Strada del Vino di Montespertoli

Sono per lo più prodotti DOCG quelli interessati dalla Strada del Vino di Montespertoli, sviluppata nella parte centrale della Toscana, nella zona nota come Chianti Fiorentino. In particolare, Montespertoli è considerata una delle “capitali” del rinomato vino toscano, dal 1997 riconosciuta come sottozona “Chianti Montespertoli”; pertanto, percorrere questa “via del gusto” significa andare alla scoperta di una tradizione antica, portata avanti con brio e voglia di evolversi dalle numerose aziende disseminate sulle colline nei dintorni di Firenze. Molte di esse sono collocate lungo la Via Lucardese, che conduce fino all’antico borgo di Lucardo, il cui abitato ha alcune peculiarità che meritano attenzione: nonostante le sue ridotte dimensioni è diviso in Lucardo Alto e Lucardo Basso, e inoltre tutte le abitazioni del borgo, Cassero compreso, affacciano su un’unica piazza. Appena fuori le mura di Lucardo sorge la Chiesa dei Santi Martino e Giusto, consacrata nel 1093. Proseguendo l’itinerario si toccano le località Trecento, Montalbino e San Lorenzo, fino ad arrivare al cospetto della bella Pieve di San Pietro in Mercato e all’adiacente Museo di Arte Sacra. E ancora, il Chianti regala ancora soprese nei piccoli borghi nei dintorni di Montespertoli, quali Botinaccio, Poppiano, Montegufoni e Sonnino.

Ritornando sulla Via Lucardese, a supporto di una maggior conoscenza della materia enologica, si può visitare il Centro per la Cultura del Vino “I Lecci”, che fra le sue attività ha anche la tappa al Museo del Vino, mentre la Mostra-Mercato del Vino Chianti è fra le più antiche manifestazioni di settore della Toscana. La prima edizione dell’evento si tenne nel 1958, prendendo spunto dalla tradizionale “Fiera del Bestiame”, e ad oggi è un appuntamento fisso in calendario, previsto fra l’ultima settimana di maggio e la prima di giugno, un vero “place to be” per tutti gli appassionati del buon bere.

Museo del Vino

Vino e carni pregiate. Il Chianti a tavola si può riassumere così, in questi due elementi base che danno l’ossatura a una cultura del buon cibo e del buon bere radicata in questo territorio alle porte di Firenze. E a Greve in Chianti c’è una famiglia che si intende di entrambe le materie, tanto da averne fatto da generazioni il proprio mestiere. Sulla piazza principale del borgo, Piazza Matteotti, affacciano l’Antica Macelleria Falorni e da qualche tempo il Falorni Bistrò, mentre su Piazza delle Cantine c’è l’Enoteca Falorni. Era dunque pensabile che prima o poi, questa dinastia di macellai e “vignaioli” creasse anche un luogo per promuovere la cultura enogastronomica del Chianti. Ci hanno pensato Lorenzo e Stefano Bencistà Falorni, cui si deve la realizzazione del Museo del Vino, situato su un atro “salotto” di Greve, Piazza Nino Tirinnanzi. Qui, reperti, documenti e attrezzi da lavoro raccontano gli ultimi due secoli di storia dell’enocoltura locale, che tanta parte ha avuto nella storia del Chianti e nel più recente sviluppo come travel destination.

Badia a Passignano

L’Abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano è un viaggio a se stante, una di quelle escursioni che potrebbero durare un’ora come una giornata o una settimana. Perché chi arriva sul posto, in questo angolo di paradiso in terra adibito non a caso a luogo dell’anima, ne coglie subito la complessità, architettonica, artistica e ambientale. In primis c’è la millenaria abbazia vallombrosana che nel XVI secolo vide insegnare qui persino Galileo Galilei, c’è la Chiesa del Cinquecento a croce latina con un magnifico coro monastico e pitture di grandi artisti dell’epoca, e c’è tutt’attorno l’Area Naturalistica Protetta di Badia a Passignano. Quest’ultima in particolare deve le sue origini all’azione riformatrice del monastero, che già in epoca medievale spinse sulle coltivazioni arborate, di vite e olivicoltura. Nell’insieme, appunto, Badia a Passignano è una meta che invita al soggiorno chi è in cerca di relax, di silenzi carichi di significato, di contatto con la natura e con gente che sa cosa vuol dire essere custodi di preziosi lasciti del passato.

San Donato in Poggio

Una delle frazioni di Barberino Tavarnelle è il piccolo borgo di San Donato in Poggio, fra gli innumerevoli luoghi da scoprire nella bella campagna della provincia fiorentina. L’abitato è racchiuso ancora oggi da una cortina di mura altomedievali cui si accede da Porta Senese e Porta Fiorentina. Lungo la cinta difensiva spicca la mole di alcuni bastioni, fra cui quella del cosiddetto Torrino e della Torre Campanaria del XII secolo, fra le case-torri meglio conservate. Il tour storico-architettonico tocca poi Piazza Malaspina, Palazzo Malaspina ex Palazzo Ticci, la bella Chiesa di Santa Maria della Neve, in austero stile gotico, e Palazzo Pretorio. Appena fuori dal borgo, la sosta da fare è presso la Pieve di San Donato in Poggio, in puro romanico fiorentino, menzionata già in una pergamena del 989.

Pieve di Sant’Appiano

Nel piccolo Antiquarium nei pressi della Pieve di Sant’Appiano, frazione del Comune di Barberino Tavarnelle, è custodita una“babele” di reperti archeologici. Cultura etrusca, greca, ellenistica, romana, protoromana, medievale e rinascimentale si assommano l’una all’altra, nelle teche che mostrano urne funerarie in alabastro, ceramiche attiche a figure rosse, cippi funerari, sculture e oggetti di culto pagano e cristiano. Insomma, un melting pot che attraversa quasi tremila anni di storia, prendendo il via da due tombe etrusche dell’VIII secolo a.C. Se già l’Antiquarium è un motivo di visita, a ciò si aggiunga l’indiscussa bellezza del contesto naturalistico e della Pieve di Sant’Appiano, che nell’atmosfera mistica della cripta conserva le spoglie del Santo. Non solo. Percorrendo il viale di cipressi che accompagna fino in cima al poggio, scorrono accanto le rovine di un edificio ottagonale, del chiostro, della canonica e di alcuni annessi ormai abbandonati, oltre i quali la vista si apre su un paesaggio da cartolina che sa di Toscana.

Barberino Val d’Elsa

Lungo la Via Francigena, nel tratto compreso fra Firenze e Siena, si trova il borgo di Barberino Val D’Elsa, il cui abitato si sviluppa su un’unica strada maestra, da Porta Senese Romana a Porta Fiorentina. Entrando dalla Porta Senese, si incontra subito il Palazzo detto del Cardinale, sul cui ingresso campeggia lo stemma dei Barberini, la potente famiglia Tafani detta prima“da Barberino”e poi Barberini, che nel corso dei secoli diede i natali a personalità che hanno segnato la storia di Firenze e Roma. Uno su tutti, Papa Urbano VIII, il più illustre fra i tanti uomini di Chiesa dei Barberini. Poco oltre, incontriamo il bel Palazzo Pretorio, attualmente Chiesa di S. Bartolomeo, riconoscibile per la facciata rinascimentale adorna di 35 stemmi gentilizi appartenuti ai Podestà delle più importanti famiglie fiorentine del Quattrocento. Un edificio con loggia si affaccia dalla parte opposta della piazza, là dove avvenivano comizi, incontri e si svolgeva il mercato coperto.
Tornando per un istante alla Chiesa di S. Bartolomeo, ciò che si vede oggi risale a una totale trasformazione avvenuta nel 1910, a opera dell’architetto fiorentino Castellucci che ne mutò stile e persino orientamento della facciata, che dalla piazza principale ora guarda sulla valle. Per intuire ciò che c’era prima è rimasto ben poco: una croce scolpita e racchiusa in un tondo dell’architrave esterno della porta principale, alcuni frammenti di affresco del XIV-XV secolo, un busto in bronzo del Beato Davanzato e la salma dello stesso.

Museo delle Arti e della Cultura Contadina del Montalbano

Dal 2012, ad arricchire il patrimonio storico del piccolo borgo di Lamporecchio, nella frazione di Porciano c’è il Museo delle Arti e della Cultura Contadina del Montalbano.

L’esposizione è stata ricavata nei locali adiacenti la Chiesa di San Giorgio e sostenuta dalla Pro Loco di Porciano nonché dalla famiglia Gori, che ha donato ben 392 pezzi.

Vecchi oggetti rurali, stadere e unità di misura, attrezzi della bottega di un falegname e di un calzolaio e quelli per la filatura della lana e della canapa… Qui ogni singolo oggetto racconta un pezzo di storia del passato di questa terra antica.

Museo dell’Arte Sacra

La frazione di Porciano ha appena un centinaio scarso di abitanti, ma da Lamporecchio, a 4,5 km di distanza, vale la pena spingersi fino a questo poggio per visitare la Chiesa di San Giorgio, riaperta nel 2010 dopo un lungo restauro.

I lavori hanno portato anche all’apertura di un piccolo Museo di Arte Sacra, con oggetti e arredi religiosi conservati accanto a reperti datati a partire dal XV al XVIII secolo fino ai giorni nostri.

Fiore all’occhiello del museo è lo stemma della casata dei Cerretani, dell’inizio del XV secolo, la cui “firma” stilistica è quella inconfondibile della famosa bottega dei Della Robbia.

Villa di Papiano

Laura Merrick era discendente dei Principi di Galles ma era famosa come “l’Americana” perché nata a Philadelphia (nel 1842). Il suo arrivo in Italia si deve all’amico Emilio Torrigiani, allora proprietario di Villa di Papiano a Lamporecchio, dimora di cui la Merrick si innamora fino ad acquistarla. A lei si devono i lunghi lavori di restauro che trasformano un aristocratico edificio del XVI secolo in una residenza di gusto neorinascimentale.

Il suo arrivo porta una ventata di novità in tutto il piccolo borgo: “l’Americana” restaura prima la Chiesa di Santo Stefano, poi amplia le terre della tenuta di Villa di Papiano, che inizia allora a essere chiamata Villa “l’Americana”. Nel 1911, da vera filantropa, Laura Merrick inaugura una scuola di merletti e lavori femminili a sostegno delle donne che non avevano un lavoro costante. Il progetto ha un notevole successo, sostenendo l’economia del paese per lungo tempo.

Della villa si apprezzano ancora oggi gli ambienti eleganti, gli abiti appartenuti alla nobildonna americana e il bel loggiato all’ultimo piano, da cui si può godere di una splendida vista sulla campagna pistoiese.

Strada del Vino dei Colli di Candia e di Lunigiana

Lungo la Strada del Vino Monteregio che si sviluppa in provincia di Massa-Carrara, e quella dei Colli di Candia e di Lunigiana ci si può dedicare a degustazioni da raffinati gourmand, che spaziano ben oltre i vini DOP Candia dei Colli Apuani e Colli di Luni e IGP Val di Magra, contemplando anche pani speciali come la Marocca di Casola, Presidio Slow Food a base di farina di castagne, il Marocco di Montignoso con farina di mais e olive, e i pani originari dei borghi di Vinca, Po’ e Agnino ancora oggi cotti nel forno a legna. Aprire un pranzo in Toscana significa spesso iniziare con crostini farciti con fegatini oppure con formaggi e salumi locali. Fra questi c’è il lardo di Colonnata IGP, da accompagnare anche con dell’ottimo miele della Lunigiana DOP. In un territorio dedicato all’agricoltura, si combina perfettamente un soggiorno in un’azienda ricettiva country, in un range che va dal rustico allo chic, più o meno Tuscan style, magari con annessa cantina per degustare vino e olio extravergine d’oliva.

Entrambi questi prodotti di eccellenza sono ottimi per accompagnare le ricette tipiche di questa parte di Toscana: testaroli al pesto, torta d’erbi, bomba di riso, pappardelle al sugo di lepre, frittini alla Lunigiana e, per finire, l’onnipresente castagnaccio.

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