Realizzato tra il 1956 e il 1987 dall’architetto da Pietro Porcinai, il Parco monumentale di Pinocchio a Collodi, in Valdinievole, provincia di Pistoia, è stata una delle prime esperienze di arte ambientale in Italia. “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino” – fantasy evergreen di Carlo Lorenzini detto Collodi tradotto in 260 lingue e oggetto di diverse trasposizioni teatrali, televisive e animate, come quella di Walt Disney – sono qui narrate attraverso le opere di grandi artisti: Emilio Greco ha firmato il famoso gruppo bronzeo “Pinocchio e la Fata Turchina”, Venturino Venturi la Piazzetta dei Mosaici che ricostruisce le scene e i passaggi più importanti di Pinocchio, mentre il percorso fantastico del Paese dei Balocchi si compone di 21 sculture in bronzo e acciaio di Pietro Consagra e di costruzioni di Marco Zanuso.
L’Osteria del Gambero Rosso è invece progettata da Giovanni Michelucci. Il compito del continuo aggiornamento del parco alle nuove esigenze generazionali e la gestione dello stesso con annesso Museo Interattivo e di due percorsi avventura, sono affidati alla Fondazione Nazionale Carlo Collodi, ente non profit, che nella zona si occupa anche dello Storico Giardino Garzoni – monumento nazionale costruito nel ‘700 – e della Collodi Butterfly – Casa delle Farfalle, abitata da centinaia di farfalle originarie delle zone tropicali o equatoriali.
Nel 2003, nei dintorni di Cirella, unica frazione del comune di Diamante, nel cosentino, venne girato il film Per sempre di Alessandro Di Robillant, con Giancarlo Giannini. Sullo sfondo, si vedevano i ruderi del borgo medievale di Cerillae, fiorente colonia della Magna Grecia, poi rimodellata sull’impronta bizantino-normanna, che ancora oggi mostra la struttura di un Pantheon di epoca romana.
Fra questo sito archeologico e il cinquecentesco Monastero dei Minimi di San Francesco di Paola si trova il Teatro dei Ruderi di Cirella, in stile greco antico ma realizzato in realtà fra il 1994 e il 1997 con la finalità di ospitare spettacoli e concerti. Vario il calendario degli eventi proposti, che possono così godere di una location unica nel suo genere, particolarmente suggestiva per la vista sul mare e la singolarità della storia del luogo.
Ha il sapore del rito di iniziazione, e in effetti, un po’ lo è. In Calabria, mangiare peperoncino piccante è quasi un obbligo, ma al quale si è ammessi solo dopo i 14 anni. Diamante, in provincia di Cosenza, può essere considerata la “capitale”, la hot destination, è il caso di dirlo, degli appassionati del genere, che qui, oltre a poterlo gustare nel corso dell’anno in tutte le varianti e gradazioni di piccantezza possibili, possono prendere parte anche alla finale del “Campionato Italiano Mangiatori di Peperoncino”.
Un evento cui si giunge dopo accurate fasi di selezione provinciali e regionali, realizzate con l’aiuto di una sessantina di delegazioni dell’Accademia del peperoncino. Concorrenti uomini e donne hanno quindi 30 minuti di tempo per mangiare 50 gr di peperoncino super piccante accompagnato solo da pane e olio. Chi resiste senza mai allontanarsi dalla postazione, vince il titolo in palio. Tutt’attorno, nei cinque giorni di Campionato si svolgono spettacoli, mostre, convegni medici, degustazioni, in un clima di festa diffusa.
Il nome Carlo Lorenzini è sconosciuto ai più, ma in realtà non c’è angolo del mondo in cui non si conosca la sua opera e tutte le mille fantasie che ha suscitato dal 1881 in poi. In quell’anno veniva infatti pubblicato il libro “Le avventure di Pinocchio”, a firma di Carlo Collodi, pseudonimo adottato da Lorenzini mutuando il cognome dal suo paese natale, Collodi, frazione di Pescia, in provincia di Pistoia. Il borgo, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, si presenta come un pugno di case arroccate sul crinale della montagna, poste ordinatamente in fila dietro la mole dell’imponente Villa Garzoni, chiamata dalla gente del posto “il Castello”, realizzata niente meno che da Filippo Juvarra, architetto di Casa Savoia. Nei suoi magnifici giardini trascorse l’infanzia l’autore della celebre fiaba, poiché il padre era il giardiniere e manutentore del Castello.
A distanza di più di un secolo, Collodi continua a celebrare la memoria di questo suo concittadino con il Parco di Pinocchio, creato nel 1956 e gestito dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi, dove a ogni passo ci si imbatte in un personaggio della fiaba: il Gatto e la Volte, il Carabiniere, il Serpente, il Pescecane e così via.
Nell’entroterra di Acquappesa, nel cosentino, si trova la Rupe del Diavolo, nome suggestivo quanto quelli delle quattro sorgenti che sgorgano da qui: tre calde, Caronte, Minosse e Galleria Calda, e una a 22 °C, la Galleria Fredda. Qui vicino si trovano anche i bacini di maturazione del fango termale e i letti di coltivazione delle alghe sulfuree, mete comprese nei tre sentieri che permettono di esplorare l’area naturalistica nei dintorni delle Terme Luigiane, costituite dallo stabilimento Thermae Novae, dal Parco Termale con il Centro Benessere e dal Grand Hotel delle Terme.
Scientificamente classificate come “sulfuree salso bromojodiche ipertermali” per l’abbondanza dello zolfo, le acque e i fanghi che ne derivano sono famosi per la loro efficacia terapeutica, dovuta alla composizione fisico-chimica e al “processo di maturazione” cui sono sottoposti. La parte argillosa (humus e sali minerali), imbevuta di acqua termale, viene arricchita con “alghe vive” – microrganismi che vegetano spontaneamente – esposta all’aria e al sole per una naturale ossidazione e nuovamente immersa in acqua termale fluente. Le alghe sono inoltre impiegate per le applicazioni di ionoforesi, le cure estetiche e la produzione dei prodotti cosmetici.
Vicino alle sorgenti si trova invece il complesso termale San Francesco, composto da reparto di balneofangoterapia, centro di pneumologia e reparto inalatorio. Un secondo reparto inalatorio si trova anche nello stabilimento Thermae Novae, con un’area specifica per i bambini.
Fra i borghi della Riviera degli Angeli da non perdere c’è anche Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, sorto a cavallo dell’anno Mille per via di un’incursione saracena lungo la costa che costrinse la popolazione greco-bizantina della zona a insediarsi qui. A cambiare le sorti della sua storia, così come di tutta la Calabria, furono due fattori: l’arrivo dei dominatori Normanni nel 1044, e la fondazione della Grancia della Certosa di San Bruno, nelle vicine Serre di San Bruno, che aveva come compito quello di governare le terre annesse alla Certosa per la produzione di derrate agricole per i monaci e non solo.
Nonostante vari passaggi di mano, dall’Ordine dei Certosini ai Cistercensi e viceversa, per quasi 800 anni la zona godette di una certa prosperità, così come testimonia anche ciò che rimane del Castello di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio. Edificato nel 1532 dal feudatario Toraldo di Ravaschiera su commissione dall’imperatore Carlo V, nel ‘700 passò in mano alla dinastia dei Borbone, e poi nell’800 ai francesi, che presero possesso di tutto il territorio di Sant’Andrea. A prendere la scena fu infine la famiglia Scoppa, che fece costruire un palazzo nobiliare oggi dimora delle Suore Riparatrici.
Fra le spiagge libere più belle della costa jonica calabrese c’è anche quella del borgo di Montepaone. Protetta dal Golfo di Squillace, è un perfetto approdo per vacanze all’insegna del relax, ma lo fu anche militarmente per Annibale, che da queste parti affrontò una delle battaglie più sanguinose della seconda guerra punica contro l’esercito romano, episodio ricordato dalla presenza della cosiddetta Colonna d’Annibale lungo la Statale 106 che costeggia il litorale.
Il toponimo del borgo ricorda con ogni probabilità le sue origini, “Mons Pavonis”, il Monte del Pavone, in quanto un tempo questa doveva essere una zona dedita all’allevamento dei variopinti uccelli. A oggi, il paese assomma echi del periodo della dominazione normanna e poi di quella francese, che frazionò il territorio in feudi e baronie, così come artigianato, cucina locale e manifestazioni folcloristiche rimandano a un lontano passato che trasmette ancora tutto il suo fascino. Prova ne sono le botteghe del centro storico di impronta medievale, dove si possono trovare telai in funzione da generazioni, intenti a filare la seta prodotta localmente da oltre settecento anni.
La location non è di quelle dove ci si aspetterebbe di trovare un capolavoro architettonico, eppure, vicino all’aeroporto di Brindisi, ecco la Chiesa di Santa Maria del Casale, splendido esempio di stile romanico-gotico del XIII secolo: fuori una facciata in conci di carparo e pietra bianca, dentro un ciclo di affreschi di epoca bizantina rinvenuti solo il secolo scorso sotto uno strato di calcina. Il risultato è un edificio che dal 1875 è Monumento Nazionale, in cui si leggono tutti gli elementi di passaggio fra romanico e gotico. L’interno è a croce latina, con navata e transetto con copertura a capriate, mentre il coro dietro l’altare maggiore ha una volta a crociera. Interessante anche il ciclo di affreschi, fra cui spicca il Giudizio Universale eseguito da Rinaldo da Taranto ai primi del XIV secolo.
Una scultura naturale, ma con un’architettura tanto perfetta da sembrare fatta dalla mano dell’uomo. L’Arcomagno di San Nicola Arcella, o “spiaggia di Enea”, è uno dei lidi più belli e selvaggi del cosentino e della Calabria, preservato da una posizione non proprio accessibile, essendo raggiungibile solo tramite una scalinata che arriva in prossimità dell’arco. Qui, uno sperone di roccia alto 20 metri fa da ingresso alla grotta, nota anche come “Grotta del Saraceno”, perché un tempo questo era il passaggio utilizzato dai Saraceni per approdare in Italia. Il suo essere così wild rende la piccola laguna che si apre qui davanti, lunga circa 25 metri, un vero angolo di paradiso che merita la sosta.
Paola, provincia di Cosenza. Una cittadina che deve la sua fama internazionale al fatto di aver dato i natali a San Francesco da Paola (1416-1507), religioso eremita, fondatore dell’Ordine dei Minimi, detto anche dei “paolotti”, canonizzato già nel 1519 a soli dodici anni dalla sua scomparsa per scelta di Papa Leone X, cui proprio Francesco aveva predetto l’elezione al soglio pontificio quando ancora era un bambino.
In memoria della sua opera pia, a Paola sono stati eretti nel tempo ben due luoghi di culto: la Basilica detta Antica, costruita nel XVI secolo in stile gotico e barocco, e la Basilica Nuova, postmoderna, terminata nel 2000, elevate insieme nel 2020 a Santuario Regionale in occasione dei 500 anni dalla canonizzazione. Qui è conservata parte delle sue reliquie, oggetto di culto e meta di pellegrinaggio da più di cinquecento anni, soprattutto fra l’1 e il 4 maggio, giorni in cui si ricorda la sua santificazione, nonché tappa finale di un itinerario di fede che prende il nome di Cammino di San Francesco di Paola.
Il Cammino, ideato per unire gli interessi naturalistici a quelli storici, culturali e religiosi, è una forma di turismo esperienziale completa, da affrontare con la giusta calma e il giusto spirito. Tre le varianti proposte, in un crescendo di durata che va dai 49 km suddivisi in tre tappe della cosiddetta Via del Giovane, che conduce da San Marco Argentano al Santuario di Paola, ai 62,7 km frazionati sempre in tre tappe della Via dell’Eremita, dal Santuario di Paterno Calabro al Santuario di Paola o viceversa, fino ai 111,7 km in sei tappe dell’Intero Cammino, che porta da San Marco Argentano al Santuario di Paternò Calabro.