1949-1979. Il Monumento ai Caduti di Fragalà venne eretto in occasione del trentesimo anniversario della strage passata alla storia come” eccidio di Fragalà“. Fragalà era un fondo nei pressi del borgo di Melissa, nel crotonese, assegnato dalla legislazione borbonica del 1811 per metà alla casata dei Berlingeri e per la restante parte al Comune. Nella realtà, col tempo i Berlingeri avevano poi occupato l’intero latifondo. Negli anni immediatamente seguenti la Seconda Guerra Mondiale, e in particolare nel 1949, ben 14.000 contadini nella sola Calabria scesero in piazza per protesta perché i nobili non volevano consentire che le terre da loro abbandonate o in disuso fossero concesse ai mezzadri così come aveva stabilito una legge del Ministero dell’Agricoltura. Nell’ottobre del 1949, a Melissa, un gruppo di contadini fu attaccato dalle forze dell’ordine e tre manifestanti furono uccisi. L’evento ebbe una grande risonanza in tutto il Paese e anche all’estero, suscitando commozione e indignazione . Trent’anni più tardi, l’artista Ernesto Treccani, figlio del fondatore dell’omonima enciclopedia, donò ai cittadini di Melissa il Monumento a ricordo dell’eccidio. Il drammatico episodio ispirò anche alcune sue opere racchiuse nel ciclo “Da Melissa a Valenza”.
Provience: Crotone
Casa-Chiesetta di San Nicodemo da Cirò
900-990. Queste le date di nascita e di morte di San Nicodemo da Cirò, noto anche come Nicodemo di Mammola, monaco cristiano venerato sia dalla chiesa cattolica che da quella ortodossa e ricordato ogni anno il 12 marzo, giorno della sua scomparsa, con una festa in suo onore. Il culto è diffuso in tutta la Calabria, ma è a Cirò e a Mammola che è più sentito. A Cirò si trova infatti la sua casa natia, trasformata nei secoli prima in oratorio e poi nella Casa-Chiesetta di San Nicodemo da Cirò, dove sono tutt’ora conservate le sue reliquie, mascella e due molari. Durante la celebrazione, la statua del Santo viene portata in processione insieme a quella del compatrono di San Francesco di Paola.
Chiesa del Purgatorio
Nel centro storico di Cirò c’è la Chiesa del Purgatorio, così denominata perché un tempo era la sede della Congregazione del Purgatorio, che come compito principale aveva quello di raccogliere le offerte dei devoti al momento del trapasso di un caro. Le anime dei morti venivano così accompagnate nell’aldilà, con preghiere e funzioni ad personam. A ricordo di ciò, sul portale d’ingresso è scolpito un teschio, mentre una volta varcata la soglia, si scoprono un altare con tre nicchie: in quella centrale c’è la statua dell’Immacolata, a destra quella di S. Pasquale e a sinistra quella di Gesù, e accanto a questa, la cella campanaria. Dopo anni in cui la struttura era stata abbandonata, il tetto era crollato e la chiesa chiusa al culto, oggi un attento restauro l’ha resa di nuovo agibile.
Centro storico Cirò
Cirò, o meglio Cirò Superiore, da distinguersi da Cirò Marina, sul litorale. Poco più di 2500 abitanti e una fama che travalica i confini della Calabria e non solo. E questo grazie al suo prodotto d’eccellenza, il bianco Cirò Dop, ma soprattutto per le molte bellezze storico-artistiche che riserva il suo centro storico, chiuso da una cinta muraria medievale. Quattro le porte da cui si accedeva ieri come oggi: Scezzari, Cacovia, Falcone e Mavilia. Quest’ultima è il varco verso il centrale Corso Luigi Lilio, omaggio al cittadino più celebre di Cirò, medico, astronomo e matematico italiano del Cinquecento, inventore del Calendario Gregoriano. Proseguendo, da qui si raggiunge la piazza principale, su cui affacciano le due principali attrazioni, il Castello Carafa e la Chiesa matrice di Santa Maria de Plateis.
Torre Normanna
Accanto al Castello di Cirò Superiore – l’abitato a monte rispetto a Cirò Marina, sul litorale – si erge la cosiddetta Torre Normanna, ritenuta essere il nucleo più antico del maniero stesso. Si tratta di un bastione pentagonale merlato, che poggia su una base circolare scarpata, attribuito alla nobile casata dei Carafa, feudatari di Cirò dal 1496 al 1542. Secondo alcuni studiosi altro non sarebbe che il frutto di un ampliamento di una preesistente fortificazione normanna dovuto a esigenze difensive, come avvenne contestualmente per il Palazzo della Licie, l’attuale Castello Sabatini, per il quale è documentata una ristrutturazione verso la fine del ‘500 con l’aggiunta di bastioni ai quattro angoli. Benché non visitabile per motivi di sicurezza, merita attenzione per la sua architettura esterna, ben visibile da Corso Luigi Lilio e dalla panoramica Piazza Mavilia.
Museo Archeologico di Santa Severina
Museo Archeologico – Centro Documentazione e Studi sui Castelli. La dicitura integrale del museo che affaccia su Piazza Campo, cuore del borgo di Santa Severina, nel crotonese, è chiara: chiunque abbia interesse e curiosità su quel complesso sistema di fortilizi e manieri di cui le coste calabre sono disseminate, deve fare tappa qui, per approfondire tutto ciò che riguarda la loro costruzione, funzione e storia, in un arco che copre più di mille anni. Oltre a questa parte sugli “Studi sui Castelli” allestita nel bastione dell’Ospedale, si può poi visitare la sezione archeologica ambientata nelle sale ricavate nei bastioni del Settecento e dedicata ai piccoli e grandi centri abitati che popolarono la Valle del Neto dall’Età del Ferro all’Età Classica.
Chiesa di Santa Filomena
Chiesa di Santa Maria del Pozzo, o del Pozzoleo, o ancora di Santa Filomena. Tre nomi che identificano lo stesso luogo sacro del borgo di Santa Severina, nel crotonese, e che richiamano i primi due la presenza di una cisterna e quindi una costruzione antecedente il X secolo d.C., poi una di epoca normanna eretta fra l’XI e il XII secolo. A caratterizzare l’edificio è una grande abside centrale, affiancata da 16 colonne e da due absidi minori e sormontata da una cupola di forma tronco-cilindrica. Ma a sorprendere è soprattutto la sua collocazione, sul ciglio di un costone di roccia a strapiombo sulla Valle del Neto, appena sotto il Castello Normanno fulcro della storia e dell’abitato di Santa Severina. Da visitare qui vicino anche il Museo Diocesano, dove sono conservate opere e suppellettili della chiesa stessa.
Museo Diocesano di Santa Severina
Quella che affaccia sulla Piazza Campo antistante il Castello di Santa Severina è la “triade” perfetta, composta dalla Cattedrale di Sant’Anastasìa, dal Battistero bizantino e dal Palazzo Arcivescovile, che al suo interno accoglie il Museo Diocesano. Di recente fondazione – risale al 1998 per opera di Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Agostino – il museo ospita anche la Biblioteca Storica Diocesana e l’Archivio Storico Diocesano. Il risultato è un singolare polo culturale vero unicum sull’intero territorio calabrese e meridionale.
La Biblioteca in particolare vanta una raccolta di 25.000 volumi divisi fra il Fondo Antico, composto da incunaboli, pergamene e incisioni, e il Fondo Moderno, con libri di teologia, storia, medicina, fisica, letteratura, religione e arte tutti di pregevole valore. In virtù di ciò, nel 2003 la Biblioteca Storica Diocesana di Santa Severina è entrata a far parte del secondo Polo del Sistema Bibliotecario Nazionale.
Cattedrale di Santa Anastasia
Santa Severina, uno dei 15 “Borghi più belli d’Italia” che annovera la Calabria, conserva molte vestigia del suo plurimillenario passato, suddivise in zone dai nomi più che evocativi, come Quartiere della Grecia e Rione della Iudea. Fra i monumenti gioiello di questo patrimonio fatto di storia e pietra c’è la Cattedrale di Sant’Anastasìa, nota anche come di Santa Maria Maggiore, principale luogo di culto cattolico del borgo e concattedrale dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina.
La struttura, con impianto a croce latina con cupola, risale al 1274 e sorge sul luogo di un antico tempietto bizantino del X-XI secolo, con ogni probabilità costruito insieme allo splendido Battistero qui accanto. Il complesso comprende anche il Palazzo Arcivescovile.
Battistero
Nella storia del borgo di Santa Severina, nel crotonese, ci sono due avvenimenti che ne hanno cambiato la storia: l’arrivo dei Bizantini che la trasformarono in sede episcopale metropolitana sotto Bisanzio, e la nascita del futuro pontefice Zaccaria. Fattori che fecero affluire denari in quantità e che le regalarono anche un’inaspettata ricchezza culturale e artistica.
Fra le emergenze che oggi sono considerate dei veri e propri tesori c’è il Battistero, situato davanti alla Cattedrale e al Castello Normanno detto di Roberto il Guiscardo.
Eretto nel X secolo d.C., insieme alla Cattolica di Stilo è il miglior esempio di stile bizantino anteriore all’anno Mille dell’intera Calabria. Della sua articolata struttura, merita attenzione la cupola, innestata su un corpo cilindrico e un tamburo ottagonale, e le otto colonne, di cui sette di granito, segno di una chiara provenienza da altri edifici di epoche e stili diversi.