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Comune di CALCI
Committente fu l’Arcivescovo di Pisa, “sponsor” le più illustre famiglie pisane. Questa l’origine della Certosa di Calci, gioiello architettonico sorto nel 1366 e più volte ampliato nei secoli seguenti, fino a diventare Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci. L’arrivo alla Certosa è accompagnato da due viali alberati che costeggiano un percorso pedonale. Man mano che ci si avvicina si ha modo di respirare l’atmosfera mistica di un luogo immerso nel silenzio e nella natura incontaminata, quella della Valgraziosa, una distesa di ulivi e campagna in grado di trasmettere pace. Una volta entrati, ci si perde fra ambienti ricolmi di opere d’arte, ciascuno dei quali con pavimenti in marmo di Carrara in tre tonalità – bianco, nero e grigio – posati in maniera prospettica e con disegni sempre diversi: il corte d’onore, la farmacia, la chiesa, le cappelle, il chiostro dei padri e la cella, il chiostro e la cappella del capitolo, il refettorio, la foresteria e il chiostro granducale.
La visita permette di addentrarsi anche nelle dinamiche organizzative di un ordine religioso di ben sette secoli fa. La regola principale era che i Padri erano 14 e non ne poteva essere ammesso un altro se non per la morte di un suo predecessore. Si trattava solo di nobili o ricchi, e il loro compito era esclusivamente quello di pregare, seguendo la più stretta clausura, uscendo solo la domenica a pranzo quando la comunità si riuniva nel refettorio. La foresteria e l’appartamento detto “Granducale” ricordano il periodo in cui la Certosa di Calci era la più importante del Granducato e veniva quindi presa come punto di riferimento per brevi soggiorni da chi era desideroso di un’esperienza mistica, vale a dire parenti dei Padri e il Granduca stesso. Molto suggestiva la visita agli spazi riservati alla vita eremitica, al chiostro grande con le 14 celle dei monaci e agli ambienti di natura religiosa. I locali di servizio del monastero sono invece stati riconvertiti a sede del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa.
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