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L’Eremo Celestiniano di San Giovanni all’Orfento a Caramanico Terme, in provincia di Pescara, fu fatto costruire da fra’ Pietro detto da Morrone nel 1290, su uno sperone di roccia poco sopra alla grotta dove era solito ritirarsi in preghiera, negli anni precedenti alla sua elezione a Sommo Pontefice con il nome di Celestino V. Un luogo spettacolare per il suo stare in bilico a metà costa, appena sopra Sulmona, ma non certamente l’unico sito religioso che merita attenzione in terra d’Abruzzo, disseminata di abbazie, chiese, santuari ed eremi che partono dalla costa adriatica e arrivano fino ai 1500 metri di quota della Chiesa di Santa Maria della Pietà, a Rocca Calascio, in provincia dell’Aquila. Là dove alla bellezza di una costruzione del Cinquecento eretta in mezzo al nulla si affiancano le rovine del Castello Normanno, creando un insieme di grande fascino, spesso set di film, come Ladyhawke e Il nome della rosa.
Tornando a Caramanico Terme, nel cuore del Parco Nazionale della Majella, troviamo anche la Chiesa Santa Maria Maggiore e l’Abbazia di San Tommaso in Becket, quest’ultimo Monumento Nazionale voluto nel Duecento dagli agostiniani in memoria dell’Arcivescovo di Canterbury dell’Ordine dei Templari, morto durante una battaglia fra Corona inglese e Santa Romana Chiesa. E ancora, sempre in provincia di Pescara, si visitano la Chiesa di San Francesco a Città Sant’Angelo, e ad Abbateggio la Collegiata S. Michele Arcangelo, la Chiesa Medievale e Altomedievale di Sant’Agata e il Santuario della Madonna dell’Elcina, quest’ultimo legato all’antica leggenda di un’apparizione della Madonna a due pastorelli muti. La Madonna sarebbe stata seduta su un leccio (elce), i cui resti conservati sotto l’altare sono ora oggetto di culto.
Altri misteriosi avvenimenti sarebbero invece legati alla costruzione della Chiesa Romitorio della Madonna della Mazza, a Pretoro, sempre sulla Majella. Qui si narra che l’immagine di Maria sia stata rinvenuta su un tronco, poi trasportata in paese e infine ritrovata nuovamente in Chiesa, per opera della Madonna stessa, che nel farlo lasciò le proprie impronte su un’improbabile neve caduta nel giorno 2 di luglio.
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