Quando nel 1926 fu inaugurata la Ferrovia Spoleto – Norcia, l’Umbria poteva dire di vantare una delle opere ingegneristiche più avanzate dell’epoca: una linea elettrificata a scartamento ridotto, che per decenni fu il mezzo più rapido e sicuro per muoversi tra Spoleto, la Valnerina e Norcia, collegate in due ore. Con la chiusura della linea nel 1968, la ferrovia cadde in disuso, fino a quando nel 2014 non si è pensato di trasformare questo simbolo della tecnologia del Novecento in un esempio di mobilità dolce. A oggi, 34 km sui 52 totali della linea, con tanto di viadotti, gallerie elicoidali e stazioni Liberty, sono stati ripristinati e messi in sicurezza, per garantirne la fruibilità e permettere di godere di paesaggi incantevoli. Il contesto è infatti quello del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e numerosi sono i Siti Natura 2000 attraversati.
Provience: Perugia
Basilica di San Francesco ad Assisi
Il 16 luglio 1228, Francesco d’Assisi, al secolo Giovanni di Pietro di Bernardone, veniva canonizzato da Papa Gregorio IX. Il giorno dopo, lo stesso pontefice poneva la prima pietra di quella che sarebbe diventata la Basilica di San Francesco di Assisi, fulcro della Cristianità fra i più visitati al mondo, simbolo di pace e perciò scelto spesso per ospitare gli incontri più importanti a favore del dialogo interreligioso.
Il luogo prescelto per la costruzione, indicato in vita dallo stesso “Poverello”, era quello dove un tempo venivano eseguite le condanne a morte e seppelliti i malfattori. Qui, nell’arco di 25 anni, sorse uno dei complessi più spettacolari del Medioevo, che ancora oggi stupisce per l’articolata e imponente struttura, ben visibile già da lontano, arrivando dalla piana che circonda il promontorio di Assisi.
Due le chiese che si innestano una sull’altra. La Basilica Inferiore, a una sola navata, divisa da arcate ribassate in cinque grandi campate e con una serie di cappelle laterali della fine del XIII secolo, presenta un’atmosfera cupa che invita al raccoglimento, prima e dopo la discesa nella cripta dietro l’altare, dove si trova l’urna con le spoglie del Santo. E la Basilica Superiore, ariosa e luminosa, in stile gotico con influssi francesi, a una navata con quattro campare e volte a crociera, transetto e abside poligonale. Protagonisti in entrambe le chiese sono gli spettacolari cicli di affreschi, che al piano inferiore vedono, fra le altre, opere a firma di Pietro Lorenzetti, e a quello superiore due distinti cicli, quello di Cimabue e quello di Giotto, fra le narrazioni pittoriche più mirabili dell’epoca e oltre. Accanto al primo piano si apre poi il Chiostro di Sisto IV, cui si accede al Museo del Tesoro, dove dipinti, oreficerie e tessuti pregiati narrano la storia del complesso, Monumento Nazionale dal 2000 iscritto alla lista del Patrimonio dell’Umanità Unesco insieme alle altre principali emergenze architettoniche di Assisi. Si vedano la Chiesa di Santa Chiara, fondatrice dell’ordine delle Clarisse, il Duomo di San Rufino, la Chiesa di San Pietro, di Santa Maria Maggiore, la Chiesa Nuova e la Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola, che la tradizione narra essere il luogo dove il Santo fondò l’Ordine dei Frati Minori, accolse i primi fratelli e fondò l’Ordine delle Clarisse nel 1211.
Tempietto del Clitunno
A Pissignano, in provincia di Perugia, si trova uno dei sette monumenti inseriti nella rete Unesco di “Italia Longobardorum”, ossia quel circuito di chiese, monasteri e fortezze che testimoniano l’importanza avuta dal popolo longobardo per l’evoluzione culturale e spirituale dell’Europa nei periodo di transizione fra Classicità e Medioevo. Qui, nel cuore dell’Umbria, a pochi passi dalle celebri Fonti del Clitumnio decantate da poeti e letterati quali Plinio il Vecchio, Virgilio, Lord Byron e Giosuè Carducci, si trova il Tempietto del Clitunno, detto anche Tempietto di San Salvatore.
Sorto fra il IV e il V secolo d.C. su un precedente edificio pagano, il Tempietto del Clitumno è frutto del sapiente riuso di materiali di recupero romani, quali per esempio sono le colonne, i capitelli corinzi, il timpano scolpito. In passato, la struttura e le sue proporzioni perfette furono spesso oggetto di studio di grandi architetti, primi fra tutti Francesco di Giorgio Marini e Andrea Palladio, che lo inserì nel suo trattato “I quattro libri dell’architettura”, pubblicato a Venezia nel 1570.
Cammino di Benedetto-Umbria
Il Cammino di San Benedetto è un itinerario religioso che traccia sul territorio i momenti fondamentali della vita del Patrono d’Europa. Le sedici tappe partono dalla città umbra Norcia, luogo d’origine del Santo situato alle pendici dei Monti Sibillini, per giungere fino al confine con la Campania, attraversando valli e montagne fra le meno note dell’Italia Centrale. Sentieri, carrarecce, strade bianche e asfaltate a basso traffico si alternano componendo un puzzle lungo 300 km e toccando luoghi a lui cari: oltre alla sua città natale, sempre in terra d’Umbria si fa sosta a Cascia, città di Santa Rita, e nel borgo medievale di Monteleone di Spoleto, mentre nel Lazio ci si ferma in numerosi borghi, fra cui Subiaco, dove fondò vari monasteri, e a Montecassino, dove terminò i suoi giorni terreni dopo aver scritto la Regola dell’Ordine Benedettino.
Galleria Nazionale dell’Umbria
Piero della Francesca, Perugino, Pinturicchio, Beato Angelico, Gentile da Fabriano, Duccio di Buoninsegna, Arnolfo di Cambio… L’elenco dei grandi protagonisti dell’arte pittorica del passato e dei loro capolavori qui conservati è tale da annoverare la Galleria Nazionale dell’Umbria fra le più ricche raccolte museali d’Italia. Le oltre 3000 opere tra dipinti, sculture, ceramiche, tessuti e oreficerie, databili tra il XIII e il XIX secolo, sono distribuite in 40 sale all’interno dello splendido Palazzo dei Priori a Perugia, per una superficie totale di quasi 4.000 mq.
Parco del Lago Trasimeno
Nel marzo del 1995 veniva istituito il Parco del Lago Trasimeno, il più grande dei parchi regionali umbri con 13.000 ettari di superficie comprendenti le tre isole al centro dello specchio d’acqua. Nell’insieme, una realtà di rilevante importanza naturalistica, storica e artistica, da scoprire con escursioni guidate o scegliendo come meta uno degli incantevoli borghi rivieraschi: Castiglione del Lago, Magione, Panicale, Tuoro sul Trasimeno e Passignano sul Trasimeno, il cui territorio è posto sotto tutela insieme a quello delle Isole Polvese, la più estesa, utilizzata come centro didattico e di studio ambientale, Maggiore, la seconda in ordine di grandezza, e Minore, di proprietà privata. Circondata dalle dolci colline umbre, l’area del parco ha da sempre rappresentato per l’avifauna acquatica un’importante meta per la sosta e la riproduzione, e per le specie ittiche un habitat ideale per vivere e proliferare. Cosa che sanno bene i pescatori, figure che da queste parti hanno un che di sacro, essendo i veri custodi dei segreti di questo scrigno naturalistico. E in particolare delle isole.
L’isola Polvese è dal 1973 Parco Scientifico-Didattico per la ricca flora e fauna che ricopre i suoi 70 ettari. Conserva inoltre importanti memorie storiche, quali la Chiesa di San Secondo, il Monastero Olivetano, la Chiesa di San Giuliano e un Castello del XIV secolo recentemente restaurato. Altra curiosità è il Giardino delle Piante acquatiche detto anche Piscina Porcinai, realizzata alla fine degli anni 50 dall’architetto Pietro Porcinai. Si tratta di una piscina della profondità di 5,30 metri alimentata dalle acque del Lago Trasimeno e completamente scavata nella roccia, attorno alla quale si trovano alcuni ninfei con piante acquatiche sia autoctone che alloctone. Un vezzo architettonico immerso in una natura selvaggia.
Dell’Isola Maggiore si intuisce già tutto dai numeri: 24 ettari di superficie, 309 metri di “quota” e 2 km di costa a circoscrivere un fazzoletto di terra ricoperto in gran parte da macchia mediterranea e popolato da una decina di persone o poco più. A differenza delle altre due isole del Lago Trasimeno, qui si trova l’unico villaggio isolano ancora abitato stabilmente, eco di quella che nel XIII secolo era una fiorente comunità di Frati minori, tanto nota da aver ospitato per un certo periodo San Francesco. Belle anche la Chiesa di San Salvatore, il rudere della chiesetta monastero delle Suore di San Leonardo, la Chiesa di San Michele Arcangelo e il borgo medievale rimasto fermo a qualche secolo fa. Si coglie uno spirito di attaccamento alle tradizioni del passato anche nel Museo del Merletto, dove sono esposti manufatti creati con “pizzo di Isola” o “pizzo d’Irlanda”, arte certosina vanto delle donne isolane.
Infine, l’Isola Minore, appendice della Maggiore, a soli 470 metri di distanza, è la più vicina a Passignano sul Trasimeno, sulla costa. Pini e lecci e una colonia di cormorani sono l’aspetto principale che si coglie di questa terra, abitata da una piccola comunità fino al XV secolo e oggi proprietà privata di qualche fortunato che può godere di tanta bellezza in totale relax.
I Primi d’Italia
La cucina italiana significa tante cose, ma i primi piatti sono di certo il vessillo della cultura gastronomica più ricca del mondo e diversificata in base alle Regioni, talvolta anche alle province. A Foligno, da una ventina di anni, si svolge il primo e unico Festival dedicato proprio a risi e risotti, zuppe, gnocchi, polenta ma anche i prodotti agroalimentari indispensabili per la creazione di un piatto gustoso, oltre ovviamente alla “Regina” di tutti i primi, la Pasta. Nel cuore d’Italia, in Umbria, ecco una kermesse che ne celebra tutte le possibili varianti, da quelle popolati a quelle stellate, grazie all’intervento di chef di fama che animano la scena con show-cooking, degustazioni e momenti di incontro con il pubblico. Il Centro Storico di Foligno, adattato a set di “Villaggi dei Primi”, si trasforma per quattro giorni in un luogo dove accadono eventi di ogni genere, fra degustazioni continuative, lezioni di cucina, produzioni alimentari di qualità, ma anche momenti di spettacolo e di intrattenimento. Oltre cento ricette di primi piatti sono servite con orario no-stop, creando un percorso gastronomico d’eccezione che unisce esperienza, estro, genialità, sapienza e tradizione.
La Via di Francesco
Cinquecento km in tutto, da La Verna in Toscana fino a Roma. La Via di Francesco è dedicata a tutti coloro che vogliono ripercorrere, passo dopo passo, opere e gesta del “Poverello di Assisi”, in un iter spirituale che attinge valore anche dalla bellezza e dalla serenità sprigionata dai luoghi in cui si fa tappa. Due i percorsi principali: La Via del Nord – 200 km in 10 tappe a piedi, 7 in bicicletta – e la Via del Sud – 300 km in 18 tappe a piedi, 11 su due ruote.
La natura selvaggia del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi avvolge il Santuario de La Verna, punto di partenza della “variante Nord”, ma soprattutto uno dei luoghi più amati da San Francesco. Si lascia alle spalle la Toscana alla volta dell’Umbria, attraverso le colline dell’Alta Valle del Tevere, toccando i centri di Citerna, Città di Castello e Pietralunga. Gubbio, con il suo ricco patrimonio d’arte e natura che invita alla sosta, evoca il ricordo del primo pellegrinaggio del Santo, lasciando poi riprendere la strada verso Valfabbrica. Una teoria di dolci colline porta ad Assisi, città che nel 1182 gli diede i natali e che dal 2000 è Patrimonio dell’Umanità, insieme alla Basilica di San Francesco, dove è conservato il sarcofago con le sue spoglie, alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, custode della Porziuncola – la piccola chiesa in cui il Poverello avrebbe compreso la sua vocazione – , e agli altri siti a lui legati nei dintorni.
La “variante Sud” parte da Roma e segue il corso del Tevere. Dopo aver attraversato la campagna romana, la Sabina e la Valle Santa di Rieti, si giunge al Lago di Piediluco, già in terra d’Umbria, e si attraversa la Valnerina, toccando i caratteristici borghi di Arrone, Ferentillo e Ceselli, e dopo aver visitato il Bosco Sacro e il Santuario francescano di Monteluco, si giunge nella Valle di Spoleto. Qui, il tempo scorre fra una visita alla città del Festival dei Due Monti, e i vicini centri di Poreta, Trevi – celebre per la Cascata di Comunacque sui monti Simbruini – e le medievali Foligno e Spello. Ultima tappa, Assisi, là dove il senso del viaggio si sublima anche negli affreschi di Giotto e Cimabue, nella Basilica dove dal 1230 il Santo riposa.
Valnerina
Lungo il Nera si cammina, si scopre, si contempla. Siamo nella Valnerina, divisa fra le province di Perugia e Terni, e la direzione è quella che ci porta verso il confine con le Marche, e da qui, dopo i Piani di Castelluccio, al Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Questa è l’Umbria verde più verde che c’è, tutelato e valorizzato, ma anche golosa, delle norcinerie, del tartufo nero, delle lenticchie, del farro e dello zafferano che da queste montagne prendono sali minerali e salubrità dell’aria. E’ l’Umbria mistica degli itinerari di San Benedetto da Norcia e Santa Rita da Cascia, lungo un viaggio di meditazione che inizia proprio da qui, a Roccaporena, frazione di Cascia che nel 1381 vide nascere la Santa. I luoghi legati alla sua memoria, la casa dove visse, l’orto del miracolo, lo scoglio e il roseto sono vicino al Santuario realizzato nel secolo scorso su ciò che restava dell’antico monastero e della chiesa che ospitava l’urna con le sue spoglie.
A Norcia è invece la figura di San Benedetto a richiamare i fedeli, anche ora che la basilica a lui dedicata è stata pesantemente danneggiata dal terremoto del 2016. Un destino che nei secoli ha colpito la città più volte, ma che nonostante ciò è riuscita a conservare un notevole patrimonio d’arte e di memorie storiche, molte delle quali legate alla vita del fondatore dell’ordine benedettino. Quello che rimane incrollabile è il paesaggio che circonda Norcia: le cime innevate dei Sibillini che sfiorano i 2.000 metri, i fiumi Sordo e Corno che diventano palestre di canyoning e rafting, le grotte carsiche e le gole di free-climbing e speleologia, e le praterie, che in stagione diventano una tavolozza di colori per la fioritura delle lenticchie, da sorvolare in parapendio o deltaplano grazie alla Scuola Europea di Volo Libero che ha sede proprio a Castelluccio di Norcia.
Natura e religione ritornano anche a Preci. Anche questo borgo, 600 anime appena, è stato duramente colpito dal sisma del 2016, come pure l’Abbazia benedettina di Sant’Eutizio che ricorda l’eremita fondatore del borgo nel V secolo d.C., ma la tenacia della gente del posto sembra voler portare avanti lo spirito di quei monaci siriani asceti ed eremiti che attorno all’Abbazia realizzarono oratorio, foresteria per i pellegrini, farmacia, scuola di paleografia e miniatura, scriptorium e persino di una biblioteca di codici miniati. Non solo. A partire dal XIII secolo, fu in questo angolo sperduto fra i Monti Sibillini che nacque la cosiddetta scuola chirurgica preciana, da qui diffusasi in tutta Europa.
La Valnerina non smette di stupire con le due tappe successive: Cerreto di Spoleto e Monteleone di Spoleto. A Cerreto si fa sosta dai tempi dei Romani per godere dei benefici effetti delle acque ricche di zolfo e magnesio degli antichi Bagni di Triponzo, a Monteleone per affrontare uno dei percorsi trekking del Parco Naturale Coscerno-Aspra. La presenza di questo minuscolo paese arroccato sugli Appennini Centrali è nota anche agli appassionati di archeologia e persino a New York: qui, nella tomba a tumulo di un ricco principe locale, fu infatti rinvenuta la celebre biga di legno di noce e bronzo risalente al 540 a.C. Si tratta di uno dei reperti etruschi più rari mai ritrovati, noto oltreoceano come “The Golden Chariot”, Il Carro d’Oro, e unicum della collezione etrusca del Metropolitan Museum di New York. Una copia in scala 1:1 si può ammirare nei sotterranei del Complesso monumentale di San Francesco della fine del Duecento, a Monteleone. Non è la biga originale, certo, ma vederla contestualizzata nei luoghi che attraversò più di 25 secoli fa regala un’emozione che supera quella del Met.
Richiama temi e atmosfere ben diverse il Museo della Canapa di Sant’Anatolia di Narco, una sosta quanto mai esplicativa del contesto ambientale di tutta quest’area, detta delle Canapine proprio per la massiccia produzione di canapa. Il museo, ricavato nel cinquecentesco Palazzo Comunale del borgo, è parte dell’Ecomuseo della Dorsale Appenninica Umbra, che ha più sedi in tutta la valle, allo scopo di tramandare e diffondere la conoscenza di mestieri e arti antiche delle comunità locali.
In provincia di Terni si trovano infine i Comuni di Arrone, che deve il suo nome a un nobile romano che nel IX secolo scelse la Valnerina come sua nuova dimora, e Ferentillo, che ha la particolarità di essere diviso proprio dal corso del fiume Nera in due borghi, Matterella e Precetto.
Perugino
Gli Etruschi a Ovest, gli Umbri a Est. E al centro il Tevere. Nella Media Valle del Tevere, a stabilire tutto ci ha pensato il corso del fiume, che ha tracciato un solco indelebile fra culture diverse. Almeno fino a quando a rimescolare le carte non ci hanno pensato giochi di interesse e desiderio di conquista. Questi vari passaggi di fortuna si intravedono tutti per le strade del Centro Storico di Perugia, dentro quella cinta muraria risalente al periodo in cui Perusna era una delle lucumonie più fiorenti dell’Etruria, con una serie di imponenti porte di accesso datate dal III a.C. in poi. Una volta varcata la soglia, la kermesse storico-architettonica si fa più intensa: stradine e scalinate ripide e tortuose conducono a un elegante salotto, Corso Vannucci, la via più animata di Perugia, dove si affacciano l’imponente Palazzo dei Priori, dimore patrizie, negozi, bar e ristoranti di lusso, e al termine della via, il Giardino Carducci. Da qui si gode una vista superba che spazia dai Monti Martani alla bianca Assisi. Perugia, etrusca, romana, medievale, rinascimentale, è insomma una piccola capitale della cultura, fra l’Università, una più antiche d’Italia fondata nel 1308, la Galleria Nazionale dell’Umbria, il Museo Archeologico Nazionale, e una miriade di monumenti fra cui spicca la cinquecentesca Rocca Paolina, progettata da Antonio da Sangallo il Giovane.
Mura alte e robuste le vanta anche l’antico borgo di Castello di Corciano, percorrendo le quali la vista arriva fino al Monte Tezio, una delle aree naturalisticamente più apprezzabili della Media Valle del Tevere. Visitati il Palazzo del Capitano del Popolo e la Chiesa di Santa Maria Assunta, dove è conservata un’opera del Perugino, ci si dirige a Torgiano, altro borgo medievale intatto, la cui fama è legata al Torgiano Doc. E proprio qui, in questa terra vocata al vino e all’olio, ecco due tappe da fini intenditori e appassionati del genere: il Museo del Vino e il Museo dell’Olivo e dell’Olio, con reperti e documenti che narrano l’evoluzione di queste due importanti colture, in Umbria ma non solo.
Deruta invece è sinonimo di maiolica, e infatti è qui che si trova il Museo Regionale della Ceramica, con pezzi rari e preziosi datati dal periodo arcaico ai giorni nostri.