Castello di Caccuri

Ripercorrere la storia lunga più di 1500 anni del Castello di Caccuri significa attingere dagli annali di numerose famiglia nobili di mezza Italia. Le prime pietre le misero i Bizantini nel VI secolo a difesa della Valle del Neto, ma furono le più importanti famiglie di feudatari della zona a dargli importanza, strategica e architettonica. I primi furono i De Riso, che cedettero la proprietà ai Ruffo conti di Montalto. Fu poi il matrimonio di Polissena Ruffo con Francesco Sforza a proiettare questo piccolo borgo nel crotonese sulla scena nazionale, e anche quando gli Sforza persero il diritto di feudo su Caccuri, la casata locale dei Simonetta continuò la reggenza in nome di Francesco.
Nella seconda metà del Seicento fu la volta dei Cimino, dei duchi Cavalcanti e dei baroni Barracco, ai quali si deve la splendida torre sul rivellino del castello, del 1882. Da allora, la Torre Mastrigli – dal nome dell’architetto Adolfo Mastrigli che la progettò – è simbolo del comune di Caccuri, sia sullo stemma sia per via del suo profilo elegante riconoscibile da lontano. Attualmente è in parte proprietà privata e adibito a B&B di grande charme, in parte del Comune e quindi aperto al pubblico per le visite, che conducono anche nella bellissima cappella feudale con quadri di scuola napoletana.

Museo Civico di Gerace

Prima seminario, poi caserma dei carabinieri, scuola elementare e infine sede municipale. Tante le vesti indossate dall’edificio cinquecentesco nel centro storico di Gerace che dal 2010 accoglie il Museo Civico. Nelle cinque sale, decine di reperti archeologici recuperarti nel territorio dell’antica locride illustrano un excursus temporale di oltre duemila anni, che conduce dall’Età del Ferro, a quella della Pietra, del Rame, del Bronzo fino all’Età della Ceramica e da qui al Medioevo, periodo fra i più floridi per questo borgo del reggino, inserito nella zona tutelata dal Parco Nazionale dell’Aspromonte.

Il Museo funge anche da Centro Informativo e da punto di partenza di un itinerario che tocca le cinque chiese più importanti di Gerace: San Francesco, Santa Caterina d’Alessandria, L’Annunziatella, San Martino e Santa Maria Del Mastro.

Ecomuseo del paesaggio della Valle del Raganello

L’espressione “museo diffuso” rende perfettamente l’idea di ciò che è l’Ecomuseo del Paesaggio della Valle del Raganello di Civita, nel cosentino. Il quartier generale si trova nell’antico Palazzo Castellano di proprietà dell’Ente Parco Nazionale del Pollino, ma è tutt’attorno al borgo che si sviluppano gli itinerari di conoscenza del territorio, oggetto primario delle varie attività proposte. L’Ecomuseo è a tutti gli effetti un’istituzione che assicura, in forma permanente e con la partecipazione della popolazione, la conservazione e la valorizzazione dei beni naturali e culturali, quest’ultimi intesi come materiali e immateriali, qui radicati da secoli, mirando a un modello di sviluppo sostenibile.

Il Museo prevede un laboratorio di idee per la comunità locale, un centro visite e informazione per l’organizzazione delle escursioni in zona, una biblioteca scientifica e una sala espositiva per approfondire i singoli argomenti, fra cui figura anche la cultura arberesh e la sua presenza sul territorio.

Museo del Gusto e delle Tradizioni Popolari

La sigla MAGB sintetizza i molti contenuti espressi dal Museo Civico di Buonvicino, che altri non sarebbe che il Museo del Gusto e delle Tradizioni Popolari, noto anche come Museo Arti Gusto Buonvicino.

Cinque le sezioni che creano il percorso espositivo, volto a conservare, valorizzare e tramandare la memoria e il sapere di questo piccolo borgo del cosentino: Archeologia, con i reperti rinvenuti negli scavi di epoca bizantino-longobarda; Arte Contemporanea, con opere di ceramica artistica locale; Arte Popolare, sezione volta a ricostruire usi e costumi contadini; Arte Sacra, che raccoglie corredi e paramenti di varie chiese della zona; Beni Ambientali, con campioni di roccia ignee e sedimentarie, di stalattiti e stalagmiti del Parco Nazionale del Pollino, di cui Buonvicino fa parte.

Un insieme che restituisce un quadro prezioso quanto complesso, a tratti inimmaginabile, di una micro realtà come quella di Buonvicino, ma che rende perfettamente l’idea di ciò che sa esprimere la Calabria meno nota.

Museo “Franco Azzinari”

Dalla Calabria a Parigi e in Normandia e ritorno. Questo l’iter seguito dall’artista Franco Azzinari, originario di San Demetrio Corone, nel cosentino, che all’età di 14 anni lascia la Calabria per allargare i suoi orizzonti e lasciarsi ammaliare dallo stile di Maestri come Van Gogh, Gauguin e Monet. Nel 1978, dopo tanto peregrinare, ritorna nella sua terra e trova nella macchia mediterranea la nuova fonte di ispirazione. Poi, l’incontro con il sindaco del piccolo borgo di Altomonte e l’idea di creare una mostra permanente con una quarantina di opere realizzate nell’arco di circa trent’anni. Ed ecco così nel 2002 la nascita del Museo “Franco Azzinari” allestito negli ambienti della Torre Pallotta, struttura difensiva di origine normanna nel cuore del borgo di Altomonte, con una raccolta dal titolo “Vent’anni con la natura”.

Chiesetta di Piedigrotta

A guardarla da fuori sembrerebbe più una sorta di rimessa per barche abbandonata o quasi. Invece, una volta giunti in Località Madonnella, vicino a Pizzo, provincia di Vibo Valentia, ci si trova davanti a uno spettacolo tanto inatteso quanto unico nel suo genere. La chiesetta rupestre di Piedigrotta è indissolubilmente legata a una leggenda del Seicento secondo la quale, durante una tempesta, i marinai tutti napoletani a bordo di un veliero a rischio di naufragio fecero il voto che, in caso di salvezza, una volta giunti a terra avrebbero costruito una cappella dedicata alla Madonna. Il voto venne fatto davanti a un quadro della Madonna di Piedigrotta poco prima che il veliero si inabissasse, ma miracolosamente sia i marinai che il quadro arrivarono a terra sani e salvi, sospinti dalle onde insieme alla campana di bordo datata 1632. Così, i naufraghi mantennero la promessa, scavando una piccola cappella nella roccia.

Il luogo fu da subito oggetto di culto, ma fu solo verso il 1880 che iniziò a prendere l’aspetto attuale. Ci sono voluti circa 80 anni di lavoro, prima da parte di Angelo Barone e poi del figlio Alfonso, artisti locali che dedicarono ciascuno circa 40 anni della propria esistenza a scolpire, allargare, plasmare e dipingere la roccia, dando vita a uno dei tanti gioielli d’arte popolare scaturiti dal genio creativo dei calabresi. A oggi, Piedigrotta è una delle mete più visitate dell’intera Calabria.

Palazzo Rinascimentale

Il Palazzo Rinascimentale Martirano – Spinelli di Aieta è uno dei pochi edifici civili del Cinquecento rimasti perfettamente intatti in tutta la Calabria. La sua mole domina il piccolo centro abitato in provincia di Cosenza, tanto che si avvista il suo profilo già da lontano. Per inciso, Aieta, 800 abitanti appena, è fra i “Borghi più belli d’Italia” ed è inserito dentro il Parco Nazionale del Pollino.

Costruito dai Marchesi Cosentino e poco dopo passato in mano agli Spinelli di Scalea, nel 1913 il Palazzo viene dichiarato Monumento Nazionale e perciò adeguatamente tutelato. A stupire è, oltre alle sue dimensioni, anche la disposizione degli spazi interni, che prevedevano una serie infinita di ambienti, fra cui corpo di guardia, sale di vigilanza, sala di ricevimento, Cappella, ufficio del Marchese, sale di soggiorno, di musica e di gioco, camere da letto, cucine, dispense, cantine, sala delle armi, prigioni e cisterne per l’acqua.

Chiesa Santa Maria della Visitazione

Arte e natura sono i due elementi che caratterizzano Aieta, uno dei “Borghi più belli d’Italia”. I suoi 800 abitanti e i visitatori che si spingono fin quassù possono infatti godere di numerosi edifici e monumenti di notevole interesse storico-artistico, ma anche di flora e fauna tutelati in quanto Parco Nazionale del Pollino. Nella Chiesa di Santa Maria della Visitazione, per esempio, si può ammirare un raro strumento di scuola napoletana, l’Organo Bossi, costruito dall’organaro Bossi e consegnato alla chiesa nel 1673. Un pezzo di storia locale che ha accompagnato per quasi quattro secoli la vita del paese, e che nel 1995 è stato oggetto di un’importante restauro che ha permesso di recuperare gran parte dei materiali originari.

Museo Civico Santa Maria della Consolazione

La grande ricchezza di opere d’arte giunta fino a noi ha avuto nei secoli due motori principali, soprattutto in un contesto storico come quello che ha caratterizzato la Calabria: le famiglie nobili e di feudatari e gli ordini religiosi. Se ne ha chiara testimonianza nel Museo Civico di Altomonte, il cui percorso espositivo si divide in due sezioni: medievale e domenicano. La prima conserva la ricca collezione di opere raccolte a partire dal Trecento dalla casata Sangineto, fra le contendenti al feudo di questo piccolo ma importante borgo del cosentino. Collezione sviluppatasi per lo più attorno alla Chiesa di Santa Maria della Consolazione e che comprende fra le altre il San Ladislao, tempera su tavola dipinta nel 1326 da Simone Martini, due tavole di Bernardo Daddi, con quattro figure di santi datate al 1328, e due lastre di alabastro della prima metà del XIV secolo importate dalla Francia e commissionate da Filippo Sangineto.

Altrettanto preziosa la sezione domenicana, dove accanto a oli su tela e sculture lignee ampio spazio è dato a paramenti sacri, reliquiari e argenterie liturgiche. Bellissimo il mobile da farmacia del ‘500 e i codici miniati rinvenuti nella sacrestia della Chiesa di Santa Maria della Consolazione e custoditi un tempo nella Biblioteca, scrigno prezioso di testi di teologia, diritto canonico e storia della Chiesa, soprattutto del periodo della Controriforma.

Chiesa dell’Immacolata

La Chiesa dell’Immacolata di Badolato è, senza esagerazione alcuna, una delle emergenze architettoniche più interessanti della provincia di Catanzaro. Lì, isolata su un poggio a 250 metri di altitudine, con una vista che abbraccia l’intero Golfo di Squillace, da Punta Le Castella fino a Punta Stilo, è un ideale belvedere per cogliere in un solo colpo d’occhio la bellezza della costa ionica della Calabria.

Ma a motivare la visita è anche il suo originale impianto esagonale creato a partire dal 1686, su cui si innesta una cupola della stessa foggia, formando un gioco di geometrie che invita alla contemplazione. Mentre fuori si ammirano il portale in granito attribuito agli scalpellini in forze alla vicina Certosa di Serra San Bruno e un pannello in maiolica realizzato nell’800 dai ceramisti di Squillace, dentro spiccano l’altare maggiore in marmo bianco con decorazioni policrome e il pavimento in maiolica con disegni a margherita.

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