Alpi del Mediterraneo

L’Italia ha presentato nel 2019 una candidatura di straordinaria rilevanza: le Alpi del Mediterraneo come Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Questo ambizioso progetto è stato una collaborazione transnazionale tra Italia, Francia e Principato di Monaco, per la tutela e la valorizzazione di un territorio di eccezionale bellezza e importanza.

L’area denominata “Alpi del Mediterraneo,” si estende su una superficie totale di 268.500 ettari, di cui il 60% costituito da terraferma e il restante 40% dal mare. Questo straordinario territorio abbraccia porzioni significative delle alte valli cuneesi tra Stura e Tanaro, l’entroterra del Ponente ligure, il Massiccio del Mercantour e la Costa Azzurra. Inoltre, comprende un vasto tratto di mare che si estende tra le città di Nizza e Ventimiglia. Tutte le aree coinvolte fanno parte di parchi (come il Parco Naturale delle Alpi Marittime, il Parco Naturale del Marguareis, il Parco delle Alpi Liguri e il Parco Nazionale del Mercantour) o di Siti di Importanza Comunitaria.

Degna di nota è la storia geologica straordinaria che caratterizza il territorio. Una menzione d’onore spetta al maestoso Massiccio dell’Argentera e al complesso carsico del Marguareis, siti geologici che rivestono una notevole importanza nello studio della dinamica terrestre. Uno spazio relativamente piccolo di soli 70 chilometri, collega il ghiacciaio più meridionale delle Alpi agli abissi più profondi del Mediterraneo occidentale. Le Alpi del Mediterraneo rappresentano il solo sito conosciuto in cui è possibile osservare le tracce di tre cicli geodinamici successivi, che si sono svolti nell’arco di 400 milioni di anni. Una vera e propria finestra sul passato geologico della Terra.

Ma non è solo l’aspetto geologico a caratterizzare l’area; fondamentale anche la biodiversità presente. Grazie alle caratteristiche geomorfologiche e climatiche che favoriscono una transizione rapida dall’ambiente alpino a quello mediterraneo, l’area è uno scrigno di diversità biologiche dove convivono specie provenienti da ecosistemi differenti, contribuendo a una ricchezza unica nel suo genere.

Pianoro della Gardetta Valle Maira

Nel suggestivo scenario del pianoro della Gardetta, si cela una straordinaria testimonianza del passato: reperti fossili marini, dune costiere, ciottoli portati dai fiumi di tempi remoti e tracce di flussi lavici. Questa eccezionale combinazione geologica ha portato nel 2001 al riconoscimento ufficiale, da parte dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici, come Patrimonio Geologico Italiano.

Il pianoro è incorniciato da maestose vette, tra cui Rocca la Meja. Questa cima, composta da calcare dolomitico con una distintiva stratificazione verticale, costituisce una meta ambita sia per la sua forma imponente sia per la sua storia intrigante, che aggiungono ulteriore fascino all’esperienza di chi decide di affrontarne la scalata o l’esplorazione.

Collisioni, Il Festival AgriRock

Barolo capitale dell’ enologia piemontese, e dal 2009 anche della letteratura e della musica grazie a Collisioni Festival – Festival di Letteratura e Musica in Collina. Un palcoscenico diventato poco a poco sempre più importante e internazionale e che oggi vede alternarsi interpreti di diversi generi musicali – dall’hard rock al folk e pop – a scrittori, giornalisti, attori e registi di fama mondiale.

La manifestazione è fra quelle di maggior richiamo in Piemonte, attirando ogni anno a Barolo, borgo di appena 700 abitanti, fino a 100.000 persone nell’arco di tre giorni.

Ricchissimo il calendario che prevede performance non-stop in piazza e per le strade del paese, dove si incontrano artisti del calibro di Patti Smith, Zucchero, Bob Dylan, Deep Purple, Carlo Verdone, Luciana Littizzetto, Luciano Ligabue, Ferzan Ozpetek, in un melting pot di culture e suoni a dir poco inconsueto.

Gran Traversata delle Alpi – GTA

Per gli amanti dell’avventura e della natura la Grande Traversata delle Alpi (GTA) rappresenta un itinerario escursionistico eccezionale che si estende attraverso l’intero arco alpino occidentale.

Lunga 1.000 chilometri, la GTA è divisa in 55 tappe, ognuna da cinque a otto ore di cammino, corredate di strutture ricettive di accoglienza.

Il percorso è segnalato con un distintivo segno a tre bande colorate: rosso, bianco e rosso, con la scritta GTA al centro. Questa guida visiva accompagna i viaggiatori lungo il percorso, offrendo un orientamento sicuro durante la scoperta dei tesori naturali e culturali che punteggiano il cammino.

Tra le perle che si possono visitare in questa traversata:
Alpi Liguri e Marittime: dalla Val Tanaro a Valle Stura di Demonte
Alpi Cozie: dalla Valle Stura alla Val di Susa
Alpi Graie: dalla Val di Susa alla Dora Baltea,
Alpi Pennine: dalla Dora Baltea alla Valle Anzasca

Una opportunità di connessione con la natura, alla scoperta della ricchezza della flora e fauna alpina, sperimentando la cultura unica delle comunità montane lungo il percorso.

Santuario di Vicoforte

Nel pittoresco comune di Vicoforte, tra le dolci colline monregalesi, sorge un gioiello architettonico senza eguali: il Santuario Regina Montis Regalis, noto anche come il Santuario di Vicoforte. Questo straordinario edificio, considerato uno dei massimi esempi di architettura barocca internazionale, vanta la più grande cupola ellittica al mondo e si posiziona come la quinta in termini di grandezza, preceduta solo da monumenti di fama globale come San Pietro in Vaticano, il Pantheon di Roma, la Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze e la cupola del Gol Gumbaz in India.

La storia del Santuario ha radici antiche, nel tardo Quattrocento, quando il proprietario di una fornace a Vicoforte fece erigere un pilone votivo tra i boschi attraversati dal torrente Ermena. Circa un secolo più tardi, il pilone campestre, ormai coperto dalla vegetazione, fu accidentalmente colpito da un colpo di fucile sparato da un cacciatore. Questo evento portò all’effrazione dell’immagine della Madonna col Bambino, con la comparsa di gocce di sangue dal dipinto. Questo miracoloso avvenimento scatenò una fervente devozione, culminata nel 1595 con la costruzione di una prima piccola cappella intorno al pilone.

Grazie all’afflusso sempre crescente di pellegrini e al supporto finanziario di Carlo Emanuele I, Duca di Savoia, il Vescovo di Mondovì avviò l’ambizioso progetto di costruzione di una vera e propria basilica che vide il coinvolgimento dei più insigni architetti del tempo. La realizzazione definitiva fu affidata ad Ascanio Vitozzi, un architetto orvietano, che stava trasformando Torino in una capitale di grande prestigio.
Con la sua morte nel 1615, il cantiere subì un arresto. Fu solo con l’architetto Francesco Gallo, che la costruzione riprese vigore tra il 1701 e il 1733. Gallo apportò correzioni strutturali alla parte già edificata, progettò il “tamburo” e costruì la maestosa cupola ellittica che sovrasta l’intera struttura.
Nel corso del XIX secolo, furono effettuati interventi sulle facciate e sui campanili, seguendo i gusti architettonici dell’epoca. Nel 1880, il santuario ottenne il prestigioso riconoscimento di “monumento nazionale”.

L’imponente cupola, all’interno, è arricchita dai capolavori pittorici di Mattia Bortoloni di Rovigo e Felicino Biella di Milano.

Intrigante e suggestiva, la visita alla cupola del Santuario di Vicoforte rappresenta un’esperienza emozionante che ti porterà a scoprire, gradino dopo gradino, la grandiosità e l’anima di questo eccezionale monumento. Un’opportunità unica di abbracciare la bellezza e la maestosità dell’architettura barocca in un contesto naturale di rara bellezza.

Giro di Viso e Buco di Viso

Il Giro di Viso è un emozionante itinerario escursionistico a forma di anello che circonda maestosamente il Monviso all’interno dell’omonimo Parco. Questo percorso, recentemente elevato allo status di Riserva Transfrontaliera insieme al Parco Regionale del Queyras, è un autentico tesoro riconosciuto dall’UNESCO all’interno del prestigioso programma “Man and Biosphere” (MaB).

Il Monviso, conosciuto come il “Re di Pietra”, è una delle vette più celebri dell’intero arco alpino, prevalentemente costituita da rocce che si sono formate sul fondale oceanico ben ottanta milioni di anni fa. L’acqua proveniente dai nevai e dai ghiacciai dà origine a ruscelli impetuosi che alimentano pittoreschi laghetti alpini. Inoltre, un lago poco profondo ha dato vita alla torbiera di Pian del Re, un’area in cui sopravvivono numerose piante rare dell’era glaciale e che ospita le sorgenti del fiume Po.

La magia del Giro di Viso si svela partendo dalla Valle Po o dalla Valle Varaita. Queste valli abbracciano il gruppo del Monviso e l’osco dell’Alevé. Dall’altro lato c’è la suggestiva Valle del Guil in Francia. Il percorso ad anello può essere completato in un periodo che varia da un minimo di due giorni fino a un massimo di sei giorni. Per i più avventurosi l’esperienza può completarsi con l’ascesa alla cima del Monviso.

L’itinerario del Giro di Viso incrocia importanti percorsi escursionistici come la Gran Traversata delle Alpi (GTA) e la Via Alpina, arricchendo l’esperienza di chi attraversa questo magnifico territorio.

L’escursione al Giro di Viso offre non solo paesaggi mozzafiato ma anche l’opportunità di conoscere i rifugi storici lungo il percorso. Uno di questi è il Rifugio Quintino Sella, costruito tra il 1904 e il 1905 in onore di Quintino Sella, fondatore del Club Alpino Italiano nonché organizzatore della prima spedizione italiana a raggiungere la vetta del Monviso. Un altro luogo è il Rifugio Vitale Giacoletti, che trova spazio in una ex caserma della Guardia di Finanza (Ricovero del Coulour del Porco), che fu inaugurato nel 1939 ed abbandonato nel 1943.

Una tappa imprescindibile per gli appassionati della montagna è il Buco di Viso, conosciuto anche come Buco delle Traversette. Questa galleria scolpita nella roccia si estende per circa 75 metri a un’altitudine di 2882 metri, collegando l’Italia alla Francia e mettendo in comunicazione i territori di Crissolo e Ristolas. Con i suoi 2,5 metri di altezza media e 2 metri di larghezza, offre un’esperienza unica ma fattibile solo durante i mesi estivi, poiché la neve può ostruire l’accesso negli altri periodi dell’anno.
Il Buco di Viso è il primo traforo alpino mai realizzato. Voluto dal marchese di Saluzzo Ludovico II Del Vasto nel 1479, questo tunnel fu concepito per favorire i traffici commerciali con la Provenza. Prima della sua costruzione, l’unico passaggio disponibile era il colle delle Traversette, a un’altitudine maggiore e quindi accessibile per un periodo limitato a causa delle nevicate. L’apertura del traforo avvenne nel 1480, aprendo le porte a scambi commerciali vitali. Il Buco di Viso divenne un punto cruciale per l’esportazione di vico, riso e canapa, oltre che per l’importazione di tessuti, cavalli e soprattutto sale.
Nel corso degli anni, il Buco di Viso ha vissuto varie fasi di chiusura e riapertura. Nel 2014, il tunnel ha subito importanti lavori di restauro che hanno aumentato significativamente l’afflusso di turisti ed escursionisti nella Riserva della Biosfera Transfrontaliera del Monviso. Oggi rappresenta un tratto cruciale del Giro del Monviso, testimoniando il suo ruolo di collegamento tra passato e presente.

Incorporando una naturale bellezza e una storia affascinante, il Giro di Viso e il Buco di Viso offrono un’esperienza unica nel cuore delle Alpi.

Langhe Monferrato Roero

Si dividono fra le province di Asti e Cuneo quelle terre preziose di Langhe-Roero e Monferrato che producono vini di qualità, dal 2014 Patrimonio dell’Umanità in virtù della bellezza dei loro paesaggi, della storia, dell’arte e della “cultura del vino” che qui si concentrano. Barolo, Barbaresco, Asti Spumante e Barbera d’Asti sprigionano quel ricco patrimonio di saperi e tecniche basati sulla profonda conoscenza dei vitigni coltivati da secoli su queste colline. Quattro quelli principe: Nebbiolo, Moscato Bianco e Barbera.

Vini da intenditori che richiamano piatti e prodotti altrettanto importanti, come per esempio il tartufo bianco di Alba, in onore del quale ogni anno si tengono una Fiera Internazionale che fa parlare di sé in tutto il mondo, così come l’asta che si tiene nella prestigiosa cornice del Castello di Grinzane Cavour. Non poteva dunque che trovarsi in questo contesto vocato al buon cibo e al vino superbo, a Pollenzo, nel Comune di Bra, provincia di Cuneo, l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, primo ateneo al mondo interamente dedicato alla cultura del cibo, affiancata dalla Banca del Vino, posto unico al mondo in cui si possono conoscere e degustare le produzioni vinicole più significative di un’intera realtà nazionale.

Montagna Cuneese

Non una, bensì dodici vallate, contando solo le principali, formano il sistema delle Montagne Cuneesi. Disposte a raggiera attorno al loro fulcro, la città di Cuneo, comprendono la Val Tanaro, la Valle Corsaglia, la Pennavaire, la Mongia, la Casotto… fino alla Valle Monregalese, con Mondovì, culla del Barocco Piemontese, e alla Valle Po, con la bella Saluzzo dal volto medievale e la cima del Monviso alta 3.841 metri che sul fianco vede sgorgare le sorgenti del Grande Fiume.

Dodici valli più una serie di diramazioni minori, per un ecosistema a se stante, terreno fertile per ogni genere di attività sportiva: cicloturismo, MTB, escursionismo, arrampicata, sci da discesa, fondo, sci escursionismo, sci alpinismo, freeride, snowboard e iceclimbing. Un vero paradiso per gli amanti dello sport e della natura incontaminata, con la costante di offrire sempre panorami e scorci emozionanti sull’arco alpino e soste in borghi antichi per apprezzare le locali tradizioni enogastronomiche.

Cuneo

Cuneo, un toponimo che dice già tutto. La “punta”, il cuneo, è quello dell’altopiano su cui il capoluogo pimontese si trova dal 1198, là dove si incontrano il torrente Gesso e il fiume Stura. Da qui, il territorio sembra spaccarsi in sei valli distinte, che corrono verso la Francia.

Cuneo è nota come la “città dei sette assedi”, anche se gli annali ne ricordano nove: dal primo del 1347 ad opera di Luchino Visconti, all’ultimo del 1799 da parte delle truppe austro-russe. Gente indomita i cuneesi, che non si è mai lasciata conquistare facilmente, se non dalle buone maniere, eleganti e cortesi, appagandosi poi della sua aria salottiera, grazie a centinaia di metri di portici che invitano alla chiacchiera, a un buon caffè, da consumare seduti ai tavolini dei locali storici affacciati sull’elegante Piazza Galimberti. A tratti, ricorda un po’ Torino, a tratti un po’ Nizza, ma è orgogliosamente Cuneo, con la sua Medaglia d’Oro per la Resistenza appuntata idealmente sul petto.

I palazzi aristocratici, le botteghe storiche, le chiese di Santa Chiara e Santa Croce, Contrada Mondovì con la sinagoga dell’ex ghetto ebraico, il Teatro Toselli e gli edifici datati a 8 secoli fa, dominati dall’ex chiesa di San Francesco. Bella da scoprire passo a passo, partendo dalle mura medievali circondate da parchi, viali e giardini rigogliosi, che le sono valsi un’altra medaglia, quella di “Capitale verde del Piemonte”.

Borghi più belli d’Italia in Piemonte

Diciassette borghi per sette province. Questo a oggi il patrimonio del Piemonte racchiuso in quelle “micro-realtà” annoverate fra i Borghi più belli d’Italia. Destinazioni che, per la loro caratteristica di essere distribuite su tutto il territorio e in contesti paesaggistici per lo più rurali, dalla campagna punteggiata di vigneti pregiati fino alle vette montuose, sono oggetto di uno “slow travel” che però, pur nel suo essere “lento”, è il fenomeno turistico che negli ultimi anni ha corso più degli altri. Il perché di questo successo è racchiuso in due fattori indispensabili: il paesaggio piacevole e ben conservato, e il valore storico, artistico e culturale dei centri abitati. Luoghi che ispirano viaggi alla scoperta della natura, con escursioni di trekking a piedi, in mountain bike, a cavallo o con gli sci, così come full immersion nella cultura locale, grazie a sagre e feste di paese che tramandano secolari tradizioni enogastronomiche e folcloristiche.

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