Autore
Nel 1492, mentre dall’altra parte del globo Cristoforo Colombo scopriva l’America, a Pizzo Calabro, in provincia di Reggio Calabria, re Ferdinando d’Aragona faceva erigere il Castello diventato simbolo del borgo e della Costa degli Dei. Una costruzione repentina generata dalla necessità di controbattere al tentativo di rivolta dei Baroni, ordita contro di lui da parte dei feudatari di Castrovillari, Corigliano e Belvedere Marittimo.
Oggi, il massiccio corpo quadrangolare, le due torri a tronco conico e la parte trapezoidale a picco sul mare sono ancora qui a ricordare quell’epoca di scontri sanguinosi, ma anche gli ultimi istanti di vita di uno dei protagonisti della storia più recente: una lapide posta sul ponte levatoio riporta che nel 1815 Gioacchino Murat venne fucilato proprio qui. Fedelissimo di Napoleone, Murat aveva conquistato il Regno di Napoli, ma dopo la sconfitta di Waterloo e il declino dell’imperatore francese, fu arrestato dai soldati di Ferdinando IV di Borbone, rinchiuso nelle prigioni del castello di Pizzo e poi trucidato.
L’eco di questi eventi fece subito il giro dell’Europa, creando già allora un flusso di curiosi e di visitatori affascinati dalla figura del coraggioso generale francese. Fra i primi noti giunti in visita ci fu Alexandre Dumas, che nell’autunno del 1835, durante il suo grand tour dell’Italia meridionale, si fermò a Pizzo e volle vedere con i propri occhi la cella dove Murat trascorse i suoi ultimi giorni.
Autore
Autore