Alta Valle del Tevere

Da Umbertide, borgo medievale in provincia di Perugia, nell’Alta Valle del Tevere, si dipartono due itinerari di trekking: il primo che porta al Monte Acuto, il secondo a Monte Corona.
Il tempo di percorrenza per la salta al Monte Acuto è di 4 ore, per un totale di 11.450 km e un dislivello è di 678 metri. Da notare, lungo il tragitto, i resti di un castelliere nei pressi della Cima Cerchiaia: si tratta di una struttura di età protostorica di forma ellittica, con la funzione di controllo del territorio.

La salita a Monte Corona dura circa 4 ore e mezzo, per 12,5 km di lunghezza, e 690 metri di dislivello, caratteristiche che richiedono un adeguato allenamento.
Dall’Abbazia di Montecorona, si sale verso l’Eremo lungo l’antico sentiero costruito dai monaci, per poi proseguire per il borgo fortificato di Santa Giuliana, di proprietà privata. Ridiscendendo verso valle, si costeggia il podere San Giuliano delle Pignatte, e il podere Toro, e si torna al piano.

Alta Valle del Tevere

Luca Signorelli, al secolo Luca d’Egidio di Ventura, nacque e morì a Cortona, in Toscana, e nei suoi settant’anni di vita, fra il 1450 e il 1523, realizzò opere notevoli un po’ in tutta Italia, fra cui anche il Testamento di Mosè nientemeno che nella Cappella Sistina in Vaticano. Signorelli, insieme a Niccolò Circignani, ricevette committenze anche in Umbria, fra cui una Deposizione dalla Confraternita della Santa Croce per l’omonima chiesa, oggi museo, dove può essere ammirata insieme a una Pala del Pomarancio. La Trasfigurazione di quest’ultimo si trova invece nella Chiesa Collegiata, altro capolavoro di Umbertide. Opere di entrambi questi autori si trovano nella Pinacoteca di Città di Castello, così come a Morra, dove il Signorelli dipinse per l’Oratorio di S. Crescentino la Passione di Cristo, mentre a Orvieto affrescò le pareti della Cappella di S. Brizio in Duomo, raccontando il Giudizio Universale che diventò il suo capolavoro assoluto, così ammirato da Michelangelo da trarne ispirazione per la Sistina.

Nel piccolo borgo di Montone spicca la Rocca, fatta restaurare dal capitano di ventura Andrea “Braccio” Fortebraccio. A suo figlio Carlo si deve invece l’opera commissionata a Bartolomeo Caporali, un Sant’Antonio di Padova tra quattro angeli, San Giovanni Battista, l’Arcangelo Raffaele e Tobiolo (1491), come decorazione per un altare votivo. Entrambe le opere sono in mostra a Montone, al Museo Civico di San Francesco.

Accanto a così tanti capolavori rinascimentali e non solo, nell’Alta Valle del Tevere e più in generale in provincia di Perugia troviamo anche molta arte contemporanea. Città di Castello per esempio è la città di Alberto Burri, autore di quadri e sculture realizzati con materiali di scarto e oggi custoditi nel quattrocentesco Palazzo Albizzini: restaurato sotto le direttive di Burri, raccoglie pitture, sculture, grafiche e bozzetti datati fra il 1948 e il 1989. Altre 128 opere, risalenti però al periodo compreso fra il 1974 e il 1993 e divise in cicli, sono conservate negli Ex seccatoi del Tabacco nella periferia meridionale di Città di Castello. Questa era un tempo zona dedita alla coltivazione del tabacco, come testimonia il Museo della Storia e Scienza del Tabacco di San Giustino.

Pietralunga si fa invece notare per due motivi: il tratto di strada romana, detto diverticulum, che collegava l’alta Umbria, ossia Città di Castello, Gubbio e Perugia, attraverso Pietralunga, alla via consolare Flaminia, in prossimità di Cagli, e per il Museo ornitologico-naturalistico, dove è conservata un’importante raccolta di specie di volatili.

Alta Valle del Tevere

La Ciclovia del Tevere è solo uno dei percorsi cicloturistici del comprensorio del Tifernate. Esso collega Città di Castello a Perugia e si sviluppa lungo le sponde del fiume Tevere. Già la prima tappa, da San Giustino a Umbertide, è un invito a esplorare il territorio, come la seconda da Umbertide a Ponte San Giovanni. Queste le caratteristiche dei due tratti: per la prima tappa, distanza di 44,5 km, +80m; -150 metri di dislivello; fondo asfaltato per il 29,7%, e sterrato per il 60,3%; per la seconda, distanza 40,6 km, dislivello +220; -270 metri, fondo asfalto per il 48,8%.

Città di Castello è un punto di riferimento nella Valle del Tevere, sia per chi ama gli sport outdoor, MTB in testa, sia culturalmente. Qui si possono infatti ammirare le chiese di San Francesco e San Domenico, la Pinacoteca Comunale (che conserva anche capolavori firmati da Raffaello), l’oratorio di San Crescentino e la villa della Montesca.

Dopo aver percorso svariati chilometri in sella, per ritemprarsi ci sono le Terme di Fontecchio, la cui architettura è stata disegnata dal perugino Guglielmo Calderini, artefice anche del progetto del “Palazzaccio” a Roma, vale a dire il Palazzo di Giustizia della capitale.

Tornati in sella, in zona si può affrontare la salita sul monte Penna, là dove San Francesco avrebbe ricevuto le stimmate. Giunti al km 15,5, la vista si apre su un meraviglioso panorama, che arriva a sfiorare all’orizzonte le cime marchigiane. Tornati a valle, si attraversano campi coltivati e distese di girasoli e in circa 30 km di torna a Città di Castello.

Alta Valle del Tevere

Fra le 17 fonti di acque minerali dell’Umbria, nel territorio dell’Alta Valle del Tevere, in provincia di Perugia, e precisamente nei pressi di Città di Castello, si trovano le Terme di Fontecchio, ottime per curare numerose patologie, grazie alle loro proprietà bicarbonato-alcalino-sulfuree. Nella medesima località sorga una seconda sorgente, detta dei “Cappuccini”, che ha caratteristiche diverse, essendo carbonato-calcica-magnesica. In entrambi i casi, si possono effettuare trattamenti di balneoterapia, fangoterapia e idropinoterapia, con effetti benefici su cute e organismo.

Acque curative sono anche quelle di Fonteserra di Umbertide, che hanno il vantaggio di essere sfruttate presso una singola struttura, Villa Valentina Country Resort, quindi con un accesso contingentato che regala una maggiore privacy rispetto ai consueti impianti termali.

Spoletino

Hanno nomi più che evocativi le mete speleologiche del comprensorio dello Spoletino. Le due escursioni più note sono quelle denominate La Risorgenza Solenne e Le Cese di Spoleto. Prima di partire armati di torce, corde e moschettoni, è bene informarsi sulle possibili piogge e sulla presenza di acqua, che potrebbe rendere impossibile o pericolosa la discesa. Un cunicolo di 10 metri, angusto e piuttosto selettivo, introduce alla Risorgenza, che poi si allarga in tre vani, con bellissime colate calcitiche.

Nei dintorni di Spoleto si trova la Grotta del Chiocchio, una delle più gettonate d’Italia, per la spettacolarità delle ampie sale con pozzi cascata, cui si accede tramite stretti cunicoli erosi e modellati dalle acque. La profondità massima che si raggiunge è ragguardevole: 514 metri.

Alta Valle del Tevere

Nel silenzio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, nell’Alta Valle del Tevere, si trova Il Santuario de La Verna, punto di partenza del Cammino di Francesco, che in questo tratto si chiama Via del Nord. Percorrendo strade sterrate, asfaltate e sentieri, si fa tappa all’Eremo di Montecasale e Sansepolcro, per poi proseguire verso Citerna, Città di Castello, Pietralunga, Gubbio, Valfabbrica, luoghi che rievocano le fasi cruciali della vita del Patrono d’Italia.

Un altro percorso possibile sulle Vie della Spititualità, sempre nell’Alta Valle del Tevere,
comincia da Città di Castello, e dopo pochi chilometri ferma all’Eremo del Buonriposo, tappa anche del Cammino Francescano. Qui si vede la stanza in cui San Francesco dimorò nel 1213, poi il refettorio, il piccolo chiostro e la Grotta del Diavolo, cosiddetta per via delle apparizioni demoniache che tentarono il Santo.
Tornando in direzione di Città di Castello, dopo una trentina di chilometri, si incontra il Santuario della Madonna di Belvedere, datato al XVII secolo, il cui nome suggerisce il bel panorama che si può godere da qui su Città di Castello e i suoi campanili ma anche sull’Alta Valle del Tevere, spaziando dal monte della Verna al Monte Acuto.

Altri 30 km e si arriva all’Abbazia di San Benedetto Vecchio di Pietralunga, più volte rimaneggiata nei secoli ma sempre di grande fascino. Sosta nelle cittadine medievali di Umbertide e Montone prima di ripartire per l’Abbazia di San Salvatore di Montecorona, monastero benedettino in stile romanico fondato da San Romualdo intorno all’anno Mille. Un luogo che è esso stesso simbolo ideale di questo viaggio spirituale e artistico.

Spoletino

La Via di Francesco, o Via del Sud, e il Cammino di San Benedetto sono una ricchezza del territorio spoletino. La Via del Sud parte da Greccio, nel Lazio, luogo dove secondo la tradizione, nel 1223 il Santo di Assisi realizzò il primo presepe della storia.

Il tratto della Via di Francesco del Sud ha una lunghezza totale di circa 180 km, che è consigliabile percorrere in 10 tappe. Da Greccio, cuore della Valle Santa, si punta su Fonte Colombo, La Foresta e Poggio Bustone, poi verso Piediluco e il suo lago. Si prosegue lungo il Velino e il Nera fino a giungere alle Cascate delle Marmore. Si entra poi nella Valle di Spoleto, fra abbazie, pievi, conventi e centri storici ricchissimi di arte e storia, ossia quelli di Spoleto, Trevi, Foligno, Spello e Assisi, dove si termina il cammino con una preghiera sulla tomba del Santo Patrono d’Italia. Per fare tutto ciò, in Umbria bisogna seguire le segnaletiche Giallo e Blu.

L’itinerario benedettino in provincia di Spoleto tocca numerosi luoghi legati alla vita del Santo da Norcia, fra cui l’Abbazia di San Felice, non lontano dal borgo di Giano dell’Umbria. Il complesso, datato agli inizi del XII secolo, è totalmente immerso nella natura e nel silenzio, condizioni ideali per vivere a pieno l’esperienza della Regola “ora et labora”, “prega e lavora”. Sui monti Martani, dove i primi segni di evangelizzazione risalgono al IV secolo d.C., si trovano invece l’Abbazia dei Santi Fidenzio e Terenzio e la Chiesa di Santa Maria in Pantano – una delle più antiche e interessanti dell’Umbria – sorte entrambe sulle fondamenta di edifici romani.

Spoletino

Fertile e fruttifero, il territorio dello Spoletino produce da secoli olio e vino di qualità, portabandiera dell’Umbria nel resto d’Italia e anche all’estero. Le varietà Moraiolo, Frantoio e Leccino danno origine all’Olio DOP Umbria, dal sapore fruttato particolarmente deciso e con una nota amaro e piccante che lo rende inconfondibile ai palati più allenati. Alle pendici dei Monti Martani, si coltivano per lo più trebbiano, grechetto e sangiovese. In particolare, si fanno onore il Trebbiano Spoletino, concentrato nella zona tra Spoleto, Foligno e Montefalco, e il Sagrantino DOCG.

Olio e vino si abbinano perfettamente ai piatti tipici dello Spoletino, rustici e decisi come la Attorta o serpentone, un dolce di pasta sfoglia ripiena di mele, cacao e noci a forma di spirale. La Crescionda è invece il dolce di Carnevale, con tre strati di amaretti, cioccolato e farina. Non c’è menu a Spoleto e provincia che non contempli gli strangozzi, conditi con un sugo leggermente piccante a base di pomodoro e aglio, oppure al tartufo per una versione più sontuosa. Il pregiato tubero lo si usa anche per le frittate, che in Umbria si preparano con asparagi selvatici, strigoli o altre erbe spontanee.

Valnerina

Le figure religiose di San Francesco e San Benedetto dominano la scena umbra non solo nell’iconografia delle molte chiese, basiliche e santuari della loro Regione natia, ma anche nella natura, tracciando sul territorio strade che consentono ancora oggi di ripercorrere i loro passi. Accade per esempio nella Valnerina, in provincia di Perugia, dove transitano la Via di Francesco, o Via del Sud, e il Cammino di San Benedetto. Il punto di partenza della Via del Sud è il Santuario francescano di Greccio, nel Lazio, là dove nel 1223 il “poverello di Assisi” diede inizio a una delle più lunghe e diffuse tradizioni cristiane: il presepe.
Il tratto della Via di Francesco del Sud ha una lunghezza totale di circa 180 km, che è consigliabile percorrere in 10 tappe. Da Greccio, cuore della Valle Santa, si punta su Fonte Colombo, La Foresta e Poggio Bustone, poi verso Piediluco e il suo lago. Si prosegue lungo il Velino e il Nera fino a giungere alle Cascate delle Marmore. Si entra poi nella Valle di Spoleto, fra abbazie, pievi, conventi e centri storici ricchissimi di arte e storia, ossia quelli di Spoleto, Trevi, Foligno, Spello e Assisi, dove si termina il cammino con una preghiera sulla tomba del Santo Patrono d’Italia. Per fare tutto ciò, in Umbria bisogna seguire le segnaletiche Giallo e Blu.

Si parte invece da Norcia per seguire le orme del Padre dell’Europa, lungo il percorso oggi noto come Cammino di San Benedetto. Umbria e Lazio sono le due Regioni in cui si sviluppano i 300 km suddivisi in sedici tappe: la prima è Norcia, sua città natale, sulle pendici dei monti Sibillini, la seconda Cascia, dove visse Santa Rita, la “Santa degli impossibili”. Da qui ci si sposta in direzione di Monteleone di Spoleto, affascinante borgo medievale, per sconfinare nel Lazio. Qui si fa sosta a Subiaco, dove visse più di trent’anni e fondò numerosi monasteri, e a Montecassino, dove trascorse l’ultima parte della vita e scrisse la Regola.

Spoletino

Nel comprensorio Spoletino si sviluppano una serie di ciclovie e percorsi mtb che, attraversando tratti di campagna incontaminata e percorrendo strade per nulla trafficate, permettono di fare tappa in alcuni dei luoghi più rappresentativi della Regione. La Assisi – Spoleto è lunga poco più di 50 km, suddivisi fra un tratto di 22,5 km fino a Bevagna, con un dislivello di 150 metri e solo qualche brevissimo sterrato, e uno di altri 28,7 km su fondo per lo più asfaltato che porta fino alla “Città del Festival dei Due Mondi”. Il livello di difficoltà è facile, un vero invito a percorrere questa ciclovia lungo la quale si incontrano la Basilica di Santa Maria degli Angeli, il Santuario di Rivotorto, Cannara, Pian d’Arca, Bevagna, Montefalco, Trevi, le Fonti del Clitunno, Pissignano, il Castello di San Giacomo e infine Spoleto. Chi è di buona gamba la potrebbe affrontare anche in un solo giorno, ma va detto che questi “intermezzi” meritano ciascuno una visita di approfondimento e non una sosta en passant.

Quanto alla Ciclovia Ex Ferrovia Spoleto-Norcia, è di 23,5 km, con un +400m, -400m di dislivello e una difficoltà media, consigliata per MTB per via del 48% di sterrati. Realizzata nel 1926, la linea elettrificata a scartamento ridotto fu chiusa nel 1968 e poi trasformata nel 2014 in un vero e proprio modello di mobilità dolce. Il contesto è quanto di più suggestivo si possa immaginare, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, e lungo il tragitto si attraversano numerosi Siti Natura 2000, strette gole, paesaggi di alta montagna con lievi pendenze, fino a raggiungere la quota massima nel punto in cui si trova la galleria della Caprareccia.

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