Valnerina

I fiumi Corno e Nera, in quel territorio di mezzo fra il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e la Cascata delle Marmore, sono ideali per praticare rafting e torrentismo. Si raggiungono Biselli di Norcia o Serravalle di Norcia, in Valnerina, e si inizia la discesa fra le rapide, con canoa pneumatica o hydrospeed. Qui, se si viaggia con bimbi al seguito, il Parco Avventura è la destinazione da non perdere, con attrazioni come il ponte tibetano o l’escursione con gli asinelli, mentre nella Val Castoriana ci si può dedicare a una passeggiata o alla visita del centro faunistico del cervo e del camoscio.

Il Velino e il Nera danno origine alla celebre Cascata delle Marmore, una delle più alte d’Europa, alla cui base c’è un centro attrezzato per il rafting. Le Forre di Pago e di Casco, vicino a Scheggino, sono invece meta per la pratica del torrentismo e dell’escursionismo, con un percorso che alterna tratti di marcia a discese ripide. Il canyon di Pago delle Fosse, oggi quasi del tutto privo di acqua, crea un ambiente primordiale e suggestivo che rende questa gola la più spettacolare tra quelle della Valnerina.

A Vallo di Nera si trova invece la Forra di Roccagelli, perfetta per il canyoning sportivo: qui ci si cala con l’aiuto della corda, lungo sette cascate in rapida sequenza, la più alta delle quali raggiunge 16 metri.

Valnerina

Che sia minerale da bere o termale da sfruttare per cure e relax, l’acqua di sorgente è onnipresente in Umbria. Sono 17 le prime e 14 le seconde, distribuite su tutto il territorio, cui si aggiungono 7 fiumi, 6 laghi, 9 cascate e un’infinità di rapide e forre.
Nel territorio della Valnerina, il bacino idrico compreso nei comuni di Nocera Umbra, Sellano e Cerreto di Spoleto fornisce una delle migliori acque potabili della Regione, e sempre a Cerreto, si trovano gli Antichi bagni di Triponzo, l’unico stabilimento termale umbro alimentato con acqua solfurea ricca di calcio, a temperatura costante di 30°C e dalle notevoli caratteristiche e qualità terapeutiche.

Valnerina

Il Prosciutto IGP di Norcia, il Farro DOP di Monteleone di Spoleto, la lenticchia IGP di Castelluccio di Norcia, lo Zafferano purissimo di Cascia, il Tartufo Nero Melanosporum pregiato di Norcia, le trote Fario del fiume Nera, la Cicerchia e la Roveja di Civita di Cascia oggi presidio Slowfood, i formaggi caprini e pecorini IGP e DOP. Da questo breve e non esaustivo elenco delle bontà originarie della Valnerina si può intendere come questa sia una destinazione da grand gourmand. E in effetti, fra prodotti spontanei donati dalla natura e realizzati da secoli dalla mano dell’uomo, questa si può dire una terra fortunata.

Il territorio stesso è un alternarsi di boschi, fertili vallate, campi coltivati e pascoli punteggiati di aziende agricole. Norcia dà il nome stesso all’arte della lavorazione delle carni suine, la norcineria, e da qui alle cosiddette “norcinerie”, le botteghe traboccanti di salami e prosciutti. Anche Preci, un bellissimo borgo non lontano da Norcia, sa il fatto suo quanto a insaccati: qui si producono il capocollo, la pancetta, la coppa e i “coglioni di mulo”, salami piuttosto grassi da sciogliere sulle bruschette calde.

Dirigendosi verso il Lazio, nella zona dell’Altopiano di Chiavano è la pastorizia che prende piede ovunque, con allevamenti sia di bovini da latte che di ovini. Tra i formaggi sempre in tavola spiccano il pecorino, la ricotta salata della Valnerina, il formaggio al Tartufo Nero di Norcia e allo Zafferano Purissimo di Cascia. Per chi ama gli itinerari inconsueti e di ispirazione d’antan, qui sono ancora visibili gli antichi tratturi della transumanza, che un tempo guidavano il bestiame verso le pianure del Lazio.

Le specie di tartufi presenti in Valnerina sono ben tre: Il Tartufo Nero Pregiato di Norcia, il Tartufo Estivo e il Tartufo Invernale, tanto abbondanti da diventare ingrediente quasi da “tutto pasto” nei ristoranti e trattorie della zona, dall’antipasto a certi dolci ideati da chef di livello. Fra le ricette tipiche, da provare sono l’agnello al tartufo nero, la zuppa di lenticchie IGP di Castelluccio di Norcia, la trota al tartufo nero, i gamberi di fiume, la strapazzata di uova al tartufo.

Valnerina

La Valnerina è una delle zone dell’Umbria, e in particolare della provincia di Perugia, meta di appassionati di arrampicata. Non lontano dalle Cascate delle Marmore si trova per esempio la Falesia di Ferentillo, vicina al centro del paese, percorsa da numerose vie che vanno dai 15 metri fino ai 120 metri di altezza. Si tratta di una delle pareti più gettonate d’Italia per l’arrampicata sportiva, nota per essere ben attrezzata e costantemente aggiornata nelle utilities di supporto ai climber. L’Isola, le Mummie, lo Strittu, il Balcone e il Gabbio sono i nomi dei 5 settori in cui è divisa la falesia, a seconda dei gradi adatti sia agli scalatori con meno esperienza, sia a quelli più esperti. Il settore chiamato le Mummie presenta le vie più semplici e adatte ai principianti, mentre i più avvezzi potranno puntare sui settori detti il Balcone e il Gabbio. La salita verso la sommità consente di godere di panorami ad ampio raggio su tutta la Valnerina e di apprezzarne la natura incontaminata.

Valnerina

Rocche, abbazie ed eremi costellano il viaggio nella Valnerina, dove l’invito alla sosta è continuo. Da Norcia a Castelluccio e nel mezzo l’Abbazia di Sant’Eutizio, da Cerreto di Spoleto a Sant’Anatolia di Narco e nel mezzo l’Abbazia di San Pietro in Valle. E ancora da Poggiodomo a Monteleone di Spoleto, e da qui l’escursione sul grande anello del Monte Meraviglia e nei dintorni della Cascata delle Marmore. Tappe che consentono anche di assaporare quanto di meglio regala questa terra generosa: a Norcia sono prosciutto e salumi a farla da padrone, insieme al tartufo nero, al farro, alla lenticchia coltivata sulla Piana di Castelluccio. E ancora, i formaggi caprini prodotti localmente da allevatori che lavorano ancora come un secolo fa.

Valnerina

A 1.350 metri di quota nevica spesso. Anche in Umbria, a poco più di 100 km dalla più vicina località di mare. In inverno, sulla Piana di Castelluccio e sul Monte Vettore, nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, oltre alla neve arriva anche il gelo, con temperature che precipitano fino a toccare i -30 gradi. Nulla di meglio per creare le condizioni adatte a una ciaspolata. Un’attività tornata in voga negli ultimi anni, ma che negli anziani del posto, qui come pure sulle Alpi, richiama alla mente gli anni in cui le ciaspole erano l’unico modo per spostarsi da un borgo all’altro. Oggi però, un’escursione con le racchette ai piedi ha tutt’altro sapore, è un modo alternativo, rispettoso della natura per apprezzarla fino in fondo. Non è una necessità bensì un’esperienza che si cerca, una sfida che a fronte di un po’ di fatica, porta a immergersi in paesaggi bellissimi, come appunto quelli umbri, dei Monti Sibillini, da esplorare con vari percorsi ad anello.

Valnerina

Per la sua natura orografica, la Valnerina, divisa fra provincia di Perugia e di Terni, si presta perfettamente a fare da sfondo a una serie di percorsi di scoperta in sella a due ruote. Partendo dalla zona di confine con le Marche, si può intraprendere l’itinerario denominato dei Monti Sibillini e Tre Piani di Castelluccio, un anello di 26 km che parte e ritorna su Castelluccio di Norcia girando attorno alla cima del Monte Vettore, e che in soli 450 metri di dislivello e con un grado di difficoltà classificato come “facile e adatto a tutti, consente di immergersi in alcuni dei paesaggi più iconici del Centro Italia. In primis, quello di Pian Grande, che fra giugno e luglio si trasforma in una tavolozza di colori, dal giallo ocra al rosso, grazie alla celebre fioritura di genzianelle, narcisi, violette, papaveri, ranuncoli, asfodeli, trifogli, acetoselle e molte altre specie che vanno ad aggiungere il quadro con la loro nota cromatica.

Un altro itinerario abbordabile è quello che porta alla scoperta della Valnerina: è la Ciclovia del Fiume Nera che va da Sant’Anatolia di Narco alla Cascata delle Marmore, 28,2 km, dislivello +90, -120 metri, fondo asfalto per il 40% e ghiaia per il restante 60%, ottimo per chi viaggia su MTB o ibrida. Nel tratto fra Sant’Anatolia di Narco e le Cascata delle Marmore, corre parallelamente all’anello della Greenway del Nera e collega l’ex ferrovia Spoleto-Norcia con la bassa Valnerina e i suoi borghi.

Entrambe queste alternative sono di per sé uno stimolo al viaggio: la Ciclovia Ex Ferrovia Spoleto-Norcia – 23,5 km, +400m; -440m, asfalto per il 52%, difficoltà media – è un’occasione unica per fare l’esperienza di ripercorrere un tratto ferroviario abbandonato dal 1968, immergendosi in atmosfere d’altri tempi, ma anche per attraversare stretti canyon e godersi la pace di luoghi solitari, verdissimi e selvaggi, giungendo fino nel cuore della montagna, con la galleria della Caprareccia.

L’itinerario denominato Greenway del Nera è invece una randonèe ad anello di 160 km, adatta solo a MTB, affrontata solitamente in almeno 3 tappe da distribuire in 3 giorni, con ben 4.000 metri di dislivello. Una sfida seria per le gambe, su fondo compatto ma non asfaltato, che nel primo giorno prevede 60 km con 900 metri di dislivello, il secondo 55 e ben 1600 di differenza di quota e il terzo 45 e 1300 metri fra la quota di inizio e di fine. Nel mezzo, la bellezza delle Cascate delle Marmore, di borghi come Preci, Cascia e Monteleone di Spoleto, per soste che appagano la vista e fanno riprendere fiato.

Trasimeno

Nel 1236, un certo Abate Alberto dei Frati Minori di San Giovanni percorse per la prima volta i 2200 km che diedero vita alla cosiddetta Via Romea Germanica. Un viaggio lunghissimo, ma diviso in tre tronconi; Germani, da Stade a Wernigerode passando per Sassonia, Turingia e Baviera, Austria, da Seefeld, Innsbruck e Brennero, e Italia, dalle Alpi a Roma in 46 tappe, tra panorami suggestivi, natura, borghi e città d’arte. Una Via adatta a qualsiasi tipo di mezzo, dalla bicicletta a cavallo, dalla moto all’auto, ma anche a piedi, con i giusti tempi e la corretta preparazione al tipo di tappe selezionate. In Umbria, per esempio, ce ne sono quattro di tappe, che in poco più di 81 km portano da Pozzuolo a Orvieto, con stop a Paciano, Città della Pieve, Ficulle e Orvieto. Ciascuna tappa aggiunge Credenziali per l’ottenimento del il “Testimonium”, il certificato di fine pellegrinaggio una volta giunti a Roma.

Valnerina

Da più di 25 anni, il Centro Italia è punto di riferimento per gli appassionati di volo libero, ossia deltaplano, parapendio e paramotore. Per la sua conformazione geologica e le correnti favorevoli, la Valnerina si presta infatti a lanci, dal Monte Cucco e da Pian Grande di Castelluccio in particolare. Il contesto non potrebbe essere più emozionante: lassù, in volo da soli o in tandem se si è alle prime armi, immersi nel silenzio si apprezza la visuale che spazia all’infinito sul Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Diversi i dislivelli da cui spiccare il salto, a seconda del grado di preparazione di ciascun “icaro”, e diverse le emozioni che si provano a seconda della stagione. Se l’autunno regala un quadro d’insieme con tutte le sfumature dell’ocra e del rosso, la primavera è l’esplosione di colori della fioritura della Piana di Castelluccio. A voi la scelta!

Trasimeno

Per chi non è avvezzo al mondo del vino o non è del mestiere, forse il termine Gamay non dirà granché e suonerà pure come un termine “moderno”, straniero in terra d’Umbria. Invece, il Gamay è un vitigno antico, che sulle colline attorno Perugia viene coltivato con cura dal XV secolo. Ha affinità con il Cannonau, il Tocai Rosso e l’Alicante, facendo parte della stessa “famiglia”, e viene oggi utilizzato per creare il blend del Doc “Colli del Trasimeno”. Per chi volesse approfondire il tema passando alla pratica con il calice in mano, nel Comprensorio del Trasimeno c’è la Strada dei vini Colli del Trasimeno, lungo la quale ci si ferma in cantine, agriturismi e trattorie per degustare il Doc ma anche l’Igt Umbria. Fra i bianchi, ad accompagnare piatti a base di pesce di lago, c’è il Grechetto, perfetto anche con la Fagiolina del Trasimeno, da condire con abbondante olio a marchio “Dop Umbria”. Molte le varietà che concorrono a questo “oro verde”: Moraiolo e Dolce Agogia, in misura non inferiore al 15%; Frantoio e Leccino in percentuale non inferiore al 65%, più altre varietà fino al limite massimo del 20%.

La pesca sul lago è oggi praticata da professionisti riuniti in cooperative. Sul Trasimeno si pescano l’anguilla, la tinca, il persico reale, il luccio e il latterino, ma soprattutto la carpa regina, da gustare in porchetta, mentre le sue uova pregiate vengono utilizzate per zuppe e primi piatti. Come il “tegamaccio”, squisita zuppa di pesce cotta in un tegame di coccio.

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