Sito archeologico di vassallaggi

San Cataldo, in provincia di Caltanissetta, non è una di quelle destinazioni che si scopre per caso. Bisogna proprio scegliere di andarci, di percorrere la SS 122 che porta fino a Serradifalco, nel cuore della Sicilia meno nota e battuta dal turismo. Una volta sul posto però si capisce perché, a partire dal 1905 e per oltre sessant’anni, il sito archeologico di Vassallaggi alle porte del paese è stato oggetto di accurati scavi e indagini che hanno riportato alla luce parte delle mura difensive di quello che dal XVIII secolo a.C., in piena Età del Bronzo, doveva essere un villaggio strategico, giusto a metà strada fra la costa meridionale e settentrionale dell’isola.

All’interno delle mura sono poi state rinvenute abitazioni, luoghi di culto e tombe che hanno custodito per decine di secoli una moltitudine di manufatti ancora integri, che oggi arricchiscono diversi musei della Sicilia. A fondare Vassallaggi furono con ogni probabilità i Sicani, come testimoniano le belle ceramiche rosse dipinte a motivi geometrici datate al II millennio a.C., che in seguito emigrarono verso zone più costiere, lasciando il posto, nel VI secolo a.C., a coloni greci-rodio-cretesi, giunti fin qui perché entrati nell’orbita della potente Akragas, Agrigento. Fra le curiosità rilevanti ci sono i resti di tombe cristiane risalenti al V secolo d.C., ricavate nelle grotte dell’Età del Bronzo circostanti le mura. Punto di unione fra due mondi divisi dal sottile confine fra preistoria e storia.

Città tardo-barocche

Nel 2002, le città tardo barocche della Val di Noto sono diventate un bene protetto dall’Unesco. Un momento che ha segnato un nuovo capitolo nella storia della Sicilia, riconoscendo l’eccezionale valore universale al patrimonio artistico e architettonico di fine XVII secolo.

Nelle notti del 9 e dell’11 gennaio 1693, 54 città e paesi, più altre 300 località minori, furono duramente colpite da un devastante terremoto che causò la morte di circa 100.000 persone. A quel tempo la Sicilia era ancora sotto il controllo spagnolo l’aristocrazia locale, che contava la bellezza di 288 casate nobili, era in gran parte autonoma, chiusa in una sorta di sistema feudale. Essa possedeva la quasi totalità della terra ed era governata dal Vicerè Giuseppe Lanza, Duca di Camastra. Fu lui stesso che, all’indomani del sisma, diede subito il via ai lavori di ricostruzione, aprendo una stagione di grande fermento culturale. In breve, affluirono architetti da ogni dove, Roma compresa, arricchendo la Val di Noto e i territori limitrofi con gioielli architettonici.

Sito Archeologico di Vassallaggi

Nel 1980, il WWF ha aperto la Sezione di Caltanissetta, con attività di salvaguardia dell’ambiente della Sicilia centrale. Fra le zone individuate che necessitavano di particolare attenzione, c’è stata da subito l’Area boschiva di Mustigarufi, una vasta foresta di eucalipti e pini, che dal 1992 è sottoposta a tutela e attrezzata per le visite di scolaresche e gruppi di escursionisti.

Sito Archeologico di Vassallaggi

A quanti euro corrispondessero 64 onze non è dato sapere, ma questo fu il compenso che nel 1855 il pittore gelese Emanuele Catanese ricevette per realizzare un ciclo di affreschi sulla vita di Giuseppe nella Chiesa di San Giuseppe a San Cataldo, provincia di Caltanissetta L’edificio risale a due secoli prima, precisamente al 1660, ha un impianto a tre navate con cripta e una facciata tardo-rinascimentale con portale a tribuna affiancato da due portali più piccoli. La chiesa conserva al suo interno un piccolo gioiello: un organo a canne realizzato da Pasquale Gueli, discendente della celebre famiglia di organari di Caltanissetta che fra Settecento e Ottocento firmò alcuni degli strumenti più belli presenti ancora oggi in Sicilia. Non solo. La chiesa era un tempo amministrata dalla Confraternita di San Giuseppe che fra i suoi compiti aveva quello di provvedere a dare degna sepoltura ai poveri del paese nella cripta, oggi non più accessibile, ma che in questo modo è diventata la memoria di San Cataldo.

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