La memoria del Brunelleschi è legata soprattutto alla celebre Cupola del Duomo di Firenze, ma il grande architetto del Rinascimento toscano realizzò anche opere di carattere militare di notevole interesse. Ne è un esempio il quattrocentesco Complesso della Rocca di Vicopisano, detto appunto del Brunelleschi, che comprende la Torre e il Camminamento del Soccorso, dal settembre del 2021 aperte al pubblico per chi volesse apprezzarne la perfezione ingegneristica e la bellezza dei panorami che circondano la Rocca.
La Torre del Soccorso fu originariamente realizzata a ridosso del porto sul fiume Arno, che proprio in questo punto lambiva le mura del castello, fino a quando nel XVI secolo non fu fatta una deviazione che ne spostò il corso. La Torre aveva un’evidente funzione di controllo del muraglione di accesso alla Rocca, mentre il Camminamento era stato progettato dal Brunelleschi come via di fuga privilegiata dalla fortezza al fiume e viceversa.
Nella millenaria Badia di Morrona a Terricciola, in provincia di Pisa, oggi si parla di sostenibilità. La produzione di vino e olio ricavata dai 600 ettari che circondano la proprietà segue infatti i dettami dell’eco compatibilità, dei rispetto dell’ambiente che qui ha forte voce in capitolo. Siamo infatti nelle Terre di Pisa, caratterizzate da distese di colture agricole, in particolare di vite e olivo, da un paesaggio in cui la Badia di Morrona ha un posto importante dal 1089. A costruirla fu un ricco proprietario terriero, che trovò nei monaci dei fidi “collaboratori” che potevano gestire servi e braccianti assoldati per la cura dei campi.
La chiesa, in stile romanico e in pietra locale, è stata restaurata in modo da rispettarne il fascino mistico tipico del Medioevo. Lo si avverte in particolare nello splendido chiostro, da cui si accede al refettorio e al parco esterno, belvedere sulle verdi colline della Valdera.
Fra le curiosità di questo luogo c’è quella legata alla Madonna di San Torpé, conservata nella chiesa: l’opera è dedicata al martire cristiano che fu decapitato alla foce dell’Arno e giunto in modo misterioso sull’odierna spiaggia di Saint Tropez (da cui il nome della località francese).
La villa padronale, cuore del complesso monastico, risulta semplice nonostante la ricca collezione di pezzi d’arte di epoche diverse, che ne fanno una “casa-museo” sui generis: dai mosaici di epoca bizantina risalenti al V secolo d.C. ai cippi etruschi alle colonne in marmo, fino alle anfore romane ritrovate in mare.
Sul trenino ecologico, in battello e, per chi ama lo stile d’antan, addirittura in calesse. Il Parco naturale di Migliarino, San Rossore e Massacciuccoli si può visitare anche così, oltre che a piedi e in bicicletta. Cuore di questa vasta area in provincia di Pisa, ampia circa 23.000 ettari, è la Tenuta di San Rossore, ex proprietà della Presidenza della Repubblica, di cui si può ancora ammirare la Villa del Gombo. Oltre a questa chicca dall’allure altisonante, il Parco comprende numerose altre zone intatte e splendidamente selvagge: la Macchia Lucchese, il Lago di Massaciuccoli e l’area lacustre oggi Oasi Lipu, le foreste di Tombolo e di Migliarino e le foci dell’Arno e del Serchio. Ci sono anche tre “enclave” extra parco, vale a dire le Secche della Meloria e gli scogli compresi tra Livorno e l’isola di Gorgona. Nell’insieme, si tratta quindi di un mosaico di paesaggi assai diversificati fra loro, che vanno dalle dune di sabbia litoranee alle grandi e verdissime pinete dell’entroterra, dagli acquitrini ai boschi rigogliosi di macchia mediterranea profumata, il tutto fra i Comuni di Pisa, Viareggio, San Giuliano Terme, Vecchiano, Massarosa e Livorno.
Se la flora è ricca – da scovare la rara drosera, una piccola pianta carnivora, la liana periploca greca, l’orchidea palustre e il bellissimo fiordaliso delle sabbie – lo è altrettanto la fauna, che nelle zone umide, in dialetto “lame”, comprende uccelli di palude, trampolieri e aironi, mentre nel bosco daini e cinghiali.
Un artista poliedrico, prolifico e generoso, ma soprattutto innamorato delle Colline Pisane e di Fauglia. Nato a Firenze nel 1869, Giorgio Kienerk era solito trascorrere le sue vacanze estive con la famiglia a Poggio alla Farnia, poco lontano da Fauglia. Non stupisce quindi che la figlia Vittoria, altrettanto affezionata a questi luoghi, abbia donato alla comunità circa 130 opere, oggi cuore del Museo Kienerk, allestito nei locali delle vecchie carceri giudiziarie di Fauglia, in Via Chiostra. Una collezione che spazia dai dipinti alle sculture, dai bassorilievi ai disegni, dai taccuini con schizzi a china e a matita alle litografie, coprendo tutto il percorso artistico di Giorgio Kienerk, dalla produzione giovanile alla maturità.
Una rampa di quasi 100 gradini conduce all’ingresso del Castello dei Vicari di Lari, borgo medievale abbarbicato su un colle nella provincia di Pisa. Come racconta già il nome, la Rocca superiore di Lari, risalente a epoca pre-longobarda, distrutta e poi ricostruita tra il 1230 e il 1287, fu sede di importanti istituzioni politiche fra cui i vicari, passando ora sotto il dominio di Pisa, ora sotto quello di Firenze, del Granducato di Toscana e infine dello Stato Pontificio, periodo in cui accolse persino il Tribunale dell’Inquisizione romana.
Varcata la soglia si accede al cortile centrale, dove si trovano un’antica cisterna, una piccola cappella e il Palazzo Pretorio, con la facciata tempestata di numerosi stemmi dei vicari succedutisi al Castello per oltre quattro secoli. Il tour della fortezza prosegue negli spazi dediti alla difesa, alle carceri, alla Residenza del Vicario e al Tribunale. Per questo insieme di spazi diversificati e per l’ottimo stato di conservazione si tratta sicuramente di un unicum in Toscana, che in più può contare su un innovativo museo didattico interattivo.
Committente fu l’Arcivescovo di Pisa, “sponsor” le più illustre famiglie pisane. Questa l’origine della Certosa di Calci, gioiello architettonico sorto nel 1366 e più volte ampliato nei secoli seguenti, fino a diventare Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci. L’arrivo alla Certosa è accompagnato da due viali alberati che costeggiano un percorso pedonale. Man mano che ci si avvicina si ha modo di respirare l’atmosfera mistica di un luogo immerso nel silenzio e nella natura incontaminata, quella della Valgraziosa, una distesa di ulivi e campagna in grado di trasmettere pace. Una volta entrati, ci si perde fra ambienti ricolmi di opere d’arte, ciascuno dei quali con pavimenti in marmo di Carrara in tre tonalità – bianco, nero e grigio – posati in maniera prospettica e con disegni sempre diversi: il corte d’onore, la farmacia, la chiesa, le cappelle, il chiostro dei padri e la cella, il chiostro e la cappella del capitolo, il refettorio, la foresteria e il chiostro granducale.
La visita permette di addentrarsi anche nelle dinamiche organizzative di un ordine religioso di ben sette secoli fa. La regola principale era che i Padri erano 14 e non ne poteva essere ammesso un altro se non per la morte di un suo predecessore. Si trattava solo di nobili o ricchi, e il loro compito era esclusivamente quello di pregare, seguendo la più stretta clausura, uscendo solo la domenica a pranzo quando la comunità si riuniva nel refettorio. La foresteria e l’appartamento detto “Granducale” ricordano il periodo in cui la Certosa di Calci era la più importante del Granducato e veniva quindi presa come punto di riferimento per brevi soggiorni da chi era desideroso di un’esperienza mistica, vale a dire parenti dei Padri e il Granduca stesso. Molto suggestiva la visita agli spazi riservati alla vita eremitica, al chiostro grande con le 14 celle dei monaci e agli ambienti di natura religiosa. I locali di servizio del monastero sono invece stati riconvertiti a sede del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa.
Chiunque sia appassionato di due ruote sa cosa significa Pontedera. Qui, nella campagna pisana, si trova la sede che dagli anni Venti ospita la Piaggio, nella cui ex officina attrezzeria dal 2000 è stato allestito il Museo Piaggio, perfetta celebrazione di un mito del design Made in Italy. Un luogo di conservazione e valorizzazione di ciò che il marchio delle due ruote ha rappresentato in Italia e nel mondo, offrendo anche spunti di riflessione sulle trasformazioni economiche, di costume e di sviluppo industriale di cui la Vespa e tutti gli altri modelli dell’azienda pisana sono stati e sono tutt’oggi icona. Ricchissimo l’Archivio Storico e lo spazio espositivo, con 5.000 mq dedicati a oltre 250 esemplari unici e prototipi, che fanno del Museo Piaggio il più grande e completo museo italiano dedicato alle due ruote.
Senza esagerazione alcuna, si può dire che la memoria del Gruppo Piaggio, il cosiddetto heritage del brand, attraversa l’intera storia dei trasporti, grazie a ciò che la casa madre ha saputo creare fra navi, treni, aeroplani, auto, scooter e le immancabili motociclette dalle linee inconfondibili.
Un museo affiancato oggi anche da uno spazio di 340 mq per esposizioni temporanee, che vanno dall’arte alla tecnologia, dalla divulgazione scientifica alla moda.
Sul Lungarno meridionale del centro storico di Pisa, all’altezza del Ponte di Mezzo e del Palazzo Gambacorti, sede del Comune, spicca un edificio dal colore inconsueto, detto appunto il Palazzo Blu. Si tratta di una dimora nobiliare restaurata e gestita dalla Fondazione Pisa, che ne ha fatto un polo espositivo fra i più attivi in città, e che deve la tinta insolita della sua facciata al fortuito recupero di un lacerto di affresco durante il restauro. Da qui, la coraggiosa decisione di ridipingerlo tornando al colore di un tempo, che secondo alcuni sarebbe dovuto a una visita nell’800 di alcuni ospiti di S. Pietroburgo che vi soggiornarono.
Vero o no questo episodio, oggi Palazzo Blu accoglie la Collezione permanente della Fondazione Pisa, con opere per lo più del territorio della provincia riconducibili a maestri quali Nino Pisano, Orazio ed Artemisia Gentileschi, Orazio Riminaldi e il Tribolo. Tre le sezioni: le collezioni d’arte della Fondazione Pisa, poste al secondo piano; la dimora aristocratica e le Collezione Simoneschi al primo piano. Al piano seminterrato trovano invece spazio Le Fondamenta, nuova sezione espositiva dedicata all’archeologia e alla storia medievale.
Le Terre di Pisa sono note per le molte prelibatezze del palato, fra cui spicca il Tuber Magnatum Pico. Dal 1954, il piccolo borgo toscano di San Miniato ospita la Mostra Mercato Nazionale del Tartufo Bianco, che per ben tre settimane, nel mese di novembre, invade le strade del centro storico medievale con bancarelle e punti di degustazione. La storica Piazza del Duomo ai piedi della Rocca così come le altre piazze di San Miniato si trasformano in un grande mercato all’aperto, dove trovano spazio anche i migliori prodotti delle altre Città del Gusto italiane. Un evento dedicato a chi ama la buona tavola e la condivisione con appassionati, esperti e produttori in grado di trasmettere la propria passione per il territorio attraverso profumi e sapori antichi.
Già nel 1968, c’era qualcuno che parlava di relazione equilibrata fra umanità e biosfera. Lo si faceva all’Unesco, che in quell’anno istituì il programma MaB, incentrato sulle aree di ecosistemi marini e/o terrestri create appunto per promuovere la conservazione della diversità biologica e la salvaguardia dei valori culturali ed essa associati. In altre parole, per stimolare l’individuazione e la relativa protezione delle cosiddette Riserve della Biosfera. Per capire di cosa si tratta si può andare a Bientina, in provincia di Pisa, dove si trova la Riserva della Biosfera “Selva Pisana”.
Cuore di questa vasta area in provincia di Pisa, ampia circa 23.000 ettari, è la Tenuta di San Rossore, ex proprietà della Presidenza della Repubblica, di cui si può ancora ammirare la Villa del Gombo. Oltre a questa chicca dall’allure altisonante, il Parco comprende numerose altre zone intatte e splendidamente selvagge: la Macchia Lucchese, il Lago di Massaciuccoli e l’area lacustre oggi Oasi Lipu, le foreste di Tombolo e di Migliarino e le foci dell’Arno e del Serchio. Ci sono anche tre “enclave” extra parco, vale a dire le Secche della Meloria e gli scogli compresi tra Livorno e l’isola di Gorgona. Nell’insieme, si tratta quindi di un mosaico di paesaggi assai diversificati fra loro, che vanno dalle dune di sabbia litoranee alle grandi e verdissime pinete dell’entroterra, dagli acquitrini ai boschi rigogliosi di macchia mediterranea profumata, il tutto fra i Comuni di Pisa, Viareggio, San Giuliano Terme, Vecchiano, Massarosa e Livorno.