E’ adatta a tutti, ragazzi e adulti, anche neofiti del genere, la ciaspolata che da Alagna conduce fino a quota 2.000 metri. La durata complessiva è di tre ore, durante le quali, dal centro di questo piccolo borgo montano, stazione sciistica fra le più rinomate dell’Alto Piemonte che gravitano attorno al Monte Rosa, si sfiorano alcune caratteristiche frazioni in stile Walser, si attraversano boschi e pascoli ricoperti di neve, fino a giungere all’Alpe Seewji. Qui ci si concede una bella sosta ristorativa, con uno dei piatti tipici proposti da La Baita, al termine del quale inizieremo il cammino di discesa verso Alagna.
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Piemonte
Piemonte, “ai piedi del monte”. E che monti, verrebbe da dire, che in termini assoluti, fra vette alpine e Appennini, ricoprono tre quarti del territorio totale, precipitando da quote oltre i quattromila metri fino a dolci colline da “scalare” in bicicletta.
La bellezza del Massiccio del Monte Rosa era già ben nota a Leonardo da Vinci, che con i 4.609 metri di Punta Nordend pare quasi sovrastare il Massiccio del Gran Paradiso, la cui cima più alta, il Roc, si ferma a 4026 metri. Una realtà naturalistica così preziosa che quest’ultima, da Riserva Reale voluta da Vittorio Emanuele II, nel 1922 divenne Parco Nazionale del Gran Paradiso, aperto oggi a chiunque voglia esplorarne la ricca flora e fauna. La Regione vanta anche un secondo Parco Nazionale, quello di Val Grande, che ben pochi sanno essere l’area selvaggia più grande d’Italia, strategicamente collocata a soli 150 km da Torino e a meno di 100 da Milano. Ma ancora non basta, perché a questi due “giganti” verdi si aggiungono una sessantina di parchi e riserve regionali e biosfere che fanno del Piemonte un sogno per chi ama lo sport all’aria aperta: canoa, kayak, rafting, canyoning, oltre a ogni versione possibile di trekking, a piedi, su due ruote o a cavallo. Tutto questo quando non c’è neve, che in stagione trasforma pendii e tracciati in una rete infinita di piste da sci. Una località su tutte? Sestriere, ma potremmo anche dire Alagna Valsesia, Macugnaga, Bardonecchia, Sansicario…
Scendendo verso valle, si incontra quella teoria di colline che oggi chiamiamo Monferrato, Langhe e Roero, terre che richiamano il profumo di alcuni dei vini più pregiati al mondo, vanto di una cultura contadina che non si ferma ai calici da intenditori. Perché qui, ad accompagnare etichette che comprendono ogni sfumatura alcolica e di servizio, da quella più semplice “ da pasto” a quella da aperitivo fino alle bollicine da dessert e ai vini più strutturati da meditazione, c’è una ricca varietà di prodotti in grado di riempire una dispensa altrettanto raffinata: il riso, le paste fresche ripiene, i formaggi, le carni e i dolci, non c’è paese o provincia che non richiami ad almeno uno di questi sapori, a piatti della tradizione che da secoli popolano i menu di osterie e trattorie e oggi, in sofisticate versioni stellate, quelli di chef di fama internazionale.
E poi c’è l’abbondanza d’acqua, quel sistema di fiumi, cascate e laghi disseminati ovunque, dai romantici specchi d’acqua di montagna ai bacini più grandi, come il Lago Maggiore, di cui il Piemonte offre la “sponda grassa”, così chiamata perché costellata di destinazioni turistiche in voga già ai tempi d’oro dell’aristocrazia, torinese e meneghina insieme, che qui si ritrovavano fra ville e hotel di lusso, a Stresa e Verbania, di fronte al buen retiro principesco delle Isole Borromee. Pochi minuti di strada ed ecco il più piccolo ma suggestivo Lago d’Orta, perfetto per una passeggiata autunnale per ammirare il foliage, ma anche per un’esperienza più profonda, la salita al Sacro Monte di Orta, solo uno dei nove Sacri Monti distribuiti fra Piemonte e Lombardia, dal 2003 iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
Il turismo religioso è una di quelle voci che ritorna di frequente, in ogni provincia, tanto che la spettacolare Sacra di San Michele, appollaiata sulla sommità del monte Pirchiriano appena fuori Torino, è uno dei simboli della Regione stessa, al pari della Basilica di Superga.
Dunque una natura molto generosa, ma che l’uomo ha saputo a tratti addomesticare rendendola ancora più spettacolare o semplicemente fruibile. Ma poi, ci si guarda attorno e si scopre che non c’è collina che non abbia il suo castello o la sua torre di avvistamento, un campanile che scandisca il ritmo di una vita ancora contadina, o che vorrebbe esserlo almeno in vacanza, invitandoci a visitare quei borghi antichi che sanno di Medioevo, o città famose più come poli di prolifici distretti industriali che per le tante bellezze storico-artistiche. Biella, Ivrea, Alessandra, Cuneo, Asti, Novara, Vercelli, Verbano-Cusio-Ossola e Torino richiamano alla mente lanifici, laboratori orafi e gioiellieri, prodotti enogastronomici, high tech e auto, mentre è ben altro che regala esperienze da ricordare. Anche qui, basti un cenno a quel tesoro ancora troppo poco conosciuto che è la cosiddetta “Corona di Delizie”, circuito di residenze reali che dal cuore del capoluogo conduce nelle vicine campagne, dove Venaria Reale, Stupinigi, Racconigi, Rivoli e le altre dimore sabaude incluse in questo anello di 90 km di percorsi ciclabili stupiscono per la ricchezza di opere d’arte e architetture da sogno.