attestato del pellegrino”.

Palazzo Arezzo

Dalle macerie del terremoto del 1693, Ragusa e le città della Sicilia Orientale sono poco a poco risorte, con una nuova veste che le ha trasformate in veri e propri gioielli architettonici, che nella sola “Isola Barocca” di Ragusa conta ben 18 monumenti inseriti nel listing del Patrimonio dell’Unesco.

Fra le emergenze da non perdere del Centro Storico c’è Palazzo Arezzo di Trifiletti, completato a metà dell’800, tra Piazza Duomo e Corso XXV Aprile, di fronte al Circolo di Conversazione e al Teatro Donnafugata annesso all’omonimo Palazzo.

La visita regala il privilegio di ritrovarsi immersi in atmosfere autentiche, vissute ma intatte, che trasmettono l’orgoglio di chi custodisce 900 anni di storia di una delle più nobili famiglie siciliane e due secoli di arte racchiusa in queste stanze.

Ambienti ricchi di opere d’arte, arredi e memorabilia di varie epoche, che oggi fanno da sfondo a set di servizi fotografici, eventi, matrimoni, cene di gala dal sapore “gattopardesco”.

Villa Romana di Casignana

Fino al 1963, la località di Casignana, a circa 85 km da Reggio di Calabria, era pressoché sconosciuta. A portarla agli onori delle cronache è stato il fortunoso ritrovamento di una sontuosa Villa Romana, risalente al I secolo a.C. Le caratteristiche architettoniche, il fasto degli ambienti e, soprattutto, i raffinati mosaici dei pavimenti hanno fatto pensare alla residenza di una famiglia patrizia molto importante nella zona, con ogni probabilità legata all’attività vinicola. Fra le parti riemerse, oltre a una cisterna e a una fontana monumentale, c’è anche un impianto termale, composto come da regola aurea da frigidarium, tepidarium, caldarium.

Meritano un cenno in più i mosaici, che evocano tecniche e soggetti musivi tipici del Nord Africa, fra cui spicca quello della “sala delle Nereidi” (datato al III secolo d.C.), in cui si distinguono un corteo marino composta da quattro Nereidi in groppa ad altrettanti mostri con fattezze di leone, tigre, cavallo e toro.

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