Sito Archeologico di Romanzesu

Al Km. 54,200 della Strada Statale 389, nei pressi di Bitti, Nuoro, si trova uno dei più importanti complessi abitativi e cultuali della Sardegna nuragica, Romanzesu. Sono oltre un centinaio le capanne ancora ben visibili, cinque gli edifici di culto fra cui un tempio a pozzo e quattro a “megaron”, cui si aggiunge un grande recinto cerimoniale. Il tempio a pozzo, detto così perché dalle sue fenditure sgorga l’acqua sorgiva, era il cuore del villaggio. La sua camera circolare ha dimensioni ragguardevoli: diametro di 3,40 metri e 3,6 di altezza. Un corridoio a gradoni, segnato da alcuni menhir, collega il pozzo con una grande vasca circolare a gradoni del diametro di 14 metri, rifinita con un pavimento lastricato. Recenti scavi hanno permesso di riportare alla luce alcuni reperti dell’area del pozzo, importanti per la datazione del sito, compresa fra il XIII e il IX sec. a.C..

Villaggio Nuragico-Romano Nuraghe Mannu e Tomba di S’Ena e Thomes

Sono oltre 200 le capanne del Villaggio Nuragico-Romano Nuraghe Mannu e Tomba di S’Ena e Thomes, sito archeologico situato presso Dorgali e considerato fra i più vasti di tutta la Sardegna. Datate al 1500 a.C., tali capanne hanno forme e dimensioni diverse e si calcola che arrivarono a ospitare circa un migliaio di persone. Altra caratteristica distintiva del villaggio è la continuità abitativa, che ha permesso di conservarlo tale e quale fino all’epoca romana. La sua scoperta risale al 1927 e attualmente è gestito dalla Società Cooperativa Ghivine che ne regolamenta le visite.

Serra Orrios

L’Altopiano di Gollei è una di quelle zone della Sardegna decisamente fuori rotta, e forse anche per questo ha in serbo alcune interessanti e inaspettate scoperte che meritano un detour. Nei pressi di Dorgali si trova uno dei villaggi nuragici più importanti e meglio conservati dell’isola, noto come Serra Orrios. Cuore dell’insediamento, datato alla fine dell’età del Bronzo, è il villaggio-santuario con circa cento capanne, due tempietti con annessi recinti e due sepolture megalitiche. Delle cento capanne, alcune sono anche dotate di pozzi-cisterna e pozzetti raccordati a condotte per l’acqua, il che fa comprendere l’evoluzione ingegneristica raggiunta dalle popolazioni locali. I due edifici sacri si presentano invece con una struttura in “antis” o a “megaron”, assai diffusa negli altri villaggi nuragici dell’epoca. Il sito è gestito dalla Società Coperativa Ghivine.

Paleo Archeo Centro di Genoni

Paleontologica, Archeologica e Didattica. Sono queste le tre sezioni che compongono il
Paleo Archeo Centro di Genoni, in provincia di Oristano. Creato per educare, stimolare la collaborazione fra scuole e università e per incentivare lo studio e la comprensione dei fenomeni scientifici e storici, il P.AR.C. vanta una ricca collezione di fossili del territorio e di reperti di epoca nuragica, punica e romana. Fra le curiosità c’è il plastico della sommità del colle di Santu Antine con la ricostruzione della chiesa romana, delle fortificazioni puniche, del nuraghe e del pozzo di origine nuragica più profondo della Sardegna. Interessante anche il diorama 1:1 del fondo del pozzo e le riproduzioni dei reperti trovati al suo interno. Lo scopo didattico trova sfogo anche in un originale spazio dove viene simulato uno scavo paleontologico e archeologico, corredato di filmati che descrivono il lavoro dell’archeologo e del paleontologo.

Nuraghe Sceri

Domus de janas, menhir, massi incisi e una Tomba di Giganti in buono stato di conservazione sono alcune delle peculiarità del Sito Archeologico di Scerì, a circa 7,5 km da Ilbono, in provincia di Nuoro. Su un’altura di circa 130 metri sorge poi un nuraghe a tholos di tipo complesso, la cui visita consente di apprezzare da vicino alcune tecniche costruttive remote, datate al Neolitico recente (V-IV millennio a.C.) e al periodo nuragico (II-I millennio a.C.). Il tholos si compone di una torre centrale circondata da un bastione trilobato che ingloba gli affioramenti rocciosi, trasformati in ambienti interni, mentre un menhir è stato riutilizzato come architrave. Il nuraghe è cinto da una piccola muraglia difensiva e da alcuni terrazzamenti artificiali su cui sono distribuite una serie di capanne a pianta circolare che spesso si adattano e inglobano grandi massi rocciosi naturali.

Area di is Paras

L’unicità del Nuraghe Is Paras di Isili è il suo colore. Quando si immagina un nuraghe si pensa infatti a pietre scure, dalle sfumature cupe, come in effetti sono la trachite, il basalto e il calcare utilizzati nella maggior parte dei casi. Qui a Isili, nella provincia di Sud Sardegna, la pietra utilizzata, tutta di provenienza locale, è invece di natura calcarea, e quindi bianca. La Società Cooperativa Sa Frontissa ha dunque il compito di tutelare un bene prezioso, che oltre a questo exploit cromatico, mostra un’interessante struttura architettonica: edificato intorno al XIII-XII sec. a.C. il Nuraghe Is Paras presenta un mastio centrale alta circa 12 metri, con tipica camera interna a tholos che si restringe verso l’alto), cui nei secoli è stata affiancata una seconda torre più piccola, in parte crollata, accessibile attraverso un corridoio, e altre due torri unite da cortine murarie percorribili.

Area di Selene

Il Parco Archeologico di Selene è una delle maggiori attrattive di Lanusei, in provincia di Nuoro. La collocazione in cima a un rilievo granitico a circa 1000 metri sopra il mare, così come la presenza di strutture di difesa, i nuraghe, rende ben chiara la sua antica funzione di luogo di avvistamento. L’area di scavo, che sovrasta l’abitato di Lanusei, è immersa nella tranquillità di una fitta boscaglia di lecci e roveri. Durante la visita si ha occasione di vedere anche numerose strutture realizzate in funzione di monumento alla memoria e per la celebrazione dei defunti, note come Tombe di giganti, e di culto, identificabili per la presenza di fonti sacre.

Villagio Nuragico Tiscali

Barbagia, Valle di Lanitto, Comune di Oliena. Bisogna arrivare fin qui, nel cuore più profondo della Sardegna e del nuorese per imbattersi in un luogo davvero singolare. All’interno di una montagna, si svela il villaggio ipogeo di Tiscali, un insediamento nuragico unico per topografia e architettura, generato dallo sprofondamento della roccia che ha causato a sua volta la formazione di una dolina. Scoperto a inizio XX secolo, Tiscali è la più importante testimonianza delle civitates Barbariae che popolavano il centro-est dell’Isola in età repubblicana, ultimo baluardo delle genti tardo-nuragiche prima dell’invasione romana.
Alto appena 500 metri, il monte Tiscali fa da spartiacque a due realtà assai diverse fra loro, i Supramonte di Oliena e di Dorgali: a ovest, l’aspra e selvaggia valle di Lanitto, a est, quella dolce e fertile di Oddoene, dove scorre il rio Flumineddu, che ha ‘scavato’ la gola di Gorropu. La dolina dove oggi si trova il villaggio era in origine una grotta carsica, poi, dopo il crollo, fu ‘colonizzata’ da lecci, ginepri, frassini, olivastri, lentischi e fichi. Un sentiero corre lungo il bordo della dolina, sull’orlo di un precipizio di 200 metri, dove si possono intuire le varie stratificazioni. L’insediamento è composto da due agglomerati, databili prima in età nuragica (XV-VIII secolo a.C.), poi ristrutturati in epoca romana e abitati sino all’alto Medioevo. L’esplorazione del sito permette di ammirare da vicino strutture abitative datate a oltre duemila anni fa: fra queste, quaranta capanne tonde e ovali, con pareti sottili e copertura a tholos (o frasche), e circa trenta abitazioni più piccole, quadrate o rettangolari.

Nuraghe di Palmavera / Complesso Nuragico di Palmavera

Fra il Golfo di Alghero e quello di Porto Conte, in provincia di Sassari, si trova il nuraghe di Palmavera, ai piedi dell’omonimo promontorio. Rinvenuto a inizio Novecento, è stato oggetto di scavi solo a partire dagli anni Sessanta, divenendo in breve uno dei più importanti siti archeologici della Sardegna. Per quanto vasto, ciò che si può ammirare oggi del complesso nuragico è stato calcolato essere pari a un quarto dell’originaria superficie del villaggio, che doveva comporsi di oltre 200 abitazioni. Le circa cinquanta ancora visibili sono però sufficienti a farsi un’idea di come doveva essere la vita fra il XV e il X a.C. Fra le costruzioni più imponenti ci sono il Mastio Centrale, alto otto metri e con un diametro di dieci metri, sormontato da una caratteristica copertura a tholos, e la Capanna delle Riunioni, all’interno della quale si può osservare una sorta di “modellino” di nuraghe realizzato all’epoca. Quello in situ è in realtà una copia, mentre l’originale si trova presso il Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico G. A. Sanna di Sassari, insieme a ceramiche e bronzi rinvenuti nelle prime campagne di scavo degli anni Sessanta. Stando a quanto raccontano reperti e stato di conservazione delle abitazioni, il villaggio fu con ogni probabilità abbandonato verso la fine dell’VIII secolo a.C. a causa di un devastante incendio, per poi rinascere in epoca punica e romana, vale a dire a partire dal III secolo a.C.

Area Archeologica Su Nuraxi di Barumini

Su Nuraxi. Quello di Barumini è “il nuraghe” per eccellenza, il più complesso e rappresentativo degli oltre 7000 diffusi in tutta l’isola, nonché grande attrattiva della provincia del Sud Sardegna, che nell’insieme ne conta almeno una trentina. Il significato della parola stessa “nuraghe” – “mucchio di pietre”, “cavità” – anticipa le due caratteristiche principali delle costruzioni tipiche della cosiddetta civiltà nuragica, l’essere cioè un tipo di architettura militare difensiva con mura turrite. Sviluppatasi in un arco temporale di circa 1000 anni, a partire dal 1500 a.C., quella nuragica era una comunità probabilmente suddivisa in classi sociali alle quali appartenevano famiglie o clan.

Nella sua unicità, l’insediamento di Barumini presenta una stratificazione culturale sui generis, dilatata cioè su oltre 2000 anni – dal 1500 a.C. al VII sec. d.C. – che vide passare di qui anche i Fenici (V a.C.) e poi i Romani (II-I a.C), arrivando a occupare una vasta superficie che ad oggi è di più di 23.000 mq. Fulcro del sito archeologico è un nuraghe quadrilobato dalle dimensioni ciclopiche, con una torre centrale alta 14,10 metri e larga 10, circondato da un esteso villaggio di capanne sviluppatosi tutto intorno nel corso dei secoli successivi. Il principale materiale utilizzato per la sua costruzione è il basalto, una pietra vulcanica molto dura proveniente dall’altopiano della Giara, vale a dire la zona centro-meridionale della Sardegna identificata come Sulcis e Marmilla.

Pur nella sua vastità, Su Nuraxi è un tesoro riemerso solo di recente, negli anni ’50, grazie agli scavi condotti dal grande archeologo Giovanni Lilliu, la cui valorizzazione ha portato anche al più alto dei riconoscimenti, l’inserimento nel 1997 nel listing del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco.

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