Riserva naturale San Giuliano

SIC, ZPS e RAMSAR sono le sigle che identificano un sito d’interesse comunitario, una zona a protezione speciale, soprattutto per l’avifauna – molti gli esemplari di rapaci -, e aree umide d’importanza internazionale per la fauna acquatica. Ecco, per capire di cosa si tratta, a 6 km da Matera, circondata da campi coltivati e masserie antiche tipiche della campagna lucana, c’è l’Oasi WWF di San Giuliano, che con i suoi 2500 ettari è la Riserva Naturale più vasta di tutta la provincia. L’invaso si è formato in modo artificiale e offre l’habitat ideale per la pratica di birdwatching, escursionismo ambientale, trekking, mountain bike, walking map e orienteering.

Museo emozionale di Craco MEC

MEC è la sigla del Museo emozionale di Craco, la “città fantasma” che a partire dal 1963, a causa di una frana, ha iniziato a spopolarsi fino a rimanere completamente disabitata. All’ingresso del borgo si trova l’antico Convento di San Pietro dei Frati Minori, dove è appunto allestito il MEC, che ha fatto della tecnologia il mezzo per trasmettere ai visitatori le emozioni, i racconti, le vicende di un luogo cristallizzato a qualche decennio fa.
Lo stesso Convento, fondato nel 1620, è stato sottoposto a un attento restauro avvenuto in due fasi nel 1998-2000 e nel 2014-2015, al fine di rendere agibili gli spazi necessari per il percorso espositivo. Il Museo Emozionale di Craco è un esempio quanto mai contemporaneo di un progetto di tutela e riqualificazione del patrimonio rurale diffuso in tutta la Basilicata.

Parco Archeologico e le Aree Archeologiche delle Tavole Palatine

Nell’antichità, dove c’era un corso d’acqua, sorgeva una città destinata in genere alla prosperità. Nel suo piccolo, Metapontum – il cui toponimo significa “fra due fiumi” – non ha fatto eccezione. Anzi. Sorta fra i corsi del Bradano e del Basento, fu una delle “poleis” più floride della Magna Grecia e della costa ionica dell’odierna Basilicata.

Oggi, Metaponto è una frazione del comune di Bernalda, in provincia di Matera, meta turistica dalle numerose attrattive: in primis, il sito archeologico e il museo annesso, il cui simbolo sono le cosiddette Tavole Palatine, dodici colonne in stile dorico resti dell’imponente Tempio di Hera, e le memorie legate alla scuola del matematico Pitagora, che qui visse e morì nel 495 a.C., Poi ci sono le spiagge di sabbia dorata mai troppo affollate, le strade tortuose, i paesaggi brulli che a tratti cedono il passo a vaste aree di macchia mediterranea, a suggestive pinete e a campi di grano. E infine le masserie trasformate in agriturismi o aziende agricole dove fare soste ritempranti a base di prodotti e piatti tipici.

Festa della Bruna

Sveglia all’alba a Matera. E’ il 2 luglio ed è il giorno tanto atteso: che abbia inizio la Festa della Madonna della Bruna. La processione “dei pastori” sciama per le strade dei quartieri del Centro Storico per arrivare al cospetto del Quadro della Vergine. I “cavalieri”, in sella a cavalli bardati di fiori di carta e velluti, si radunano lungo le vie e intanto nella chiesa di Piccianello la statua di Maria Santissima viene issata sul carro trionfale e portata in processione per tutto il pomeriggio lungo le strade principali gremite di gente, fino ad arrivare in serata nel piazzale del Duomo dove si compiono i “tre giri”, allusione alla “presa” della città da parte della Santissima patrona. La statua, accompagnata dalla Curia Arcivescovile, è infine deposta in Cattedrale.
In questo caotico rito fra sacro e profano, l’opera da ammirare è il carro, frutto di un lavoro artigianale di mesi, che nonostante ciò, alla fine è assaltato e distrutto, per poi rinascere sotto una foggia diversa l’anno dopo.
La giornata prosegue in un susseguirsi di riti e tradizioni fino a tarda serata, quando a decretare la fine della festa è una gara di fuochi pirotecnici che creano uno scenario unico sugli antichi rioni dei Sassi, Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Parco Museale Scenografico di Craco

La lupa, di Alberto Lattuada, Cristo si è fermato a Eboli, di Francesco Rosi, La Passione di Cristo, di Mel Gibson. In tanti registi famosi hanno usato Craco come set, per il suo apparire così affascinante pur nella desolazione assoluta di un borgo abbandonato e sperduto nella campagna di Matera. Eppure, fino agli anni ’60, Craco era il florido paese del grano, uno dei punti di riferimento della produzione cerealicola del Sud Italia, tanto da richiamare manovalanza anche dalla vicina Puglia. Poi, nel giro di poco tempo, i suoi destini cambiano, tanto da portare al totale spopolamento del borgo. Prima una frana nel 1963 e poi un secondo smottamento nel 1974 costringono i duemila abitanti a lasciare l’abitato, rimasto da allora sospeso nel tempo e in un silenzio surreale, rotto solo dal calpestio dei turisti che vi si aggirano in cerca di qualche suggestione cinematografica o di quella melanconia che spazia su panorami di pura campagna.

Parco Nazionale del Pollino

Lo chiamano “Giardino degli Dei”, in quanto “santuario” di una specie arborea rara e preziosa, il Pino Loricato. Siamo sulla cima di Serra di Crispo, in provincia di Potenza, nel Parco Nazionale del Pollino, la più grande area protetta d’Italia, di cui qiesta particolarissima specie di pino è simbolo e vita. Istituito nel 1993, il Parco si sviluppa tra le vette del Dolcedorme e di Cozzo del Pellegrino, lungo il massiccio montuoso calabro-lucano del Pollino e dell’Orsomarso, ed è stato di recente inserito nel listing dei Geoparchi dell’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, in virtù proprio di flora e fauna endemiche da tutelare. Dalle sue vette alte fino a 2.200 metri si possono vedere non uno ma ben due mari: da una parte la costa tirrenica di Maratea, Praia a Mare e Belvedere Marittimo e a est il litorale ionico da Sibari a Metaponto.

I Sassi di Matera e il Parco delle Chiese Rupestri

A vederla oggi, linda e restaurata, non si riesce quasi a crederlo, ma fino a qualche decennio fa, a Matera non c’erano le fognature e i famosi Sassi erano in uno stato di completo abbandono. Nel 1952, a causa delle condizioni critiche e antigieniche in cui versava la popolazione, fu addirittura promulgata la cosiddetta legge sullo sfollamento dei Sassi, anche in conseguenza della eco suscitata dal romanzo di Carlo Levi “Cristo si è fermato a Eboli” (1945) , che denunciava la situazione già allora al limite. Poi, lentamente, la rinascita e l’adeguamento della zona a una condizione di abitabilità, che nel 1993 ha portato addirittura al riconoscimento del Sasso Caveoso e del Sasso Barisano a Patrimonio dell’Umanità, e nel 2019 al titolo di “Città della Cultura Europea”.

I Sassi sono i rioni della città di Matera ricavati lungo un burrone roccioso modellato dall’erosione millenaria dell’acqua. Il tessuto urbano di questa parte antica è formato da scale e passaggi scavati nella pietra, cortili, cisterne per la raccolta dell’acqua, piccole case e imponenti palazzi con terrazze che sono spesso i tetti degli edifici sottostanti. Negli ultimi anni, moltissime di queste costruzioni sono state restaurate e trasformate in hotel, B&B, ristoranti, boutique e locali di vario genere per l’accoglienza turistica. Numerose le chiese di influsso bizantino: solo nel Parco delle Chiese Rupestri se ne contano oltre 150, spesso affrescate o a bassorilievo, fra cui il Santuario di Santa Maria de Idris e la Chiesa rupestre di Santa Lucia alla Malve, parte di un ex-monastero risalente al XII-XIII secolo.

Borghi più belli della Basilicata

I “Borghi più belli d’Italia” della Basilicata sono destinazioni lontane dalle consuete rotte turistiche, e per questo ancora più affascinanti. I Sassi di Matera e i siti archeologici della costa, fra tutti quello di Metaponto, rimangono una tappa obbligata per tutti, ma sono “altrove”. Sui crinali delle Dolomiti Lucane, nella campagna disseminata di campi di grano e vigneti, o ancora lungo il confine con la Puglia: è là che bisogna spingersi per ritrovarsi fra viuzze silenziose, dove semplici case di contadini si alternano a palazzi signorili, chiese, basiliche e castelli che ripercorrono a ritroso la storia, l’architettura e l’arte del Sud. Un piccolo mondo antico che a ogni stagione rivive attraverso sagre gastronomiche, feste religiose e rievocazioni in costume tutte da scoprire.

Borghi più belli della Basilicata

Feste e sagre scandiscono le stagioni in tutta la Basilicata, con alcune “variazioni sul tema” a seconda della località nel caso in cui si tratti di celebrare lo stesso santo o la stessa occasione. Quasi ovunque, il 16 gennaio si festeggia Sant’Antonio Abate, con l’accensione di falò e a Pignola l’aggiunta della corsa dei muli.

Nella Settimana Santa, nel Vulture, è la rappresentazione della Passione di Cristo che tiene banco. A Matera, la Festa della Madonna della Bruna, che cade il 2 luglio, si conclude con l’assalto al carro per conquistarne un frammento. A Potenza, il 29 maggio è di scena la Processione dei Turchi che accompagna la statua di San Gerardo. A Tolve, il 16 agosto, il simulacro di San Rocco, coperto di ori e denaro offerti dai fedeli, è seguito da una processione con donne scalze che recano sul capo casteletti di candele.

Fra i culti arborei, diffusi in tutta la Lucania, da citare quello di Accettura, dove prende il nome di “Festa del Maggio”, che consiste nell’antico rito del matrimonio fra il tronco di un cerro alto 30 metri e la cima di un agrifoglio. In pratica, un cerro del bosco di Montepiano, ripulito di rami e corteccia, è trascinato in paese da buoi, e una volta qui, un agrifoglio viene innestato in cima al cerro, eretto in piazza con l’aiuto di funi. La festa termina con la scalata del cerro, il “Maggio”.

Borghi più belli della Basilicata

La tavola lucana ha molte similitudini con quella di Puglia e Calabria. Vanta però un’originalità e un primato: l’invenzione della lucanica, salame speziato già noto ai Romani. Quando si uccide il maiale, rito antico che ancora oggi fa accantonare un po’ ogni altra attività nel periodo fra novembre e dicembre, si festeggia con carne passata al tegame e peperoni in conserva. La sugna fresca è addizionata con peperoncino tritato, detto anche diavulacciu, e poi spalmata su fette di pane casereccio. A base di suino sono anche i sughi di accompagnamento agli strascinati, pasta fresca fatta in casa.

L’amore per la pasta fresca fatta con semola di grano duro è antica, come testimoniano i molti piatti a base di cavatelli, fusilli o ferretti, lavorati con un ferro lungo e sottile. Il pane, di grano duro e cotto nel forno a legna, supporta la minestra di fagioli e funghi cardoncelli, con cotenne di maiale e peperoncino. Fra le carni, vince di sicuro quella di agnello, che si prepara come spezzatino, cotto nel coccio con patate, alloro, peperoncino e cardoncelli. Anche capretto e mucca podolica sono carni spesso presenti in menu nelle case lucane, così come i formaggi di latte di pecora e capra. Vessillo dei prodotti caseari Made in Basilicata è sicuramente il pecorino di Moliterno, a latte misto, caprino e ovino, prodotto per lo più in Val d’Agri, nel Potentino.

Come in Calabria, qui si produce anche molta liquirizia, pianta spontanea che prospera lungo i corsi d’acqua, come accade presso i fiumi Bradano, Basento, Cavone, Agri e Sinni. Alcuni documenti attestano per esempio che i borghi di Bernalda, Tursi, Montalbano e Nova Siri già nel XVIII secolo avevano un ricco commercio di questa radice spontanea, oggi coltivata con successo. A condire ogni prelibatezza arriva poi l’olio extravergine locale, generato dagli oliveti più vecchi d’Italia, che annoverano ben 27 distinte varietà autoctone e attingono minerali importanti da un territorio per lo più di origine vulcanica. Godono di questa mineralità anche i vini autoctoni, fra cui spiccano l’Aglianico del Vulture DOC e il Superiore DOCG. Seguono poi altre tre DOC, il Grottino di Roccanova, il Matera e il Terre dell’Alta Val d’Agri cui si aggiunge il Basilicata IGT.

Skip to content