Parco “Frasassi Avventura”

Il territorio di Genga, nell’anconetano, è una continua sorpresa, che dal 1997 è tutelato dal Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi. Nei suoi 9170 ettari di superficie si concentrano alcune meraviglie della natura, come le celeberrime Grotte di Frasassi, che costituiscono la più grande cavità sotterranea d’Europa, la Gola della Rossa e numerose altre grotte, ma anche alcuni monumenti architettonici di notevole interesse. Si vedano lo spettacolare Tempio del Valadier, l’Eremo di Santa Maria Infra Saxa, l’Eremo di Grottafucile e l’ex mulino nei pressi dell’abbazia romanica di San Vittore alle Chiuse. Qui si trova il Parco Frasassi Avventura, area attrezzata con 5 percorsi adatti a grandi e bambini, che alternano cavi sospesi sul fiume Sentino, ponti tibetani e carrucole vertiginose. Laboratori creativi, attività didattiche ed escursionismo completano l’offerta, facendo di questo “parco nel parco” una meta polivalente, che unisce sport, cultura e adrenalina.

Cinta Muraria di Corinaldo

Percorrendo i 912 metri del camminamento di ronda delle mura medievali di Corinaldo, nell’anconetano, ci si imbatte in una serie di elementi architettonici dai nomi bizzarri. Il tour inizia dalla Porta di Santa Maria del Mercato, che conserva ancora le sedi di scorrimento delle catene del ponte levatoio. Di fronte ha inizio l’antica scalinata di Via Piaggia (detta “delle cento scale”), “cardo” del nucleo medievale, lungo la quale si incontra il Pozzo della Polenta. Seguono la Torre del Mangano, cosiddetta dall’antico strumento usato per pressare le stoffe, la Guardiola di Mezzogiorno, il Torrione del Calcinaro, il cui nome deriva dalla professione di chi lo abitava, e la Torre della Rotonda.

Il corridoio porticato poco oltre, detto “I landroni”, è ricavato dall’aggiunta di un piano agli edifici settecenteschi lungo Via del Corso, e conduce fino a Porta Nova. La Torre dello Sperone si fa notare per la struttura pentagonale, alta 18 metri, concepita nel XV secolo da uno dei più abili architetti militari dell’epoca, il senese Francesco di Giorgio Martini. Porta San Giovanni si differenzia invece per una serie di elementi costruttivi, come per esempio la “bianchetta”, porta a lato dell’arco d’ingresso per l’accesso alla città durante gli assedi, e ancora saettiere, archibugiere, piombatoi e merlature ghibelline a coda di rondine rimaste praticamente inalterate. Chiude il camminamento la Torre dello Scorticatore, alta 15 metri di altezza, il cui nome non lascia molta fantasia.

Civica Raccolta d’Arte – Raccolta Incisori Marchigiani

Il rischio di dispendere un prezioso patrimonio d’arte era grande, perché le 26 opere che oggi compongono la Civica Raccolta d’Arte di Sassoferrato erano distribuite fra chiese, conventi, confraternite e collezioni private della città e del territorio. Meglio dunque riunirle in un unico “contenitore”, quello della prestigiosa sede di Palazzo Oliva, edificio costruito nel XV secolo dal Cardinale Alessandro Oliva (1407-1463), illustre personaggio sassoferratese. I 26 dipinti coprono tre secoli di storia dell’arte, dal Quattrocento alla fine del Settecento, dalla fine del Medioevo all’età barocca, comprendendo anche due tele di Giovan Battista Salvi, noto come “Il Sassoferrato”, protagonista del classicismo europeo che nella Roma del XVII secolo trovò anche importanti committenze, per poi fare ritorno nel suo paese d’origine. La scuola pittorica marchigiana ebbe poi anche altri importanti interpreti, autori degli altri quadri qui esposti.

Palazzo Oliva è inoltre la “dimora” della Raccolta “Incisori Marchigiani”, creata grazie al generoso lascito dei coniugi Mirella e Franco Pagliarini, che donarono al Comune la propria collezione di opere grafiche. Si tratta di una collettanea di oltre quattrocento grafiche, realizzate da 200 artisti marchigiani, vero omaggio alla cultura e alla bellezza del territorio.

Grotte di Frasassi

Il 25 settembre 1971, alcuni ragazzi del gruppo speleologico del CAI di Ancona decidono di avventurarsi in un misterioso foro scavato nel terreno nella zona di Genga, sulle montagne dell’entroterra anconetano. È l’inizio di un’incredibile viaggio al centro della terra, che da allora non ha smesso di creare stupore in migliaia di persone che decidono di seguire i loro passi coraggiosi, che quella prima volta si calarono con una corda in una cavità buia e profonda decine di metri. Ora, il percorso che porta a scoprire le Grotte di Frasassi, cuore del Parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi, è attrezzato con passerelle e luci che illuminano vere e proprie opere d’arte realizzate da Madre Natura nel corso di 190 milioni di anni. Stalattiti e stalagmiti che l’incessante lavorio dell’acqua ha trasformato in sculture dai nomi affascinanti ed evocativi: i “Giganti”, il “Cammello” e il “Dromedario”, l’”Orsa”, la “Madonnina”, la “Spada di Damocle” (stalattite di 7,40 m di altezza e 150 cm di diametro), “Cascate del Niagara”, la “Fetta di pancetta” e la “Fetta di lardo”, l’ ”Obelisco” (stalagmite alta 15 m al centro della Sala 200), il “Castello delle Streghe” e le “Canne d’Organo”, concrezioni conico-lamellari che se colpite risuonano come uno strumento. Si cammina per 1.500 metri, in un saliscendi che rapisce lo sguardo, ascoltando il rumore delle goccioline d’acqua che incessantemente scorrono su superfici in un eterno e lento mutamento, per un totale di circa un’ora e mezzo, a una temperatura di 14°C. Per un “viaggio” memorabile, certificato sostenibile dalla Carta Europea del Turismo.

Una volta risaliti in superficie, si può visitare il Museo speleo-paleontologico e archeologico di Genga, allestito nel cenobio della millenaria Abbazia di San Vittore, dove è conservato un esemplare di ittiosauro, rettile marino lungo circa 3 metri, simile a un delfino, vissuto nel Giurassico superiore, circa 150 milioni di anni fa.

I borghi delle Marche

Il comune più popoloso delle Marche è Ancona, con poco più di 99.000 abitanti, mentre quello più piccolo è Monte Cavallo, in provincia di Macerata, con 101 abitanti (a fine dicembre 2020). Nel mezzo di questa amplissima forbice si vanno a collocare tutte quelle realtà che fanno delle Marche una regione rappresentativa della popolazione italiana, che secondo una recente statistica, per il 16% continua a vivere in borghi di poche centinaia se non addirittura decine di persone. Se però a partire dagli Anni Sessanta i borghi hanno subito un netto calo di presenze a causa del trasferimento di intere generazioni in città, negli ultimi tempi si sta registrando un’inversione di tendenza demografica, fenomeno in lenta ma costante crescita forse anche grazie ai nuovi stili di vita, che hanno trovato una perfetta applicazione in questi luoghi “minori”.

Quale migliore contesto infatti per riportare l’attenzione sulla bellezza di uno stile di vita più slow e immersivo nella natura, lontano dai ritmi spesso troppo caotici e stressanti dei centri metropolitani? Senza contare il valore aggiunto di godere ogni giorno, e non solo per il tempo di una breve vacanza, di importanti beni storici, architettonici, artistici, ambientali, culturali e di tradizioni radicate, con in più la consapevolezza del ruolo rilevante che si può rivestire ai fini dello sviluppo socio-economico della regione. Sono inoltre infinite le potenzialità economiche legate soprattutto alle attività turistiche, agroalimentari e artigianali, cui si aggiunge il dato certo e immediato che nei borghi c’è un’offerta residenziale a costi più contenuti e dal carattere più autentico, in una full immersion fra arte e natura che eleva la qualità di vita, seguendo un modello maggiormente in linea con i principi della sostenibilità.

I borghi delle Marche

Festival solidale, inclusivo ed ecosostenibile. Questa la definizione di RisorgiMarche, manifestazione nata su iniziativa dell’attore Neri Marcorè, con decine di artisti internazionali on stage, al solo scopo di creare opportunità di rilancio turistico per le zone colpite dal sisma del 2016 attraverso un festival diffuso sul territorio. Nel 2018, la seconda edizione ha visto un incremento dei partecipanti da 80 a 150 mila, con una ricaduta positiva sul territorio dei Comuni ospitanti e infinite opportunità di incontro e confronto con gente di tutta Italia. Numeri altrettanto positivi anche per le edizioni successive, compresa quella “anomala” del 2020.

I borghi delle Marche

Nella prima metà del Cinquecento, nelle Marche si diffuse la riforma francescana, lasciando tracce lungo quello che è oggi identificato con il nome di Cammino dei Cappuccini. Questo itinerario di fede si dipana per 400 km, in 17 tappe che portano da Fossombrone e Ascoli Piceno, toccando borghi incantevoli, boschi e laghi fuori dalle consuete rotte turistiche: la Gola del Furlo, Cagli, Fonte Avellana, Pascelupo, Fabriano, Poggio San Romualdo, Cupramontana, Cingoli, San Severino Marche, Camerino, San Lorenzo al Lago, Sarnano, Montefortino, Montefalcone Appennino, Rotella e Offida.
Il cammino è pensato per essere percorso solo da Nord a Sud, ma può essere diviso a tappe: bastano 10 giorni per coprire la tratta Fossombrone – Camerino (5 fino a Fabriano, e 5 da qui a Camerino), e 7 da qui ad Ascoli Piceno.

I borghi delle Marche

La presenza preponderante di colline (69% del totale) e montagne (31 %) fanno del territorio delle Marche un luogo ricco di minerali, che oltre a favorire varie tipologie di colture, alimenta nel sottosuolo un gran numero di sorgenti termali. Da Nord a Sud non c’è zona che non abbia la sua fonte benefica, ideale per cure idropiniche e trattamenti di medicina estetica.
A Petriano, per esempio, in provincia di Pesaro e Urbino, si trovano le Terme di Raffaello, alimentate dalla fonte La Valle, con alte concentrazioni di minerali, zolfo e bicarbonato, tali da renderle uniche nel loro genere. In provincia di Ancona, a Camerano, non lontano dal Parco regionale del Conero, ci sono le Terme dell’Aspio, immerse nella campagna vitata a Rosso Conero. A San Vittore di Genga, a pochi minuti dalle celebri grotte, si trovano le Terme di Frasassi, mentre in provincia di Macerata, si va a Tolentino per le Terme di Santa Lucia e a Sarnano a quelle di Giacomo. La provincia di Ascoli Piceno trova invece la sua meta wellness ad Acquasanta Terme, inserita nel contesto naturalistico del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

I borghi delle Marche

Si chiama Marche Outdoor ed è il progetto lanciato nel 2019 dalla Regione Marche per gli amanti della mobilità su due ruote, che possono così accedere facilmente a un circuito di ben 24 percorsi ciclabili organizzati in anelli, consultabili sul sito marcheoutdoor.it e sulla relativa app. Qui si trovano tutte le informazioni del caso, suddivise fra dati tecnici (lunghezza, dislivello e tappe), strutture ricettive prenotabili ed esperienze varie da fare lungo gli itinerari, dove autenticità e genuinità sono le parole chiave applicate a ogni forma di accoglienza. A distinguere gli itinerari è anche il mezzo prescelto: si va da quelli ideali per la bici da strada o da corsa, per la MTB e anche per il gravel riding, considerata la modalità migliore per “aggredire” le dolci colline marchigiane, attraverso sterrati, strade bianche e depolverizzate.

Il progetto Marche Outdoor ha alla base anche una forte volontà di rinascita che tutta la popolazione locale ha dimostrato nel periodo post sisma 2016. Non è un caso che i principali percorsi, per esempio, si articolano in tre grandi anelli collegati fra loro detti “Marche Rebirth”, concetto coniato dall’artista Michelangelo Pistoletto in linea con la filosofia del suo “Terzo Paradiso”, e che rappresenta la rinascita culturale, economica e sociale della Regione anche attraverso l’arte.

I borghi delle Marche

Fra i vini delle Marche vanno annoverate due autentiche e apprezzatissime rarità: il Verdicchio di Matelica, un bianco suadente dal gusto tendente all’amarognolo, e la frizzante, vellutata e amabile Vernaccia di Serrapetrona, spumante di color rubino, dal profumo di bacche rosse e spezie. Entrambi questi vini sono protagonisti di itinerari che puntano a far conoscere, oltre che il prodotto, il territorio con tutte le sue sfumature fatte di emergenze storico-artistiche: ecco dunque la Strada del Vino Verdicchio di Matelica e quella di Serrapetrona, che tappa dopo tappa portano a esplorare rispettivamente la zona collinare attorno a Jesi, in provincia di Ancona, e quella nei dintorni di San Severino Marche.

Ma la lista dei vini migliori Made in Marche non è finita: sono altri quattro gli itinerari enogastronomici legati ad altrettanti vitigni. C’è la Strada del Vino Doc Lacrima di Morro d’Alba, nell’anconetano, quella del Verdicchio dei Castelli di Jesi, nella Vallesina, che dall’entroterra di Ancona conduce sulla costa adriatica. E altre due sono quelle dedicate alla scoperta del Vino Rosso Piceno Superiore e del Rosso Conero, diffusi lungo la Riviera del Conero e in tre comuni più interni, Offagna, Castelfidardo e Osimo.

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