Luca Signorelli, al secolo Luca d’Egidio di Ventura, nacque e morì a Cortona, in Toscana, e nei suoi settant’anni di vita, fra il 1450 e il 1523, realizzò opere notevoli un po’ in tutta Italia, fra cui anche il Testamento di Mosè nientemeno che nella Cappella Sistina in Vaticano. Signorelli, insieme a Niccolò Circignani, ricevette committenze anche in Umbria, fra cui una Deposizione dalla Confraternita della Santa Croce per l’omonima chiesa, oggi museo, dove può essere ammirata insieme a una Pala del Pomarancio. La Trasfigurazione di quest’ultimo si trova invece nella Chiesa Collegiata, altro capolavoro di Umbertide. Opere di entrambi questi autori si trovano nella Pinacoteca di Città di Castello, così come a Morra, dove il Signorelli dipinse per l’Oratorio di S. Crescentino la Passione di Cristo, mentre a Orvieto affrescò le pareti della Cappella di S. Brizio in Duomo, raccontando il Giudizio Universale che diventò il suo capolavoro assoluto, così ammirato da Michelangelo da trarne ispirazione per la Sistina.
Nel piccolo borgo di Montone spicca la Rocca, fatta restaurare dal capitano di ventura Andrea “Braccio” Fortebraccio. A suo figlio Carlo si deve invece l’opera commissionata a Bartolomeo Caporali, un Sant’Antonio di Padova tra quattro angeli, San Giovanni Battista, l’Arcangelo Raffaele e Tobiolo (1491), come decorazione per un altare votivo. Entrambe le opere sono in mostra a Montone, al Museo Civico di San Francesco.
Accanto a così tanti capolavori rinascimentali e non solo, nell’Alta Valle del Tevere e più in generale in provincia di Perugia troviamo anche molta arte contemporanea. Città di Castello per esempio è la città di Alberto Burri, autore di quadri e sculture realizzati con materiali di scarto e oggi custoditi nel quattrocentesco Palazzo Albizzini: restaurato sotto le direttive di Burri, raccoglie pitture, sculture, grafiche e bozzetti datati fra il 1948 e il 1989. Altre 128 opere, risalenti però al periodo compreso fra il 1974 e il 1993 e divise in cicli, sono conservate negli Ex seccatoi del Tabacco nella periferia meridionale di Città di Castello. Questa era un tempo zona dedita alla coltivazione del tabacco, come testimonia il Museo della Storia e Scienza del Tabacco di San Giustino.
Pietralunga si fa invece notare per due motivi: il tratto di strada romana, detto diverticulum, che collegava l’alta Umbria, ossia Città di Castello, Gubbio e Perugia, attraverso Pietralunga, alla via consolare Flaminia, in prossimità di Cagli, e per il Museo ornitologico-naturalistico, dove è conservata un’importante raccolta di specie di volatili.