Castello di Avella

Il maestoso Castello di Avella, che si erge imponente su una collina lungo la parte orientale della pianura campana e affacciato sul fiume Clanio, racchiude in sé la storia di una roccaforte longobarda. Costruito nel VII secolo e dedicato all’arcangelo Michele, aveva il compito di sorvegliare il confine. Nel corso dei secoli, il castello subì vari attacchi, tra cui l’assalto saraceno nel 883.

Situato a un’altitudine di 320 metri sul livello del mare, il Castello di Avella fu edificato dai Longobardi nel VII secolo d.C. sui resti del tempio di Ercole. Questo primo insediamento potrebbe aver svolto la funzione di avamposto militare, contribuendo al controllo della strada tra Avellino e Benevento e alla difesa dal Ducato bizantino di Napoli. Nel corso dei secoli, il castello passò di mano tra diverse dinastie, tra cui i baroni di Avella di origine normanna, i Del Balzo, gli Orsini e i Doria del Carretto, fino a giungere nelle proprietà della famiglia Spinelli che nel 1533 restaurò la fortezza. La struttura fortificata presenta una forma trapezoidale con tre aree distinte disposte in modo quasi concentrico. La prima comprende il palatium Mastio, le cui murature interne realizzate con tufo e rari pezzi di calcare sagomato conservano tracce delle modifiche subite nel corso dei secoli. Un elemento caratteristico è la torre circolare situata nell’angolo sud-est del palatium, tipica dell’architettura angioina. Questa torre alta e slanciata serviva alla difesa dell’accesso principale. All’interno della torre, si trovano ambienti per la residenza e servizi, mentre la cisterna è al piano inferiore. Le seconde e terze aree sono costituite da due cinte murarie.

Nonostante la sua importanza come complesso medievale, solo recentemente il Castello di Avella è stato oggetto di esplorazioni sistematiche, grazie a finanziamenti destinati a creare un parco archeologico. Le indagini condotte tra il 2000 e il 2001 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Salerno, Avellino e Benevento si sono concentrate sulla rocca per definirne lo sviluppo planimetrico e stabilire una periodizzazione basata su stratigrafia delle fasi di occupazione.

Il Castello di Avella, gestito dal Comune di Avella, insieme all’Anfiteatro di Avella e ai Monumenti funebri della necropoli romana, rappresenta una delle principali attrazioni della città. È possibile acquistare un biglietto unico che consente l’accesso a questi tre siti archeologici, e richiedere una guida ufficiale della regione per una visita guidata. Inoltre, il comune mette a disposizione un servizio di navette che collega i siti principali. Il sito web del comune dispone di una guida ai siti archeologici in Lingua Italiana dei Segni (LIS).

L’ufficio turistico di Avella regola gli ingressi al sito archeologico e offre la possibilità di prenotare visite guidate con guide turistiche ufficiali della regione. Durante i mesi estivi, dall’inizio di giugno a settembre, è attivato il format “TRAMONTO ED APERITIVO AL CASTELLO”, che comprende incontri, visite guidate all’anfiteatro romano, al centro storico (Convento e Palazzo Baronale) e al Castello di Avella, seguite da un aperitivo con vista panoramica sul Vesuvio e sul tramonto.

Avella è facilmente raggiungibile attraverso la S.S. 7/bis e l’autostrada Napoli – Bari, grazie alla presenza dei caselli autostradali Nola – Baiano, oltre che dai treni e mezzi pubblici gestiti dalla circumvesuviana.

Necropoli Monumentale di Avella

L’antica città di Abella, il cui nome potrebbe derivare da “nux abellana,” la noce abbondante nella zona menzionata anche da Plinio il Vecchio, sorge lungo una strada che collega la pianura Campana con la valle del Sabato e il Sannio Irpino. Nonostante sia una via meno agevole rispetto alla Via Appia, questa strada è sempre trafficata fin da sempre. La coltivazione della preziosa nux Abellana, unita allo sfruttamento dei boschi e all’allevamento nelle zone collinari, costituiva una vera e propria fonte di ricchezza economica.
Lungo le strade che collegano l’antica Abella alle località circostanti, si ergono imponenti monumenti funerari romani. Questi mausolei, costruiti in opus incertum o reticolatum con inserti di laterizio, appartengono a tipologie architettoniche ben conosciute in altri centri della Campania antica. La necropoli monumentale, sviluppatasi tra la tarda età ellenistica e i primi anni dell’Impero Romano, si dispiega lungo una strada extra-urbana che si estendeva dalla città di Abella verso ovest, dirigendosi verso la pianura campana.
Il complesso, ora aperto al pubblico, include quattro mausolei funerari delimitati da recinti, costruiti con laterizio e pietra calcarea. Questi mausolei presentano una pianta quadrata con parti superiori cilindriche che terminano con cuspide o edicola. All’interno dei mausolei erano presenti letti tricliniari per i banchetti funebri. Particolarmente degna di nota è la tomba contrassegnata dal numero 88, la cui camera ipogea è stata rinvenuta ancora sigillata. Le tipologie architettoniche dei monumenti funebri di Avella si riscontrano in altre parti della Campania e costituiscono esempi preminenti di architettura funeraria romana.
La Necropoli Monumentale di Avella è gestita dal Comune di Avella e, unitamente all’Anfiteatro di Avella e al Castello di Avella, rappresenta uno dei principali siti archeologici della città. È possibile acquistare un unico biglietto per l’accesso a questi tre siti e richiedere l’assistenza di guide turistiche ufficiali della regione. Inoltre, il comune fornisce un servizio di navetta per collegare i principali siti archeologici. Nel sito web del comune, nella sezione “Avellartelis,” è disponibile una guida ai siti archeologici in Lingua Italiana dei Segni (LIS).
L’ufficio turistico di Avella regola gli ingressi alla Necropoli Monumentale e offre la possibilità di organizzare visite guidate con guide turistiche ufficiali della regione. Avella è facilmente raggiungibile attraverso la S.S. 7/bis e l’autostrada Napoli – Bari, grazie ai caselli autostradali Nola – Baiano, oltre che dai treni e mezzi pubblici gestiti dalla circumvesuviana.

Abbazia del Goleto

L’ultimo capitolo della quasi millenaria storia dell’Abbazia del Goleto, ossia del complesso della cittadella monastica del Santissimo Salvatore al Goleto, risale al 2021, anno in cui in questo rifugio dello spirito situato tra S. Angelo dei Lombardi e Rocca San Felice, in provincia di Avellino, si è insediata una fraternità presbiterale diocesana, che ogni giorno apre le porte a visitatori e pellegrini.

A fondarla fu nel 1133 Guglielmo da Vercelli, su un terreno ricevuto in dono da Ruggero, signore normanno della vicina Monticchio, il quale espresse il desiderio di creare una comunità mista di monaci e monache guidata da una badessa. E così fu. Il complesso comprendeva il monastero grande delle monache, a fianco dell’abside, e quello più piccolo dei monaci, davanti alla facciata. Grazie all’operato di abbadesse determinate come Febronia, Marina I e II, Agnese e Scolastica, la comunità crebbe e si arricchì di terreni e di opere d’arte. La torre Febronia, per esempio, è un vero capolavoro di arte romanica costruita con blocchi lapidei recuperati da un mausoleo romano, mentre la Cappella di San Luca, edificata nel 1255 per accogliere le reliquie del santo evangelista, è il gioiello dell’abbazia.

Oasi del Lago di Conza

Immersa nell’incantevole scenario dell’invaso di Conza, sul corso del fiume Ofanto, si estende un gioiello naturalistico: l’Oasi del Lago di Conza. Questa oasi costituisce l’area umida più estesa della Campania e si sviluppa nelle aree a valle della diga. Posizionata lungo l’asse Ofanto-Sele, che si snoda dal nord-est al sud-ovest, riveste un ruolo cruciale nella rotta migratoria tra il Mar Tirreno e l’Adriatico. In collaborazione con l’Oasi WWF di Persano l’Oasi del Lago di Conza è un rifugio prezioso per molte specie ornitiche in cerca di riposo e ristoro.

Questa area riveste importanza a livello nazionale e internazionale grazie alla sua ricca avifauna. Durante le migrazioni tra l’Europa e l’Africa, numerose specie trovano rifugio qui, rendendo l’area un autentico paradiso per gli appassionati di birdwatching e per gli studiosi che desiderano approfondire le migrazioni degli uccelli.

L’Oasi offre molteplici opportunità per esplorare e apprendere. Le scolaresche possono beneficiare di una sala conferenze, un laboratorio di educazione ambientale e un’aula all’aperto. Un sentiero appositamente attrezzato con capanni di osservazione e pannelli didattici offre la possibilità di avvicinarsi alla natura e all’avifauna in modo responsabile.
Inoltre, per coloro che desiderano immergersi ancora di più nell’esperienza, è possibile pernottare presso la foresteria dell’Oasi.

Castello Lancellotti

Il Castello Lancellotti è un simbolo di storia. Le sue origini risalgono all’XI secolo, quando fu eretto su una roccia nota come “primo sasso” dove, in epoca romana, si trovava un’antica costruzione. I segni del passato emergono dai secoli e rivelano un racconto avvincente.
Passando di mano in mano, il Castello Lancellotti ha attraversato le epoche: sotto i Longobardi appartenne ai Nobili del Principato di Salerno, sotto i Normanni ai Conti di Caserta, quindi ai Del Balzo-Conti durante il periodo svevo-angioino e agli Orsini Conti di Nola e ai Pignatelli in epoca aragonese.

Solo nel 1632 la famiglia Lancellotti ne divenne proprietaria e ancora oggi ne custodisce il retaggio. La notte del 30 aprile 1799, durante il dominio dei Lancellotti, vide il castello andare in fiamme e, a seguito dell’incendio, il maniero cadde in disuso fino al 1870, quando il Principe Don Filippo Massimo Lancellotti volle ricostruirlo caratterizzandolo con un mix di stili: gotico, rinascimentale, neoclassico e barocco.

Torri quadrate e mura con varie porte di accesso creano un’atmosfera suggestiva. I particolari non mancano: un portale rinascimentale a bugnato, la Sala del Plastico, la Scuderia che custodisce carrozze del XVIII e XIX secolo insieme a un cavallo di legno. La Sala da Pranzo con il soffitto cassettonato, la Sala d’Armi, il Salone Rosso, che ospita oggetti farmaceutici di origine siriana, la Sala del Biliardo e la Biblioteca, con oltre mille opere. La Cappella Privata, accessibile tramite un chiostrino interno segreto, affrescata con scene dei prodigi di santi, offre un’atmosfera particolare.

Le stanze conducono a un vasto terrazzo panoramico, uno sguardo aperto sul Vallo di Lauro. Oggi il Castello Lancellotti è più di un semplice monumento storico: è un museo che ospita le pagine del passato, ma è anche uno spazio d’eccezione per eventi privati e manifestazioni culturali. Rivive come un testimone mutevole del tempo, offrendo il fascino dell’antico insieme alle moderne esigenze.

Santuario Abbazia di Montevergine

In un pittoresco contesto ai piedi del crinale del Partenio, sorge uno dei santuari più venerati d’Italia: il Santuario di Montevergine. Fondato nel 1118 da San Guglielmo da Vercelli, questo luogo di culto ha subito varie ristrutturazioni nel corso del tempo, assumendo oggi un’imponente e austera bellezza. La struttura comprende due chiese adiacenti, la Vecchia e la Nuova, oltre al monastero, la foresteria, il campanile, la cripta e gli spazi di servizio.
Un capitolo significativo nella storia del santuario è legato al XII secolo, quando Carlo II d’Angiò, prigioniero degli Aragonesi in Sicilia, fece erigere una cappella per adempiere a un voto. Questa cappella venne decorata dall’artista Montano d’Arezzo, il cui lavoro culminò nell’icona della Maestà di Montevergine, realizzata tra il 1296 e il 1297 e nota come Mamma Schiavona.
Nel 1712 la Madonna di Montevergine ricevette l’incoronazione solenne decretata dal Capitolo Vaticano. La chiesa Vecchia, già ornata da stucchi dorati e dettagli in bronzo dorato, fu ulteriormente abbellita e le tele, i lampadari d’argento e opere d’arte come le sei tele raffiguranti i Misteri della Vergine di Ludovico Mazzanti arricchiscono ancora oggi l’interno della chiesa.
Per far fronte all’ingente afflusso di fedeli nella seconda metà del secolo scorso, venne costruita la Chiesa Nuova, opera dell’architetto romano Florestano Di Fausto. Inaugurata nel 1961, questa chiesa si distingue per un imponente campanile alto 47 metri.
All’interno del complesso abbaziale, si trova il Museo Abbaziale, allestito durante l’ultimo Giubileo. Suddiviso in quattro sezioni tematiche, il museo ospita una pinacoteca, una ricca collezione di paramenti sacri e oggetti liturgici, un mostra di presepi napoletani e da tutto il mondo e la stanza della pietra conosciuta come “impronta della Madonna”, meta dei pellegrinaggi a Montevergine.
All’interno del complesso abbaziale presente anche un’ erboristeria che offre una vasta gamma di prodotti artigianali, tra cui erbe, tisane, liquori, miele, birre, cioccolato e dolciumi, prodotti dai padri benedettini di Montevergine e da altri monasteri.
Ogni anno, il Santuario di Montevergine accoglie circa un milione e mezzo di pellegrini provenienti da tutto il meridione d’Italia.

Irpinia

L’Irpinia è una terra di passaggio tra due mari. il Tirreno e l’Adriatico, ricca di storia e cultura, di tradizioni religiose e popolari, di produzioni enogastronomiche di qualità. Il fascino dei piccoli borghi arroccati, che spesso ospitano fortificazioni e palazzi di pregio, ed il paesaggio naturale, fatto di boschi e corsi d’acqua ma anche di distese destinate a pascolo o a coltivazioni di grano e foraggio, costituiscono lo scenario per un’accoglienza calorosa, meta ideale per un turismo lento.

Il territorio, che corrisponde a quello della provincia di Avellino, è attraversato da itinerari culturali di grande valore storico: la Valle dell’Ofanto, la Via Francigena, la Via Appia e da cammini religiosi. È sede di due Parchi Naturali, il Parco regionale dei Monti Picentini e il Parco del Partenio, nel territorio dei quali sono presenti anche attrattori di interesse culturale oltre che naturalistico.

Tra le località che registrano il maggior numero di presenze di visitatori, in quanto meta di pellegrinaggio religioso, vi sono Montevergine con il Santuario dedicato alla Madonna “Mamma Schiavona” e l’Abbazia di Loreto e Materdomini, con il Santuario di San Gerardo Maiella. Entrambi richiamano ogni anno più di un milione di pellegrini in quanto luoghi di culto caratterizzati da una fervente spiritualità. Si trovano, inoltre, ubicati in aree di grande interesse naturalistico.

Il Santuario di Montevergine si trova nel territorio del Parco del Partenio che ospita al suo interno diversi sentieri sia di pellegrinaggio sia per gli amanti del trekking o del cicloturismo. In particolare, il Massiccio del Partenio è attraversato dal “Sentiero Italia” nel quale sono fatti convergere quasi tutti i 33 sentieri del Parco, in modo tale che l’intero territorio possa essere percorso da est (Ospedaletto-Summonte) ad ovest (Arienzo S. Felice a Cancello) per circa 35 chilometri e da sud (Valle di Lauro e Baianese) a nord (Valle Caudina), unendo simbolicamente in una unica rete ben 19 Comuni e 4 Province.  Nel territorio del Parco del Partenio si trova anche l’Oasi gestita dal WWF, la “Montagna di Sopra di Pannarano”.

Il territorio di Caposele dove si trova il Santuario di San Gerardo Maiella è noto per la presenza delle sorgenti del Sele che alimentano l’“Acquedotto Pugliese” e fa parte della comunità montana Terminio Cervialto e gran parte del territorio comunale ricade per l’appunto nel Parco Regionale Monti Picentini. Il fiume Sele è citato da Virgilio nelle Georgiche, successivamente anche da Plinio il Vecchio e Strabone.

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