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Comune di VALLO DELLA LUCANIA
La visita del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano assomiglia a un gioco di “scatole cinesi”, perché nei suoi 181.000 ettari di superficie tutti in provincia di Salerno, assomma un’incredibile quantità e varietà di paesaggi ed emergenze meritevoli di attenzione da risultare una destinazione a se stante, in una Campania già ricca di per sé di attrattive. Compreso fra i Golfi di Salerno e Policastro e proteso verso l’interno fino ai piedi dell’Appennino campano-lucano, il Parco presenta alternativamente coste con spiagge di sabbia, falesie, scogliere e grotte, zone collinari ammantate di olivi e viti e rilievi montuosi con fenomeni carsici e fitte boscaglie di macchia mediterranea, piccole piane e infine il Vallo di Diano, con un’escursione che va da zero ai 1742 metri del Monte Alburno. Flora e fauna endemiche fanno il resto, animando questa natura prorompente, rendendola ancor più una meta ideale per appassionati di outdoor.
Partendo dal borgo marinaro di Agropoli, nell’Area Marina Protetta di Santa Maria di Castellabate si incontra la bellissima Punta Tresino, un perfetto incipit per un itinerario che poco dopo tocca il suggestivo Promontorio di Licosa – legato al mito della sirena Licosa che qui davanti si inabissò per amore di Ulisse – i borghi di San Marco e Ogliastra Marina e le Ripe Rosse di Montecorice, dove si concentrano alcuni significativi spunti architettonici: la Torre dell’Arena, la cappella della Madonna delle Grazie con il suo mulino a vento, la chiesa di San Biagio del XVI secolo, e poco fuori dall’abitato, il Santuario rupestre di San Mauro Martire.
Vicino all’antico centro agricolo di Pollica si trova il MuSea, il Museo Vivo del Mare di Pioppi: allestito all’interno dello storico Palazzo Vinciprova, tutelato dai Beni Culturali e noto come “Il Castello” per la sua architettura, dal 2013 è gestito da Legambiente Onlus, e comprende una serie di acquari che illustrano le varie forme di vita marina. Di meraviglie sommerse si parla anche a Palinuro, nota per le grotte disseminate lungo la costa, verde di oliveti e macchia. Si chiama per esempio Grotta della Cala dei Monti uno degli antri ricavati nelle scogliere frastagliate dell’Area Marina Protetta Costa degli Infreschi e della Masseta, attrazione del borgo di Marina di Camerota, insieme al Vallone del Marcellino e alla Cala degli Infreschi, così chiamata per le innumerevoli vene d’acqua dolce che sgorgano sotto la sabbia.
Volgendosi verso l’entroterra, ci si stupisce invece per la presenza di marmitte dei giganti, rapide, cascate e due stupendi ponti medievali a schiena d’asino, da cui si parte alla scoperta della Valle Soprana, zona nota agli appassionati di speleologia per la spettacolare Grava di Vesalo. Si tratta di un inghiottitoio, vale a dire una particolare conformazione carsica costituita da un doppio pozzo di 43 e 100 metri sul cui fondo si apre una caverna a galleria. Un luogo accessibile solo ad esperti speleologici, mentre agli altri rimane da immaginare il groviglio di pozzi, cascate e laghetti che si dipanano nell’oscurità, così come per la Grava di Raccio, vicino a Piaggine, profonda ben 224 metri. Di grande fascino anche il borgo fantasma di Roscigno Vecchio, di cui si ricordano usi e costumi nel piccolo Museo Etnografico allestito nei locali dell’ex casa canonica e del vecchio municipio.
Nel Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano si colloca anche il Santuario della Madonna di Novi Velia, sulla vetta del Monte Gelbison o Monte Sacro, memoria del passaggio dei monaci Basiliani in questa terra e di un’antica leggenda che vuole il luogo consacrato dagli Angeli, evento ancora oggi ricordato con una suggestiva processione in cui uno o più donne procedono cantando litanie e tenendo in equilibrio sul capo la “centa”, una sorta di corona di cento candele adorne di nastri colorati.
A chiudere questo itinerario intessuto di storia, arte, tradizioni e molta natura, nulla di meglio che la visita a due borghi davvero sui generis: Roccagloriosa, risalente al IV secolo a.C., dove si trovano resti di tombe del periodo lucano, e San Severino di Centola, borgo medievale di cui rimangono il castello, il palazzo baronale e alcune antiche abitazioni sul ciglio di uno strapiombo detto la “Gola del Diavolo”. Solo un esempio dei molti spettacoli offerti dalla natura nel Parco, che conta più di 400 fra grotte, gallerie e cavità sotterranee, alcune con tracce umane del Paleolitico.
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