Crespino del Lamone

La storia più recente del piccolo borgo di Crespino del Lamone, nel Comune di Marradi, nel Mugello, ha registrato una delle pagine più tragiche della Seconda Guerra Mondiale: nel luglio del 1944, lungo il greto del fiume Lamone, per mano delle truppe nazifasciste furono trucidati 42 civili. A memoria di quell’eccidio, nei pressi del borgo c’è oggi il Tempio Ossario che riporta i nomi di quelle vittime innocenti. Luogo di culto da non perdere, che fa di Crespino del Lamone una tappa di pellegrinaggi ma anche di viaggiatori cultori del bello, è l’Abbazia di Santa Maria Nascente, eretta attorno alla metà dell’XI secolo e appartenente all’Ordine di Vallombrosa.

Antica Rocca di Carmignano

Nel Medioevo, al centro della triangolazione di potere fra Firenze, Prato e Pistoia, c’è Carmignano, con il suo Castello detto “Rocca”, che in un documento datato all’anno 998, Ottone III di Sassonia concede al vescovo di Pistoia. Fra alterne vicende, in un susseguirsi di colpi di scena, assedi e battaglie, il borgo passa nel tempo sotto il potere di Prato, e tutt’oggi fa parte della sua provincia.

Carmignano vale la sosta già per il bel paesaggio che circonda l’abitato, intessuto di filari di vite e ulivi, e per la Chiesa di San Michele dove è custodita la famosa “Visitazione” di Jacopo Carucci, detto il Pontormo. Da qui si diparte il percorso pedonale che conduce fino al Castello, belvedere naturale sulla valle del Montalbano. Tracce delle mura medievali segnano il crinale della collina, lungo il quale si riconosce il Campano, antica struttura che custodiva la cella campanaria e l’orologio, mentre in cima al poggio sorge un torrione medievale, chiamato il Maschio della Rocca.

Villa Medicea La Ferdinanda

Dal 2013, l’allure da prestigiosa dimora rinascimentale di Villa Medicea “La Ferdinanda”, detta anche “dei Cento Camini”, è tutelata come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Un passo importante e dovuto per proteggere quando conservato in cinque secoli di storia, nonostante le mille spoliazioni conseguite a vari eventi e alle proprietà succedute al suo fondatore. Fu il Granduca Ferdinando I de ‘Medici a volere una dimora di campagna ad Artimino, o meglio un casino di caccia che fosse anche un luogo dedicato all’otium, alle arti e alla poesia. Nonostante le dimensioni ragguardevoli e il progetto non certo semplice di Bernando Buontalenti, la costruzione fu portata a termine in soli 4 anni, dal 1596 al 1600.

Il borgo di Artimino, frazione di Carmignano, si scorge in cima a un poggio di fronte al parterre della Villa Medicea, belvedere naturale sui colli e sui vigneti del Montalbano, oggi parte dell’azienda vitivinicola Tenuta Artimino. Oggi la dimora è location di eventi, matrimoni e visite guidate a richiesta, che comprendono anche la bella loggia e la deliziosa cappella decorata da affreschi, realizzati da Domenico Cresti detto il Passignano e da Bernardino Poccetti. Splendida anche la scalinata a coda di rondine che dalla Loggia dei Paradisi conduce al giardino: benché le due rampe laterali risalgano agli anni Trenta, si devono sempre al Buontalenti. L’architetto Lusini, chiamato per tale modifica dall’allora proprietaria Contessa Maraini, pare infatti che ne abbia attinto l’impianto dai disegni originali firmati dal “collega” Maestro del Rinascimento.

Museo Archeologico di Artimino

Le origini etrusche del borgo di Artimino e del suo territorio si ricompongono nei mille frammenti e reperti conservati nelle teche del Museo Archeologico locale, istituito nel 1981 grazie alla sinergia del Comune di Carmignano e della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. Inizialmente allestito nei sotterranei della Villa Medicea “La Ferdinanda” – simbolo di questo piccolo borgo in provincia di Prato, oggi nel listing del Patrimonio dell’Unesco – dal 2011 ha sede negli ambienti delle ex-tinaie nel Centro Storico di Artimino, con ingresso da Piazza S.Carlo. L’intitolazione a “Francesco Nicosia” è un omaggio all’archeologo e già soprintendente delle lunghe campagne di scavo portate avanti per qualche decennio nel territorio del Comune di Carmignano.

Riserva Naturale di Poggio all’Olmo

Cinigiano e Arcidosso sono i due piccoli Comuni in provincia di Grosseto fra i quali si sviluppa la Riserva Naturale di Poggio all’Olmo: 400 ettari che si estendono tra l’alto corso del torrente Ribusieri, affluente dell’Orcia, e attorno ai rilievi di Poggio all’Olmo, Poggio Materaio e Poggio la Torretta. L’oasi naturale si trova a un’altitudine compresa tra gli 800 e i 1000 metri circa, sufficiente per godere di vista unica sulla Valle dell’Ombrone, sul Monte Amiata e sulle dolci colline della Val d’Orcia, Patrimonio dell’Unesco.

Percorrendo uno dei sentieri tracciati, gli appassionati di flora e fauna troveranno ampia soddisfazione: lungo il percorso si ha la possibilità di apprezzare folti boschi di pino nero, abeti e castagni, fra cui esemplari di alberi secolari, alternati ad ampie praterie e distese di arbusti, con ginestre e felci quali la linaria purpurea e la viola etrusca. Fra gli esemplari arborei meritevoli di nota c’è un pero mandorlino di oltre 10 metri, situato sulla cima di Poggio all’Olmo fra noci e castagni ultrasecolari.
Una volta giunti in questa zona, occhi aperti: con un po’ di fortuna si possono anche avvistare falchi pellegrini e sparvieri.

Torre e Camminamento del Soccorso

La memoria del Brunelleschi è legata soprattutto alla celebre Cupola del Duomo di Firenze, ma il grande architetto del Rinascimento toscano realizzò anche opere di carattere militare di notevole interesse. Ne è un esempio il quattrocentesco Complesso della Rocca di Vicopisano, detto appunto del Brunelleschi, che comprende la Torre e il Camminamento del Soccorso, dal settembre del 2021 aperte al pubblico per chi volesse apprezzarne la perfezione ingegneristica e la bellezza dei panorami che circondano la Rocca.

La Torre del Soccorso fu originariamente realizzata a ridosso del porto sul fiume Arno, che proprio in questo punto lambiva le mura del castello, fino a quando nel XVI secolo non fu fatta una deviazione che ne spostò il corso. La Torre aveva un’evidente funzione di controllo del muraglione di accesso alla Rocca, mentre il Camminamento era stato progettato dal Brunelleschi come via di fuga privilegiata dalla fortezza al fiume e viceversa.

Badia di Morrona

Nella millenaria Badia di Morrona a Terricciola, in provincia di Pisa, oggi si parla di sostenibilità. La produzione di vino e olio ricavata dai 600 ettari che circondano la proprietà segue infatti i dettami dell’eco compatibilità, dei rispetto dell’ambiente che qui ha forte voce in capitolo. Siamo infatti nelle Terre di Pisa, caratterizzate da distese di colture agricole, in particolare di vite e olivo, da un paesaggio in cui la Badia di Morrona ha un posto importante dal 1089. A costruirla fu un ricco proprietario terriero, che trovò nei monaci dei fidi “collaboratori” che potevano gestire servi e braccianti assoldati per la cura dei campi.

La chiesa, in stile romanico e in pietra locale, è stata restaurata in modo da rispettarne il fascino mistico tipico del Medioevo. Lo si avverte in particolare nello splendido chiostro, da cui si accede al refettorio e al parco esterno, belvedere sulle verdi colline della Valdera.
Fra le curiosità di questo luogo c’è quella legata alla Madonna di San Torpé, conservata nella chiesa: l’opera è dedicata al martire cristiano che fu decapitato alla foce dell’Arno e giunto in modo misterioso sull’odierna spiaggia di Saint Tropez (da cui il nome della località francese).

La villa padronale, cuore del complesso monastico, risulta semplice nonostante la ricca collezione di pezzi d’arte di epoche diverse, che ne fanno una “casa-museo” sui generis: dai mosaici di epoca bizantina risalenti al V secolo d.C. ai cippi etruschi alle colonne in marmo, fino alle anfore romane ritrovate in mare.

Villa Bellavista Via Livornese 28 Buggiano

Quando si giunge davanti a Villa Bellavista a Borgo a Buggiano, a 4 km da Montecatini Terme, si resta colpiti dalla vastità dell’edificio, fra i più grandi in Italia dopo la Reggia di Caserta.

Eppure, dimora, cappella, giardino e numerose altre costruzioni sparse nei 45 poderi un tempo parte di un’unica proprietà furono tutti realizzati in soli 4 anni, dal 1696 sl 1699. A commissionare l’immenso lavoro fu Fabio Feroni, commerciante di fama internazionale arricchitosi in breve tempo per il contrabbando degli schiavi, cosa che però non gli impedì di far riconoscere la propria famiglia come nobile.

Nel 1695 i Feroni, divenuti marchesi, ordinarono quindi la costruzione della sontuosa dimora, affidando il progetto a uno degli architetti più in auge nella Firenze di fine ‘600, Antonio Maria Ferri. All’opera lavorarono alcune delle maestranze e degli artisti più noti dell’epoca, fra cui Pier Dandini, autore dei pregevoli affreschi eseguiti nei saloni di rappresentanza.

Palazzo Pretorio

Il Palazzo Pretorio di Buggiano Castello, fra gli edifici antichi meglio conservati del pistoiese, raccoglie in sé molta della storia transitata nella Valdinievole.

Al suo interno, sviluppato su tre piani, si scorgono elementi architettonici di epoca romana, longobarda e medievale, periodo in cui divenne sede del podestà. E proprio a questa sua funzione pubblica si devono i 57 stemmi che decorano la facciata, identificativi dei podestà che guidarono il comune tra il XIV e il XVII secolo.

Buggiano Castello

Buggiano Castello è un piccolo centro abitato in provincia di Pistoia noto anche come “Borgo degli agrumi”. La sua particolarità è di condensare in uno spazio assai ridotto numerosi monumenti di notevole interesse e alcuni dettagli, architettonici e non solo, che rappresentano degli unicum. In primis, la deliziosa Piazza Pretorio, detta anche “salotto d’Italia” per il suo aspetto intimo e raccolto, e poi il colore tipico di molte delle sue abitazioni, una sorta di Pantone locale definito Rosso Buggiano.
Sul “salotto” affaccia il duecentesco Palazzo Pretorio, fino al 1789 sede del Comune e della Podesteria e oggi location di eventi, mostre e matrimoni. Intatto nell’aspetto medievale, il Palazzo Pretorio si fa notare per la sua facciata, adorna dei 57 stemmi dei Podestà che da qui governarono il territorio. Una volta all’interno ci si ritrova poi ad ammirare gli affreschi quattrocenteschi e i documenti delI’Archivio storico. Accanto all’edificio si visita la Chiesa di San Nicolao, del 1038, sobria nel suo stile romanico, con tre navate e un ricco patrimonio artistico, comprendente un preziosissimo Fonte Battesimale e un ambone del XIII secolo. Dipinti e arredi sacri sono invece conservati nell’annesso Museo Parrocchiale, visitato il quale ci si può dedicare all’antica Abbazia e al chiostro perfettamente conservato.

Proseguendo verso la parte alta di Buggiano Castello si possono scorgere tracce dell’antica Rocca, oltre a resti di case torri e alI’ex Convento di S. Scolastica. Come se non bastasse, ecco poi l’Oratorio di San Martino e la settecentesca Villa Sermolli, affacciata su scorci meravigliosi sulla vallata sottostante.

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