Castello Aragonese

Si chiama Castel Sant’Angelo, ma non si trova a Roma, davanti alla Basilica di San Pietro, bensì a Taranto, affacciato sui due mari, all’ingresso del borgo antico della città. Impossibile non rimanere affascinati dalla mole imponente di questa fortezza, nel cui impianto architettonico si possono riconoscere elementi di epoca greca, bizantina, normanno-svevo-angioina. Il primo nucleo risale al 780, a quando cioè i Bizantini decisero che era il momento di dotare la “città dei due mari” di un sistema difensivo contro le continue incursioni dei Saraceni e della Repubblica della Serenissima. Sorsero così alte torri e strette, dalle quali si combatteva con lance, frecce, pietre e olio bollente. Fu poi fra il 1487 e il 1492 che, mentre Cristoforo Colombo era intento alle sue esplorazioni, qui a Taranto Ferdinando I Re di Napoli incaricava il celebre architetto militare Francesco di Giorgio Martini di rivederne l’impianto, perfezionando le dotazioni di bordo anti incursioni nemiche. Nacque così il Castello Aragonese di Taranto, nella foggia in cui ancora oggi lo conosciamo e possiamo scoprirlo, partecipando alle visite guidate gratuite che tutti i giorni, festivi inclusi, sono organizzate dalla Marina Militare, che lo rende accessibile con visite guidate gratuite tutti i giorni, festivi inclusi.

Vicolungo The Style Outlets

Inaugurato nel 2004 con 81 boutique, ampliato nel 2008 e ancora nel 2010 fino a raggiungere gli attuali 150 negozi su oltre 34 mila metri quadrati di superficie, Vicolungo the Style Outlets è stato da subito un successo, aggiudicandosi il premio come Best European Outlet.

Situato alle porte di Novara, lungo la direttiva Torino-Milano, è uno dei villaggi oulet appartenenti al gruppo immobiliare spagnolo Neinver, noto per la vendita di marchi specializzati nello sport e nell’abbigliamento e attrezzature da montagna, ma anche per griffe quali Armani, Cavalli Class, Calvin Klein, Missoni, Trussardi Jeans, ecc.

Museo Archeologico di Lipari

Le Isole Eolie sono un inaspettato bacino di reperti antichi, che dal secondo dopoguerra sono raccolti nel Castello di Lipari, adibito a sede del Museo Archeologico Regionale Eoliano dedicato a Luigi Bernabò Brea, grande archeologo e Soprintendente della Sicilia Orientale dal 1939 al 1973.

Le 40 sale sono suddivide nelle seguenti 6 sezioni: Sezione Preistorica, Epigrafica, Classica, Vulcanologica, della Paleontologia del Quaternario e delle Isole Minori, ricolme di quanto rinvenuto nelle campane di scavo condotte proprio dal Brea e da Madeleine Cavalier.

La ricchezza dei ritrovamenti sia su terra che sui fondali marini dell’Arcipelago Eoliano ha reso necessaria la creazione di due sedi distaccate del museo di Lipari a Panarea e Filicudi, e a Salina di un Antiquario Civico.

 

Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria

I celebri Bronzi di Riace sono sicuramente il vessillo del Museo Archeologico di Reggio Calabria, tappa obbligata per gli appassionati di archeologia e non solo. L’idea del MArRC nasce all’indomani del terribile terremoto che nel 1908 distrusse gran parte della città sicula, su impulso dell’archeologo Paolo Orsi, ma bisognò attendere fino al 1954 perché divenisse realtà, grazie alla fusione delle collezioni civiche e statali. La materia prima davvero non mancava, poiché le numerose campane di scavo condotte dalla Soprintendenza calabrese e dallo stesso Orsi avevano riportato ovunque alla luce migliaia di reperti degni di nota.

Dal 2009, il MArRC ha anche un nuovo allestimento permanente, disposto su quattro livelli che permettono di ricostruire la perfetta “fotografia” della Calabria dalla preistoria alla romanizzazione.

La visita inizia al secondo piano, detto Livello A, dove sono collocati reperti risalenti a preistoria, protostoria ed Età dei Metalli Bronzi. Il Livello B è dedicato alle Città e Santuari della Magna Grecia, il Livello C a Necropoli e Vita Quotidiana nella Magna Grecia. Infine, il Livello D a Reggio Calabria, dove sono collocati i Bronzi di Riace e quelli di Porticello, denominazione quest’ultima data alla Testa del Filosofo e alla Testa di Basilea, sculture bronzee rinvenute in mare nello Stretto di Messina, a Porticello appunto.

 

Pampepato

Il pranzo della domenica in una casa ternana ha il profumo del Pampepato, dolce tipico che ritrova le sue radici in tempi antichissimi. Cioccolato fondente, frutta secca, miele, caffè e spezie sono gli ingredienti principali, amalgamati per formare un panetto di forma tonda, dal 23 ottobre 2020 riconosciuto prodotto IGP. A questi si aggiunga anche il mosto cotto, l’antica sapa, di derivazione etrusca e romana.

Il nome trae spunto dalla tradizione umbra, diffusa anche nella provincia ternana, secondo la quale per ottenere il piccante si utilizzava solo il pepe, e non il peperoncino rosso. Questo faceva virare il sapore di un piatto verso il dolce/piccante/odoroso e l’amaro/piccante/odoroso, che è anche la nota più accesa del Pampepato.

Saline della Laguna

Come scrisse Voltaire alla fine del Settecento, “chi di saline vuole veramente discorrere, occorre che giunga qui, nell’occidente della Sicilia…vecchie, vecchissime saline fondate già dai Fenici…”. Una meta da appuntarsi in un viaggio alla scoperta della costa occidentale della Sicilia, fra Trapani e Marsala, insieme all’Isola di Mothia, museo archeologico a cielo aperto con i resti di un’antica conolia fenicia e alla Riserva Naturale Orientata Isole dello Stagnone, straordinario ecosistema che racchiude il tutto. Attorno alle “SEI”, Saline Ettore e Infersa, è nato il cosiddetto saliturismo, neologismo creato proprio qui nel 2016 che sta a indicare un insieme di attività di turismo esperienziale di tipo culturale, storico ed enogastronomico, che punta a promuovere la “civiltà” del sale marino e di tutto ciò che questa attività ha rappresentato per il territorio dall’antichità a oggi. L’esperienza inizia con la visita del Mulino d’Infersa e l’annesso percorso multimediale del museo, e poi può proseguire con la degustazione di piatti al Mamma Caura, struttura ricettiva ricavata in una caserma degli anni ’30. Magari al tramonto, con l’ultimo sole che illumina le vasche di “fioritura” del sale creando emozionanti giochi di luce.

Alta Via dei Monti Liguri

Quarantaquattro tappe per 400 km di lunghezza. L’Alta Via dei Monti Liguri (AVML), nota anche più semplicemente come Alta Via, partendo da Ventimiglia arriva fino a Ceparana, nella piana di Bolano, al confine con la Toscana. Correndo lungo la costa, attraversa tutta la Regione e una serie di Parchi naturali regionali: quello del Beigua, delle Alpi Liguri, delle Capanne di Marcarolo, dell’Aveto e dell’Antola, toccando il suo punto più alto sul Monte Saccarello, a 2201 metri s.l.m.
Diverse le lunghezze e le difficoltà delle tappe, percorribili interamente a piedi e per lunghi tratti a cavallo e in mountain bike, e talvolta anche in auto e moto.

Creata nel 1983, l’Alta Via fa parte del progetto escursionistico chiamato Sentiero Italia, itinerario lungo oltre 6000 km che, partendo da Trieste, transita lungo l’intero arco alpino, gli Appennini, la Sicilia e la Sardegna fino a Santa Teresa di Gallura utilizzando anche le Alte Vie Valdostane, la rete piemontese GTA, la rete toscana GEA e i sentieri umbri. In questo peregrinare fra territori di diversa natura, cultura e tradizione, l’Alta Via è un’occasione unica per conoscere e apprezzare
prodotti locali e specialità gastronomiche locali e per visitare affascinanti complessi monumentali e micro realtà fuori dalle solite rotte.

La Riserva di Vendicari

La Riserva naturale orientata Oasi Faunistica di Vendicari si estende fra Noto e Pachino, due luoghi che di per sé evocano la Sicilia Orientale. Noto per la valle con le Città del Barocco tutelate dall’Unesco, e Pachino per il pomodorino IGP che identifica l’estrema punta meridionale dell’isola. Nel mezzo, appunto, circa 1.512 ettari di ecosistema dove coabitano numerose specie faunistiche, fra cui fenicotteri, aironi, cicogne, gioia di birdwatcher e naturalisti che amano l’esplorazione silenziosa, fra canne e cespugli di macchia mediterranea, nell’attesa del momento giusto per uno scatto memorabile. Fra le specie della flora endemica, essendo Vendicari una “zona umida costiera”, abbonda l’acqua e con essa le piante alofite, adattabili a terreni salini e alcalini, e succulente.

Taormina Jazz Festival

Claudio Cusmano Quartet, Peter Bernstein Quartet, Sam Yahel, Willie Jones e Marco Panascia, nato a pochi chilometri da qui, a Catania. Questi sono solo alcuni degli artisti di fama internazionale che nel 2010 hanno preso parte alla prima edizione del Taormina Jazz Festival, da allora cresciuto sempre in qualità e numero dei musicisti partecipanti e soprattutto degli spettatori. La manifestazione, che fra le sue mission ha quella di promuovere il jazz come forma d’arte in tutte le sue espressioni, da quelle più classiche a quelle più sperimentali, è un’iniziativa sostenuta da privati completamente gratuita, di cui il pubblico può godere in totale libertà, nello spirito di massima divulgazione del jazz.

Cous Cous Fest

Passione per il cibo, buona musica, scambio culturale e dialogo a favore della pace. Quando è nato nel 1998, di certo il Cous Cous Fest non aveva tutte queste ambizioni, eppure, a distanza di 25 anni, sono questi i plus della manifestazione, diventata ormai di portata internazionale. Il Cous Cous Fest si svolge ogni anno a settembre, a San Vito Lo Capo, nel trapanese, che per 10 giorni diventa epicentro dell’interesse dei media nazionali e non solo. E questo grazie alla partecipazione di grandi chef provenienti da vari Paesi, che giungono in questo splendido angolo di Sicilia per vivere, col pretesto della cucina, un’esperienza unica, preparando il cous cous in versioni inedite e alternandosi sul palco a esperti di cultura e politica focalizzati sulle questioni di geopolitica del momento.

Il tutto avviene in un’atmosfera multietnica rilassata, carica dei profumi del cosiddetto “piatto della pace” realizzato nelle 6 “Case del Cous Cous” che si trovano lungo le vie del centro oppure sulla spiaggia in una tenda berbera o presso il WAHA, dove basta chiudere gli occhi e ci si sente fra le dune del deserto. Ogni sera poi, spazio alla musica con i concerti in Piazza Santuario e in spiaggia, con la partecipazione di artisti di fama internazionale.

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