Riserva Naturale di Punta Aderci

Punta Aderci o d’Erce è il toponimo attribuito a uno dei tratti più suggestivi del litorale abruzzese, noto come Costa dei Trabocchi.

In corrispondenza di questo promontorio si sviluppano i 285 ettari della Riserva Naturale Guidata Punta Aderci, area protetta che dal 1998 tutela spiaggia, mare e natura selvaggia.

L’area prende tutto il tratto di costa del comune di Vasto, fino a lambire la foce del fiume Sinello, circondata da un meraviglioso bosco di latifoglie. Una meta da scoprire con la giusta attrezzatura per il trekking, da lasciare poi sulla sabbia per un tuffo ristoratore che in poche bracciate porta a esplorare gli anfratti di Punta Aderci.

Trabocco di Punta Turchino

Dalla seconda metà dell’800, stralli di cavi e pali fissati alla roccia sorreggono il Trabocco di Punta Turchino, citato anche nel “Trionfo della Morte” di Gabriele D’Annunzio con le seguenti parole: “una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simile a un ragno colossale”.

Quest’opera di ingegno “popolare” si trova lungo la Costa di San Vito, in località Portelle, dinanzi al promontorio di Capo Turchino, noto per la bellezza delle sue acque e della spiaggia.

Per la ferma volontà di chi dal 1981 lo possiede – il Comune di San Vito Chietino -, il Trabocco Turchino non è stato trasformato in un ristorante, ma conserva la sua identità storica e culturale, tramandando ai visitatori le tradizioni dei “traboccanti” e della marineria abruzzese. Ogni sabato e domenica è quindi accessibile per le visite, regalando il brivido di sentirsi sospesi sull’acqua nell’attesa di scoprire quali doni portano le grandi reti.

Basilica – Cattedrale di San Tommaso Apostolo

I Turchi nel 1566 e poi i Francesi nel 1799 l’hanno profanata, poi sono arrivate le bombe della Seconda Guerra Mondiale, ma ciononostante, la Basilica di San Tommaso Apostolo a Ortona è ancora lì, con la sua lunga storia che la vuole eretta sulle rovine di un antico tempio pagano, e con la cripta che dal 1258, in una cassetta di rame dorato, custodisce le reliquie dell’Apostolo Tommaso, protettore della città abruzzese.

L’ultima ricostruzione della facciata risale al 1947, opera che ha comunque conservato gli archi a ogiva, le finestre gotiche e i capitelli risalenti all’epoca sveva. Bellissimo anche l’abside trecentesco e la volta del Seicento della navata centrale, l’antica sagrestia, la Cappella del S.S. Sacramento con i bassorilievi dell’ortonese Perez e quella di San Tommaso, con le ceramiche di Tommaso Cascella e il busto-reliquiario del Santo.

Il 3 luglio, Ortona è in festa per le celebrazioni liturgiche in onore del suo patrono, ma anche la prima domenica di maggio è un giorno speciale per visitare la Basilica di San Tommaso Apostolo e l’annesso Museo Capitolare, perché si svolge la festa del “Perdono”, così chiamata per la concessione papale dell’indulgenza Plenaria, celebrata con un fastoso corteo in stile rinascimentale.

Costa dei Trabocchi

Strano che non ci siano notizie certe sulla loro origine, ma i trabocchi sono di sicuro una delle immagini più rappresentative del medio Adriatico. Precisamente di quel tratto di costa abruzzese, in provincia di Chieti, percorso dalla Statale 16 Adriatica e noto come Costa dei Trabocchi, che ogni tanto prende per così dire il largo, lungo le passerelle di legno di queste antiche macchine da pesca su palafitta. Le palizzate che le sorreggono sembrano esili e traballanti, ma reggono
alla furia delle onde e delle mareggiate, tendendosi con le loro reti verso l’orizzonte. Affascinanti costruzioni, semplici ma articolate allo stesso tempo, efficaci nel catturare i pesci in transito, apparentemente senza sforzo per chi un tempo lo faceva di mestiere. Pare che i primi siano comparsi nel XVIII secolo, chissà… A distanza di secoli, tali macchine hanno più una funzione di “attrazione turistica”, di peculiarità del territorio da conoscere e vivere. Lo si può fare semplicemente prenotando in uno dei tanti trabocchi trasformati in trattorie o, perché no, ristoranti quasi da “fine dining”, dove il pesce locale è esaltato da ricette della tradizione o raffinate rivisitazioni contemporanee.

A breve, questa fascia costiera avrà anche un altro punto di osservazione privilegiato: è infatti in fase di ultimazione la Via Verde, la ciclovia che corre per 42 km sul tracciato dell’ex ferrovia, a pochi metri dal mare e immersa nella natura. Lo scopo di questo ambizioso progetto è doppio: il recupero di un’infrastruttura che già c’era e stimolare la mobilità sostenibile fra i Comuni della Costa dei Trabocchi: Ortona, San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Vasto, cui si aggiungono i due comuni di Francavilla al Mare e San Salvo, sempre della costa teatina.

Borghi più belli d’Abruzzo

Se è vero che la toponomastica dice tanto di un luogo, nel caso dell’Abruzzo dice tutto. Racconta da una parte di una regione con chilometri di spiagge bianche – da qui nomi più che espliciti come la stessa Pescara e le tante “marine” lungo la costa – e dall’altra di borghi incastonati fra vette appenniniche – le più alte d’Italia, grazie alla presenza dei massicci della Majella, del Parco Nazionale d’Abruzzo e del Gran Sasso – come testimoniano per esempio Pietracamela, Rocca San Giovanni, Castel del Monte, Tagliacozzo e così via.

Borghi che, per la loro natura “arroccata” e di difesa dell’entroterra, hanno saputo attraversare secoli, arrivando a noi con un centro storico ancora intatto che sa trasmettere fascino ed emozioni dal sapore antico, tanto che ben 25 sono entrati di diritto nel novero dei “Borghi più belli d’Italia”.

Un ricco patrimonio architettonico, artistico e di tradizioni vive, che animano ancora adesso questi “avamposti” di cultura locale immersi in una natura incontaminata e prorompente.

Borghi più belli d’Abruzzo

Campo Imperatore, altopiano a 1800 metri nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. È qui che a maggio, migliaia di pecore salgono al pascolo secondo l’antico rito della transumanza, per poi dare il via al processo di produzione del formaggio Canestrato di Castel del Monte. Il latte viene filtrato, riscaldato a 35-40°C per 15-25 minuti e addizionato con caglio naturale (ottenuto dallo stomaco di agnello), cotto a 40°-45°C per 15 minuti circa, e infine pressato nelle fiscelle e lasciato riposare al fresco nelle casere. Sempre sul Gran Sasso, fra i 600 e i 1400 metri di quota, dove il freddo e le quote elevate permettono di ottenere un risultato qualitativo eccellente, si coltivano la varietà di Grano solina dell’Appennino abruzzese e la squisita Lenticchia di Santo Stefano di Sessanio, mentre sull’Altopiano di Navelli si producono ceci di piccole dimensioni, nelle varietà bianca e rossa, ideali per zuppe e minestroni.

Con le essenze più tipiche di queste montagne e del massiccio del Sirente Velino, la santoreggia e la stregonia, si aromatizzano due mieli monofloreali. Dall’alta e media valle del Sangro e dell’Aventino, alle pendici orientali della Majella, proviene invece il salume tradizionale noto come salsicciotto frentano, insaccato di carne di maiale realizzato con tagli pregiati quali prosciutto, spalla, lombo e capocollo, con aggiunta di sale e pepe. A insaporire i piatti della tradizione locale ci sono infine tre olii extravergine d’oliva DOP, l’Aprutino Pescarese, il Pretuziano delle Colline Teramane e quello delle Colline Teatine, tutti molto fruttati e aromatici. Di olive sempre si tratta quando si parla di “intosso di Casoli”, trattate con il cosiddetto “sistema sivigliano”, che prevede la fermentazione lattica in una soluzione salina per una decina di giorni.

Borghi più belli d’Abruzzo

“Baviera d’Italia”. Titolo alquanto curioso per l’Abruzzo, giustificato però dalla presenza di circa 700 edifici fra castelli, torri e fortilizi. Una miriade di avamposti militari e non, che dall’alto di colline, passi e promontori impongono la loro presenza, offrendo spunti di viaggio carichi di suggestioni ed echi di tradizioni e culture locali.

Il tour ideale di questo ingente patrimonio architettonico non può che partire da Rocca Calascio nel Parco Nazionale del Gran Sasso, e approdare al Castello Aragonese a Ortona, con vista sull’Adriatico. Questi due fortilizi, che hanno in comune un’imponente struttura caratterizzata da torrioni angolari, sono l’uno agli antipodi dell’altro. Se il primo svetta in tutta la sua grandiosità sulle valli sconfinate e silenziose degli Appennini Abruzzesi, il secondo domina il litorale da cui poco lontano inizia la ciclabile detta Via Verde della Costa dei Trabocchi.

Nel mezzo, decine e decine di esempi di castrum più o meno antichi: a Crecchio e Casoli, in provincia di Chieti, si visitano rispettivamente il Castello Ducale e di Masciantonio. A Pacentro e Pettorano sul Gizio, nell’aquilano, quello di Caldora e di Cantelmo e, nello splendido borgo medievale di Santo Stefano di Sessanio, c’è la Torre Medicea, mentre a Civitella De Tronto, Teramo, la Fortezza, fra gli esempi di architettura militare meglio conservati non solo del Centro Italia ma persino d’Europa, con tanto di Museo delle Armi. E già che si è qui, imperdibile il Museo NINA, che narra la storia della città attraverso cimeli e abiti appartenuti agli aristocratici del luogo, ex città regia e di frontiera.

Preziose testimonianze di epoche e vicende lontane, ognuna delle quali ha lasciato il segno nell’evolversi della storia locale, come si può apprezzare anche dal numero di musei sparsi ovunque. Sono ben quattro nel solo borgo di Guardiagrele, in provincia di Chieti, nel Parco Nazionale della Majella: ci sono nell’ordine il Museo Archeologico Filippo Ferrari, il Museo del Costume e delle tradizioni della nostra gente, il Museo del Duomo Don Domenico Grossi e l’Antiquarium Medievale Antonio Cadei. A Crecchio si “naviga” in acque di più di mille anni fa, nel Museo dell’Abruzzo Bizantino e Altomedievale. Sconfinando nel pescarese, a Penne, l’excursus temporale va dal Museo Archeologico Civico Diocesano a quello di Arte Moderna e Contemporanea; ad Abbateggio, l’Ecomuseo del Paleolitico della Valle Giumentina Villaggio Tholos riporta a qualche era geologica fa; a Caramanico Terme, il Museo Naturalistico ed Archeologico Paolo Barrasso racconta di flora e fauna della Majella e delle civiltà di un tempo; a Città S. Angelo si ripercorre invece una storia imprenditoriale recente, quella di un’ex manifattura tabacchi ora trasformata in Museolaboratorio. Infine, a Castelli, nei dintorni di Teramo, ecco il Museo delle Ceramiche, ouverture dedicata a questa delicata arte in un range produttivo che va dal IV secolo a.C. alla fine dell’800.

Borghi più belli d’Abruzzo

L’Eremo Celestiniano di San Giovanni all’Orfento a Caramanico Terme, in provincia di Pescara, fu fatto costruire da fra’ Pietro detto da Morrone nel 1290, su uno sperone di roccia poco sopra alla grotta dove era solito ritirarsi in preghiera, negli anni precedenti alla sua elezione a Sommo Pontefice con il nome di Celestino V. Un luogo spettacolare per il suo stare in bilico a metà costa, appena sopra Sulmona, ma non certamente l’unico sito religioso che merita attenzione in terra d’Abruzzo, disseminata di abbazie, chiese, santuari ed eremi che partono dalla costa adriatica e arrivano fino ai 1500 metri di quota della Chiesa di Santa Maria della Pietà, a Rocca Calascio, in provincia dell’Aquila. Là dove alla bellezza di una costruzione del Cinquecento eretta in mezzo al nulla si affiancano le rovine del Castello Normanno, creando un insieme di grande fascino, spesso set di film, come Ladyhawke e Il nome della rosa.

Tornando a Caramanico Terme, nel cuore del Parco Nazionale della Majella, troviamo anche la Chiesa Santa Maria Maggiore e l’Abbazia di San Tommaso in Becket, quest’ultimo Monumento Nazionale voluto nel Duecento dagli agostiniani in memoria dell’Arcivescovo di Canterbury dell’Ordine dei Templari, morto durante una battaglia fra Corona inglese e Santa Romana Chiesa. E ancora, sempre in provincia di Pescara, si visitano la Chiesa di San Francesco a Città Sant’Angelo, e ad Abbateggio la Collegiata S. Michele Arcangelo, la Chiesa Medievale e Altomedievale di Sant’Agata e il Santuario della Madonna dell’Elcina, quest’ultimo legato all’antica leggenda di un’apparizione della Madonna a due pastorelli muti. La Madonna sarebbe stata seduta su un leccio (elce), i cui resti conservati sotto l’altare sono ora oggetto di culto.

Altri misteriosi avvenimenti sarebbero invece legati alla costruzione della Chiesa Romitorio della Madonna della Mazza, a Pretoro, sempre sulla Majella. Qui si narra che l’immagine di Maria sia stata rinvenuta su un tronco, poi trasportata in paese e infine ritrovata nuovamente in Chiesa, per opera della Madonna stessa, che nel farlo lasciò le proprie impronte su un’improbabile neve caduta nel giorno 2 di luglio.

Borghi più belli d’Abruzzo

Al secolo era Pietro Angeleri detto da Morrone, per la storia fu Celestino V. Il contesto della vita di questo semplice uomo “di montagna” che da eremita a Sant’Onofrio al Morrone, sopra Sulmona, divenne Papa, era l’Abruzzo, sua terra d’origine che da più di 700 anni, ogni 28 e 29 agosto ne celebra il ricordo con il solenne rito della Perdonanza. Questo l’antefatto: il 29 agosto 1294, Pietro, già designato successore di Niccolò IV, si recò nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila, dove venne eletto Papa. Evento eccezionale che attirò una folla di centinaia di fedeli, oltre a nobili, cardinali e persino re Carlo II d’Angiò e suo figlio Carlo Martello, che pare lo avessero addirittura “scortato” nel suo lungo viaggio a dorso d’asino. Per ringraziarli di questo inaspettato omaggio, il neo eletto concesse in dono a tutti i presenti la Perdonanza, ossia la remissione dei peccati e l’assoluzione della pena. L’eco fu così straordinaria che L’Aquila ne giovò in fama per lungo tempo, anzi, fino ai giorni nostri, tanto che nel 2019, la Bolla della Perdonanza Celestiana è stata iscritta dall’Unesco alla Lista del Patrimonio Immateriale dell’Umanità.

Oltre che con il consueto pellegrinaggio agostano, il ricordo di questo Papa fuori dagli schemi, che seppe anche innovare la Chiesa di allora, è oggi tramandato con il cosiddetto Cammino di Celestino lungo circa 90 km. Sei le tappe, tracciate sulla Rete Sentieristica Ufficiale del Parco Nazionale della Majella, in parte coincidenti con l’ormai storico Sentiero dello Spirito (segnavia S) e con quelli che era solito percorrere lo stesso Celestino.
La partenza avviene alla Badia Celestiniana di Sulmona e dopo aver toccato Pacentro, Roccacaramanico, Caramanico Terme, Roccamorice e Lettomanoppello si conclude all’Abbazia di S. Liberatore a Maiella nel comune di Serramonacesca. Particolarmente impegnative sono le due tappe che transitano per la vetta del Monte Morrone (2.061 metri) e per la ripida Rava dell’Avellana nella Valle dell’Orfento. Per orientarsi, c’è la Charta Peregrini (o Credenziale del Pellegrino), una sorta di “tessera a punti”, che una volta completata dà diritto a ricevere la Croce di Celestino, il Testimonium che certifica l’intera percorrenza delle tappe.

Borghi più belli d’Abruzzo

La sua altitudine e la caratteristica di presentare una serie di vasti pianori erbosi ha permesso lo sviluppo del comprensorio sciistico Passo Lanciano – Majelletta. Solo la Majelletta ha 4 skilift e un tapis roulant per 4 piste blu e 4 rosse, mentre più a valle, a quota 1650, si sviluppano anche due anelli per lo sci nordico, e in località Rifugio Pomilio c’è pure uno snowpark servito da uno skilift con campo scuola, pista bob e tubing, molte aree per i fuoripista e diversi itinerari per lo sci d’alpinismo. In alternativa, a Passo Lanciano, a quota 1350, si trovano altri impianti: seggiovia, 2 skilift e 2 nastri trasportatori per 2 rosse, 2 blu e 2 verdi, che scivolano a valle per oltre 6 km attraversando una magnifica faggeta. Snowpark, campo scuola, kindergarden per i piccoli e un anello di fondo di 5 km sono invece a Piane di Tarica, a chiudere un’offerta per ski addict, ciaspole comprese, che non ti aspetteresti mai in Centro Italia, soprattutto a un’ora d’auto dalla costa.

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