Italiano, francese, francoprovenzale valdostano, walser e piemontese. Sembra quasi impossibile, eppure, la Regione più piccola quanto a superficie (3.263 i kmq) e anche meno densamente popolata d’Italia – gli abitanti sono poco più di 122.000 per 38 persone a km2 – raccoglie in sé tutta questa ricchezza linguistica, che cela ovviamente anche una altrettanto abbondante ricchezza culturale. La Valle d’Aosta si presenta così, chiusa dalla cortina delle cime più alte d’Italia e dell’intero arco alpino, fra Cervino, Monte Bianco, Monte Rosa e Gran Paradiso, “lavagne” di pietra su cui l’alpinismo ha scritto alcune delle sue pagine più gloriose e avvincenti, imperniate su località sciistiche fra le più rinomate d’Europa, Cervinia e Courmayeur, capofila di 28 stazioni sciistiche di primo livello, con quasi 900 km di piste da discesa, 300 km per il fondo e un esercito di 200 guide alpine al servizio dei turisti più attenti e attivi. Il territorio, plasmato dalle glaciazioni, è dunque completamente montano, con un’altitudine media di 950 metri sul livello del mare e la presenza di spettacolari ghiacciai vallivi e fossili, come per esempio quello del Miage, parte del massiccio del Bianco. La zona meridionale della Regione è poi occupata dal Parco Nazionale del Gran Paradiso, il primo d’Italia, inaugurato nel 1922 per preservarne flora e fauna già allora a rischio di estinzione. Oggi, anche nei centri abitati dei piccoli comuni compresi o limitrofi all’area protetta, capita spesso di imbattersi in esemplari di stambecchi e camosci che scendono fino a valle in cerca di cibo, emozione quasi all’ordine del giorno per chi decide di intraprendere uno dei tanti percorsi escursionistici che permettono di scoprire le meraviglie del Parco.
Avvolti dal silenzio delle sue valli e cime incantate, può così capitare di sentirsi arrivati nello Shangri-La, quel luogo della perfezione dove l’anima trova ristoro grazie alle bellezze artistiche della Aosta di epoca romana, dei borghi romiti immersi nel verde o specchiati in un lago, delle chiesine di campagna dalle atmosfere mistiche, delle imponenti e magiche architetture quali quella del Forte di Bard e degli altrettanto iconici castelli di Fénis, Verrès, Saint-Pierre e Issogne. Geografia fisica e umana insieme aspre e favolose, patrimoni naturalistici che circondano quelli costruiti magistralmente dall’uomo che in un compendio stilistico di grande varietà, come in tutte le terre di transito e che fanno da “cerniera”, raccontano di dominazioni e commistioni culturali più o meno pacifiche, espresse anche attraverso feste, mestieri e piatti diventati di tradizione. Le testimonianze visive del passato ci riportano a un mondo ruvidamente guerresco, che si ritrova però anche in eventi “pastorali” come la Bataille des reines, i rituali scontri fra le mucche regine degli alpeggi che animano da sempre il calendario degli eventi autunnali. Accanto a queste manifestazioni di ispirazione rurale, ecco poi fare capolino lontane suggestioni celtiche, feste walser e non solo.
Il Carnevale è ovunque spettacolare, a Saint-Rhémy-en-Bosses come a Verrès o Pont-Saint-Martin, ma per scoprire le tradizioni locali l’appuntamento da non perdere è la Fiera di Sant’Orso, di scena il 30 e 31 gennaio ad Aosta, mostra-mercato dell’artigianato tipico e occasione unica per respirare un po’ di autentica vita di montagna in centro città. Per respirare il folclore locale da non perdere l’Assemblea regionale di canto corale che si tiene ogni anno ai primi di giugno nel Castello di Fénis.
Nel 1893, la Regina Margherita trascorse forse la sua unica notte in una camera con letti a castello e bagni in comune. Fu una delle prime ospiti del rifugio più alto d’Europa, da allora chiamato in suo onore Capanna Regina Margherita. Appollaiato a 4.556 metri, sulla Punta Gnifetti, fa parte del massiccio del Monte Rosa ed è ben visibile anche dal fondovalle. Data la sua collocazione su uno sperone di roccia spesso ricoperto da neve e ghiaccio è consigliato farsi accompagnare da una Guida Alpina UIAGM.
Al suo interno, oltre a 70 posti letto, biblioteca, bar e ristorante, ospita un importante laboratorio adibito alla ricerca scientifica, noto come Osservatorio Regina Margherita. Non solo. La Capanna è un fondamentale punto di riferimento per le operazioni di Soccorso Alpino in tutta l’area dei “Giganti della Valle d’Aosta” ed è parte del patrimonio storico-culturale del Club Alpino Italiano, che di recente è pure stato ristrutturato nell’ottica di ridurne l’impatto ambientale e renderla una struttura sempre più ecocompatibile, mediante un sistema di gestione ambientale certificato secondo la ISO 14001.
Nel 1834, nel cuore della Valdigne, inaugurava lo stabilimento termale di Pré-Saint-Didier, da quel momento ribattezzato Pré-Saint-Didier-les-Bains, affiancato nel 1888 dall’apertura del casinò, entrambi luoghi frequentati per oltre 150 anni dai membri di Casa Savoia. A quel periodo ricco di fascino e glamour fin de siècle, sono poi seguiti nel Novecento tre decenni di totale abbandono, oggi bypassati da un restauro che ha saputo esaltare l’architettura ottocentesca delle origini, integrata da ogni forma di wellness device di ultima generazione. QC Terme Pré-Saint-Didier si presenta quindi come un avveniristico “polo del benessere”, a pochi minuti dal resort di QC Termemontebianco, entrambi nella “galassia” del noto gruppo di hotellerie che negli ultimi anni ha creato un suo concept di benessere 2.0. Negli oltre 500 mq di superficie, QC Terme Pré-Saint-Didier raccoglie dunque una quarantina fra cascate tonificanti, idromassaggi con acqua termale, saune e sale relax, vasche panoramiche esterne e interne alimentate dalle acque ricche di ferro, silici, carbonato di calcio e acidi arsenicali già ben note per le loro proprietà benefiche agli antichi romani. A rendere ancora più suggestiva l’esperienza di remise en forme è la vista panoramica sul massiccio del Monte Bianco, che sovrasta il fondovalle in cui si trova Pré-Saint-Didier.
Immaginare qualcuno che scala la vetta più alta delle Alpi nel 1786 ha molto più che del pionieristico. Eppure, in quell’anno, Jacques Balmat e Michel Gabriel Paccard tentarono l’impresa e ci riuscirono, piantando il loro vessillo in cima ai 4.807 metri del Monte Bianco. Oggi, il “tetto d’Europa” è una delle attrattive naturali e turistiche più note della Valle d’Aosta, oltre che una meta ambita dagli alpinisti di tutto il mondo, accessibile anche grazie all’ausilio di Guide Alpine esperte di questi luoghi.
La sfida della scalata più ardita del Vecchio Continente è di quelle riservate a pochi, ma dal 2015, bastano 10 minuti per godere delle stesse emozionanti visioni. Dieci minuti che coprono i 2.000 metri di dislivello fra Courmayeur, situato a 1.300 metri, e la stazione più elevata di Punta Helbronner, a quota 3.466, inframmezzate dalla tappa intermedia di Pavillon du Mont Fréty, a 2.200 metri. Una volata resa possibile da un impianto funiviario di ultima generazione, lo Skyway Monte Bianco: durante la salita, la cabina di forma semisferica gira a 360° regalando l’occasione unica di ammirare da vicino il “Gigante delle Alpi” e panorami a dir poco indimenticabili, che abbracciano anche le cime di Cervino, Monte Rosa e Gran Paradiso, e i comuni del fondovalle, La Salle, Morgex, Pré-Saint-Didier e appunto Courmayeur, che con La Thuile formano la cosiddetta “Valdigne”. Non solo, entrambe le soste lungo la salita offrono comfort da resort di lusso: una cantina in alta quota, 2 ristoranti, una sala conferenze e una speciale shopping area al Pavillon, mentre a Punta Helbronner si trovano un bistrot e un’esposizione permanente di cristalli. Da qui, attraverso un tunnel, si può anche raggiungere lo storico Rifugio Torino, punto di partenza per percorsi alpinistici e fuori pista come quello del ghiacciaio del Toula, dei Marbrées e i 24 Km della Vallée Blanche, che conducono fino a Chamonix.
Da ex riserva di caccia di Casa Savoia, si può dire che il Parco Nazionale del Gran Paradiso ha un’origine regale. Una caratteristica che lo rende unico, insieme al fatto di essere stato il primo istituito in Italia, nel 1922, con lo scopo specifico di scongiurare l’estinzione dello stambecco. Il Gran Paradiso è anche l’unico fra i “Giganti della Valle d’Aosta” – le vette oltre i 4.000 – completamente in territorio italiano.
Il punto di partenza ideale per arrivare in vetta ai 4061 metri del Gran Paradiso è il Rifugio Vittorio Emanuele, raggiungibile percorrendo un pratico sentiero dalla località Pont, in Valsavarenche. Dagli esperti viene un po’ considerata una salita di iniziazione all’alpinismo, anche se il passaggio finale, classificato come facile, ha una parte esposta che è da vertigini. I neofiti sono avvisati, ma per svolgere tutto in sicurezza e godere a pieno delle emozioni che solo la montagna sa regalare, basta affidarsi alle guide alpine del posto.
Oltre che dalla Valsavarenche, il Gran Paradiso può essere osservato da Cogne, in Valnontey, e da un versante della Valle di Rhêmes. Nel complesso, l’area turistica del Gran Paradiso è assai più vasta rispetto alla zona del Parco, raggruppando quattro vallate che si sviluppano dalla valle centrale in direzione sud: oltre alle tre appena citate, c’è anche la Valgrisenche, cui si aggiungono i pendii che da Saint-Pierre salgono verso Saint-Nicolas per arrivare fino ai 3.000 metri del monte Fallère e del vallone di Vertosan.
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso assicura la possibilità di vere e proprie full immersion nella natura, che a seconda della stagione offrono panorami ed esperienze sempre diverse. Basti pensare ai numerosi laghi e cascate disseminati sul territorio, che in inverno diventano spettacolari concrezioni di ghiaccio e in estate rinfrescanti tappe lungo il cammino verso le altre cime della zona, come la Grivola, decantata dal Carducci, il Ciarforon, la Grande Sassière e la Granta Parey.
Non è la cima più alta d’Europa, ma il Cervino, o Matterhorn, forse anche in virtù del suo profilo piramidale così riconoscibile, è da sempre una delle vette più ambite da ogni scalatore. Il 14 luglio 1865 è la data che ha visto conquistare per la prima volta i suoi 4.478 metri sul versante svizzero. A guidare l’equipe c’era in quell’occasione Edward Whymper, la cui spedizione volse però al peggio nella discesa, durante la quale morirono ben quattro dei suoi compagni di cordata. Pochissimi giorni dopo, un team interamente italiano, guidato da Jean-Antoine Carrel, lo scalò dal lato italiano. Chi volesse ripercorrerne i passi non ha che da affidarsi alle guide alpine per vivere al meglio questa emozionante esperienza.
Scalate e ferrate non sono però alla portata di tutti. Già la strada che attraversa la Valtournenche è un viaggio di avvicinamento alla piramide alpina: si entra nella valle a Châtillon, poi ecco Antey-Saint-André, i borghi di Torgnon e La Magdeleine, dalla caratteristica architettura alpina, e Chamois, raggiungibile solo in funivia o a piedi, e infine Valtournanche, poco prima di Cervinia.
Una volta giunti qui, se non si vuole rinunciare all’emozione di ammirare il Cervino da vicino, da Breuil-Cervinia è possibile salire con gli impianti fino a Plateau Rosa, paradiso dello sci invernale ed estivo grazie ai 3.500 metri di quota, belvedere sulle Alpi, Cervino compreso. Da qui ci si può inoltre collegare sci ai piedi con Valtournanche, sul fondovalle, e con la stazione sciistica elvetica di Zermatt.
Il sogno di trovare un filone d’oro ha accompagnato intere generazioni, soprattutto a cavallo fra Ottocento e Novecento, in cui il mestiere di minatore o cercatore d’oro era assai diffuso, regalando speranze di una vita migliore a qualsiasi latitudine. In Valle d’Aosta, dal 1899 tali speranze si sono concentrate nella stupenda Val d’Ayas, nella zona di Brusson, precisamente a Chamousira Fenilliaz, dove è stata scoperta la più importante miniera della Regione.
Attiva dal 1900 fino alla fine degli anni ’80, la miniera di Chamousira Fenilliaz è stata sfruttata principalmente da due società: la prima, fra il 1903 e il 1906, dalla compagnia inglese “The Evançon Gold Mining Company Limited”, che ne trasse un certo profitto, e poi dalla famiglia italiana Rivetti, che purtroppo non ebbe il medesimo successo.
La miniera ha un’estensione in sotterraneo di circa 1.600 metri, di cui oggi è visitabile la galleria al livello 7 del filone Fenilliaz. L’esperienza è di quelle che si ricordano perché consente di scendere nelle viscere della montagna, in totale sicurezza e relax grazie all’ausilio di guide esperte.
Una volta ritornati in superficie, si può proseguire il tour con il Museo della Miniera di Chamousira, situato in una struttura panoramica, e con il “Centro di documentazione Joseph Herbet”, ricco di interessanti testimonianze fotografiche e cartografie d’epoca.
Valle D'Aosta/Vallée D'Aoste