Sabbia bianca e acque trasparenti caraibiche. La “cartolina” di presentazione di Baia dei Saraceni sembra riportare a lidi lontani, invece siamo a Varigotti, frazione del comune di Finale Ligure in provincia di Savona. Sono echi esotici inaspettati lungo la costa ligure, che fanno di questo paesino una meta obbligata, per la bellezza delle sue spiagge e per l’atmosfera che si respira fra le strette vie del Centro Storico detto Borgo Saraceno. L’origine antica è attestata dal II d.C., ma è la Torre Saracena a Punta Crena che fa capire la conformazione difensiva di tutto l’impianto abitativo, una maglia intricata con piazzette, pozzi e vicoli stretti che d’un tratto sbucano sul mare. E qui, fra Punta Crena e la spiaggia di Malpasso, ecco appunto la spiaggia di Baia dei Saraceni, colpo d’occhio che non si scorda.
Archivi: Point of interest
A Point of Interest is a tourist attraction, a place of interest that tourists visit. For example: a museum, a park, a monument, a castle etc.
Museo di Celle dei Puccini
Celle di Pescaglia è un borgo in provincia di Lucca passato agli onori della cronaca perché frequente luogo di villeggiatura di Giacomo Puccini. Era infatti qui che il Maestro trascorreva le sue vacanze estive da bambino, nella casa di famiglia che dal 1974, grazie all’Associazione Lucchesi nel Mondo, si può visitare su richiesta. Fra cimeli, arredi e documenti personali del compositore, ci sono anche il letto matrimoniale dei genitori, diversi ritratti di famiglia insieme a una collezione di lettere e di appunti riguardanti la musica, e soprattutto il pianoforte su cui compose parte di “Madama Butterfly”.
Teatro Flavio Vespasiano
L’imperatore Tito Flavio Vespasiano è associato da sempre all’anfiteatro più imponente e celebre dell’antichità, il Colosseo di Roma, noto anche come Anfiteatro Flavio. Ma c’è un altro luogo deputato a spettacoli e cultura che lo ricorda, e sta nel centro di Rieti: il Teatro Flavio Vespasiano, nome che rendo omaggio all’imperatore originario della Sabina. Se per il Colosseo ci vollero appena otto anni per la sua costruzione, per il teatro reatino ne furono necessari circa una sessantina, a causa di una serie di divergenze fra architetti e committenti su luogo e costi della struttura. Finalmente, dopo mille difficoltà, sotto la guida dell’architetto Achille Sfondrini, il 16 dicembre 1883 fu posata la prima pietra, mentre il 20 settembre 1893 si tenne l’inaugurazione, sulle note del Faust di Gounod e della Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni. Ma fu un incipit breve, perché già dopo appena cinque anni, un terremoto provocò il crollo della cupola e di parte della facciata.
Solo alla fine degli anni novanta del Novecento, l’edificio è tornato a mostrare la sua allure piena di eleganza, caratterizzata da una grande cupola affrescata che è anche il dopo più prezioso per chi si esibisce su questo palco. Pare infatti che la sua acustica sia fra le migliori al mondo, tanto da aver ricevuto un riconoscimento ufficiale nel 2002, quando Uto Ughi ha decretato l’assegnazione della prima edizione del Premio Nazionale per l’Acustica proprio al teatro di Rieti. Un titolo di merito approvato anche dal professor Bruno Cagli, presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che lo ha definito in assoluto il migliore al mondo per la diffusione e la qualità del suono.
Ad oggi, qui si svolgono l’annuale Rieti Danza Festival, il Concorso internazionale per le nuove voci della lirica “Mattia Battistini”, il Concorso nazionale per giovani attori e alcuni spettacoli del Reate Festival, che celebra lo straordinario patrimonio del Belcanto italiano.
Cave di marmo
Man mano che ci si avvicina a Carrara, il bianco nitido delle cave di marmo si fa più evidente, disegnando linee geometriche sul fianco delle Alpi Apuane. Poi, una volta in città, ci si accorge che qui il marmo bianco che ha reso celebre nel mondo questo angolo di Toscana è ovunque, impiegato come comune materiale da costruzione. Lo si trova persino nei bar, usato per i tavolini, i portacenere, i sottobicchieri e così via, e in tutte le case, anche le meno appariscenti, come soglia dei portoni o per i davanzali, i gradini e così via. Qui si vive di marmo, letteralmente, perché non c’è famiglia che non abbia qualcuno immerso nel mondo a sé stante delle cave. Materia prima preziosa sfruttata già ai tempi dei romani, che venivano qui per scegliere i migliori filoni e costruirci poi monumenti straordinari giunti anche a noi. L’attività estrattiva conobbe il maggiore sviluppo sotto Giulio Cesare, nella seconda metà del I a.C., periodo in cui l’esportazione avveniva tramite il porto di Luni, da cui deriva la dizione “marmo lunense. Ben nota è invece la predilezione che Michelangelo ebbe per il marmo di Carrara, che veniva fin qui per scegliere personalmente i blocchi migliori, da cui trarre poi capolavori come il David esposto in Piazza della Signoria a Firenze. Sulle sue orme, anche numerosi grandi artisti di arte contemporanea fanno lo stesso, scegliendo direttamente in cava il pezzo adatto a ciò che la loro creatività vede già.
Le cave possono essere di due tipi: chiuse e a cielo aperto, e con il passare del tempo, più vengono sfruttate più assomigliamo a gradinate di anfiteatri. Chi volesse vedere da vicino ciò che significa il lavoro in cava, può prenotare un’escursione guidata, durante la quale c’è modo di apprezzare le diverse tipologie di marmo e di conoscere le tecniche estrattive, da primitivi cunei di legno, al sistema della “tagliata” dei romani, al rivoluzionario “filo elicoidale”, all’attuale filo “diamantato”, tanto veloce quanto pericoloso.
Abbazia di Fossanova
Priverno, Annus Domini 1208. Nella campagna attorno a questo piccolo vicus in provincia di Latina, in quell’anno sorgeva la monumentale Abbazia di Fossanova, uno dei primi esempi di architettura gotico-cistercense in Italia e uno dei meglio conservati. Per costruirla ci vollero ben 45 anni, partendo dai resti di un preesistente monastero benedettino datato al VI secolo, a sua volta eretto nelle vicinanze di una villa romana del I secolo a.C., ancora visibile davanti alla chiesa.
L’intero impianto ruota attorno al chiostro, fulcro della vita monastica di un tempo ma anche della comunità di frati minori conventuali che oggi ancora vi risiedono. Da qui si accede a refettorio, dormitorio, cucina e “shop” dei prodotti realizzati dai monaci, oltre che alla Chiesa di Santa Maria, dove si notano il magnifico rosone della facciata, il tiburio e i capitelli finemente scolpiti.
Museo di Storia Naturale di Calci
Pare impossibile, eppure il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa veniva fondato meno di un secolo dopo la scoperta dell’America, e come tale è oggi uno dei più antichi del mondo. Alla fine del XVI secolo, si presentava già con una ricca collezione articolata in varie tematiche: mineralogia, paleontologia, entomologia, malacologia e zoologia, che poi nell’arco dei secoli sono andate ulteriormente incrementandosi costituendo un patrimonio di enorme valore storico e scientifico. In particolare, iconica è la Galleria dei Cetacei, con una tale quantità di scheletri di delfini e balene da essere considerata una delle più importanti al mondo, oltre a essere la prima in Italia per varietà delle specie rappresentate, cui si aggiungono reperti fossili, modelli a grandezza naturale, modelli tattili in scala e filmati.
In origine appariva come la “Galleria” annessa al Giardino dei Semplici di Pisa, l’attuale Orto Botanico, mentre dagli anni Ottanta ha sede nella Certosa di Pisa a Calci, un edificio del Trecento che già di per sé ha un inestimabile valore storico-architettonico. Il Museo è luogo di cultura tout court, essendo parte dell’Università di Pisa e organizzando eventi culturali ed esposizioni temporanee.
Parco del Lago Trasimeno
Nel marzo del 1995 veniva istituito il Parco del Lago Trasimeno, il più grande dei parchi regionali umbri con 13.000 ettari di superficie comprendenti le tre isole al centro dello specchio d’acqua. Nell’insieme, una realtà di rilevante importanza naturalistica, storica e artistica, da scoprire con escursioni guidate o scegliendo come meta uno degli incantevoli borghi rivieraschi: Castiglione del Lago, Magione, Panicale, Tuoro sul Trasimeno e Passignano sul Trasimeno, il cui territorio è posto sotto tutela insieme a quello delle Isole Polvese, la più estesa, utilizzata come centro didattico e di studio ambientale, Maggiore, la seconda in ordine di grandezza, e Minore, di proprietà privata. Circondata dalle dolci colline umbre, l’area del parco ha da sempre rappresentato per l’avifauna acquatica un’importante meta per la sosta e la riproduzione, e per le specie ittiche un habitat ideale per vivere e proliferare. Cosa che sanno bene i pescatori, figure che da queste parti hanno un che di sacro, essendo i veri custodi dei segreti di questo scrigno naturalistico. E in particolare delle isole.
L’isola Polvese è dal 1973 Parco Scientifico-Didattico per la ricca flora e fauna che ricopre i suoi 70 ettari. Conserva inoltre importanti memorie storiche, quali la Chiesa di San Secondo, il Monastero Olivetano, la Chiesa di San Giuliano e un Castello del XIV secolo recentemente restaurato. Altra curiosità è il Giardino delle Piante acquatiche detto anche Piscina Porcinai, realizzata alla fine degli anni 50 dall’architetto Pietro Porcinai. Si tratta di una piscina della profondità di 5,30 metri alimentata dalle acque del Lago Trasimeno e completamente scavata nella roccia, attorno alla quale si trovano alcuni ninfei con piante acquatiche sia autoctone che alloctone. Un vezzo architettonico immerso in una natura selvaggia.
Dell’Isola Maggiore si intuisce già tutto dai numeri: 24 ettari di superficie, 309 metri di “quota” e 2 km di costa a circoscrivere un fazzoletto di terra ricoperto in gran parte da macchia mediterranea e popolato da una decina di persone o poco più. A differenza delle altre due isole del Lago Trasimeno, qui si trova l’unico villaggio isolano ancora abitato stabilmente, eco di quella che nel XIII secolo era una fiorente comunità di Frati minori, tanto nota da aver ospitato per un certo periodo San Francesco. Belle anche la Chiesa di San Salvatore, il rudere della chiesetta monastero delle Suore di San Leonardo, la Chiesa di San Michele Arcangelo e il borgo medievale rimasto fermo a qualche secolo fa. Si coglie uno spirito di attaccamento alle tradizioni del passato anche nel Museo del Merletto, dove sono esposti manufatti creati con “pizzo di Isola” o “pizzo d’Irlanda”, arte certosina vanto delle donne isolane.
Infine, l’Isola Minore, appendice della Maggiore, a soli 470 metri di distanza, è la più vicina a Passignano sul Trasimeno, sulla costa. Pini e lecci e una colonia di cormorani sono l’aspetto principale che si coglie di questa terra, abitata da una piccola comunità fino al XV secolo e oggi proprietà privata di qualche fortunato che può godere di tanta bellezza in totale relax.
Villa Adriana
La magnificenza che trasmette oggi Villa Adriana a Tivoli è nulla rispetto a ciò che doveva essere duemila anni fa, quando fra il 118 e 138 d.C. fu realizzata su committenza dell’imperatore Adriano. I 40 ettari su cui si sviluppa il parco archeologico sono infatti solo un terzo dei 120 ettari iniziali, distribuiti su un pianoro tufaceo ai piedi dei Monti Tiburtini.
I lavori per la sua costruzione furono seguiti personalmente dall’imperatore, che fra le sue passioni aveva quella dell’architettura. Basti pensare che tre degli edifici più rappresentativi della Roma Antica furono voluti da lui: il Tempio di Venere e Roma eretto nel Foro, il Pantheon, rifacimento del precedente tempio costruito da Agrippa – ma da alcuni studiosi attribuito ad Apollodoro di Damasco, architetto ufficiale dell’imperatore Traiano – e Castel Sant’Angelo, destinato a tomba di Adriano ma poi riconvertito in fortezza dello Stato Pontificio.
Villa Adriana a Tivoli è, senza esagerazione alcuna, un capolavoro sotto ogni punto di vista: per la ricchezza della decorazione architettonica e scultorea – purtroppo in parte dispersa in varie collezioni private e musei di tutto il mondo in seguito alle sistematiche spoliazioni di marmi avvenute a partire dal Medioevo in poi – per la varietà di edifici e per le soluzioni architettoniche innovative per l’epoca e stupefacenti ancora adesso e per la vastità stessa del sito. Fra le particolarità da sottolineare c’è per esempio una rete viaria sotterranea carrabile e pedonale realizzata solo a scopo di servizio. E si aggiunga la spettacolarità di alcuni spazi, come per esempio le terme monumentali nelle dimensioni e la zona del Canopo e del Serapeo, specchio d’acqua contornato da statue e alberi maestosi.
In virtù di tutto ciò, dal 1999 Villa Adriana è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, cui nel 2001 si è aggiunta Villa d’Este, sempre a Tivoli, che vanta anche altre memorabilia, come il Parco Villa Gregoriana, area naturalistica situata sull’antica acropoli romana.
Lago di Lesina
Hanno acque salmastre i laghi di Lesina e di Varano e sono rispettivamente il 9° e il 7° lago più grande d’Italia, ma soprattutto, insieme formano il sistema lacuale più importante del mediterraneo meridionale, separato dal mare da dune di sabbia alte 5 metri, e il più ricco territorio di biodiversità della Puglia. Il contesto ambientale è quello della cosiddetta Capitanata, zona litoranea del Gargano, provincia di Foggia: il lago di Lesina è caratterizzato da bassi fondali e ospita su 25 kmq il più esteso e integro sistema di macchia mediterranea d’Italia. Ben diverso il paesaggio del lago di Varano, con fondali più profondi, attorniato da colline di tufo e falesie con insediamenti rupestri e vaste estensioni di uliveti storici. Da non trascurare anche un altro aspetto: le popolazioni residenti sono portatrici di una cultura materiale unica.
Porticciolo di Portofino
Portofino è per definizione sinonimo di vacanza, bellezza, charme, natura, arte, storia, lusso e lifestyle. E’ la summa del Made in Italy, di ciò che fa sognare di fare un viaggio nel Bel Paese, e che per magia si ritrova tutto in un luogo a misura d’uomo, da scoprire in ogni sua parte in pochi passi. Almeno se si vuole restare nell’abitato, stretto attorno alla famosa “Piazzetta”, perché per il resto, servono gambe e tempo per esplorare il Parco Naturale Regionale di Portofino che si inerpica sul promontorio, fino a Punta Chiappa, e si protende nel blu con l’Area Marina Protetta, offrendo ovunque vedute a dir poco spettacolari sul Golfo del Tigullio da una parte e il Golfo Paradiso dall’altra.
Il mito della destinazione da luxury lifestyle inizia nei primi anni del Novecento, grazie all’arrivo dei primi flussi turistici da Germania e Gran Bretagna. A dare un ulteriore sprint è ciò che accade negli anni della “Dolce Vita”, quando in Piazzetta arrivarono il Duca di Windsor e Wallis Simpson, e al loro seguito Humphrey Bogart e Lauren Bacall, Richard Burton e Liz Taylor e così via, senza sosta fino ai giorni nostri, in un crescendo di status della destinazione, delle strutture ricettive e di tutto ciò che le circonda.
Da allora, l’economia di Portofino è generata per lo più dal turismo, attirato dalle sue case colorate, dallo charme d’insieme fra natura e piccole perle d’arte, come per esempio la duecentesca Chiesa di San Giorgio, dedicata al santo patrono festeggiato il 23 aprile con il tradizionale falò in Piazzetta, e il Castello Brown, realizzato nel Medioevo dai Genovesi e diventato poi nel 1867 dimora del console inglese Montague Yeats Brown. Oggi il Castello è aperto al pubblico per le visite e come location di eventi che fra i plus hanno il vantaggio di godere di una terrazza belvedere invidiabile. Da quassù si domina tutta la Baia di Portofino, in un quadro d’insieme animato da decine di imbarcazioni in ogni stagione dell’anno. Il Porticciolo è innegabilemente il più famoso del mondo, nonostante i posti barca siano contati: 14 per imbarcazioni da diporto e Super-yacht, 2 posti per Mega-yacht, e 3 aree di ricezione tender. Pochi ma buoni, che si fanno notare per stazza, servizi a bordo e per chi con il tender sbarca in Piazzetta trasformandola ogni volta in un set con paparazzi al seguito.