Abbazia SS. Ruffino e Vitale di Amandola

In un paesaggio incontaminato che guarda sui Monti Sibillini, si colloca l’Abbazia benedettina dei Santi Ruffino e Vitale, fra i numerosi gioielli architettonici del borgo medievale di Amandola, nel fermano. Lo stile romanico riporta alla seconda metà del XI secolo, e ai numerosi passaggi di proprietà documentati sin dal 1267, anno in cui i Signori di Monte Pasillo, pur di mantenere i diritti sul monastero e i suoi terreni, vendettero al Comune di Amandola il castello, il Monte di Marnacchia e le 180 famiglie che vi risiedevano, cosa che poi si ripeté dieci anni dopo con un’altra famiglia, i Signori De Smerillo.
Le tre navate dell’abbazia, in semplice pietra, conducono fino alla cripta, che ne ha cinque di navate, e dietro l’altare custodisce il vero tesoro, le reliquie di San Ruffino martire. Da ammirare sono anche due affreschi di stile tardo medioevale: la Vergine in trono con il Bambino e la Madonna col Bambino che porge a San Ruffino martire un ramoscello.

Per secoli, l’Abbazia ha esercitato un forte impulso su tutto il contesto sociale, sia dal punto di vista religioso che economico, fino a quando, dopo anni di abbandono e molteplici ricostruzioni, non è stata restaurata insieme all’adiacente monastero, e ora è pronta ad accogliere credenti e visitatori.

Museo Civico e Pinacoteca Crociani

Il Museo Civico e Pinacoteca Crociani di Montepulciano, in provincia di Siena, ha più di un secolo di vita, trascorso in due diverse sedi: la prima, quella tenuta dall’anno di fondazione, il 1905, al 1957, nel Palazzo Comunale del borgo medievale, la seconda in una location di nobili origini, Palazzzo Neri Orselli. L’attuale percorso espositivo, rinnovato e ampliato nel 2000, si divide in tre sezioni: una ricca raccolta di dipinti di scuola senese e fiorentina datati dal XIII al XVIII secolo, una archeologica con reperti di quattro necropoli scoperte in località Acquaviva nel 1979, e una storico-documentaria che guida alla scoperta del territorio e dei suoi monumenti attraverso documenti, reperti e opere di vario genere.

Torrione del Podestà Amandola

Fra le tante case-torri e campanili del borgo marchigiano di Amandola, in provincia di Fermo, spicca il Torrione del Podestà, in cima al poggio di Castel Leone, l’antica Platea Comunis oggi nota come Piazza Alta, là dove si concentravano edifici civili e religiosi, in una sorta di Agorà medievale. Il suo aspetto lineare e compatto non lascia trasparire i numerosi interventi, datati al 1352, al 1518 e al 1547, anno in cui il Torrione del Podestà venne completamente ricostruito. Ultimo tassello ad arrivare fu, nel ‘700, il grande orologio al centro della facciata, proveniente dal campanile della Chiesa di S. Francesco.

Borgo di Montelparo

Le tracce di una necropoli romana in contrada Celestrana non sono i più antichi nel territorio di Montelparo, nel fermano. Prima dei Romani, dall’VIII secolo a.C. in poi, lo avevano colonizzato i Piceni, ma secondo alcuni studiosi è ai Longobardi che si deve il toponimo, derivato da Elprando o Eliprando, condottiero longobardo che nell’alto medioevo costruì qui un castello. Di quel periodo si vedono ancora le tracce di tre cerchie murarie, dei bastioni difensivi e di quattro porte, che hanno custodito per secoli tesori come la Chiesa e il Convento di Sant’Agostino, la Chiesa di San Gregorio Magno, datata al 1615, e Palazzo Agostiniano, sede del Museo di Arte Sacra e della Mostra permanente “Gli antichi mestieri ambulanti”. L’esposizione contempla oltre quaranta biciclette, tutte perfettamente funzionanti, realizzate e adattate agli inizi del Novecento per diventare veri e propri strumenti per attività lavorative ambulanti.

Parlando di tradizioni, non si può non fare riferimento al ricco calendario di eventi che ripropone di anno in anno importanti momenti di aggregazione sociale, incentrati ora sull’enogastronomia ora sul credo religioso. Si vedano a gennaio la Festa di S. Antonio con degustazione tradizionale del baccalà, ad aprile la Rappresentazione in costume della “Via Crucis” per le vie del centro storico, a luglio la Festa di San Paolino e ritrovo degli ex-montelparesi e la Manifestazione il “Chiostro D’Oro”, rassegna di teatro dialettale, ad agosto la Sagra della polenta sulla spianatora, a settembre la Festa di Santa Maria in Camurano con la sfilata delle canastrelle e del pesce fritto, e la Festa di San Michele Arcangelo, e infine a novembre la Festa dell’Anziano e dei Combattenti e Reduci.

Gola dell’Infernaccio

Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, così come le quattro province dominate dal massiccio omonimo, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Perugia, sono meta ideale per l’escursionismo, a ogni livello e con ogni mezzo, che sia a piedi, a cavallo o su due ruote. Con una superficie di circa 71.437 ettari, ce n’è davvero per tutti, anche per la varietà di paesaggi che questa vasta area offre e per le infinite attività possibili. Uno degli itinerari di trekking più noti è quello che, in appena 7,5 km fra andata e ritorno e su un tracciato che si sviluppa fra i 953 e i 1.150 metri, permette di toccare, uno dopo l’altro, luoghi assai suggestivi, come il borgo medievale di Montefortino, l’Eremo di San Leonardo, le Cascate Nascoste, le sorgenti del fiume Tenna e infine le Gole dell’Infernaccio, di per sé fra le attrazioni principali del Parco Nazionale e di tutto l’Appennino umbro-marchigiano. Di fronte all’ingresso alla Gola dell’Infernaccio si trovano le Pisciarelle, cascatelle a goccia che sono solo un piccolo assaggio di ciò che ci attende nel canyon naturale che si apre poco oltre.
Da qui comincia il sentiero che si inerpica tra rocce e fitta vegetazione, diventando poi più facile e suddividendosi in comode stradine e comodi sentieri. Dopo una faggeta e qualche centinaio di metri, un bivio porta da un lato all’Eremo di San Leonardo, dall’altro verso Capotenna, zona della sorgente del fiume Tenna. Il percorso più breve è il primo, ma è anche il più affollato. All’arrivo si è comunque ripagati dalla bellezza di questo luogo consacrato immerso nella natura.

Santuario della Madonna dell’Ambro

L’Eremo di San Leonardo, le Cascate Nascoste, le sorgenti del fiume Tenna e le Gole dell’Infernaccio. A questi già validi spunti di viaggio che fanno di Montefortino, nel fermano, una meta fra le più gettonate del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, si aggiunge il Santuario Madonna dell’Ambro, dopo Loreto uno dei santuari delle Marche più antichi e più visitati. La sua origine ha per così dire una natura miracolosa: intorno all’anno Mille, la Madonna apparve più volte a una bambina di nome Santina, sordomuta, che in seguito a questi episodi recuperò l’uso della parola. Ciò fece diventare il luogo una meta di pellegrinaggio, che nel 1037 portò a una prima costruzione, voluta dai feudatari del luogo, legati alla vicina Abbazia Benedettina di S.Anastasio. Rivisto più volte nei secoli, oggi il Santuario della Madonna dell’Ambro è noto come “la piccola Lourdes dei Sibillini” per la sua somiglianza con il celebre luogo santo di Francia. Durante la visita vale la pena soffermarsi presso la vecchia cappella, parte dell’edificio più antico, tappezzata da centinaia di foto di “graziati” dalla Madonna.

Pinacoteca Civica F. Duranti – Museo d’Arte Sacra – Museo Faunistico dei Monti Sibillini

Seppur in tono enfatico, la definizione di “piccola Louvre” mette in luce l’importanza della Pinacoteca civica di Montefortino, raccolta di grandissimo valore storico-artistico creata dal collezionista Fortunato Duranti e poi da lui donata al Comune fermano. Statue, arredi, quadri e sculture sono frutto di una vita trascorsa fra viaggi e incontri importanti, che fecero del Duranti una figura quasi emblematica e d’avanguardia alla fine del Settecento, quando da pittore qual era iniziò a collezionare dipinti di grandi artisti dal XV secolo in poi. Oggi, al primo piano è allestito il Museo della fauna dei Monti Sibillini, al secondo la Pinacoteca Duranti e al terzo è collocato il Museo dell’Arte Sacra.

Parco Naturale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli

Sul trenino ecologico, in battello e, per chi ama lo stile d’antan, addirittura in calesse. Il Parco naturale di Migliarino, San Rossore e Massacciuccoli si può visitare anche così, oltre che a piedi e in bicicletta. Cuore di questa vasta area in provincia di Pisa, ampia circa 23.000 ettari, è la Tenuta di San Rossore, ex proprietà della Presidenza della Repubblica, di cui si può ancora ammirare la Villa del Gombo. Oltre a questa chicca dall’allure altisonante, il Parco comprende numerose altre zone intatte e splendidamente selvagge: la Macchia Lucchese, il Lago di Massaciuccoli e l’area lacustre oggi Oasi Lipu, le foreste di Tombolo e di Migliarino e le foci dell’Arno e del Serchio. Ci sono anche tre “enclave” extra parco, vale a dire le Secche della Meloria e gli scogli compresi tra Livorno e l’isola di Gorgona. Nell’insieme, si tratta quindi di un mosaico di paesaggi assai diversificati fra loro, che vanno dalle dune di sabbia litoranee alle grandi e verdissime pinete dell’entroterra, dagli acquitrini ai boschi rigogliosi di macchia mediterranea profumata, il tutto fra i Comuni di Pisa, Viareggio, San Giuliano Terme, Vecchiano, Massarosa e Livorno.

Se la flora è ricca – da scovare la rara drosera, una piccola pianta carnivora, la liana periploca greca, l’orchidea palustre e il bellissimo fiordaliso delle sabbie – lo è altrettanto la fauna, che nelle zone umide, in dialetto “lame”, comprende uccelli di palude, trampolieri e aironi, mentre nel bosco daini e cinghiali.

Skyway Monte Bianco

Quanto ci vuole per coprire 2.000 metri di dislivello? Dieci minuti. Cinque per ognuna delle due tratte in cui è diviso il percorso dello Skyway Monte Bianco, un impianto funiviario che separa Courmayeur, situato a 1.300 metri, dalla stazione intermedia di Pavillon du Mont Fréty, a 2.200 metri, e da quella più elevata di Punta Helbronner, a quota 3.466. Un’esperienza di pochi minuti ma che sa già di viaggio, perché durante la salita la cabina di forma semisferica gira a 360° regalando l’occasione unica di ammirare da vicino il “Gigante delle Alpi” e panorami a dir poco indimenticabili, che abbracciano anche le cime di Cervino, Monte Rosa e Gran Paradiso. Non solo, entrambe le soste lungo la salita offrono comfort da resort di lusso: una cantina in alta quota, 2 ristoranti, una sala conferenze e una speciale shopping area al Pavillon, mentre a Punta Helbronner si trovano un bistrot e un’esposizione permanente di cristalli. Da qui, attraverso un tunnel, si può anche raggiungere lo storico Rifugio Torino, punto di partenza per percorsi alpinistici e fuori pista come quello del ghiacciaio del Toula, dei Marbrées e i 24 Km della Vallée Blanche, che conducono fino a Chamonix.

Museo Archeologico Nazionale del Melfese “Massimo Pallottino”

Il “contenitore” è di per sé motivo di visita. Parliamo del Castello federiciano di Melfi, nella campagna del potentino, e in più, al suo interno ecco un plus che soddisfa gli appassionati di archeologia. All’interno dell’imponente maniero si trova infatti il Museo Archeologico Nazionale del Melfese “Massimo Pallottino”, che custodisce l’importante documentazione archeologica rinvenuta nel comprensorio del Vulture-Melfese. Corredi funerari, raffinate ceramiche daunie a decorazione geometrica, armature in bronzo, preziosi ornamenti in argento, oro e ambra, vasi in bronzo di produzione sia greca che etrusca: sono centinaia solo i reperti preistorici, cui si vanno ad aggiungere quelli della sezione classica, incentrata su materiali datati al IV-III secolo a.C. Qui nelle teche trovano posto ceramiche magno-greche a figure rosse e monumentali vasi a decorazione policroma con figure applicate, per lo più rinvenuti a Lavello nel sito dell’antica Forentum. La sequenza cronologica porta infine al periodo romano, dove spicca un eccezionale sarcofago in marmo del II secolo d.C. con decorazione a rilievo, di probabile manifattura asiatica.

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