Provience: Palermo
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LeAlbe di Sicilia
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La Cascata delle Due Rocche
Fra gennaio e aprile e nei mesi autunnali, la Cascata delle due Rocche di Corleone dà il meglio di sé. L’acqua del fiume San Leonardo, affluente del Belice, scorre copiosa e trasforma quei 4 metri di balzo in un’attrazione nota anche al di fuori della provincia di Palermo. Il contesto è da set cinematografico: il laghetto che si forma ai piedi della cascata assume sfumature verdastre, la roccia tutt’attorno ha colori e conformazione da canyon del Far West, e una volta attraversata la fitta vegetazione, si arriva dinanzi al Convento del SS Salvatore. L’escursione è di quelle che soddisfano sia chi è in cerca di un contatto con la natura, sia degli appassionati di arte e architettura, in quanto il Parco Naturale della Cascata delle due Rocche è inserito nella più vasta Riserva naturale orientata Bosco della Ficuzza, Rossa Busambra, Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago, che al suo interno custodisce anche la splendida Casina Reale di Caccia voluta da Ferdinando I delle Due Sicilie, capolavoro architettonico del primo Ottocento.
Teatro Ditirammu
Nel Centro Storico di Palermo, e precisamente al civico 6 di Via Torremuzza, si trova uno di quei gioielli architettonici che si rischia di perdere, perché da fuori, eccetto che per l’insegna, non si intuisce ciò che si va poi a scoprire una volta varcata la soglia. Invece, ecco il Teatro Ditirammu, singolare per la sua pianta quadrangolare e per i soli 52 posti a sedere che ne fanno uno dei teatri più piccoli d’Italia, e certamente l’unico nel suo genere.
Le origini della Compagnia di Canto Popolare Ditirammu risalgono agli anni ’30, periodo in cui andava ancora in voga la formazione di canto folklorico. All’epoca, la direzione artistica era affidata al maestro Carmelo Gioacchino e alle ricerche musicali di Giovanni Varvaro, musicista capace di passare dalla chitarra al friscaletto fino al marranzano. Allo stesso Varvaro si deve nel 1934, in occasione del matrimonio del principe Umberto di Savoia, la creazione del Coro della Conca D’Oro, il primo dei cori folkorici siciliani, attivo fino alla fine degli anni ’50. La scuola che ne nacque fu uno di quei modelli che ha lasciato il segno. Giovanni Varvaro e Irene D’onufrio hanno dato vita a una dinastia di artisti, fra cui anche figli e nipoti, trasferendo ad essi il modo interpretativo del sentimento popolare siciliano. Tra i suoi allievi, Vito Parrinello e Rosa Mistretta ne hanno seguito le orme, tramandando i loro insegnamenti e proseguendo la tradizione di famiglia a sua volta passata ai figli Elisa e Giovanni, che dal 2000 si sono impegnati nella creazione di laboratori artistici per bambini e ragazzi. Molti i cimeli di famiglia esposti nel teatro, così come nell’adiacente piccolo “CantoMUSEO”.
Real Albergo dei Poveri
Palermo, Corso Calatafimi 267. E’ qui che si trova una vera rarità, il Real Albergo dei Poveri, un edificio monumentale fondato nel 1733, con lo scopo di accogliere poveri inabili, storpi, giovani vagabonde e orfane. L’iniziativa nacque da alcuni privati, fra cui Ferdinando Francesco Gravina, principe di Palagonia, per poi essere ripresa durante il regno di Carlo di Borbone. Nel 1746 ebbero inizio i lavori, ma ci vollero parecchi anni perché la struttura venisse inaugurata. Ciò avvenne nel 1772, sotto il regno di Ferdinando III. Nel 1898, il Real Albergo dei Poveri fu adibito soltanto all’accoglienza delle donne, e il suo nome mutò in Albergo delle Povere. Nel 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, l’edificio fu seriamente danneggiato e solo al termine della guerra fu restaurato. Oggi, l’attività per così dire alberghiera è stata sostituita da quella di spazio per eventi, convegni e mostre, il tutto sotto la gestione della Regione Siciliana che ne ha acquistato una parte, mentre il resto dell’edificio continua ad essere di pertinenza dell’istituto Principe di Palagonia e Conte Ventimiglia.