Sulla costa est della Sardegna, nella zona denominata Baronia, si fa tappa al Complesso Nuragico di Janna e Pruna e alla Fonte Sacra di Su Notante, entrambe collocate sul Monte Senes, nei pressi di Irgoli, Nuoro. Benché diffusi in tutta l’isola, non sempre i villaggi nuragici offrono la possibilità di vedere questo genere di strutture, che qui invece emergono in tutta la loro complessità: facciate monumentali, grandiosi blocchi di basalto, muri di recinzione e terrazzamento, pozzetti di captazione di forma trapezoidale… Tutto lascia intuire l’attenzione e l’ingegno spesi nella realizzazione di un villaggio risalente all’Età dei Metalli. Molti anche i reperti rinvenuti durante le campagne di scavo, tra cui un frammento decorato “a pettine”, un’ansa a nastro e un frammento di spada votiva in bronzo.
Archivi: Point of interest
A Point of Interest is a tourist attraction, a place of interest that tourists visit. For example: a museum, a park, a monument, a castle etc.
Area di is Paras
L’unicità del Nuraghe Is Paras di Isili è il suo colore. Quando si immagina un nuraghe si pensa infatti a pietre scure, dalle sfumature cupe, come in effetti sono la trachite, il basalto e il calcare utilizzati nella maggior parte dei casi. Qui a Isili, nella provincia di Sud Sardegna, la pietra utilizzata, tutta di provenienza locale, è invece di natura calcarea, e quindi bianca. La Società Cooperativa Sa Frontissa ha dunque il compito di tutelare un bene prezioso, che oltre a questo exploit cromatico, mostra un’interessante struttura architettonica: edificato intorno al XIII-XII sec. a.C. il Nuraghe Is Paras presenta un mastio centrale alta circa 12 metri, con tipica camera interna a tholos che si restringe verso l’alto), cui nei secoli è stata affiancata una seconda torre più piccola, in parte crollata, accessibile attraverso un corridoio, e altre due torri unite da cortine murarie percorribili.
Area di Selene
Il Parco Archeologico di Selene è una delle maggiori attrattive di Lanusei, in provincia di Nuoro. La collocazione in cima a un rilievo granitico a circa 1000 metri sopra il mare, così come la presenza di strutture di difesa, i nuraghe, rende ben chiara la sua antica funzione di luogo di avvistamento. L’area di scavo, che sovrasta l’abitato di Lanusei, è immersa nella tranquillità di una fitta boscaglia di lecci e roveri. Durante la visita si ha occasione di vedere anche numerose strutture realizzate in funzione di monumento alla memoria e per la celebrazione dei defunti, note come Tombe di giganti, e di culto, identificabili per la presenza di fonti sacre.
Oasi WWF Lago di Conza
L’Oasi WWF Lago di Conza è una delle più vaste aree umide della Campania e una delle più importanti stazioni di ristoro e riposo per le specie di uccelli migratori che attraversano il territorio tra il Tirreno e l’Adriatico. Data la sua importanza, l’area assume un rilievo sia nazionale che sovranazionale, specialmente per la varietà e la ricca avifauna che vi trova rifugio durante le migrazioni. L’ambiente si integra nel paesaggio Sannitico-Lucano, situato in un’area di basse montagne. La presenza di una diga influenza periodicamente il livello dell’acqua del lago.
La fruizione dell’Oasi è concentrata principalmente nella zona prossima al centro visite, da cui partono tre diversi sentieri in terra battuta, brecciolino o assi di legno, presentando un andamento prevalentemente pianeggiante, adatto a tutti i tipi di visitatori.
Il primo sentiero, chiamato “Sentiero Natura,” è un percorso ad anello accessibile tutto l’anno. Si sviluppa su un camminamento in legno, fruibile da tutti i visitatori. Lungo questo sentiero, sono posizionate bacheche e pannelli illustrativi che forniscono informazioni sull’habitat, la fauna e la flora dell’Oasi. Lungo il percorso si trovano numerosi punti di interesse come il Belvedere sul lago, che offre una vista panoramica sull’Oasi, gli antichi borghi di Conza e Cairano e lo Stagno Didattico.
Il secondo sentiero, conosciuto come “Sentiero della Cicogna Bianca,” è accessibile tutto l’anno ed è costituito da un camminamento in pietrisco che circonda l’area abitata dalle cicogne. Esso permette l’accesso a un capanno d’osservazione, da cui è possibile ammirare alcune esemplari di Cicogna Bianca. Quest’area ospita cicogne bianche nate in cattività, destinate a un progetto di ripopolamento nell’alta Irpinia. Il sentiero conduce anche al giardino delle Testuggini, dove sono ospitate quattro diverse specie di tartarughe affidate all’Oasi dal Corpo Forestale dello Stato.
Il terzo sentiero, conosciuto come “Sentiero Mountain Bike,” si estende per quasi 4 km lungo la sponda del lago, dalla diga al centro visite. Fanno parte di questo percorso delle vecchie strade di campagna, che attraversavano le case coloniche e offrono un paesaggio suggestivo. Lungo il sentiero è possibile avvistare diverse specie di uccelli tipiche degli ambienti prativi, come Cappellaccie, Allodole e Cardellini. Il sentiero offre numerosi punti di osservazione dell’avifauna acquatica.
I diversi ambienti presenti nell’Oasi includono il bosco igrofilo, i pascoli e gli ambienti steppici. Il bosco igrofilo è composto da varie piante, tra cui il salice bianco, la tamerice, l’ontano e il pioppo italico. La vegetazione palustre è estesa e comprende specie come il salice bianco, diverse varietà di pioppo, cannuccia di palude, tifa, scirpo, iris palustre, sagittaria e ranuncolo d’acqua. I pascoli e gli ambienti steppici sono caratterizzati dalla presenza predominante di Bromus erectus, accompagnato da avena selvatica, rovo, sambuco, biancospino, prugnolo e rosa canina.
L’Oasi WWF Lago di Conza è un ambiente ideale per lo studio dell’avifauna acquatica e delle migrazioni degli uccelli. Nel Centro Visite, è presente una sala conferenze, un laboratorio di educazione ambientale e un’aula all’aperto. La gestione dell’Oasi è affidata all’Associazione Campana per le Oasi del WWF (A.C.O.WWF), in collaborazione con l’Ente Irrigazione di Puglia, Lucania e Irpinia e la Provincia di Avellino. Il centro visite offre diverse strutture, tra cui una sala per conferenze, un laboratorio didattico, un percorso natura, capanni di osservazione e un’area attrezzata per la sosta.
Le visite guidate sono condotte da operatori esperti e includono parti dei sentieri natura, delle cicogne e delle mountain bike. Durano circa un’ora e mezza, sono su prenotazione e si svolgono per gruppi di almeno 10 persone. Inoltre, l’Oasi WWF Lago di Conza offre ai visitatori la possibilità di esplorare l’area protetta in modo indipendente, grazie alla tecnologia QRcode, che fornisce narrazioni guidate attraverso dispositivi abilitati come smartphone e tablet.
Vitigni Irpini
La Campania, terra dai ricchi e antichi vitigni, offre una produzione vinicola autentica e radicata nella storia millenaria della regione. Questa tradizione affonda le sue radici in insediamenti secolari, con molti vigneti che ancora oggi ospitano viti plurisecolari. I “vini degli imperatori” come la Vitis Hellenica, il Vinum Album Phalanginum e la Vitis Apiana, menzionati da autori come Virgilio, Plinio, Cicerone e Marziale, sono gli antenati di celebri vini quali il Greco, la Falanghina e il Fiano. Una regione ricca di varietà di uve autoctone, da cui si originano oltre cento vini bianchi e rossi, rinomati per la loro autenticità e pregio.
Il distretto dell’ Irpinia dei Principi e dei tre Re, intitolato al Principe Carlo Gesualdo da Venosa e ai tre vini che nascono in queste terre ovvero il Taurasi DOCG, il Fiano di Avellino DOCG e il Greco di Tufo DOCG, racchiude comuni come Bonito, Gesualdo, Taurasi e altri. Il Taurasi, un vino rosso DOCG, è prodotto in un territorio dalle radicate tradizioni vitivinicole, comprendente 17 comuni dell’Irpinia. Di un rubino intenso, virante al granato, il Taurasi è adatto a un invecchiamento prolungato che ne esalta gli aromi e i sapori complessi. Elaborato principalmente dall’Aglianico, può includere fino al 15% di altre uve rosse non aromatiche. Questo vino rappresenta un’armoniosa combinazione tra terreno, clima e uve coltivate tra i 400 e i 700 metri sulle colline irpine.
Il Fiano, rinomato bianco, è prodotto in un’area che abbraccia 26 comuni, dalle Valli del Calore e del Sabato al Monte Partenio e le colline del Vallo di Lauro. Questo vino bianco secco, citato dal Gambero Rosso tra i migliori, sposa finezza e sapidità in perfetta armonia, grazie a un’acidità armonicamente integrata.
Il Greco di Tufo, uno dei vini bianchi italiani più rinomati, porta con sé una tradizione millenaria. Con una corposità ben bilanciata, questo vino presenta un colore giallo paglierino e un sapore fresco e minerale, con sentori di agrumi e fiori di ginestra. Si abbina a piatti di pesce, crostacei, molluschi e carni bianche, risultando un’ottima scelta per l’aperitivo.
Per immergersi nel mondo enologico dell’Irpinia, la Fiera Enologica Taurasi rappresenta un evento imperdibile, organizzato da Taurasi Wine City. Questa manifestazione di cinque giorni unisce enogastronomia, cultura e musica, offrendo un’ampia panoramica delle eccellenze enologiche della regione. Le attività includono degustazioni, visite, convegni, esposizioni, artigianato locale, concerti e ovviamente una vasta selezione di vini.
Il “Consorzio tutela vini d’Irpinia” rappresenta un’importante realtà, composta da circa 500 produttori di uve e aziende vitivinicole. Questo consorzio rappresenta il 75% dei vini certificati DOCG Taurasi, DOCG Fiano di Avellino, DOCG Greco di Tufo e DOC Irpinia prodotti nell’Irpinia. L’organizzazione di eventi come Ciak Irpinia, presso Atripalda, e Wine Art Museum, che offre esperienze di degustazione e percorsi immersivi, promuove l’arte del vino in tutta la sua bellezza e complessità.
Scegliendo di esplorare cantine come Tenuta del Meriggio e Feudi di San Gregorio, si può scoprire l’equilibrio tra tecnologie moderne e tradizioni antiche. Queste cantine offrono tour degustativi e un’esperienza completa nella scoperta dei vini irpini. In alternativa, The Grand Wine Tour offre visite guidate che portano alla scoperta delle eccellenze vinicole dell’Irpinia.
La Campania, terra di antichi sapori e profonde radici enogastronomiche, si svela attraverso i suoi vini pregiati e le esperienze uniche offerte dalle cantine e dagli eventi enologici del territorio.
Fiera Enologica Taurasi
Tra le prelibatezze enogastronomiche che emergono in questa regione, spiccano il Taurasi DOCG, il Fiano di Avellino DOCG e il Greco di Tufo DOCG.
Il Taurasi, vino di straordinaria raffinatezza, ha radici in un’area di lunga tradizione vitivinicola, abbracciando 17 comuni. Presenta un intenso colore rosso rubino che sfuma in toni granato con l’invecchiamento. Grazie a un lungo periodo di affinamento, sviluppa profumi e sapori complessi. L’Aglianico è il vitigno predominante, con la possibilità di includere fino al 15% di altre varietà a bacca rossa non aromatiche. Dopo tre anni di maturazione in botti di rovere, nasce il rinomato “Taurasi”, un’espressione unica di fattori come il terroir, il clima e le uve provenienti dai vigneti situati tra i 400 e i 700 metri sulle incantevoli colline. Questo vino pregevole rappresenta uno dei pilastri della rinomata “Strada dei vini e dei sapori”.
Una delle manifestazioni più significative a sostegno dell’enologia locale è la Fiera Enologica Taurasi. Questo appuntamento, che si svolge ad agosto, si svolge per cinque giorni e unisce enogastronomia, musica e cultura del territorio. L’obiettivo è presentare un quadro completo delle attività legate al vino nell’area. Le giornate includono degustazioni, visite guidate, convegni, esposizioni, artigianato locale, stand enogastronomici, concerti e naturalmente, l’opportunità di gustare eccellenti vini.
La fiera si snoda in diverse località del comune di Taurasi, con un ruolo centrale svolto dal maestoso Castello Marchionale, luogo di nascita del Principe Carlo Gesualdo. Oggi sede dell’Enoteca regionale, il castello offre spazi per degustazioni e laboratori del gusto durante l’evento. La partecipazione delle aziende vinicole e cantine presenti sul territorio contribuisce in modo sostanziale al successo della fiera, che apre le porte all’entusiasmante “Taurasi Tour”.
Nel corso degli anni, l’evento ha cresciuto la sua popolarità, dando vita anche ad una versione invernale, dimostrando così la sua importanza turistica e enogastronomica campana.
Marina di Villanova Ostuni
Il file rouge che collega idealmente l’antica Petrolla all’odierna Villanova (“città nuova”, appunto) è la Via Traiana, arteria di collegamento che un tempo convogliava i flussi di merci provenienti da Roma e diretti nei vari porti commerciali lungo la costa pugliese, fra cui quello di Villanova.
Oggi, il porticciolo turistico si trova ai piedi del castello angioino del XIV secolo, lambito da numerose spiagge, sia libere che attrezzate, in un’alternanza di sabbia bianca e di roccia chiuse alle spalle da dune ricoperte di macchia mediterranea. Il tutto a pochi passi da Ostuni, la “città bianca”.
Porto di Savelletri
Il borgo di Savelletri di Fasano, in provincia di Brindisi, è ben noto ai naviganti, ai diportisti ma soprattutto a chi pratica la pesca. Il suo piccolo porto è infatti il classico approdo con molo di sopraflutto lungo circa 330 metri e molo di sottoflutto banchinato, con fondale sabbioso soggetto a interramento e profondità massima di 2 metri, ma i suoi 300 posti barca sono un punto di riferimento per chiunque navighi lungo la costa brindisina. Con un limite però: la lunghezza massima per le imbarcazioni è di 9 metri.
Le Terme di Monsummano – Grotta Giusti
Centotrenta milioni di anni. Questa l’età approssimativa della grotta scoperta per caso nel 1849 da alcuni braccianti che lavoravano in una cava poco sopra Monsummano, a circa 10 minuti da Montecatini Terme e a mezz’ora da Firenze. Oggi quell’antro, che Giuseppe Verdi, habituè, amava definire l’”Ottava meraviglia”, è il simbolo di un avanzato Centro Termale e del Grotta Giusti Resort Golf & Spa, che si sviluppa in un parco secolare di 45 ettari attorno a quella che fu la dimora del poeta toscano Giuseppe Giusti. Impreziosita da affreschi e mobili d’epoca, la villa ospita 58 camere e 6 junior suite nelle cui sale da bagno in marmo bianco sgorga acqua termale.
Un generoso dono della natura, che si fa ancora più potente all’interno della grotta naturale, la più grande d’Europa con oltre 200 metri di lunghezza, suddivisa in tre sale: Paradiso, Purgatorio e Inferno, dove l’umidità tocca il 98%. Zone che hanno tutte temperature diverse, dove fermarsi e godere degli effetti benefici dei vapori termali, in un percorso di 50 minuti: acque ricche di minerali che vanno ad incidere su numerose patologie, curate grazie a fanghi, inalazioni e nebulizzazioni, ma anche attraverso le più moderne terapie e trattamenti del centro benessere, con area orientale, palestra e medicina estetica.
Al suggestivo “lago” nel cuore della montagna, circondato da stalattiti e stalagmiti, si aggiungono due piscine termali all’aperto a una temperatura costante di 35°C, una delle quali di ben 750 metri quadrati, con numerosi massaggi subacquei e una grande cascata scenografica. A Grotta Giusti è possibile dedicarsi a innovativi programmi di remise en forme, come Equilibrium, con un approccio olistico che associa educazione alimentare, fitness, tecniche antistress, cure termali ed estetiche, e Longevity, sviluppato dal team medico interno e pluripremiato a livello internazionale.
Parco Nazionale del Vesuvio
Immaginate per un istante di essere seduti sull’orlo del cratere del Vesuvio e di godervi uno spettacolo unico e allo stesso tempo inquietante. Ecco, è proprio questa la sensazione che descrive Francois René de Chateaubriand una volta giunto in cima. All’epoca non c’erano ancora i nove sentieri tracciati lungo il crinale del vulcano attivo più pericoloso dell’Europa Centrale. Pericoloso perché è il più densamente popolato, con case che arrivano a circa 700 metri di quota sui 1.232 totali della vetta.
Nove sentieri di trekking che permettono di scoprire il Parco Nazionale del Vesuvio, istituito nel 1995 per tutelare un ecosistema fragile e prezioso, conservare i valori del territorio e dell’ambiente e la loro integrazione con l’uomo, infine promuovere attività di educazione ambientale, formazione e ricerca scientifica. Al suo interno si riconoscono due realtà piuttosto diverse: la prima è l’area di Monte Somma, umida e con boschi misti di castagno, querce, ontani, aceri, lecci e betulle, oltre alle ginestre decantate da Giacomo Leopardi, e a ben 23 specie di orchidee selvagge. La seconda, sul Cono Vesuviano, è al di là della cosiddetta Valle del Gigante, a sua volta suddivisa in Atrio del Cavallo a ovest e Valle dell’Inferno a est, e presenta vegetazione tipicamente mediterranea con pinete e boschi di leccio.
I nove percorsi sono identificati da quattro tipi di segnaletica: itinerario agricolo (sentiero 7), panoramico (6), educativo (9) e circolare (dall’1 al 5 e 8). Un grande classico è quello che porta da Ercolano fino a quota 1170, per un totale di 4 km da percorrere in circa 3 ore. Una volta giunti in cima, si apre una vista su tutto il Golfo di Napoli e sul cratere principale, le cui misure lasciano letteralmente senza fiato: 600 metri di diametro e 200 metri di profondità. Se non si hanno fiato, gambe e soprattutto tempo per guadagnarsi questo traguardo da soli, ci sono dei comodi bus che conducono fino in vetta. Da quota 1017 metri si deve comunque proseguire a piedi, su un sentiero che giunge all’orlo del cratere.