Borgo Frassaneit

Nel suo momento di massimo splendore, il borgo di Frassaneit, aveva circa 60 abitanti. Erano i primi anni del Novecento, e la vita, in questo angolo nascosto di “piccolo mondo antico” lungo il Canal del Meduna, vicino a Tramonti di Sopra in provincia di Pordenone, si svolgeva in modo lento, autentico.

Ogni domenica, tutti gli abitanti scendevano a valle per assistere alla Santa Messa e fare scorte alimentari, talvolta usando ancora una forma di baratto: un chilo di sale o zucchero in cambio di un chilo di burro o formaggio, e così via. Gli uomini poi si recavano all’osteria, perché su, in paese, di locali di ritrovo non ce n’erano. E non c’era nemmeno la grappa. A Frassaneit, al massimo si beveva il “sir”, il siero di latte, e la grappa era usata come “medicina”.

Negli anni ’50, durante le feste si ballava in piazza accompagnati dal grammofono o dalla fisarmonica, e quei venti bambini e ragazzi ancora presenti andavano a scuola a classi unificate. Da qualche tempo, il borgo è diventato un “paese fantasma”, e visitarlo regala la sensazione unica di poter immaginare suoni, canti, usi che hanno segnato un’epoca, così come il rumore dei passi dei soldati della 69ª compagnia del Gemona in ritirata dopo la disfatta di Caporetto, transitati qui nel novembre del 1917.

Lago di Redona

Fino agli anni ’50, Movada, Fleur e Redona Vecchia erano tre borghi meta di escursioni nella Val Tramontina, in provincia di Pordenone. Oggi, per vederli, bisogna attendere i periodi di secca del bacino artificiale del Lago di Redona, creato appunto a quell’epoca per produrre energia. Quando infatti il livello dell’acqua del bacino scende, tetti e campanili riaffiorano, riportando alla luce ciò che è rimasto di un tempo.
Il lago è così diventato una delle principali attrattive dei comuni di Tramonti di Sopra e Tramonti di Sotto, nonché della Val Tramontina, da sempre nota per la natura rigogliosa e incontaminata e per la fauna selvatica che ne popola i boschi.

Sentiero delle Genziane – Truoi dai Sclops

Il Sentiero delle Genziane, noto in dialetto locale come Truoi dai Sclops, si articola fra ampie praterie, boschi di fondovalle e pareti verticali tipiche del gruppo del Pramaggiore e dei Monfalcon di Forni.

L’area interessata è quella delle Dolomiti Friulane, in particolare di Forni di Sopra, in provincia di Udine, dove gli incontri con la fauna locale – stambecchi e camosci in primis – non sono poi così rari. Anzi. Per questo, oltre che per le difficoltà poste dal tracciato, il consiglio è di suddividerlo in almeno un paio di tappe, pernottando in quota in uno dei tanti rifugi che si trovano lungo il Sentiero.

Parco Naturale delle Dolomiti Friulane

Basterebbe la bellezza della natura incontaminata del Parco Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane per giustificare la sua iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco, avvenuta nel 2009, ma a renderlo un luogo speciale sono anche alcune emergenze geologiche uniche e imperdibili. Per esempio, dalla Casera Casavento – una malga nota per l’ottima cucina tradizionale – si dipartono una serie di percorsi tutti meritevoli di attenzione e focalizzati ciascuno su un tema. Seguendo il Sentiero per il Triassic Park si raggiunge il sito dove si possono scorgere impronte fossili di dinosauro, nello specifico di un teropode, già di per sé un buono stimolo per un’escursione, mentre per chi è appassionato di speleologia, la meta è Landre Sur, o Grotta del Bosco, accessibile fino a un certo punto da chiunque grazie alla sua apertura di 20 metri per 15. Seguendo invece la Strada degli Alpini, siglata 966, si percorre una mulattiera tracciata all’inizio del ‘900 che arriva fino a Forcella Clautana, a 1432 metri.

Cambiando zona, dal piccolo borgo di Casso – indissolubilmente legato al ricordo della tragedia del crollo della diga del Vajont – si punta al Monte Borgà dove si trovano i cosiddetti Libri di San Daniele, spettacolare fenomeno carsico in cui le lastre di pietra sono accatastate come fossero pile di volumi, a tratti ordinati e a tratti messi alla rinfusa, colpo d’occhio d’insieme reso ancora più emozionante dalla vista sulle cime dolomitiche a 360 gradi. Molti altri sono i percorsi che consentono di perlustrare i 36.950 ettari del Parco Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane, chiuso ai due lati dai corsi dei fiumi Tagliamento e Piave, e che ne fanno un vero paradiso per gli amanti dell’escursionismo, del trekking e dell’alpinismo aperto a ogni genere di visitatore e accessibile anche alle persone con disabilità.

Lago di Barcis

Praticare vela, surf, canoa, kayak e hovercraft. Oppure ancora affittare una moto d’acqua o muta e bombole per un’immersione. E tutto a 400 metri di quota, circondati da cime ardite, magari innevate. Accade sul Lago di Barcis, nella Riserva Naturale Forra del Cellina, bacino artificiale in provincia di Pordenone, dalle acque verdissime, che dai primi Anni ‘50 fa da richiamo nautico in un ambiente montano.

Il contesto è infatti quello del Parco delle Dolomiti Friulane, in cui converge, oltre a quella del torrente Cellina, anche la Riserva Naturale Foresta Regionale del Prescudin, raggiungibile solo a piedi e da perlustrare mediante dieci percorsi, che vanno dalle passeggiate rilassanti alle escursioni più impegnative, sempre e comunque circondanti dal verde.

Diga di Vajont

“La catastrofe del Vajont. Uno spazio della memoria” e “Vajont: immagini e memorie”. Sono i titoli delle due mostre allestite all’interno del Centro Visite di Erto e Casso del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, i due borghi in provincia di Pordenone coinvolti nel disastro della diga del Vajont, avvenuto la sera del 9 ottobre 1963.

La prima mostra illustra in modo dettagliato la progettazione del bacino idroelettrico e l’intera vicenda legata alla frana del Monte Toc nel lago artificiale che causò il dilavamento delle sponde del lago e l’inondazione degli abitati del fondovalle, fra cui Longarone che venne praticamente raso al suolo. La seconda traccia un percorso storico della zona, con foto d’epoca incentrate su tradizioni, usi e costumi delle genti del Vajont, prima di quella tragica notte del 1963.

La sosta al Centro Visite e i percorsi di scoperta dell’area coinvolta dalla frana sono un modo per tenere vivo il ricordo di un evento che è stato definito “il più grande disastro causato dall’uomo”, ma anche per far conoscere una realtà naturalistica che, nonostante quella ferita profonda, è tornata a vivere offrendo un paesaggio diverso, trasformato, ma ancora fruibile, con itinerari segnalati da fare a piedi o in MTB.

Riserva Naturale Forra del Cellina

Ci sono voluti millenni, ma alla fine, il torrente Cellina ha fatto il suo corso scavando il più lungo canyon del Friuli Venezia Giulia e uno dei più spettacolari d’Italia. Barcis, Andreis e Montereale Valcellina sono i tre Comuni in provincia di Pordenone su cui si sviluppa la Riserva Naturale Forra del Cellina, vasta 304 ettari e inserita a sua volta all’interno del Parco delle Dolomiti Friulane.

Per esplorare l’area, intercettando lungo il percorso nell’ordine un ponte tibetano e i tracciati di un vecchia strada e del trenino della Valcellina, si può seguire il Sentiero del Dint che parte dal Centro Visite e permette di realizzare una passeggiata di fondovalle facile e sicura anche per le famiglie con bambini.

Borgo Poffabro

“Presepe fra i Presepi”. Lo chiamano così Poffabro, frazione di Frisanco, in provincia di Pordenone, situato nella zona delle Prealpi Carniche. Man mano che ci si inoltra nella Val Colvera ci si immerge in un’atmosfera d’altri tempi, fra minuscoli borghi fatti di poche case e scorci che si aprono sulle cime del Parco Regionale delle Dolomiti Friulane che la circondano.

Frequentata fin dai tempi dei romani, la vallata era attraversata dalla Via Julia Concordia, che dalle lagune adriatiche conduceva verso le Alpi e oltre. Il territorio, dominato a partire dal Trecento dalla Serenissima, era dunque una zona di transito per gli scambi commerciali, fattore che riconduce alle origini del borgo “Prafabrorum”, il “prato dei fabbri”, eco probabilmente della presenza di numerosi addetti alla lavorazione del ferro.

Inserito dal 2002 fra i “Borghi più belli d’Italia”, Poffabro conserva ancora abitazioni del Cinque-Seicento, con le facciate rivestite di pietra tagliata a vivo e con i tipici ballatoi di legno, le scalinate tortuose e le corti interno cui si accede da stretti archi di sasso. Per queste sue caratteristiche, e per l’antica tradizione di esporre sui davanzali delle finestre dei presepi intagliati da abili artigiani locali, Poffabro viene appunto detto il Borgo Presepe. Da visitare a Natale, per apprezzarne l’atmosfera magica, e nel resto dell’anno per godere della natura incontaminata nei suoi dintorni.

Dolomiti Friulane

Valcellina, Valle del Tagliamento e Val Tramontina. Tre realtà contigue ma allo stesso tempo assai diverse fra loro, che insieme costituiscono le Dolomiti Friulane, e che senza esagerazione sono la parte più wild di tutto l’arco dolomitico. Tutti buoni motivi per organizzare una vacanza conoscitiva di un’area davvero ricca di peculiarità e curiosità che non mancano mai di stupire.

Si inizia da ANDREIS, cuore della Valcellina e sede del Centro Visite del Parco delle Dolomiti Friulane, da cui partono alcuni itinerari naturalistici. Prima di darsi all’esplorazione vale però la pena saperne di più sulla cultura locale facendo tappa al Museo dell’Arte e della Civiltà Contadina, dove sono illustrate la lavorazione di lana, legno e “scarpettes”, le tipiche calzature di pezza, e le caratteristiche dell’architettura locale, con abitazioni di blocchi di pietre secolari alternati a “dalt”, i ballatoi in legno.

Più evoluto e artisticamente interessante è il seicentesco Palazzo Mocenigo – Centi, con chiare influenze veneziane. Per visitarlo bisogna andare a BARCIS, noto in realtà per due attrazioni naturalistiche, o quasi: il suo lago è infatti artificiale, ma poco importa visto il notevole flusso turistico che regala grazie alle molte attività sportive che vi si possono praticare. Vela, widnsurf, pesca, hovercraft e canoa, il tutto circondati da splendide cime dolomitiche. Chi pratica la speleologia non deve invece perdersi la Grotta della vecchia diga, il più importante complesso carsico presente nella Riserva Naturale della Forra del Cellina.

A CIMOLAIS, quanto a sport non c’è che l’imbarazzo della scelta: il Campanile della Val Montanaia, raro esempio di monolite alto circa 300 metri noto anche come “l’urlo di pietra”, è una vera sfida per gli appassionati di alpinismo, classificato fra le “meraviglie d’Italia” e Patrimonio dell’Unesco. Se lo sport preferito è il canyoning la destinazione è la forra del torrente Cellina, un’incredibile gola formata da rocce ripide che si tuffano in acque cristalline. Per chi cerca qualcosa di più rilassante c’è il Parco Faunistico, ideale per birdwatching e trekking.

Ai bambini sembrerà di essere a Jurassic Park quando a CLAUT potranno vedere impronte di dinosauro risalenti a 215 milioni di anni fa. E con un po’ di fortuna, durante la visita del Parco non sarà difficile fare incontri ravvicinati con cervi, camosci e stambecchi. Anche qui non manca un Museo, detto di Casa Clautana, dove si possono ammirare utensili e manufatti di artigianato tipico, come oggetti in legno e “scarpèth”. L’Ice Park rimane invece un’attrazione per chi ama piccozze e ramponi in vista di scalate più sfidanti.

Anche a ERTO si arrampica ma senza ghiaccio, su una delle palestre di roccia più famose a livello internazionale. La storia del borgo è da sempre legata a quella del vicino CASSO. Entrambi i centri presentano infatti le caratteristiche case-torri, classificate Monumento Nazionale, affascinante esempio di architettura di montagna. L’altro “link” fra i due paesi è il Monte Toc, tristemente passato alla storia per la frana che nel 1963 causò la catastrofe della Diga del Vajont, cui è dedicato il Centro Visite di Erto. Spettacolare e da non perdere è invece la salita ai “libri” di San Daniele del Monte Borgà, vere e proprie cataste di lastroni rocciosi che una leggenda narra essere i volumi pietrificati di una biblioteca che il Santo salvò da un incendio.

Di pietra arenaria sono fatte anche le case di uno dei Borghi più belli d’Italia, POFFABRO, piccola frazione di FRISANCO, che all’architettura montana ha dedicato il singolare Museo delle case in miniatura “Da lì mans di Carlin”, con una serie di edifici in scala 1 a 10 realizzati nell’arco di una trentina di anni da un artigiano della vallata, tale Carlin. Piccole chicche in una Val Colvera tutta da scoprire.

Di ingegneria e archeologia industriale si parla invece a MONTEREALE VALCELLINA, borgo della vecchia centrale idroelettrica A. Pitter di Malnisio. Avviata nel 1905, illuminò per la prima volta Piazza San Marco a Venezia, e rimase in funzione fino al 1988. Oggetto di un lungo restauro, oggi è aperta per le visite.

Uno specchio d’acqua è protagonista anche della prossima tappa, il lago artificiale di Redona, noto anche come il “Lago dei Tramonti“, a TRAMONTI DI SOPRA. Qui il colpo di scena è di quelli che non si scorda: negli Anni Cinquanta, lo sbarramento del fiume causò l’allagamento dei borghi di Flors, Movàda e Redona, che ora, nei periodi di secca, riemergono quasi per magia. Un fenomeno che non avviene in una notte, ma chissà…

A chiudere questo tour ricco di panorami ed esperienze da incorniciare c’è FORNI DI SOPRA, da cui partono numerosi itinerari escursionistici, spesso allietati dall’avvistamento di linci, volpi, cervi e gufi, attività che in inverno cedono il passo a sci & co.

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