Borghi più belli d’Abruzzo

Se è vero che la toponomastica dice tanto di un luogo, nel caso dell’Abruzzo dice tutto. Racconta da una parte di una regione con chilometri di spiagge bianche – da qui nomi più che espliciti come la stessa Pescara e le tante “marine” lungo la costa – e dall’altra di borghi incastonati fra vette appenniniche – le più alte d’Italia, grazie alla presenza dei massicci della Majella, del Parco Nazionale d’Abruzzo e del Gran Sasso – come testimoniano per esempio Pietracamela, Rocca San Giovanni, Castel del Monte, Tagliacozzo e così via.

Borghi che, per la loro natura “arroccata” e di difesa dell’entroterra, hanno saputo attraversare secoli, arrivando a noi con un centro storico ancora intatto che sa trasmettere fascino ed emozioni dal sapore antico, tanto che ben 25 sono entrati di diritto nel novero dei “Borghi più belli d’Italia”.

Un ricco patrimonio architettonico, artistico e di tradizioni vive, che animano ancora adesso questi “avamposti” di cultura locale immersi in una natura incontaminata e prorompente.

Borghi più belli d’Abruzzo

Campo Imperatore, altopiano a 1800 metri nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. È qui che a maggio, migliaia di pecore salgono al pascolo secondo l’antico rito della transumanza, per poi dare il via al processo di produzione del formaggio Canestrato di Castel del Monte. Il latte viene filtrato, riscaldato a 35-40°C per 15-25 minuti e addizionato con caglio naturale (ottenuto dallo stomaco di agnello), cotto a 40°-45°C per 15 minuti circa, e infine pressato nelle fiscelle e lasciato riposare al fresco nelle casere. Sempre sul Gran Sasso, fra i 600 e i 1400 metri di quota, dove il freddo e le quote elevate permettono di ottenere un risultato qualitativo eccellente, si coltivano la varietà di Grano solina dell’Appennino abruzzese e la squisita Lenticchia di Santo Stefano di Sessanio, mentre sull’Altopiano di Navelli si producono ceci di piccole dimensioni, nelle varietà bianca e rossa, ideali per zuppe e minestroni.

Con le essenze più tipiche di queste montagne e del massiccio del Sirente Velino, la santoreggia e la stregonia, si aromatizzano due mieli monofloreali. Dall’alta e media valle del Sangro e dell’Aventino, alle pendici orientali della Majella, proviene invece il salume tradizionale noto come salsicciotto frentano, insaccato di carne di maiale realizzato con tagli pregiati quali prosciutto, spalla, lombo e capocollo, con aggiunta di sale e pepe. A insaporire i piatti della tradizione locale ci sono infine tre olii extravergine d’oliva DOP, l’Aprutino Pescarese, il Pretuziano delle Colline Teramane e quello delle Colline Teatine, tutti molto fruttati e aromatici. Di olive sempre si tratta quando si parla di “intosso di Casoli”, trattate con il cosiddetto “sistema sivigliano”, che prevede la fermentazione lattica in una soluzione salina per una decina di giorni.

Borghi più belli d’Abruzzo

“Baviera d’Italia”. Titolo alquanto curioso per l’Abruzzo, giustificato però dalla presenza di circa 700 edifici fra castelli, torri e fortilizi. Una miriade di avamposti militari e non, che dall’alto di colline, passi e promontori impongono la loro presenza, offrendo spunti di viaggio carichi di suggestioni ed echi di tradizioni e culture locali.

Il tour ideale di questo ingente patrimonio architettonico non può che partire da Rocca Calascio nel Parco Nazionale del Gran Sasso, e approdare al Castello Aragonese a Ortona, con vista sull’Adriatico. Questi due fortilizi, che hanno in comune un’imponente struttura caratterizzata da torrioni angolari, sono l’uno agli antipodi dell’altro. Se il primo svetta in tutta la sua grandiosità sulle valli sconfinate e silenziose degli Appennini Abruzzesi, il secondo domina il litorale da cui poco lontano inizia la ciclabile detta Via Verde della Costa dei Trabocchi.

Nel mezzo, decine e decine di esempi di castrum più o meno antichi: a Crecchio e Casoli, in provincia di Chieti, si visitano rispettivamente il Castello Ducale e di Masciantonio. A Pacentro e Pettorano sul Gizio, nell’aquilano, quello di Caldora e di Cantelmo e, nello splendido borgo medievale di Santo Stefano di Sessanio, c’è la Torre Medicea, mentre a Civitella De Tronto, Teramo, la Fortezza, fra gli esempi di architettura militare meglio conservati non solo del Centro Italia ma persino d’Europa, con tanto di Museo delle Armi. E già che si è qui, imperdibile il Museo NINA, che narra la storia della città attraverso cimeli e abiti appartenuti agli aristocratici del luogo, ex città regia e di frontiera.

Preziose testimonianze di epoche e vicende lontane, ognuna delle quali ha lasciato il segno nell’evolversi della storia locale, come si può apprezzare anche dal numero di musei sparsi ovunque. Sono ben quattro nel solo borgo di Guardiagrele, in provincia di Chieti, nel Parco Nazionale della Majella: ci sono nell’ordine il Museo Archeologico Filippo Ferrari, il Museo del Costume e delle tradizioni della nostra gente, il Museo del Duomo Don Domenico Grossi e l’Antiquarium Medievale Antonio Cadei. A Crecchio si “naviga” in acque di più di mille anni fa, nel Museo dell’Abruzzo Bizantino e Altomedievale. Sconfinando nel pescarese, a Penne, l’excursus temporale va dal Museo Archeologico Civico Diocesano a quello di Arte Moderna e Contemporanea; ad Abbateggio, l’Ecomuseo del Paleolitico della Valle Giumentina Villaggio Tholos riporta a qualche era geologica fa; a Caramanico Terme, il Museo Naturalistico ed Archeologico Paolo Barrasso racconta di flora e fauna della Majella e delle civiltà di un tempo; a Città S. Angelo si ripercorre invece una storia imprenditoriale recente, quella di un’ex manifattura tabacchi ora trasformata in Museolaboratorio. Infine, a Castelli, nei dintorni di Teramo, ecco il Museo delle Ceramiche, ouverture dedicata a questa delicata arte in un range produttivo che va dal IV secolo a.C. alla fine dell’800.

Borghi più belli d’Abruzzo

Al secolo era Pietro Angeleri detto da Morrone, per la storia fu Celestino V. Il contesto della vita di questo semplice uomo “di montagna” che da eremita a Sant’Onofrio al Morrone, sopra Sulmona, divenne Papa, era l’Abruzzo, sua terra d’origine che da più di 700 anni, ogni 28 e 29 agosto ne celebra il ricordo con il solenne rito della Perdonanza. Questo l’antefatto: il 29 agosto 1294, Pietro, già designato successore di Niccolò IV, si recò nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila, dove venne eletto Papa. Evento eccezionale che attirò una folla di centinaia di fedeli, oltre a nobili, cardinali e persino re Carlo II d’Angiò e suo figlio Carlo Martello, che pare lo avessero addirittura “scortato” nel suo lungo viaggio a dorso d’asino. Per ringraziarli di questo inaspettato omaggio, il neo eletto concesse in dono a tutti i presenti la Perdonanza, ossia la remissione dei peccati e l’assoluzione della pena. L’eco fu così straordinaria che L’Aquila ne giovò in fama per lungo tempo, anzi, fino ai giorni nostri, tanto che nel 2019, la Bolla della Perdonanza Celestiana è stata iscritta dall’Unesco alla Lista del Patrimonio Immateriale dell’Umanità.

Oltre che con il consueto pellegrinaggio agostano, il ricordo di questo Papa fuori dagli schemi, che seppe anche innovare la Chiesa di allora, è oggi tramandato con il cosiddetto Cammino di Celestino lungo circa 90 km. Sei le tappe, tracciate sulla Rete Sentieristica Ufficiale del Parco Nazionale della Majella, in parte coincidenti con l’ormai storico Sentiero dello Spirito (segnavia S) e con quelli che era solito percorrere lo stesso Celestino.
La partenza avviene alla Badia Celestiniana di Sulmona e dopo aver toccato Pacentro, Roccacaramanico, Caramanico Terme, Roccamorice e Lettomanoppello si conclude all’Abbazia di S. Liberatore a Maiella nel comune di Serramonacesca. Particolarmente impegnative sono le due tappe che transitano per la vetta del Monte Morrone (2.061 metri) e per la ripida Rava dell’Avellana nella Valle dell’Orfento. Per orientarsi, c’è la Charta Peregrini (o Credenziale del Pellegrino), una sorta di “tessera a punti”, che una volta completata dà diritto a ricevere la Croce di Celestino, il Testimonium che certifica l’intera percorrenza delle tappe.

Borghi più belli d’Abruzzo

L’Eremo Celestiniano di San Giovanni all’Orfento a Caramanico Terme, in provincia di Pescara, fu fatto costruire da fra’ Pietro detto da Morrone nel 1290, su uno sperone di roccia poco sopra alla grotta dove era solito ritirarsi in preghiera, negli anni precedenti alla sua elezione a Sommo Pontefice con il nome di Celestino V. Un luogo spettacolare per il suo stare in bilico a metà costa, appena sopra Sulmona, ma non certamente l’unico sito religioso che merita attenzione in terra d’Abruzzo, disseminata di abbazie, chiese, santuari ed eremi che partono dalla costa adriatica e arrivano fino ai 1500 metri di quota della Chiesa di Santa Maria della Pietà, a Rocca Calascio, in provincia dell’Aquila. Là dove alla bellezza di una costruzione del Cinquecento eretta in mezzo al nulla si affiancano le rovine del Castello Normanno, creando un insieme di grande fascino, spesso set di film, come Ladyhawke e Il nome della rosa.

Tornando a Caramanico Terme, nel cuore del Parco Nazionale della Majella, troviamo anche la Chiesa Santa Maria Maggiore e l’Abbazia di San Tommaso in Becket, quest’ultimo Monumento Nazionale voluto nel Duecento dagli agostiniani in memoria dell’Arcivescovo di Canterbury dell’Ordine dei Templari, morto durante una battaglia fra Corona inglese e Santa Romana Chiesa. E ancora, sempre in provincia di Pescara, si visitano la Chiesa di San Francesco a Città Sant’Angelo, e ad Abbateggio la Collegiata S. Michele Arcangelo, la Chiesa Medievale e Altomedievale di Sant’Agata e il Santuario della Madonna dell’Elcina, quest’ultimo legato all’antica leggenda di un’apparizione della Madonna a due pastorelli muti. La Madonna sarebbe stata seduta su un leccio (elce), i cui resti conservati sotto l’altare sono ora oggetto di culto.

Altri misteriosi avvenimenti sarebbero invece legati alla costruzione della Chiesa Romitorio della Madonna della Mazza, a Pretoro, sempre sulla Majella. Qui si narra che l’immagine di Maria sia stata rinvenuta su un tronco, poi trasportata in paese e infine ritrovata nuovamente in Chiesa, per opera della Madonna stessa, che nel farlo lasciò le proprie impronte su un’improbabile neve caduta nel giorno 2 di luglio.

Borghi più belli d’Abruzzo

Il Gargano e i Monti della Daunia in Puglia e l’Irpinia in Campania hanno una cosa in comune: la vista sul massiccio della Majella, che insieme a quello del Gran Sasso, rappresenta il “cuore di pietra” – calcarea per la precisione – dell’Appennino Abruzzese nonché del Centro Italia. Gli ampi spazi su cui si affaccia permettono infatti di scorgerlo da oltre 70 km di distanza, grazie a cime che raggiungono nella sua parte sommitale i 2793 metri con il Monte Amaro, i 2737 dell’Acquaviva e così via a scendere fino ai 2143 del Blockhaus.
Il Parco Nazionale della Majella esiste dal 1991 e, oltre a comprendere al suo interno sette riserve naturali statali, dal 2021 è un sito riconosciuto Geoparco Mondiale Unesco. Il tutto a tutela delle oltre 2100 specie vegetali che, a conti fatti, rappresentano circa un terzo dell’intera flora nazionale.

La sua altitudine e la caratteristica di presentare una serie di vasti pianori erbosi ha permesso lo sviluppo del comprensorio sciistico Passo Lanciano – Majelletta. Solo la Majelletta ha 4 skilift e un tapis roulant per 4 piste blu e 4 rosse, mentre più a valle, a quota 1650, si sviluppano anche due anelli per lo sci nordico, e in località Rifugio Pomilio c’è pure uno snowpark servito da uno skilift con campo scuola, pista bob e tubing, molte aree per i fuoripista e diversi itinerari per lo sci d’alpinismo. In alternativa, a Passo Lanciano, a quota 1350, si trovano altri impianti: seggiovia, 2 skilift e 2 nastri trasportatori per 2 rosse, 2 blu e 2 verdi, che scivolano a valle per oltre 6 km attraversando una magnifica faggeta. Snowpark, campo scuola, kindergarden per i piccoli e un anello di fondo di 5 km sono invece a Piane di Tarica, a chiudere un’offerta per ski addict, ciaspole comprese, che non ti aspetteresti mai in Centro Italia, soprattutto a un’ora d’auto dalla costa.

Borghi più belli d’Abruzzo

La sua altitudine e la caratteristica di presentare una serie di vasti pianori erbosi ha permesso lo sviluppo del comprensorio sciistico Passo Lanciano – Majelletta. Solo la Majelletta ha 4 skilift e un tapis roulant per 4 piste blu e 4 rosse, mentre più a valle, a quota 1650, si sviluppano anche due anelli per lo sci nordico, e in località Rifugio Pomilio c’è pure uno snowpark servito da uno skilift con campo scuola, pista bob e tubing, molte aree per i fuoripista e diversi itinerari per lo sci d’alpinismo. In alternativa, a Passo Lanciano, a quota 1350, si trovano altri impianti: seggiovia, 2 skilift e 2 nastri trasportatori per 2 rosse, 2 blu e 2 verdi, che scivolano a valle per oltre 6 km attraversando una magnifica faggeta. Snowpark, campo scuola, kindergarden per i piccoli e un anello di fondo di 5 km sono invece a Piane di Tarica, a chiudere un’offerta per ski addict, ciaspole comprese, che non ti aspetteresti mai in Centro Italia, soprattutto a un’ora d’auto dalla costa.

Abruzzo

Gli inglesi dicono che somiglia al Culmberland, gli austriaci al Salzkammergut, gli scozzesi alle Highlands. Tutti confrontano l’Abruzzo con i loro “angoli” più belli e selvaggi. Una terra dove la qualità della vita la raccontano i numeri: meno di 1.200.000 abitanti distribuiti su 10.700 kmq di superficie e in 305 comuni suddivisi in quattro province – con una densità che oscilla dai 57 abitanti del capoluogo L’Aquila, ai 255 della costiera Pescara – e coperta al 70% da parchi e aree protette.

L’arrivo in Abruzzo si avverte tramite un senso di spazio che si spalanca all’improvviso, dilatato e sorprendente. Si assottiglia il flusso del traffico, deflagra il silenzio davanti a un amplissimo sipario di monti, valli e altopiani lunari che digradano fino al litorale, che fila liscio per decine e decine di chilometri, ininterrottamente dalla foce del Tronto a quella del Sangro, avvalorando l’idea di una terra che va a incontrare il suo mare in forma piana, sabbiosa. Anche quando, lungo la Costa dei Trabocchi, fa convergere lo sguardo sui profili “aerei” e sottili dei tradizionali pontili per la pesca. Sennonché, alle spalle, ecco appunto che svettano all’orizzonte le cime più alte dell’Appennino, tra cui giganteggiano aspri il Gran Sasso, la Majella e le tante vette oltre i 2.000 metri del Parco Nazionale d’Abruzzo, habitat dell’orso marsicano, del lupo e dell’aquila reale. Veri paradisi per gli appassionati di trekking e ogni forma di outdoor, sci compreso, perché qui l’inverno imbianca tutto facendo da richiamo come fossero né più né meno che le Dolomiti, o quasi, ma a un’altra latitudine.

Anche i nomi delle città rispecchiano tra loro questo contrasto mare/monti, ognuna fiera del suo carattere. Accanto alle località in cui si cita il mare – Francavilla a Mare, Silvi Marina, Vasto Marina e così via – accanto a nomi salmastri come la pulsante Pescara, si ergono le tante rocche nell’entroterra montuoso: Roccaraso, Roccapia, Roccacaramanico… Fino a Rocca Calascio, onirico set di tanti film.

Per la sua posizione mediana, nel cuore dell’Italia, l’Abruzzo è sempre stato un crogiuolo di gentes: terra picena, vestina, marrucina, peligna, marsa, sannitica al tempo dell’impero romano, ma dopo il crollo di questo imbevutasi del teutonismo dei Longobardi. Di cui rimane traccia negli occhi e nei capelli chiarissimi dei montanari, nei nomi gutturali incisi sugli antichi sarcofagi e soprattutto, ancora una volta, nella toponomastica. Patria di grandi abati, d’espansione per ordini e congregazioni monastiche, dai benedettini ai francescani, la zona più a nord del vicereame di Napoli (poi Regno delle Due Sicilie), e al confine con la Marca Pontificia.

Ci sono vestigia romane, musei pieni di tesori ancora sconosciuti, imponenti cicli di affreschi medievali, un’irripetibile tradizione orafa del Tre-Quattrocento, una magnifica architettura medievale e rinascimentale. Cultura ce n’è tanta, ovunque, sedimentatasi nel corso dei secoli. Qui si trova Amiternum, antica città italica fondata dai Sabini, dove nacque lo storico Sallustio, Qui si trova la Sulmo patria del poeta Ovidio. Qui nacquero giuristi e filosofi da Marino da Caramanico a Benedetto Croce, oltre a papi, santi, condottieri e umanisti, e a personalità politiche e storiche delle quali sarebbe arduo dar conto. Ci limiteremo a tre nomi su tutti: Gabriele d’Annunzio. Ignazio Silone ed Ennio Flaiano, ciascuno a suo modo Maestro nell’interpretare lo spirito indomito e mai fiaccato della versione moderna di quelle antiche gentes, autoctone o di passaggio che fossero.

Skip to content