La Riserva di Vendicari

La Riserva naturale orientata Oasi Faunistica di Vendicari si estende fra Noto e Pachino, due luoghi che di per sé evocano la Sicilia Orientale. Noto per la valle con le Città del Barocco tutelate dall’Unesco, e Pachino per il pomodorino IGP che identifica l’estrema punta meridionale dell’isola. Nel mezzo, appunto, circa 1.512 ettari di ecosistema dove coabitano numerose specie faunistiche, fra cui fenicotteri, aironi, cicogne, gioia di birdwatcher e naturalisti che amano l’esplorazione silenziosa, fra canne e cespugli di macchia mediterranea, nell’attesa del momento giusto per uno scatto memorabile. Fra le specie della flora endemica, essendo Vendicari una “zona umida costiera”, abbonda l’acqua e con essa le piante alofite, adattabili a terreni salini e alcalini, e succulente.

Riserva Naturale Speciale del Parco Burcina

Quella della Riserva Naturale del Parco Burcina Felice Piacenza è una storia di famiglia, che si tramanda da generazioni letteralmente di padre in figlio. La Riserva, punto di riferimento nella zona delle Prealpi Biellesi, situata com’è su un rilievo noto localmente come “Brich Burcina”, è un giardino storico di 57 ettari voluto a metà dell’Ottocento dall’industriale laniero Giovanni Piacenza. A crearlo fu il figlio Felice, che per oltre 50 anni, senza l’aiuto di alcun architetto, si occupò personalmente di realizzare prati circondati da boschi, un’area di vegetazione mediterranea, una faggeta detta Pian Plà, un laghetto, il viale dei liriodendri e la magnifica “valle dei rododendri”, che ogni anno in primavera si trasforma in un trionfo di colori vasto ben due ettari.

La proprietà passò poi nel 1950 in mano a Enzo Piacenza, figlio di Felice, che affidò al paesaggista fiorentino Pietro Porcinai un nuovo ingresso e portò qui i migliori botanici europei. Arrivando ai giorni nostri, Guido, figlio di Enzo, continua oggi a essere presente nella gestione dell’Ente Parco, tramandando quel dialogo perfetto tra boschi e giardino voluto dal suo avo, e custodendo quei sentieri creati apposta per chi ama camminare e ammirare fiori, piante e animali in libertà. Il tutto con un carattere paesistico informale, di apparente casualità e tale da esaltarne la spettacolarità naturalistica.

All’interno della Riserva sorgono alcuni edifici tipici dell’architettura contadina della provincia di Biella e della vicina Valsesia, cascine e casini dai nomi curiosi – Emilia, Bigatta, Filarmonica, Merlo, Lorenzo, Guglielmina e Venfenera superiore e inferiore, oltre alla Casa Blu e alla Casa Rossa – oggi utilizzati come deposito delle attrezzature per la manutenzione del giardino.

Taormina Jazz Festival

Claudio Cusmano Quartet, Peter Bernstein Quartet, Sam Yahel, Willie Jones e Marco Panascia, nato a pochi chilometri da qui, a Catania. Questi sono solo alcuni degli artisti di fama internazionale che nel 2010 hanno preso parte alla prima edizione del Taormina Jazz Festival, da allora cresciuto sempre in qualità e numero dei musicisti partecipanti e soprattutto degli spettatori. La manifestazione, che fra le sue mission ha quella di promuovere il jazz come forma d’arte in tutte le sue espressioni, da quelle più classiche a quelle più sperimentali, è un’iniziativa sostenuta da privati completamente gratuita, di cui il pubblico può godere in totale libertà, nello spirito di massima divulgazione del jazz.

Cous Cous Fest

Passione per il cibo, buona musica, scambio culturale e dialogo a favore della pace. Quando è nato nel 1998, di certo il Cous Cous Fest non aveva tutte queste ambizioni, eppure, a distanza di 25 anni, sono questi i plus della manifestazione, diventata ormai di portata internazionale. Il Cous Cous Fest si svolge ogni anno a settembre, a San Vito Lo Capo, nel trapanese, che per 10 giorni diventa epicentro dell’interesse dei media nazionali e non solo. E questo grazie alla partecipazione di grandi chef provenienti da vari Paesi, che giungono in questo splendido angolo di Sicilia per vivere, col pretesto della cucina, un’esperienza unica, preparando il cous cous in versioni inedite e alternandosi sul palco a esperti di cultura e politica focalizzati sulle questioni di geopolitica del momento.

Il tutto avviene in un’atmosfera multietnica rilassata, carica dei profumi del cosiddetto “piatto della pace” realizzato nelle 6 “Case del Cous Cous” che si trovano lungo le vie del centro oppure sulla spiaggia in una tenda berbera o presso il WAHA, dove basta chiudere gli occhi e ci si sente fra le dune del deserto. Ogni sera poi, spazio alla musica con i concerti in Piazza Santuario e in spiaggia, con la partecipazione di artisti di fama internazionale.

Palazzo Belmonte Riso

Palermo e i suoi molti principi. Si potrebbe scrivere un libro intero su questo argomento e sui palazzi aristocratici che affollano il Centro Storico del capoluogo siciliano. Fra i più splendenti c’è Palazzo Belmonte Riso, eco del potere economico dei Principi Ventimiglia di Belmonte. Costruito alla fine del Settecento, è un interessante esempio di residenza privata nobiliare, mix fra magnificenza tardo barocca e rigore neoclassico, dal 1986 di proprietà della Regione Sicilia. Grazie a una lunga opera di restauro, il palazzo è dal 2005 sede di “Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia” che punta alla promozione dei giovani artisti e, insieme alla Cappella dell’Incoronazione e all’Albergo delle Povere, mette a disposizione della comunità uno spazio unico nel suo genere per mostre temporanee, spettacoli, concerti, rappresentazioni teatrali.

Presso Museo Riso si trova inoltre lo Sportello per l’Arte Contemporanea della Sicilia, S.A.C.S. archivio cartaceo e digitale degli artisti siciliani che rende fruibile a chiunque quanto le nuove generazioni di creativi locali stanno portando avanti in questi anni. A garanzia di questo ambizioso progetto sono stati anche costituiti il Comitato Valutazione Mostre – formato da Valeria Patrizia Li Vigni, Bruno Corà, Thierry Dufrêne, José Jiménez e Werner Meyer – e il Comitato Tecnico Scientifico, formato dal Presidente di Amici di Riso, dai Direttori delle due Accademie di Catania e Palermo, e dai rappresentanti delle più importanti fondazioni di arte contemporanea siciliane: la Fondazione Orestiadi di Gibellina, Fiumara d’Arte di Castel di Tusa, le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento. Il Museo Riso è diventato Polo Museale regionale d’arte Moderna e Contemporanea di Palermo inglobando il Museo interdisciplinare di Terrasini.

Borgo Poffabro

“Presepe fra i Presepi”. Lo chiamano così Poffabro, frazione di Frisanco, in provincia di Pordenone, situato nella zona delle Prealpi Carniche. Man mano che ci si inoltra nella Val Colvera ci si immerge in un’atmosfera d’altri tempi, fra minuscoli borghi fatti di poche case e scorci che si aprono sulle cime del Parco Regionale delle Dolomiti Friulane che la circondano.

Frequentata fin dai tempi dei romani, la vallata era attraversata dalla Via Julia Concordia, che dalle lagune adriatiche conduceva verso le Alpi e oltre. Il territorio, dominato a partire dal Trecento dalla Serenissima, era dunque una zona di transito per gli scambi commerciali, fattore che riconduce alle origini del borgo “Prafabrorum”, il “prato dei fabbri”, eco probabilmente della presenza di numerosi addetti alla lavorazione del ferro.

Inserito dal 2002 fra i “Borghi più belli d’Italia”, Poffabro conserva ancora abitazioni del Cinque-Seicento, con le facciate rivestite di pietra tagliata a vivo e con i tipici ballatoi di legno, le scalinate tortuose e le corti interno cui si accede da stretti archi di sasso. Per queste sue caratteristiche, e per l’antica tradizione di esporre sui davanzali delle finestre dei presepi intagliati da abili artigiani locali, Poffabro viene appunto detto il Borgo Presepe. Da visitare a Natale, per apprezzarne l’atmosfera magica, e nel resto dell’anno per godere della natura incontaminata nei suoi dintorni.

Santuario di Vicoforte

Nel pittoresco comune di Vicoforte, tra le dolci colline monregalesi, sorge un gioiello architettonico senza eguali: il Santuario Regina Montis Regalis, noto anche come il Santuario di Vicoforte. Questo straordinario edificio, considerato uno dei massimi esempi di architettura barocca internazionale, vanta la più grande cupola ellittica al mondo e si posiziona come la quinta in termini di grandezza, preceduta solo da monumenti di fama globale come San Pietro in Vaticano, il Pantheon di Roma, la Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze e la cupola del Gol Gumbaz in India.

La storia del Santuario ha radici antiche, nel tardo Quattrocento, quando il proprietario di una fornace a Vicoforte fece erigere un pilone votivo tra i boschi attraversati dal torrente Ermena. Circa un secolo più tardi, il pilone campestre, ormai coperto dalla vegetazione, fu accidentalmente colpito da un colpo di fucile sparato da un cacciatore. Questo evento portò all’effrazione dell’immagine della Madonna col Bambino, con la comparsa di gocce di sangue dal dipinto. Questo miracoloso avvenimento scatenò una fervente devozione, culminata nel 1595 con la costruzione di una prima piccola cappella intorno al pilone.

Grazie all’afflusso sempre crescente di pellegrini e al supporto finanziario di Carlo Emanuele I, Duca di Savoia, il Vescovo di Mondovì avviò l’ambizioso progetto di costruzione di una vera e propria basilica che vide il coinvolgimento dei più insigni architetti del tempo. La realizzazione definitiva fu affidata ad Ascanio Vitozzi, un architetto orvietano, che stava trasformando Torino in una capitale di grande prestigio.
Con la sua morte nel 1615, il cantiere subì un arresto. Fu solo con l’architetto Francesco Gallo, che la costruzione riprese vigore tra il 1701 e il 1733. Gallo apportò correzioni strutturali alla parte già edificata, progettò il “tamburo” e costruì la maestosa cupola ellittica che sovrasta l’intera struttura.
Nel corso del XIX secolo, furono effettuati interventi sulle facciate e sui campanili, seguendo i gusti architettonici dell’epoca. Nel 1880, il santuario ottenne il prestigioso riconoscimento di “monumento nazionale”.

L’imponente cupola, all’interno, è arricchita dai capolavori pittorici di Mattia Bortoloni di Rovigo e Felicino Biella di Milano.

Intrigante e suggestiva, la visita alla cupola del Santuario di Vicoforte rappresenta un’esperienza emozionante che ti porterà a scoprire, gradino dopo gradino, la grandiosità e l’anima di questo eccezionale monumento. Un’opportunità unica di abbracciare la bellezza e la maestosità dell’architettura barocca in un contesto naturale di rara bellezza.

Allianz Stadium & Juventus Museum

Un viaggio nella storia di un club calcistico ma anche dell’Italia. E’ quello che promette la visita dello Juventus Museum, o J-Museum, a Torino, che attraverso cimeli e tecnologia multimediale, ripercorre le 120 stagioni, dentro e fuori dal campo, della squadra torinese. Inaugurato nel 2012 in occasione del 115º anniversario dalla fondazione del club bianconero, uno dei più antichi del Paese, il J-Museum illustra, raccoglie ed esalta i goal più emozionanti e significativi della squadra, le maglie dei calciatori, le testimonianze dei giocatori, memorabilia di ogni genere, fino ad arrivare alla Sala dei Trofei, dove scorrono uno dopo l’altro i titoli nazionali e internazionali e i vari Palloni d’Oro conquistati dai suoi giocatori.

Molti anche i contenuti extracalcistici che si possono cogliere nelle varie sale: al di là di ciò che è accaduto di volta in volta dentro a uno stadio, è la storia di Torino e dell’Italia ad emergere, passando dalla cronaca calcistica a quella socio-culturale del Paese.
Uno spazio a parte è dedicato al sodalizio tra Juventus e Fiat, o meglio, con la famiglia Agnelli, alle citazioni cinematografiche, in tv, alla radio, nella letteratura e nella musica. Commovente il ricordo delle vittime della strage di Heysel, a Bruxelles, avvenuta il 29 maggio 1985, poco prima della finale di Coppa dei Campioni fra Juve e Liverpool, in cui morirono ben 39 tifosi.

Salone dell’Auto Torino

Torino uguale industria automobilistica. E’ da oltre un secolo che è così, e lo si capisce ogni anno quando per le strade del capoluogo piemontese si svolge il Salone dell’Auto di Torino. Una grande mostra all’aperto che permette di cogliere l’eccellenza nel design e nella produzione di autoveicoli che l’hanno resa una delle capitali dell’automotive mondiale, con eventi in varie location e in particolare nel Parco del Valentino. La manifestazione si pone in linea con lo storico Salone dell’Automobile, organizzato in città dal 1900 fino al 2001.

Piazze e vie diventano punti di ritrovo di supercar, one-off e auto storiche da collezione, oltre che di prototipi esclusivi per la prima volta esposti tutti insieme, modelli realizzati da carrozzieri e designer del calibro di Pininfarina, Giugiaro, Bertone e Italdesign. Fra gli eventi più attesi ci sono poi la sfilata guidata dai presidenti delle case automobilistiche, il Gran Premio, la parata domenicale di Parco Valentino che in 40 km porta i partecipanti del GP fino alla Reggia di Venaria.

Cattedrale e Torrazzo di Cremona

1107. Risale a questo anno la posa della prima pietra della Cattedrale di Santa Maria Assunta a Cremona, la cui storia è stata a dir poco travagliata. Appena dieci anni dopo, infatti, la ricostruzione deve riprendere da capo a causa di un forte terremoto, e solo nel 1196 viene quindi consacrata, per poi essere ampliata nel transetto fra la fine del XIII e la metà del XIV secolo. Molti i rimaneggiamenti successivi all’originaria chiesa romanica, che nel tempo prende tutte le caratteristiche dello stile gotico, fino a diventare lo splendido edificio che ancora oggi vediamo, che fa del Duomo di Cremona uno dei più insigni esempi di architettura religiosa del Nord Italia.
Una volta sulla soglia, lo stupore è grande. Le pareti interne sono infatti decorate da affreschi dei più importanti esponenti della scuola pittorica rinascimentale cremonese: Boccaccio Boccaccino, Gian Francesco Bembo, Altobello Melone, Girolamo Romanino, Pordenone e Bernardino Gatti.

Potere religioso e potere politico si “affrontano” sulla piazza principale di Cremona, poiché proprio davanti al Duomo sorge il Palazzo Comunale, sede del governo della città, altrettanto da ammirare per la sua bella facciata scandita da un portico adorno di fregi. Fra le attrazioni della città c’è di sicuro anche il cosiddetto Torrazzo, la torre campanaria che svetta accanto alla Cattedrale, alta 112 metri e perciò fra le più imponenti d’Europa. Guardandola non si può non notare che in realtà si tratta di due strutture sovrapposte: una prima torre romanica del 1267 e una seconda torre a cuspide con pianta ottagonale, datata al 1305. Gli elementi culminanti, ossia la palla e la croce, risalgono invece al XVII secolo. Una costruzione assai complessa, dunque, da visitare e scoprire con i percorsi del Museo Verticale al suo interno, e che ha in serbo un’altra sorpresa: l’orologio astronomico che indicare il moto degli astri e le fasi lunari, installato nel 1583. Il meccanismo è ancora quello originale, il quadrante attuale, invece, è stato ridipinto nel 1970. E non è ancora finita. Nella cella campanaria sono racchiuse sette campane, ciascuna dedicata ad un santo e una in particolare dedicata al patrono della città, Sant’Omobono. Salire in cima al Torrazzo vale tutti i 502 gradini da percorrere per godere del panorama sulla città e sul fiume.

Skip to content