Convento di Montefiorentino

Frontino è un borgo definito “il salotto del Montefeltro”. Il contesto naturalistico è dunque quello delle belle e dolci colline dell’entroterra di Pesaro e Urbino, dove si va a collocare uno dei luoghi legati alla memoria del passaggio di San Francesco nelle Marche, il Convento di Montefiorentino. Fondato nel 1213 dal “poverello di Assisi”, già qualche anno più tardi, nel 1248, veniva citato in una bolla papale per le indulgenze ai fedeli che avrebbero contribuito al suo restauro. A tutti gli effetti, per il suo generoso sviluppo architettonico articolato in più edifici e per gli oltre 10 ettari di proprietà che lo circondano è uno degli edifici sacri più grandi delle Marche. La Cappella dei Conti Oliva, realizzata nel 1484 su commissione del Conte Carlo Oliva e attribuita a Francesco De Simone Ferrucci da Fiesole, è considerata un vero capolavoro del Rinascimento, grazie alle linee architettoniche, ai pregiati sarcofagi marmorei, ai due inginocchiatoi intarsiati che nulla hanno da invidiare alla raffinatezza del celebre studiolo del Palazzo Ducale di Urbino. Al centro della cappella si può inoltre ammirare la Pala d’altare della Madonna col Bambino firmata Giovanni Santi, padre di Raffaello, di per sé oggetto di culto degli appassionati d’arte. Il Convento di Montefiorentino non smette di stupire, offrendo anche un antico organo, un coro in noce seicentesco, altri dipinti “minori” ma pur degni di nota e testi graduali e antifonari a stampa. Chiude la visita il Chiostro, strutturato in vari ambienti con volte a tutto sesto o a crociera.

Palazzo Ubaldini

La mostra “Albrecht Dürer. Incisioni e fortuna del Ducato di Urbino” è solo una delle preziose esposizioni d’arte realizzate di recente a Palazzo Ubaldini ad Apecchio, borgo medievale della provincia di Pesaro Urbino. Per secoli terra di transito, Apecchio è la summa di culture assai diverse fra loro: Piceni, Umbri e Celti, Etruschi e Romani, forieri di tradizioni rimaste scolpite nella pietra di monumenti antichi e nei costumi delle genti locali. Dal XIII secolo in poi, lo scenario di tutta la Vaccareccia – il territorio percorso dal fiume Biscubio – diventa invece dominio degli Ubaldini di Firenze, che appena fuori Apecchio realizzano
un imponente castello, oggi purtroppo andato perso. E’ nella metà del Quattrocento che invece si trasferiscono in paese, nella dimora del conte Ottaviano II Ubaldini, progettata da uno degli architetti più celebri dell’epoca, il senese Francesco di Giorgio Martini. Identificativo dell’edificio è il bel loggiato d’onore, formato da otto colonne sormontate da raffinati capitelli ionici e con al centro una neviera, e su cui guardano le stanze riccamente adorne del piano nobile.

Al piano terra è invece ricavato il Teatro Comunale “G. Perugini”, il più piccolo delle Marche con appena 42 posti fra platea e palchi, e la Sala di Musica, ambientata in quella che nel Rinascimento era l’aula di giustizia. La visita di Palazzo Ubaldini prosegue nel piano sotterraneo, dove trovano spazio scuderie e cantine, oggi sede del Museo dei Fossili e Minerali del Monte Nerone, che ospita una delle collezioni di ammoniti e materiale paleontologico vario più ricche e interessanti d’Europa. Dal sotterraneo si sale al piano nobile del palazzo, dove l’esposizione vira in ambito archeologico, mettendo in mostra reperti di varie epoche. Di fronte a Palazzo Ubaldini, sorge la pieve di San Martino, oggi santuario del SS. Crocifisso, dove da notare sono il Crocifisso ligneo del XVII secolo, alcuni dipinti del Seicento, tra i quali la “Madonna del Carmelo” attribuita a Giovan Giacomo Pandolfi, e un affresco battesimale attribuito a Giorgio Picchi.

Palazzo Carpegna

Palazzo Carpegna a Carpegna, in provincia di Pesaro- Urbino, nasce come seconda dimora dei “padroni” del borgo, i Conti di Carpegna, che fino al 1674 avevano abitato nel Castello un tempo posto appena sopra l’edificio. Le esigenze “moderne” e la voglia di mettere in mostra il proprio potere, oltre che la necessità di avere una dimora di più facile accesso e nel cuore del paese, spinsero i Conti a commissionare il progetto a Giovanni Antonio De’ Rossi di Roma, uno dei migliori architetti dell’epoca, cui subentrò poi Antonio Bufalini. Vent’anni dopo, nel 1696, Palazzo Carpegna apriva finalmente le porte, con la sua mole da fortezza ispirata alle ville incastellate di matrice fiorentina.
Assedi, incendi e purtroppo i due forti terremoti del 1781 e del 1786 richiesero numerosi lavori di ristrutturazione, cui contribuì anche il governo pontificio. Nel 1819 il palazzo passò alla Santa Sede, per poi tornare nel 1851 di proprietà dei Carpegna-Falconieri, divenuti nel frattempo Principi, i cui discendenti tuttora lo abitano.

Al suo interno sono oggi custoditi importanti arredamenti d’epoca, la biblioteca con un vasto archivio del periodo rinascimentale, numerosi reperti archeologici della zona e la cappella di famiglia. Un tesoro che nel 1943 si impreziosì a dismisura grazie all’arrivo di capolavori provenienti da Milano, Venezia e Roma nel tentativo di salvarli dai bombardamenti. Fu così che tele di Donatello, Veronese, Raffaello, Tiziano, Antonello da Messina, Pinturicchio, Beato Angelico, Bramante, Piero della Francesca, Tintoretto, Caravaggio, oltre ai reperti di Tarquinia, trovarono riparo in una stanza segreta del Palazzo, dando vita a una concentrazione di opere d’arte dal valore inestimabile.

Parco InterRegionale del Sasso Simone e Simoncello

Marche, Emilia Romagna e Toscana si incontrano nel Parco Naturale Interregionale del Sasso Simone e Simoncello, 4791 ettari sviluppati a cavallo delle Province di Pesaro-Urbino, Rimini e Arezzo, dove si fonde con l’omonima Riserva Naturale toscana del comune di Sestino. Il Montefeltro con i Comuni di Carpegna, Frontino, Montecopiolo, Pian di Meleto, Pennabilli e Pietrarubbia ricade dunque nella sua area di tutela.

Il territorio del Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello è percorso da sentieri del CAI. Prima di intraprendere le escursioni è bene informarsi presso il Centro Visite di Ponte Cappuccini e gli uffici delle Pro Loco o Uffici Turistici della zona, dove sono a disposizione cartine e mappe dettagliate. L’area tutelata comprende anche un poligono militare; l’accesso a questa porzione di Parco potrebbe essere vietata in caso di esercitazioni militari; conviene quindi sempre informarsi prima per evitare di ritrovarsi in mezzo a un’esercitazione; l’area del poligono militare è tabellata e l’accesso è comunque libero se non si svolgono addestramenti militari. Nei mesi estivi non ci sono comunque mai esercitazioni.

A piedi, a cavallo o in mountain bike, tutta l’area è servita da una ricca viabilità interna che permette di raggiungere la quasi totalità delle principali mete escursionistiche, tra cui si segnalano le ultime due tappe dell’Alta Via dei Parchi che dal Monte Fumaiolo conducono all’Eremo della Madonna del Faggio. Tutto il comprensorio è dotato di aree attrezzate per i suoi ospiti e anche di un Museo Naturalistico e Centro Visite (Pennabilli) e di un Parco Faunistico (Pian dei Prati), con animali domestici e selvatici e centri di educazione ambientale. Sono altresì presenti nel Parco innumerevoli Musei e svariate strutture per l’accoglienza di gruppi e scolaresche, strutture del Parco (Ostello di Calvillano e Foresteria di Frontino) e alberghi, agriturismi, camping e ristoranti per tutti i gusti.

Riserva Naturale Statale Gola del Furlo

La motivazione alla base della sua istituzione nel 2001 è articolata: è la straordinaria importanza dal punto di vista paesaggistico, geologico, geomorfologico, paleontologico, floristico e faunistico. Stiamo parlando della Riserva Naturale Statale Gola del Furlo, fiore all’occhiello della Provincia di Pesaro e Urbino, da vivere grazie a visite guidate didattiche e turistiche, passeggiate, eventi sportivi e culturali. Una rete sentieristica di oltre 50 km consente di esplorarne i quasi 4.000 ettari, ammirarne flora e fauna e apprezzarne la straordinaria biodiversità, fino a raggiungere il suggestivo canyon della Gola del Furlo, scavato dalle acque del fiume Candigliano. Da non perdere il Museo-Rifugio Ca’ I Fabbri, situato sul Monte Paganuccio, che offre anche 25 posti letto e sala da pranzo attrezzata.

Frontino

Fra i “Borghi più belli d’Italia” delle Marche c’è Frontino, Paese Bandiera Arancione ma soprattutto, con meno di 300 abitanti, il più piccolo Comune della Provincia di Pesaro e Urbino e dell’Unione Montana del Montefeltro. Il contesto è quello appunto delle dolci colline del Montefeltro, incluse nel Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello e dominate dal monte Carpegna, ai cui piedi si stende la Valle del fiume Mutino. Provengono da qui le pietre che lastricano le strade di Frontino e che hanno fornito la materia prima per erigere in passato torri e mura castellane, e più di recente le fontane realizzate da Franco Assetto, grande artista torinese precursore della pop art ed ispiratore del movimento artistico “Baroque Ensembliste”, che lasciò gran parte delle sue opere al Comune. Il monumento per eccellenza di Frontino è il Convento di Montefiorentino, per la sua importanza culturale ma anche religiosa, essendo stato fondato nel 1213 da San Francesco: include un piccolo chiostro e una cappella rinascimentale, intitolata ai Conti Oliva, un capolavoro attribuito a Francesco De Simone Ferrucci da Fiesole, dove un tempo erano esposte la splendida pala d’altare di Giovanni Santi, padre di Raffaello, e un affresco attribuito a Evangelista da Piandimeleto.

Appena fuori dal centro, in un bosco di querce secolari, si trova poi il Monastero di San Girolamo, recentemente restaurato e adibito a residenza d’epoca, e poco oltre un mulino ad acqua del trecento, detto di Ponte Vecchio, che riforniva di farina e pane il castello. Dotato un tempo di torre di guardia e difesa, oggi ospita il Museo del Pane.

A tramandare le tradizioni culturali, storiche e gastronomiche del luogo ci pensa anche un calendario fitto di eventi ormai consolidati da anni: si vedano ad esempio la Festa del Tartufo nero e il Festival degli Spaventapasseri ad agosto, la Sagra del Fagiolo a settembre e il Premio Nazionale di Cultura Frontino–Montefeltro a ottobre.

Mappamondo della Pace

Apecchio, in provincia di Pesaro Urbino, è famoso per due record: il primo, inserito nel Guinness dei Primati, è quello del Mappamondo della Pace, un globo geografico di 12,5 metri di diametro costruito interamente in legno, che grazie ad appositi meccanismi è in grado di simulare la rotazione terrestre e, aprendosi, può ospitare fino a 600 persone. Il secondo riguarda il vicolo più stretto d’Italia, nei pressi dell’ex quartiere ebraico e della chiesa della Madonna della Vita.
Apecchio ha però anche molto altro da offrire. Dentro Palazzo Ubaldini per esempio è allestito il Museo dei Fossili Minerali del Monte Nerone, con una delle raccolte di ammoniti più ricche e interessanti di tutta Italia. C’è poi il ponte medievale a schiena d’asino che attraversa il fiume Biscubio, un tempo unico accesso al castello che proteggeva il borgo, di cui oggi si può vedere solo l’imponente Torre dell’Orologio. Dal territorio, ricco e fertile, derivano i molti prodotti tipici della zona, che ad Apecchio animano una mostra mercato autunnale che ha come principale protagonista il pregiato tartufo bianco e nero.

Fiera Nazionale del Tartufo Bianco di Acqualagna

I buongustai lo sanno: Acqualagna significa tartufo bianco, prezioso frutto della terra che in questo borgo in provincia di Pesaro Urbino viene omaggiato dalla Fiera Nazionale del Tartufo Bianco, fra le più importanti manifestazioni di settore a livello internazionale. Una kermesse che unisce performance gastronomiche e culturali, “vip” del mondo dello spettacolo insieme e riconosciuti Maestri della cucina italiana, in grado di esaltare il Tuber Magnatum Pico in creazioni gourmand.
Un prodotto d’eccezione che ha messo in moto un’economia virtuosa, che oggi nella zona di Acqualagna conta duecentocinquanta tartufaie coltivate di tartufo nero e una decina di tartufaie sperimentali controllate di Bianco pregiato, una dozzina di punti vendita dedicati al tubero e una decina di aziende che lo trasformano e lo commercializzano in tutto il mondo.

La Fiera è una grande mostra mercato, un “salotto” animato da cooking show con chef stellati, esibizioni, sfide in cucina, spettacoli e degustazioni, percorsi, mostre, laboratori didattici e creativi per un pubblico di tutte le età, volte a offrire esperienze sensoriali, visive e olfattive oltre che gustative di un sapore unico. Che Acqualagna sia stata in grado di sviluppare un suo “mercato” non è un caso: qui si concentrano i due/terzi della produzione nazionale, destinati a soddisfare anche l’ampia richiesta straniera, desiderosa di fregiarsi di menu arricchiti del pregiato tartufo Made in Marche. Una ricchezza alimentata da ben quattro varietà, una per ogni stagione: il Tartufo Bianco (Tuber Magnatum Pico dall’ultima domenica di settembre al 31 dicembre), il Tartufo Nero Pregiato (Tuber Melanosporum Vitt, dal 1° dicembre al 15 marzo), il Tartufo Bianchetto (Tuber Borchii Vitt, dal 15 gennaio al 15 aprile), il Tartufo Nero Estivo (Tuber Aestivum Vitt, dal 1° giugno al 31 agosto e dal 1°ottobre al 31 dicembre).

I borghi delle Marche

Il comune più popoloso delle Marche è Ancona, con poco più di 99.000 abitanti, mentre quello più piccolo è Monte Cavallo, in provincia di Macerata, con 101 abitanti (a fine dicembre 2020). Nel mezzo di questa amplissima forbice si vanno a collocare tutte quelle realtà che fanno delle Marche una regione rappresentativa della popolazione italiana, che secondo una recente statistica, per il 16% continua a vivere in borghi di poche centinaia se non addirittura decine di persone. Se però a partire dagli Anni Sessanta i borghi hanno subito un netto calo di presenze a causa del trasferimento di intere generazioni in città, negli ultimi tempi si sta registrando un’inversione di tendenza demografica, fenomeno in lenta ma costante crescita forse anche grazie ai nuovi stili di vita, che hanno trovato una perfetta applicazione in questi luoghi “minori”.

Quale migliore contesto infatti per riportare l’attenzione sulla bellezza di uno stile di vita più slow e immersivo nella natura, lontano dai ritmi spesso troppo caotici e stressanti dei centri metropolitani? Senza contare il valore aggiunto di godere ogni giorno, e non solo per il tempo di una breve vacanza, di importanti beni storici, architettonici, artistici, ambientali, culturali e di tradizioni radicate, con in più la consapevolezza del ruolo rilevante che si può rivestire ai fini dello sviluppo socio-economico della regione. Sono inoltre infinite le potenzialità economiche legate soprattutto alle attività turistiche, agroalimentari e artigianali, cui si aggiunge il dato certo e immediato che nei borghi c’è un’offerta residenziale a costi più contenuti e dal carattere più autentico, in una full immersion fra arte e natura che eleva la qualità di vita, seguendo un modello maggiormente in linea con i principi della sostenibilità.

I borghi delle Marche

Nella prima metà del Cinquecento, nelle Marche si diffuse la riforma francescana, lasciando tracce lungo quello che è oggi identificato con il nome di Cammino dei Cappuccini. Questo itinerario di fede si dipana per 400 km, in 17 tappe che portano da Fossombrone e Ascoli Piceno, toccando borghi incantevoli, boschi e laghi fuori dalle consuete rotte turistiche: la Gola del Furlo, Cagli, Fonte Avellana, Pascelupo, Fabriano, Poggio San Romualdo, Cupramontana, Cingoli, San Severino Marche, Camerino, San Lorenzo al Lago, Sarnano, Montefortino, Montefalcone Appennino, Rotella e Offida.
Il cammino è pensato per essere percorso solo da Nord a Sud, ma può essere diviso a tappe: bastano 10 giorni per coprire la tratta Fossombrone – Camerino (5 fino a Fabriano, e 5 da qui a Camerino), e 7 da qui ad Ascoli Piceno.

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