Per far capire cos’è il progetto “Le Vie dei Tesori” bisogna farlo in numeri: 87 luoghi da visitare, 26 esperienze create ad hoc per scoprire la destinazione, 100 itinerari urbani e 9 fuori porta. E come se non bastasse, un festival nel festival, che vede svolgersi per le vie della città spettacoli teatrali e di musica. Le Vie dei Tesori è un Festival nato a Palermo nel 2006, pensato per aprire al grande pubblico luoghi solitamente inaccessibili e per far conoscere realtà uniche, trasformando il centro storico in un vero e proprio museo en plein air. Negli anni, la manifestazione si è andata allargando a macchia d’olio, e a oggi si svolge per 5 fine settimana, fra ottobre e novembre, in altre quattro città: Bagheria, Carini, Cefalù e Termini Imerese. Un evento pensato non solo per i visitatori, ma anche per i cittadini, in un’ottica di riappropriazione dell’identità culturale di un contesto sociale.
Archivi: Point of interest
A Point of Interest is a tourist attraction, a place of interest that tourists visit. For example: a museum, a park, a monument, a castle etc.
Una marina di libri
Dal 2011 a oggi, “Una Marina di Libri” a Palermo è diventata la kermesse cultural-letteraria più importante del Sud Italia. Edizione dopo edizione, è andata accrescendo il suo status e la sua fama, attirando migliaia di visitatori – 30.000 in media ogni anno – più di 130 case editrici da tutto il Paese, scrittori nazionali e internazionali, ma anche musicisti, artisti e operatori culturali che hanno arricchito il programma di cinque giorni. Set della manifestazione è Piazza Marina, al centro di un progetto di valorizzazione territoriale portato avanti da un organismo no profit che mira a farne come Distretto Produttivo, Culturale e Turistico di qualità.
Museo delle Maioliche
Può una collezione di mattonelle diventare oggetto da museo? Sì, se queste sono frutto di una lavorazione artigianale sopraffina, siciliana e campana, e datata tra il XV e il XX secolo. A Palermo, nel quartiere della Kalsa, sorge Palazzo Torre Pirajno, in cui oggi ha sede questo originale museo dal nome altrettanto curioso, Casa Museo “Stanze al Genio”, ispirato alla fontana del Genio della vicina Piazza Rivoluzione. L’edificio, appartenuto prima ai Fernandez di Valdes, nel corso del Settecento ai Torre – Benso Principi della Torre e successivamente ad i Pirajno, solo di recente è stato restaurato e riportato al suo aspetto originario. Al piano nobile, dove tutto evoca il XVI e XVII secolo, otto sale sono state interamente restaurate per recuperare i decori originali celati da strati di intonaco, i lambris e buone parte delle pavimentazioni d’epoca. Con quasi 5000 esemplari di mattonelle esposte è una tra le più grandi collezioni aperte al pubblico in tutta Europa, suddivisa in base all’epoca ed alla provenienza geografica e incrementata ogni anno con l’inserimento di nuovi pezzi. Collezioni minori di giocattoli antichi, scatole di latta, oggetti vintage e articoli di cancelleria d’epoca fanno da corollario all’esposizione della Casa-Museo.
I Primi d’Italia
La cucina italiana significa tante cose, ma i primi piatti sono di certo il vessillo della cultura gastronomica più ricca del mondo e diversificata in base alle Regioni, talvolta anche alle province. A Foligno, da una ventina di anni, si svolge il primo e unico Festival dedicato proprio a risi e risotti, zuppe, gnocchi, polenta ma anche i prodotti agroalimentari indispensabili per la creazione di un piatto gustoso, oltre ovviamente alla “Regina” di tutti i primi, la Pasta. Nel cuore d’Italia, in Umbria, ecco una kermesse che ne celebra tutte le possibili varianti, da quelle popolati a quelle stellate, grazie all’intervento di chef di fama che animano la scena con show-cooking, degustazioni e momenti di incontro con il pubblico. Il Centro Storico di Foligno, adattato a set di “Villaggi dei Primi”, si trasforma per quattro giorni in un luogo dove accadono eventi di ogni genere, fra degustazioni continuative, lezioni di cucina, produzioni alimentari di qualità, ma anche momenti di spettacolo e di intrattenimento. Oltre cento ricette di primi piatti sono servite con orario no-stop, creando un percorso gastronomico d’eccezione che unisce esperienza, estro, genialità, sapienza e tradizione.
Acquario di Genova
Numeri iperbolici quello dell’Acquario di Genova, attrazione primaria per la destinazione di Genova ma non solo: 27 mila metri quadrati, 71 vasche e oltre 12 mila animali di 600 specie diverse e soprattutto più di un milione di visitatori l’anno. Inaugurato nel 1992, è stato uno dei grandi protagonisti della scena nell’anno delle Colombiadi, celebrazioni straordinarie per i 500 anni dalla scoperta dell’America. Un momento indimenticabile per tutti i genovesi, al centro del mondo e con la spinta di un nuovo volto da mostrare con orgoglio: accanto al Centro Storico Patrimonio dell’Umanità, ecco comparire le avveniristiche architetture firmate dal genovese Doc più famoso del mondo, Renzo Piano. Fra queste, il Bigo, il Padiglione del Mare e della Navigazione, la Città dei Bambini, la multisala cinematografica, la Bolla – la celebre sfera di cristallo e acciaio invasa di farfalle, e qui accanto appunto l’Acquario, la più grande esposizione acquatica in Europa, con il Padiglione Cetacei e con le 19 vasche del Padiglione Biodiversità, ospitato all’interno della Nave Italia, riprogettata e ormeggiata nel Porto Antico. Attrazione nell’attrazione è poi la vasca tattile dove i bambini e tutti i visitatori possono accarezzare le razze.
Festival Teatrale di Borgio Verezzi
Il “Paese del Teatro”. Dal 1967, Borgio Verezzi, borgo di poche centinaia di abitanti in provincia di Savona, si è guadagnato questo soprannome in virtù del celebre Festival Teatrale che vi si svolge ogni estate. Un evento oggi di fama internazionale, ma iniziato quasi per caso, come un sogno di una notte di mezza estate… Una rappresentazione con una messa in scena quasi familiare per l’atmosfera che si era creata, là, davanti alla Chiesetta di Sant’Agostino. Eppure, fu in quel momento che nacque l’idea e la voglia di trasformare quel momento fugace in una costante che fa ormai da richiamo a un turismo colto, attento e che sa apprezzare un evento di spessore in una location non comune. Bellissimo il borgo medievale, tenuto come un gioiello da chi ancora lo abita orgogliosamente, e bellissima la natura che lo circonda, in un silenzio quasi surreale per la totale assenza delle auto. La sera, quando si spengono le luci e si accendono i riflettori su quel palco immaginario sul sagrato, inizia la magia, lasciando che gli attori trasportino il pubblico in un’altra dimensione. Poi, una volta finita la rappresentazione, ci si volta e si rimane incantati dal mare rischiarato solo dalla luna.
Il Festival Teatrale di Borgio Verezzi ha un cartellone che vale la pena tenere d’occhio: cresciuto di anno in anno di importanza, ha visto transitare qui registi e interpreti diventati poi grandi protagonisti della scena nazionale.
La Via di Francesco
Cinquecento km in tutto, da La Verna in Toscana fino a Roma. La Via di Francesco è dedicata a tutti coloro che vogliono ripercorrere, passo dopo passo, opere e gesta del “Poverello di Assisi”, in un iter spirituale che attinge valore anche dalla bellezza e dalla serenità sprigionata dai luoghi in cui si fa tappa. Due i percorsi principali: La Via del Nord – 200 km in 10 tappe a piedi, 7 in bicicletta – e la Via del Sud – 300 km in 18 tappe a piedi, 11 su due ruote.
La natura selvaggia del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi avvolge il Santuario de La Verna, punto di partenza della “variante Nord”, ma soprattutto uno dei luoghi più amati da San Francesco. Si lascia alle spalle la Toscana alla volta dell’Umbria, attraverso le colline dell’Alta Valle del Tevere, toccando i centri di Citerna, Città di Castello e Pietralunga. Gubbio, con il suo ricco patrimonio d’arte e natura che invita alla sosta, evoca il ricordo del primo pellegrinaggio del Santo, lasciando poi riprendere la strada verso Valfabbrica. Una teoria di dolci colline porta ad Assisi, città che nel 1182 gli diede i natali e che dal 2000 è Patrimonio dell’Umanità, insieme alla Basilica di San Francesco, dove è conservato il sarcofago con le sue spoglie, alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, custode della Porziuncola – la piccola chiesa in cui il Poverello avrebbe compreso la sua vocazione – , e agli altri siti a lui legati nei dintorni.
La “variante Sud” parte da Roma e segue il corso del Tevere. Dopo aver attraversato la campagna romana, la Sabina e la Valle Santa di Rieti, si giunge al Lago di Piediluco, già in terra d’Umbria, e si attraversa la Valnerina, toccando i caratteristici borghi di Arrone, Ferentillo e Ceselli, e dopo aver visitato il Bosco Sacro e il Santuario francescano di Monteluco, si giunge nella Valle di Spoleto. Qui, il tempo scorre fra una visita alla città del Festival dei Due Monti, e i vicini centri di Poreta, Trevi – celebre per la Cascata di Comunacque sui monti Simbruini – e le medievali Foligno e Spello. Ultima tappa, Assisi, là dove il senso del viaggio si sublima anche negli affreschi di Giotto e Cimabue, nella Basilica dove dal 1230 il Santo riposa.
Palazzina di Caccia di Stupinigi
L’ultima arrivata sulla scena in ordine di tempo è forse la più bella e rappresentativa delle Residenze Sabaude che formano la cosiddetta “Corona di Delizie”. La Palazzina di Caccia di Stupinigi, situata a Nichelino, a meno di mezz’ora da Torino, è un indiscusso capolavoro del Settecento europeo, il cui progetto fu firmato da Filippo Juvarra, architetto di Casa Savoia. Committente Vittorio Amedeo II, che come i suoi predecessori desiderava un suo buen retiro nelle immediate vicinanze del capoluogo piemontese. L’architetto morì purtroppo poco dopo l’inizio dei lavori, nel 1736, ma la sua opera fu continuata e portata a buon fine da artisti e maestranze scelti fra i migliori dell’epoca: Benedetto Alfieri, Giovanni Battista Bernero, Bernard, Ignazio Birago, Ludovico Bo, Ignazio Collino, Francesco Ladatte, Ernst Melano, Pietro Piffetti, Luigi Prinotto, Tommaso Prunotto, Michele Antonio Rapous, Vittorio Amedeo Rapous, Domenico e Giuseppe Valeriano.
La bellezza sfolgorante e armonica della Palazzina di Stupinigi, giunta a noi intatta e in grado di trasmettere le stesse atmosfere sognanti e regali, nel corso del XVIII secolo raggiunse il culmine del suo splendore, rivaleggiando con le altre regge europee quanto a feste, balli, battute di caccia, fino a quando, con la rivoluzione francese, fu spogliata di alcuni arredi e l’Ordine Mauriziano venne abolito. Nel corso dei secoli la Palazzina ospitò numerosi personaggi illustri, come per esempio nel 1805 Napoleone con la sorella Paolina. Vi si svolsero pure nozze principesche, fra cui lo sposalizio fra Maria Teresa di Savoia e il conte d’Artois, futuro re di Francia Carlo X, e nel 1842 quello di Vittorio Emanuele II con Maria Adelaide di Lorena. Ultima Savoia a soggiornarvi fu tra il 1900 e il 1919 la Regina Margherita, dopo di che la proprietà passò al Demanio dello Stato e nel 1925, entrò nuovamente nel patrimonio dell’Ordine Mauriziano come sede per il Museo di Arte e dell’Ammobiliamento, destinazione che tutt’ora conserva.
Fucacost e Cocce Priatorije
La carne e il pane arrostiti, il grano cotto con il mosto cotto e ancora patate, cipolle e castagne. A Orsara, nel cuore della Daunia, in provincia di Foggia, nella notte tra il 1° ed il 2 novembre il menu lo stabilisce un’antica tradizione legata alla festività dei morti, per certi aspetti simile ad Halloween, ma con delle tipicità che non lasciano dubbi sull’origine pugliese. Per le strade del borgo si accendono i “fuca cost”, i fuochi di rami di ginestra usati per purificarsi nell’attesa della “visita” delle anime dei cari defunti. Secondo la credenza popolare, infatti, i defunti, percorrendo le strade e i luoghi a loro familiari, si possono così riscaldare, guidati dalle zucche svuotate e intagliate a forma di testa (cocc priatorije), appese accanto all’ingresso delle case. Da qui l’usanza di allestire dei banchetti per festeggiare il ritorno dei defunti.
Riserva MaB Unesco Collemeluccio – Montedimezzo
MAB è l’acronimo del Programma scientifico intergovernativo intitolato “Man and the Biosphere”, “L’uomo e la biosfera”, varato nel 1971 dall’Unesco per promuovere un rapporto equilibrato fra uomo e ambiente. Ecco, nell’Alto Molise ci si può immergere nella Riserva MAB di Collemeluccio- Montedimezzo, caratterizzata da natura incontaminata e da paesaggi di grande fascino, resi tali anche da costumi e tradizioni locali ben radicati.
Il bosco di abete bianco di Collemeluccio fu acquistato nel 1628 dalla nobildonna Melucci, che lo portò in dote per le nozze con il Duca D’Alessandro di Pescolanciano, e poi nel 1895 fu espropriato dal Banco di Napoli e venduto in tre blocchi ad altrettante famiglie benestanti della zona. Frazionato più volte per successioni ereditarie, oggi si compone di 363 ettari a fronte dei circa 500 ettari originari. Dal 1971, 187 ettari sono diventati Riserva Naturale Orientata, e nel 1977 altri 160 ettari Bosco da Seme-Riserva Biogenetica.
Nel sottobosco rigoglioso si trovano biancospino, agrifoglio, prugnolo, nocciolo e salice. Nelle radure e lungo i margini sono diffusi meli, peri selvatici e sorbi. Cinghiale, lepre, tasso, martora, donnola, faina, volpe, poiana, gufo, barbagianni, scoiattolo, ghiro, ghiandaia e molti passeracei sono solo alcune delle specie che la abitano, insieme al gambero di fiume tipico dei corsi del Trigno e del torrente Salcitaro.
Ben altra storia riguarda la Riserva MAB di Montedimezzo-Feudozzo-Pennataro. I suoi 1.170 ettari furono nel XIII secolo di proprietà degli Angioini, poi dal 1606 dei Monaci Certosini di Napoli e infine del regio patrimonio della Casa Borbonica come Reale Riserva di Caccia. Con l’avvento dell’unità d’Italia, passò allo Stato e da qui all’Amministrazione Forestale come bene inalienabile dello Stato. Oggi, quest’unica grande realtà della Riserva MAB di Collemeluccio- Montedimezzo è lì da vedere, visitare e vivere pe una immersione totale nella natura.