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Galeotto Malatesta. Un nome che a Corinaldo è sinonimo di distruzione. Fu lui infatti che nel 1360 rase al suolo questo antico borgo marchigiano nell’entroterra di Senigallia, ma ciò non impedì che i suoi abitanti lo ricostruissero da zero e anche meglio, come dimostra il fatto che oggi è inserito fra i “Borghi più belli d’Italia”. Ad accogliere i visitatori è un’imponente cinta muraria medievale, fra le meglio conservate non solo delle Marche ma forse d’Italia, cosa che ha preservato il centro storico da altre invasioni e distruzioni. Asse del paese è la Via Piaggia, una suggestiva scalinata di 109 gradini su cui incombono tutt’attorno case in mattoni rossi disposte a spina di pesce, e a metà della quale si trova il Pozzo della Polenta. Nome curioso che allude a un fatto storico che ha segnato il paese: nel ‘400, venne realizzato un pozzo per l’approvvigionamento idrico, poi interrato e infine ricostruito nel 1980. Da allora, proprio in questo luogo, ogni terza domenica di luglio viene rievocata una gloriosa pagina di storia, la cosiddetta Contesa del Pozzo della Polenta, a ricordo dell’eroica resistenza perpetrata nel 1517 dalla popolazione contro l’assedio di Francesco Maria I della Rovere.
Risale invece agli inizi del Novecento la triste vicenda della giovane martire Maria Goretti, nata a Corinaldo nel 1890 e morta a soli 12 anni in un tentativo di stupro e infine proclamata santa nel 1950. Nel borgo si visitano in sua memoria il Santuario di Santa Maria Goretti, dove è collocata un’urna in argento contenente una sua reliquia, e la casa natale, appena fuori dal paese.
Nel borgo c’è un’altra casa che richiama attenzione, ma per una storia assai diversa. E’ la cosiddetta Casa di Scuretto, soprannome dato a un certo Gaetano, ciabattino perditempo il cui figlio emigrato in America aveva fatto fortuna. Per anni aveva dunque mantenuto il padre inviandogli i propri guadagni, a patto che costui costruisse una bella casa per quando sarebbe rimpatriato. Gaetano però sperperava sempre tutto, e per continuare l’inganno, fece costruire una facciata, solo quella, e inviò la foto in America come prova. Il figlio però capì l’inganno e smise di mandare il denaro. La facciata è ancora lì, in piedi, al civico 5 di Via Piaggia, a ricordo anche di un’epoca di grandi flussi emigratori verso gli Stati Uniti.
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