In dialetto ascolano, il borgo di Colli del Tronto si chiama Li Colle. Sorge su un’area ricca di antichi insediamenti, testimoniati da reperti preistorici, necropoli picene e tombe romane relative al sito di “Castrum Fanum. Secondo alcuni studiosi, sarebbe questo il luogo in cui Pirro sconfisse i romani. Vero o no, le suggestioni rimangono e piacciono agli appassionati di archeologia e storia.
Fare tappa nel borgo consente di scoprire piccoli gioielli d’arte come per esempio Villa Panichi, Villa Ercolani, Villa Mastrangelo, Villa Spreca e Villa Fonzi, e ovviamente la Chiesa Parrocchia Santa Felicita, del Settecento, che al suo interno conserva la tela del pittore ottocentesco Ferdinando Cicconi, nativo proprio di Colli del Tronto, così come il musicista Antonio Lozzi. Da ricordare anche la tradizione più rinomata di Colli, quella dei “carradori”, artigiani che costruivano eleganti e solidi carri agricoli istoriati da pitture e strumenti per la lavorazione dei campi.
In dialetto ascolano, il borgo di Colli del Tronto si chiama Li Colle. Sorge su un’area ricca di antichi insediamenti, testimoniati da reperti preistorici, necropoli picene e tombe romane relative al sito di “Castrum Fanum.
Fare tappa nel borgo consente di scoprire piccoli gioielli d’arte come per esempio la Chiesa Parrocchia Santa Felicita: preceduta da una scalinata monumentale, fu costruita la prima volta nel 1573 dalla Comunità dei Domenicani di Ascoli Piceno, ma ciò che si vede oggi risale al 1796 e si deve al progetto dell’architetto di Milano Pietro Maggi. Al suo interno la chiesa conserva la tela del pittore ottocentesco Ferdinando Cicconi, nativo proprio di Colli del Tronto, mentre scendendo nella cripta si svela un ambiente chiaramente ispirato alla Grotta di Lourdes.
Con una larghezza di appena 43 centimetri, è il Vicolo più stretto d’Italia. Non ha neanche un nome, ma di certo, basta chiedere a chiunque a Ripatransone per arrivarci e scattare una foto a dir poco curiosa. E’ una delle attrattive di questo borgo marchigiano in provincia di Ascoli Piceno, noto anche come “belvedere del Piceno” per la sua posizione panoramica sulle valli del torrente Menocchia e del fiume Tesino. Inserito nell’Associazione Nazionale Città dell’Olio e in quella delle Città del miele, è Bandiera Arancione del Touring Club per la qualità turistico-ambientale che sa esprimere in ciò che offre: una cinta muraria ben conservata, costruita tra il XII e il XVI secolo e lunga quasi 2 km e mezzo, scandita da Porta Cuprense, Porta San Domenico, Porta d’Agello, Porta di Monte Antico e numerosi Torrioni merlati. Le mura racchiudono emergenze importanti che alternano edifici di epoca medievale a quelli di epoca rinascimentale e barocca: il complesso delle Fonti e la Cattedrale, iniziata nel 1597 e completata una trentina di anni dopo, cui è stata aggiunta la torre campanaria nel 1902, alta 7 metri; Il Palazzo Comunale del XIII secolo ma rimaneggiato più volte fino al XIX secolo; il trecentesco Palazzo del Podestà, che al suo interno custodisce il Teatro Comunale Mercantini, del 1824. Palazzo Bonomi-Gera accoglie invece il Museo Civico, che si compone di cinque raccolte: la pinacoteca, con un ricco patrimonio di opere importanti di Vittore Crivelli e di Vincenzo Pagani; la Gipsoteca Uno Gera; il museo storico etnografico; il Museo storico risorgimentale Luigi Mercantini e una galleria d’arte contemporanea. Il Museo Archeologico, attraverso reperti preistorici, piceni e romani provenienti dai dintorni e dall’antico Ager Cuprensis, ripercorre la storia plurimillenaria del territorio di Ripatransone, così come il Museo della Civiltà Contadina e Artigiana, che si concentra sulla tradizione rurale del paese, e il Museo del Vasaio, con oltre ottocento manufatti in terracotta fra cui i tipici fischietti chiamati “cuchi”.
Parlando di tradizioni, la ricorrenza da non perdere sono quella del Cavallo di Fuoco, una rievocazione storica che si tiene ogni anno nel giorno dell’Ottava di Pasqua, e la Festa della Maddalena, patrona della città, che si svolge a luglio alternando momenti religiosi a profani, in cui è anche possibile degustare i prodotti tipici della zona, quali l’olio extra vergine di oliva e i vini DOC, il Falerio dei Colli Ascolani e il Rosso Piceno Superiore.
Dal 1597 agli anni ’50 del Novecento, la Cattedrale Basilica intitolata ai Santi Gregorio e Margherita di Ripatransone non ha mai smesso di essere ampliata, modificata, ristrutturata.
Per realizzare la prima chiesa ci vollero 26 anni, dal 1597 al 1623, poi nel 1786 fu aggiunto il tiburio ottagonale, mentre facciata e campanile furono rivisti rispettivamente nel 1842 e alla fine dell’800 su progetto dell’architetto pontificio F. Vespignani. Quanto agli interni, le decorazioni pittoriche delle tre navate a croce latina sono dei fratelli Michelangelo e Marcantonio Bedini e risalgono alla fine degli anni ‘50. Molte altre sono però le opere da ammirare: il pulpito ligneo del ‘600 opera di D. Bonfini da Patrignone, l’altare in marmo del Poscetti di Roma, e due dipinti rappresentanti S. Gregorio Magno e la Natività, del ‘700. Splendidi anche il coro ligneo realizzato da Agostilio Evangelisti nel 1620, l’imponente statua di S. Gregorio Magno, il complesso pittorico del Bedini, il Crocefisso ligneo policromo donato, secondo la tradizione, da papa Pio V nel 1571, la Tela d’altare rappresentante Carlo Borromeo attribuita al Turchi detto l’Orbetto, del 1623, e la Pala d’altare opera di S. Ciannavei di Ascoli Piceno, dell’800.
In questo trionfo di arti e mestieri si inserisce un organo liturgico opera del celebre organaro veneto Gaetano Callido. Costruito nel 1773 per la Chiesa della Maddalena dei Frati Minori Osservanti fu poi traslocato insieme alla cantoria nel 1812.
Il borgo di Ripatransone, in provincia di Ascoli Piceno, ospita il sorprendente Polo Museale di Palazzo Bonomi Gera, ensemble di collezioni di vario genere, frutto per lo più di generosi lasciti privati. Lo stesso edificio è una donazione alla comunità fatta dall’ultimo proprietario del palazzo, Uno Gera, autore delle opere che hanno dato il via alla creazione dell’attuale Gipsoteca Gera. Nella sala sono infatti esposte le opere da lui realizzate, oltre a interessanti bozzetti di studio, oggetti in bronzo e statue.
Il percorso della pinacoteca prosegue poi con la Sala degli Affreschi e la Galleria dei Ritratti, allestita nel vano dello scalone che porta al piano nobile. La Sala Crivelli è dedicata al grande pittore veneto marchigiano Vittore Crivelli, mentre la Sala Coghetti ai bozzetti di Francesco Coghetti, artista dal linguaggio pittorico eclettico. Nel Salone delle Feste trova spazio la pregevole collezione di ceramiche Castelli. Il tour del Polo Museale di Palazzo Bonomi Gera prosegue con la visita alla Galleria d’Arte Contemporanea, riservata agli esponenti di spicco dell’arte della seconda metà del ‘900, quali Pericle Fazzini, Remo Brindisi, Mino Maccari, Renato Guttuso, Ernesto Treccani, Antonio Corpora, Umberto Mastroianni, Emilio Greco.
Grazie alla donazione fatta alla comunità di Ripatransone dall’onorevole Alceo Speranza è invece nato il Museo del Risorgimento “Luigi Mercantini”, poeta nativo del borgo marchigiano la cui vita e opere sono qui ricostruite da una raccolta di oggetti e cimeli personali esposti in ordine cronologico. Tale mostra si completa anche di una serie di cassetti tattili, schede di sala in braille e servizio di visita guidata con interprete LIS, realizzati grazie al progetto “Il museo di tutti e per tutti”. Chiude la visita la Raccolta storico-etnografica, costituita da circa settecento pezzi provenienti dai cinque continenti che consentono un viaggio nelle affascinanti tradizioni di numerosi popoli esotici.
Dal 17 gennaio, dedicato a Sant’Antonio Abate, al giorno delle Ceneri, nel borgo marchigiano di Offida si fa festa, celebrando il Carnevale in ogni sua forma. Il rituale inizia la “Domenica degli Amici”, che precede di due settimane il Carnevale, con la fanfara della “Congrega del Ciorpento”.
Le Congreghe animano il paese a ritmo di musica sempre più incalzante e la mattina del Giovedì Grasso ricevono in consegna, dal Sindaco, le chiavi della citt, gesto simbolico che sottolinea come, da quel momento, Offida è nelle loro mani. Sabato, domenica e lunedì si svolgono i “veglionissimi” presso Il Teatro Serpente Aureo, la mascherata dei bambini, la caccia a “Lu Bov Fint” (il bove finto), la festa in piazza che si conclude con la fantasmagorica sfilata dei “Vlurd”.
In particolare, il venerdì grasso è il giorno dedicato al bove finto, un rudimentale bove costituito da un’intelaiatura di legno e ferro, coperta da un panno bianco e portato a spalle da un paio di uomini, simulando in mezzo alla folla una sorta di corrida. Dopo il gran caos, con l’uccisione simbolica del bove torna la quiete.
I vlurd sono invece i fasci di canne imbottiti di paglia, accesi e portati a spalla da centinaia di uomini e donne mascherati. Il crepuscolo e l’atmosfera medievale di Offida creano una suggestione unica in tutto il borgo, fino a quando si arriva nella piazza centrale dove viene appiccato un grande falò, attorno al quale si svolgono balli sfrenati. Il Carnevale di Offida è rinomato in tutta la Regione e oltre, attirando turisti da ogni dove, coinvolti in un’autentica festa di popolo.
La storia del Teatro Mercantini di Ripatransone, intitolato al poeta risorgimentale Luigi Mercantini, ha molti elementi in comune con quella di un altro palcoscenico dell’ascolano, quello del Teatro Serpente Aureo di Offida. In primis, l’architetto che ne curò il progetto, che fu per entrambi Pietro Maggi, il secondo è che il Mercantini è ricavato all’interno dell’edificio che nel Trecento ospitava il Palazzo del Podestà, mentre a Offida è collocato nel Palazzo Comunale. Similitudini che si ritrovano anche nei decori, di stucchi e dipinti in stile Barocco. Curiosa la circostanza secondo la quale l’inaugurazione del teatro fu fatta nel 1824, benché fossero ancora incompleti l’ultimo ordine dei palchetti e il sistema di copertura definitivo. Di questa parte si occupò nel 1837 l’architetto Francesco Bassotti, che ne seguì i lavori di completamento fino alla sua apertura definitiva, avvenuta nel 1843 con la Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti.
L’acceso al teatro avviene dal portico del Palazzo del Podestà, noto come degli Anziani, mentre la sala presenta la tipica pianta a ferro di cavallo, che ricalca l’impostazione planimetrica del Teatro Serpente Aureo, così come il plafone decorato con motivi floreali e con una serie di medaglioni, alcuni dei quali raffiguranti i volti di Gioacchino Rossini, di Giuseppe Verdi, di Vittorio Alfieri, di Vincenzo Bellini, di Calco Goldoni, ed infine di Pietro Metastasio. Lunghi lavori di restauro hanno permesso di riaprire il teatro Mercantini di Ripatransone il 14 aprile 2012: alzato il sipario, sono risuonate in platea le note del Canto degli Italiani, di Goffredo Mameli.
Cesare Cellini fu un reverendo di Ripatransone vissuto fra il 1832 e il 1903. Da appassionato studioso di archeologia e storia, nel corso della sua vita ebbe modo di mettere insieme una ricca collezione di reperti, che nel 1877 donò alla cittadinanza per la costituzione di un primo Museo Civico Archeologico, integrato poi nel corso dei decenni successivi dalle donazioni di altre famiglie locali. Riallestito circa un decennio fa nel suo percorso espositivo, il Museo di Ripatransone può contare oggi su circa cinquemila reperti, dei quali soltanto un 10% è stato esposto nelle tre sezioni – preistorica, protostorica e romana. In questo computo si calcolano anche le centinaia di pezzi conservati nel Deposito e quelli di provenienza esterna collocati presso la Biblioteca. In questo mare magnum di memorie di varie epoche, da quelle della civiltà picena a quella romana, è un trionfo di monete, terracotte, lucerne, epigrafi e sculture, fra cui alcune di particolar pregio provenienti da Cupra Marittima, sempre nell’ascolano.
La Chiesa di S. Filippo e dell’Immacolata Concezione, ubicata tra via Consorti e via Margherita, fu edificata tra il 1680 e il 1722 su progetto dell’architetto romano Francesco Massari, allievo e collaboratore del Borromini, e portata a termine dall’architetto-pittore Lucio Bonomi che si occupò di curare la sobria immagine finale del tempio.
L’interno presenta una ricca decorazione architettonica in ori e stucchi, opera del milanese Mastro Tobia e del perugino Lorenzo Vibi. La chiesa fu realizzata a croce latina e ad unica navata con paraste corinzie che scandiscono le cappelle laterali centinate con volte a botte e un transetto particolarmente sporgente rispetto alla maggior parte delle chiese oratoriane marchigiane. L’altare maggiore risale al 1843 ad opera di Gaetano Ferri e presenta una statua dell’Immacolata mentre in precedenza ospitava il prezioso dipinto, probabilmente realizzato da Lazzaro Baldi, su disegno di Pietro da Cortona, oggi collocato sul transetto. Nella parte del transetto è possibile ammirare alcune tele di Ubaldo Ricci da Fermo (prima metà ‘700): la cappella dedicata a San Gaetano da Thiene, il San Francesco di Paola e la Madonna col Bambino e San Filippo, pala del monumentale altare in legno dorato della cappella sinistra del transetto.
Nella terza cappella a sinistra si trova l’unico altare marmoreo della chiesa che racchiude alcune reliquie di S. Filippo contenute in urne e in due busti del Santo; nella seconda cappella, eretta nel 1725 dalla famiglia Recco, è rappresentato il Transito di San Giuseppe. La cripta ospita dal 1996 il Museo della Civiltà Contadina ed Artigiana del medio Piceno.
L’1 maggio 1585, Felice di Peretto da Montalto, poi passato alla storia come Felice Peretti, viene eletto al soglio pontificio come 227° papa e prende il nome di Sisto V. Da quel momento, la storia del suo borgo natio, inserito nel GABA – Il Grande Anello dei Borghi Ascolani, cambia, si evolve, cresce, a partire da quella della sua comunità cristiana che viene elevata dal neo papa a Diocesi, così come la Collegiata di S. Maria intus Civitatem viene dichiarata Cattedrale.
Della Cattedrale di Santa Maria Assunta si potrebbero raccontare le mille vicissitudini che hanno portato alla sua costruzione, a partire dai molti committenti e benefattori giunti qui perfino da altre parti d’Italia, primo fra tutti il modenese Girolamo Codebò, eletto quinto Vescovo di Montalto. Quello che è ben visibile a colpo d’occhio e che non ha bisogno di spiegazioni è l’imponenza dell’edificio, che con i suoi quasi 1.800 mq di superficie è fra i più grandi delle Marche e non solo. Un’importanza, di forma e di sostanza, sempre riconosciuta nei secoli, e che dal 1965 è stata portata alla dignità di basilica minore da Papa Paolo VI. Insomma, una meta d’obbligo per chi è diretto nell’ascolano, sulle tracce del Papa che a Roma lasciò opere importanti – a lui si devono per esempio il nuovo Palazzo Laterano, la Biblioteca Vaticana e il completamento della cupola di San Pietro – ma che non dimenticò mai la sua terra d’origine.