Palazzo Arezzo

Dalle macerie del terremoto del 1693, Ragusa e le città della Sicilia Orientale sono poco a poco risorte, con una nuova veste che le ha trasformate in veri e propri gioielli architettonici, che nella sola “Isola Barocca” di Ragusa conta ben 18 monumenti inseriti nel listing del Patrimonio dell’Unesco.

Fra le emergenze da non perdere del Centro Storico c’è Palazzo Arezzo di Trifiletti, completato a metà dell’800, tra Piazza Duomo e Corso XXV Aprile, di fronte al Circolo di Conversazione e al Teatro Donnafugata annesso all’omonimo Palazzo.

La visita regala il privilegio di ritrovarsi immersi in atmosfere autentiche, vissute ma intatte, che trasmettono l’orgoglio di chi custodisce 900 anni di storia di una delle più nobili famiglie siciliane e due secoli di arte racchiusa in queste stanze.

Ambienti ricchi di opere d’arte, arredi e memorabilia di varie epoche, che oggi fanno da sfondo a set di servizi fotografici, eventi, matrimoni, cene di gala dal sapore “gattopardesco”.

La Riserva di Vendicari

La Riserva naturale orientata Oasi Faunistica di Vendicari si estende fra Noto e Pachino, due luoghi che di per sé evocano la Sicilia Orientale. Noto per la valle con le Città del Barocco tutelate dall’Unesco, e Pachino per il pomodorino IGP che identifica l’estrema punta meridionale dell’isola. Nel mezzo, appunto, circa 1.512 ettari di ecosistema dove coabitano numerose specie faunistiche, fra cui fenicotteri, aironi, cicogne, gioia di birdwatcher e naturalisti che amano l’esplorazione silenziosa, fra canne e cespugli di macchia mediterranea, nell’attesa del momento giusto per uno scatto memorabile. Fra le specie della flora endemica, essendo Vendicari una “zona umida costiera”, abbonda l’acqua e con essa le piante alofite, adattabili a terreni salini e alcalini, e succulente.

Città tardo-barocche

Nel 2002, le città tardo barocche della Val di Noto sono diventate un bene protetto dall’Unesco. Un momento che ha segnato un nuovo capitolo nella storia della Sicilia, riconoscendo l’eccezionale valore universale al patrimonio artistico e architettonico di fine XVII secolo.

Nelle notti del 9 e dell’11 gennaio 1693, 54 città e paesi, più altre 300 località minori, furono duramente colpite da un devastante terremoto che causò la morte di circa 100.000 persone. A quel tempo la Sicilia era ancora sotto il controllo spagnolo l’aristocrazia locale, che contava la bellezza di 288 casate nobili, era in gran parte autonoma, chiusa in una sorta di sistema feudale. Essa possedeva la quasi totalità della terra ed era governata dal Vicerè Giuseppe Lanza, Duca di Camastra. Fu lui stesso che, all’indomani del sisma, diede subito il via ai lavori di ricostruzione, aprendo una stagione di grande fermento culturale. In breve, affluirono architetti da ogni dove, Roma compresa, arricchendo la Val di Noto e i territori limitrofi con gioielli architettonici.

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