Saraceni, Normanni e Angioini hanno lasciato tracce importanti lungo la costa cosentina della Calabria, non solo in architetture e culture, ma anche in tradizioni gastronomiche. Già all’epoca e prima ancora dai tempi dei Greci, in queste terre a tratti irte e a tratti più dolci e collinari, fino a diventare pianeggianti verso i litorali marini, si coltivava infatti la vite. Terre interessate da un microclima mite, ideale per l’acclimatazione di alcuni vitigni, che in questa zona assunsero già in passato caratteristiche di particolare pregio. Si pensi, uno fra tutti, al vino di Cirella, il Chiarello, che gli annali tramandano essere stato il preferito da Re Ferdinando di Borbone e da Papa Paolo III Farnese. La presenza lungo la costa di fiorenti porti commerciali, insieme all’uso della pregiata pece silana all’interno delle anfore di terracotta, facilitava poi la diffusione del prodotto in tutto il Mediterraneo, fino ad arrivare in Francia e Spagna, senza subire grandi perdite organolettiche, il...
Scopri le tre cose apprezzate di più da chi ha già visitato la destinazione
Percezione Servizi offerti
41,02%
Personale
17,89%
Presenza di prodotti tipici
11,33%
Pulizia
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Percezione individuale
34,20%
Componente esperienziale
22,50%
Componente emozionale
17,50%
Dimensione enogastronomica
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Componente esperienziale
22,50%
Componente emozionale
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Componente esperienziale
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Componente emozionale
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Dimensione enogastronomica
Esperienza complessiva
89,19%
Qualità generale
7,87%
Organizzazione
2,85%
Raggiungibilità dei luoghi di interesse
89,19%
Qualità generale
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Organizzazione
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Raggiungibilità dei luoghi di interesse
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Qualità generale
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Dati ottenuti tramite l’analisi delle recensioni sul web
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Le attività del turista Naturalistico
cammini
Nel 2017, per una corretta promozione e conoscenza del neonato Cammino di San Francesco di Paola, veniva fondata anche l’omonima Associazione. Il Cammino di San Francesco di Paola è in assoluto uno dei più recenti percorsi di fede realizzati in Italia, che ha il pregio di riunire sotto un unico “marchio” le molte potenzialità naturalistiche, storiche e culturali del cosentino, e di offre allo stesso tempo una forma di turismo esperienziale completa, che prende abbrivio dal credo religioso per arrivare a contemplare molto altro. Tre le varianti proposte: la Via del Giovane, 49 km che conducono da San Marco Argentano al Santuario di Paola; la Via dell’Eremita, 62,7 km dal Santuario di Paterno Calabro al Santuario di Paola o viceversa; o in alternativa i 111,7 km divisi in sei tappe dell’Intero Cammino, che porta da San Marco Argentano al Santuario di Paternò Calabro.
San Francesco da Paola è il religioso eremita nato nel 1416 a Paola, in provincia di Cosenza, fondatore dell’Ordine dei Minimi, detto anche dei “paolotti”, canonizzato già nel 1519 a soli dodici anni dalla sua scomparsa per scelta di Papa Leone X. Fra le curiosità legate alla sua figura c’è quella che narra che fu proprio Francesco ad aver predetto al futuro Leone X l’elezione al soglio pontificio quando ancora era un bambino.
Nell’entroterra di Acquappesa, nel cosentino, si trova la Rupe del Diavolo, nome suggestivo quanto quelli delle quattro sorgenti che sgorgano da qui: tre calde, Caronte, Minosse e Galleria Calda, e una a 22 °C, la Galleria Fredda. Qui vicino si trovano anche i bacini di maturazione del fango termale e i letti di coltivazione delle alghe sulfuree, mete comprese nei tre sentieri che permettono di esplorare l’area naturalistica nei dintorni delle Terme Luigiane, costituite dallo stabilimento Thermae Novae, dal Parco Termale con il Centro Benessere e dal Grand Hotel delle Terme.
Scientificamente classificate come “sulfuree salso bromojodiche ipertermali” per l’abbondanza dello zolfo, le acque e i fanghi che ne derivano sono famosi per la loro efficacia terapeutica, dovuta alla composizione fisico-chimica e al “processo di maturazione” cui sono sottoposti. La parte argillosa (humus e sali minerali), imbevuta di acqua termale, viene arricchita con “alghe vive” – microrganismi che vegetano spontaneamente – esposta all’aria e al sole per una naturale ossidazione e nuovamente immersa in acqua termale fluente. Le alghe sono inoltre impiegate per le applicazioni di ionoforesi, le cure estetiche e la produzione dei prodotti cosmetici.
Vicino alle sorgenti si trova invece il complesso termale San Francesco, composto da reparto di balneofangoterapia, centro di pneumologia e reparto inalatorio. Un secondo reparto inalatorio si trova anche nello stabilimento Thermae Novae, con un’area specifica per i bambini.
Nel 2017, per una corretta promozione e conoscenza del neonato Cammino di San Francesco di Paola, veniva fondata anche l’omonima Associazione. Il Cammino di San Francesco di Paola è in assoluto uno dei più recenti percorsi di fede realizzati in Italia, che ha il pregio di riunire sotto un unico “marchio” le molte potenzialità naturalistiche, storiche e culturali del cosentino, e di offre allo stesso tempo una forma di turismo esperienziale completa, che prende abbrivio dal credo religioso per arrivare a contemplare molto altro. Tre le varianti proposte: la Via del Giovane, 49 km che conducono da San Marco Argentano al Santuario di Paola; la Via dell’Eremita, 62,7 km dal Santuario di Paterno Calabro al Santuario di Paola o viceversa; o in alternativa i 111,7 km divisi in sei tappe dell’Intero Cammino, che porta da San Marco Argentano al Santuario di Paternò Calabro.
San Francesco da Paola è il religioso eremita nato nel 1416 a Paola, in provincia di Cosenza, fondatore dell’Ordine dei Minimi, detto anche dei “paolotti”, canonizzato già nel 1519 a soli dodici anni dalla sua scomparsa per scelta di Papa Leone X. Fra le curiosità legate alla sua figura c’è quella che narra che fu proprio Francesco ad aver predetto al futuro Leone X l’elezione al soglio pontificio quando ancora era un bambino.
San Francesco da Paola, nato a Paola, in provincia di Cosenza, è il patrono della Calabria, e per questo, il borgo e il Santuario omonimo voluto dall’illustre concittadino sono da sempre meta di pellegrinaggio. A essere venerate sono le spoglie del santo, o meglio, parte di esse, perché il resto si trova a Tours, in Francia. La visita al Santuario si articola in vari edifici, ciascuno con la propria identità quanto a stile architettonico. La Basilica Antica è gotica e barocca insieme, la Basilica Nuova è postmoderna. Va da sé che nel mezzo, fra le due epoche di costruzione, ci sono quasi 5 secoli di differenza, andando dalla seconda metà del XV secolo alla fine degli anni Novanta del Novecento.
Nel 2017, per una corretta promozione e conoscenza del neonato Cammino di San Francesco di Paola, veniva fondata anche l’omonima Associazione. Il Cammino di San Francesco di Paola è in assoluto uno dei più recenti percorsi di fede realizzati in Italia, che ha il pregio di riunire sotto un unico “marchio” le molte potenzialità naturalistiche, storiche e culturali del cosentino, e di offre allo stesso tempo una forma di turismo esperienziale completa, che prende abbrivio dal credo religioso per arrivare a contemplare molto altro. Tre le varianti proposte: la Via del Giovane, 49 km che conducono da San Marco Argentano al Santuario di Paola; la Via dell’Eremita, 62,7 km dal Santuario di Paterno Calabro al Santuario di Paola o viceversa; o in alternativa i 111,7 km divisi in sei tappe dell’Intero Cammino, che porta da San Marco Argentano al Santuario di Paternò Calabro.
San Francesco da Paola è il religioso eremita nato nel 1416 a Paola, in provincia di Cosenza, fondatore dell’Ordine dei Minimi, detto anche dei “paolotti”, canonizzato già nel 1519 a soli dodici anni dalla sua scomparsa per scelta di Papa Leone X. Fra le curiosità legate alla sua figura c’è quella che narra che fu proprio Francesco ad aver predetto al futuro Leone X l’elezione al soglio pontificio quando ancora era un bambino.
Si digita flytirreno.com e si entra in un mondo fatto di nuvole, aria, vento, in cui si plana dolcemente, nel silenzio più assoluto. Con al sicurezza di avere un valido istruttore che ci guida e ci riporta a terra con il parapendio. Un modo divertente e sostenibile per conoscere il territorio, soprattutto se parliamo di una zona, come quella del cosentino, che da dalle spiagge della Riviera dei cedri alle colline dell’entroterra in cui ancora oggi ci si dedica alla coltivazione di vini autoctoni che affondano letteralmente le radici nei secoli.
Il volo in tandem, dunque, come modo ecosoft di approccio a un luogo, con istruttore a bordo del parapendio, per avvicinare una disciplina che di sicuro regala a ogni salto nuove emozioni.
Giocare a golf in Calabria. E perché no! Non è sicuramente uno sport che si associa al volo all’assolata terra di Calabria, nota per le sue meravigliose spiagge e le alture della Sila e del Pollino, ma in provincia di Cosenza, e precisamente a Cetraro, si può, e anche a buon livello. A permetterlo è il campo da golf a 9 buche, par 70, annesso al Grand Hotel San Michele, che comprende campo pratica, driving range e Club House, il tutto immerso in un paesaggio che muta continuamente, alternando colline, boschi, vigneti, antichi centri abitati, torri di guardia e scorci di mare su cui è bello terminare la giornata dopo averla trascorsa sul green.
Rocce dolomitiche, pareti calcaree, dirupi, gole profonde, grotte carsiche, pianori, pascoli ad alta quota, circhi glaciali e massi erratici. Tutto questo sulle vette più alte del Sud Italia, i Massicci del Pollino e dell’Orsomarso, che arrivano a sfiorare i 2200 metri. Siamo nel Parco Nazionale del Pollino, sull’Appennino Meridionale, a cavallo fra Basilicata e Calabria, fra Jonio e Tirreno.
Un contesto naturalistico di grande pregio, con specie arboree endemiche quali il pino loricato, animato da corsi d’acqua che diventano anche spunto per escursioni e attività sportive di vario genere. Per esempio, il fiume Lao, nei tratti che attraversano i comuni di Papasidero, Laino Borgo fino a Scalea, in provincia di Cosenza, è un perfetto “campo di gioco” per la pratica di rafting, kayak, acqua trekking ed escursioni lungo i suoi 55 km di lunghezza che partono dalla Serra del Prete, nella zona di Viggianello, in Basilicata, e transitando nella Valle del Mercure, arrivando in quella che dal 1987 è denominata e protetta come Riserva Naturale Valle del Fiume Lao.
Il paese di Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza, trova la sua ragion d’essere nel suo toponimo. Quale nome potrebbe rendere di più l’idea di un luogo che diventa palcoscenico di uno straordinario spettacolo sull’acqua? Parliamo di Note di Fuoco, il Festival dell’Arte Pirotecnica per eccellenza, uno dei più celebri del Sud Italia, che ogni anno attira in questa località di mare della costa tirrenica i più grandi maestri italiani del settore.
A loro spetta il compito di stupire con performance piromusicali in un perfetto sync fra fuochi e musica, un insieme che regala emozioni perfettamente godibili anche da numerosi paesi limitrofi. Dalle zattere galleggianti poste a 400 metri dalla costa, i fuochi si innalzano in cielo aprendosi per oltre 200 metri d’ampiezza, in un’escalation di colori, ritmo, forme piene e voluminose che lentamente si diradano nel cielo fino a sparire.
Intanto, a terra, sul lungomare e per le vie del paese, nei cinque giorni di manifestazione si può assistere a proiezioni su palazzi, visite guidate, concerti, sfilate di moda, spettacoli di artisti di strada e gare sportive, oppure si può visitare il planetario o salire sulla ruota panoramica per ammirare lo shop di fuochi e musica da una postazione privilegiata.
Bastano poche bracciate a nuoto, o in alternativa pochi minuti di barca per circumnavigare l’Isola di Dino, quel lembo di roccia rivestito di macchia mediterranea adagiato di fronte all’abitato di Praia a Mare in Calabria, più precisamente davanti a Capo dell’Arena a sud del paese. Pochi minuti per scoprire che in una superficie così piccola si concentrano tesori meravigliosi. Lì, a pelo d’acqua, ecco affiorare le imboccature di anfratti dai nomi molto più che evocativi: grotta del monaco, delle sardine, del frontone, delle cascate, del leone e persino grotta azzurra.
Partendo da quest’ultima, il riferimento alla più nota grotta caprese non è un caso, anzi. Anche qui, cullati dalle onde, si entra nel fianco dell’isola avvolti dai riflessi verde-blu dell’acqua, mentre in quella delle cascate si rimane ipnotizzati dallo scroscio costante dell’acqua che precipita in una piccola gola. In quella del leone ci si diverte a riconoscere la scultura “felina” plasmata dal mare, in quella delle sardine si inseguono i banchi di pesci che vi si affollano, in quella del frontone si ascoltano le leggende di naviganti che qui hanno trovato tempesta, e in quella del monaco l’eco di racconti di un passato lontano sull’isola rifugio di eremiti. Ad avallare questa tesi, una delle due ipotesi fatte sul tiponimo: Dino deriverebbe da “Aedina”, il tempio dedicato a Venere che un tempo sorgeva sull’isola, oppure dall’etimo greco “dina”, ovvero vortice, tempesta, per via del costante mare mosso alla punta sud del Frontone.
Nel 2003, nei dintorni di Cirella, unica frazione del comune di Diamante, nel cosentino, venne girato il film Per sempre di Alessandro Di Robillant, con Giancarlo Giannini. Sullo sfondo, si vedevano i ruderi del borgo medievale di Cerillae, fiorente colonia della Magna Grecia, poi rimodellata sull’impronta bizantino-normanna, che ancora oggi mostra la struttura di un Pantheon di epoca romana.
Fra questo sito archeologico e il cinquecentesco Monastero dei Minimi di San Francesco di Paola si trova il Teatro dei Ruderi di Cirella, in stile greco antico ma realizzato in realtà fra il 1994 e il 1997 con la finalità di ospitare spettacoli e concerti. Vario il calendario degli eventi proposti, che possono così godere di una location unica nel suo genere, particolarmente suggestiva per la vista sul mare e la singolarità della storia del luogo.
Ha il sapore del rito di iniziazione, e in effetti, un po’ lo è. In Calabria, mangiare peperoncino piccante è quasi un obbligo, ma al quale si è ammessi solo dopo i 14 anni. Diamante, in provincia di Cosenza, può essere considerata la “capitale”, la hot destination, è il caso di dirlo, degli appassionati del genere, che qui, oltre a poterlo gustare nel corso dell’anno in tutte le varianti e gradazioni di piccantezza possibili, possono prendere parte anche alla finale del “Campionato Italiano Mangiatori di Peperoncino”.
Un evento cui si giunge dopo accurate fasi di selezione provinciali e regionali, realizzate con l’aiuto di una sessantina di delegazioni dell’Accademia del peperoncino. Concorrenti uomini e donne hanno quindi 30 minuti di tempo per mangiare 50 gr di peperoncino super piccante accompagnato solo da pane e olio. Chi resiste senza mai allontanarsi dalla postazione, vince il titolo in palio. Tutt’attorno, nei cinque giorni di Campionato si svolgono spettacoli, mostre, convegni medici, degustazioni, in un clima di festa diffusa.
Nell’entroterra di Acquappesa, nel cosentino, si trova la Rupe del Diavolo, nome suggestivo quanto quelli delle quattro sorgenti che sgorgano da qui: tre calde, Caronte, Minosse e Galleria Calda, e una a 22 °C, la Galleria Fredda. Qui vicino si trovano anche i bacini di maturazione del fango termale e i letti di coltivazione delle alghe sulfuree, mete comprese nei tre sentieri che permettono di esplorare l’area naturalistica nei dintorni delle Terme Luigiane, costituite dallo stabilimento Thermae Novae, dal Parco Termale con il Centro Benessere e dal Grand Hotel delle Terme.
Scientificamente classificate come “sulfuree salso bromojodiche ipertermali” per l’abbondanza dello zolfo, le acque e i fanghi che ne derivano sono famosi per la loro efficacia terapeutica, dovuta alla composizione fisico-chimica e al “processo di maturazione” cui sono sottoposti. La parte argillosa (humus e sali minerali), imbevuta di acqua termale, viene arricchita con “alghe vive” – microrganismi che vegetano spontaneamente – esposta all’aria e al sole per una naturale ossidazione e nuovamente immersa in acqua termale fluente. Le alghe sono inoltre impiegate per le applicazioni di ionoforesi, le cure estetiche e la produzione dei prodotti cosmetici.
Vicino alle sorgenti si trova invece il complesso termale San Francesco, composto da reparto di balneofangoterapia, centro di pneumologia e reparto inalatorio. Un secondo reparto inalatorio si trova anche nello stabilimento Thermae Novae, con un’area specifica per i bambini.
Rocce dolomitiche, pareti calcaree, dirupi, gole profonde, grotte carsiche, pianori, pascoli ad alta quota, circhi glaciali e massi erratici. Tutto questo sulle vette più alte del Sud Italia, i Massicci del Pollino e dell’Orsomarso, che arrivano a sfiorare i 2200 metri. Siamo nel Parco Nazionale del Pollino, sull’Appennino Meridionale, a cavallo fra Basilicata e Calabria, fra Jonio e Tirreno.
Un contesto naturalistico di grande pregio, con specie arboree endemiche quali il pino loricato, animato da corsi d’acqua che diventano anche spunto per escursioni e attività sportive di vario genere. Per esempio, il fiume Lao, nei tratti che attraversano i comuni di Papasidero, Laino Borgo fino a Scalea, in provincia di Cosenza, è un perfetto “campo di gioco” per la pratica di rafting, kayak, acqua trekking ed escursioni lungo i suoi 55 km di lunghezza che partono dalla Serra del Prete, nella zona di Viggianello, in Basilicata, e transitando nella Valle del Mercure, arrivando in quella che dal 1987 è denominata e protetta come Riserva Naturale Valle del Fiume Lao.
Il paese di Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza, trova la sua ragion d’essere nel suo toponimo. Quale nome potrebbe rendere di più l’idea di un luogo che diventa palcoscenico di uno straordinario spettacolo sull’acqua? Parliamo di Note di Fuoco, il Festival dell’Arte Pirotecnica per eccellenza, uno dei più celebri del Sud Italia, che ogni anno attira in questa località di mare della costa tirrenica i più grandi maestri italiani del settore.
A loro spetta il compito di stupire con performance piromusicali in un perfetto sync fra fuochi e musica, un insieme che regala emozioni perfettamente godibili anche da numerosi paesi limitrofi. Dalle zattere galleggianti poste a 400 metri dalla costa, i fuochi si innalzano in cielo aprendosi per oltre 200 metri d’ampiezza, in un’escalation di colori, ritmo, forme piene e voluminose che lentamente si diradano nel cielo fino a sparire.
Intanto, a terra, sul lungomare e per le vie del paese, nei cinque giorni di manifestazione si può assistere a proiezioni su palazzi, visite guidate, concerti, sfilate di moda, spettacoli di artisti di strada e gare sportive, oppure si può visitare il planetario o salire sulla ruota panoramica per ammirare lo shop di fuochi e musica da una postazione privilegiata.
Bastano poche bracciate a nuoto, o in alternativa pochi minuti di barca per circumnavigare l’Isola di Dino, quel lembo di roccia rivestito di macchia mediterranea adagiato di fronte all’abitato di Praia a Mare in Calabria, più precisamente davanti a Capo dell’Arena a sud del paese. Pochi minuti per scoprire che in una superficie così piccola si concentrano tesori meravigliosi. Lì, a pelo d’acqua, ecco affiorare le imboccature di anfratti dai nomi molto più che evocativi: grotta del monaco, delle sardine, del frontone, delle cascate, del leone e persino grotta azzurra.
Partendo da quest’ultima, il riferimento alla più nota grotta caprese non è un caso, anzi. Anche qui, cullati dalle onde, si entra nel fianco dell’isola avvolti dai riflessi verde-blu dell’acqua, mentre in quella delle cascate si rimane ipnotizzati dallo scroscio costante dell’acqua che precipita in una piccola gola. In quella del leone ci si diverte a riconoscere la scultura “felina” plasmata dal mare, in quella delle sardine si inseguono i banchi di pesci che vi si affollano, in quella del frontone si ascoltano le leggende di naviganti che qui hanno trovato tempesta, e in quella del monaco l’eco di racconti di un passato lontano sull’isola rifugio di eremiti. Ad avallare questa tesi, una delle due ipotesi fatte sul tiponimo: Dino deriverebbe da “Aedina”, il tempio dedicato a Venere che un tempo sorgeva sull’isola, oppure dall’etimo greco “dina”, ovvero vortice, tempesta, per via del costante mare mosso alla punta sud del Frontone.
Nel 2003, nei dintorni di Cirella, unica frazione del comune di Diamante, nel cosentino, venne girato il film Per sempre di Alessandro Di Robillant, con Giancarlo Giannini. Sullo sfondo, si vedevano i ruderi del borgo medievale di Cerillae, fiorente colonia della Magna Grecia, poi rimodellata sull’impronta bizantino-normanna, che ancora oggi mostra la struttura di un Pantheon di epoca romana.
Fra questo sito archeologico e il cinquecentesco Monastero dei Minimi di San Francesco di Paola si trova il Teatro dei Ruderi di Cirella, in stile greco antico ma realizzato in realtà fra il 1994 e il 1997 con la finalità di ospitare spettacoli e concerti. Vario il calendario degli eventi proposti, che possono così godere di una location unica nel suo genere, particolarmente suggestiva per la vista sul mare e la singolarità della storia del luogo.
Ha il sapore del rito di iniziazione, e in effetti, un po’ lo è. In Calabria, mangiare peperoncino piccante è quasi un obbligo, ma al quale si è ammessi solo dopo i 14 anni. Diamante, in provincia di Cosenza, può essere considerata la “capitale”, la hot destination, è il caso di dirlo, degli appassionati del genere, che qui, oltre a poterlo gustare nel corso dell’anno in tutte le varianti e gradazioni di piccantezza possibili, possono prendere parte anche alla finale del “Campionato Italiano Mangiatori di Peperoncino”.
Un evento cui si giunge dopo accurate fasi di selezione provinciali e regionali, realizzate con l’aiuto di una sessantina di delegazioni dell’Accademia del peperoncino. Concorrenti uomini e donne hanno quindi 30 minuti di tempo per mangiare 50 gr di peperoncino super piccante accompagnato solo da pane e olio. Chi resiste senza mai allontanarsi dalla postazione, vince il titolo in palio. Tutt’attorno, nei cinque giorni di Campionato si svolgono spettacoli, mostre, convegni medici, degustazioni, in un clima di festa diffusa.
Nell’entroterra di Acquappesa, nel cosentino, si trova la Rupe del Diavolo, nome suggestivo quanto quelli delle quattro sorgenti che sgorgano da qui: tre calde, Caronte, Minosse e Galleria Calda, e una a 22 °C, la Galleria Fredda. Qui vicino si trovano anche i bacini di maturazione del fango termale e i letti di coltivazione delle alghe sulfuree, mete comprese nei tre sentieri che permettono di esplorare l’area naturalistica nei dintorni delle Terme Luigiane, costituite dallo stabilimento Thermae Novae, dal Parco Termale con il Centro Benessere e dal Grand Hotel delle Terme.
Scientificamente classificate come “sulfuree salso bromojodiche ipertermali” per l’abbondanza dello zolfo, le acque e i fanghi che ne derivano sono famosi per la loro efficacia terapeutica, dovuta alla composizione fisico-chimica e al “processo di maturazione” cui sono sottoposti. La parte argillosa (humus e sali minerali), imbevuta di acqua termale, viene arricchita con “alghe vive” – microrganismi che vegetano spontaneamente – esposta all’aria e al sole per una naturale ossidazione e nuovamente immersa in acqua termale fluente. Le alghe sono inoltre impiegate per le applicazioni di ionoforesi, le cure estetiche e la produzione dei prodotti cosmetici.
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Villa Cirimarco Agriturismo Agriturismo ricettivo Agriturismo ricettivo
Bonifati (CS), Calabria
Le Corone della Qualità
La performance della struttura è contrassegnata graficamente da una, due o tre corone, a seconda del punteggio percentuale, ottenuto durante la visita di valutazione, basato sui seguenti criteri:
Qualità del servizio, Promozione del Territorio, Identità e Notorietà.
La performance della struttura è contrassegnata graficamente da una, due o tre corone, a seconda del punteggio percentuale, ottenuto durante la visita di valutazione, basato sui seguenti criteri:
Qualità del servizio, Promozione del Territorio, Identità e Notorietà.