Il Polo Museale di Cirò

Sono ben tre le esposizioni che compongono il Polo Museale di Cirò, attrazione culturale sui generis nel panorama turistico della provincia di Crotone. Questa la sequenza dei temi trattati: si comincia dalle sale dedicate a Luigi Lilio, con la riproduzione dei documenti che ricostruiscono la riforma del Calendario Gregoriano, affiancati da una mostra permanente multimediale incentrata sull’astronomia antica. Il percorso prosegue virando sul tema dell’alchimia e sulla figura di Giano Lacinio, alchimista francescano orgoglio di Cirò, dove nacque nel Cinquecento. Altra mostra permanente e altra virata varcando la soglia del Museo del Vino e della Società Contadina, dove macchinari d’epoca e beni e arredi della civiltà contadina raccontano di come si vinificava e si viveva un tempo nel territorio di Cirò.

Museo della Civiltà Contadina

L’antico mestiere del vignaiolo, del pastore, dell’artigiano, della filandera, della tessitrice, della cuoca e della casalinga che si prendeva cura di figli, orto e mestieri. Il Museo della Civiltà Contadina ricavato all’interno della Torre Aragonese di Melissa, nota anche come Torrazzo o Torre Melissa, è un’occasione unica per fare una sorta di escursione nel tempo, alla scoperta di ritmi e usi della vita rurale di una volta. Una passeggiata lungo il bel litorale ai piedi del promontorio su cui sorge la fortificazione, datata al XIII-XIV secolo, è poi d’obbligo, così come una degustazione del vino locale Dop, il celebre bianco Cirò.

Museo del Vino “Palazzo Ferraro”

Sopra il Comune, e sotto il Museo del Vino. Nel borgo di Melissa, nel crotonese, succede anche questo. All’interno della stessa dimora aristocratica, donata dalla casata dei Ferraro al Comune, Palazzo Ferraro appunto, coesistono due realtà ben distinte, al piano nobile la Sala del Consiglio e, al piano terra, l’esposizione che attraverso utensili e macchinari d’epoca illustra come si produceva vino fino a qualche decennio fa.

Stilo Porte Civiche e Mura di Cinta

Stilo, nel reggino, è noto soprattutto per la Cattolica, l’edificio religioso dalle linee bizantine icona anche del tratto di costa ionica sottostante. Inserito nel listing dei Borghi più belli d’Italia, Stilo era difesa un tempo da possenti mura perimetrali, di cui oggi ne rimangono solo alcuni tratti, comprensivi di tre porte d’accesso e due postazioni di guardia. Nonostante ciò, nei secoli il borgo è riuscito a preservare numerosi edifici storici dalle splendide architetture e un impianto medievale autentico, con vicoli e piazzette che si aprono all’improvviso su scorci di panorama che dal vere del Monte Cozzolino arrivano al blu del mare.

Frontino

Fra i “Borghi più belli d’Italia” delle Marche c’è Frontino, Paese Bandiera Arancione ma soprattutto, con meno di 300 abitanti, il più piccolo Comune della Provincia di Pesaro e Urbino e dell’Unione Montana del Montefeltro. Il contesto è quello appunto delle dolci colline del Montefeltro, incluse nel Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello e dominate dal monte Carpegna, ai cui piedi si stende la Valle del fiume Mutino. Provengono da qui le pietre che lastricano le strade di Frontino e che hanno fornito la materia prima per erigere in passato torri e mura castellane, e più di recente le fontane realizzate da Franco Assetto, grande artista torinese precursore della pop art ed ispiratore del movimento artistico “Baroque Ensembliste”, che lasciò gran parte delle sue opere al Comune. Il monumento per eccellenza di Frontino è il Convento di Montefiorentino, per la sua importanza culturale ma anche religiosa, essendo stato fondato nel 1213 da San Francesco: include un piccolo chiostro e una cappella rinascimentale, intitolata ai Conti Oliva, un capolavoro attribuito a Francesco De Simone Ferrucci da Fiesole, dove un tempo erano esposte la splendida pala d’altare di Giovanni Santi, padre di Raffaello, e un affresco attribuito a Evangelista da Piandimeleto.

Appena fuori dal centro, in un bosco di querce secolari, si trova poi il Monastero di San Girolamo, recentemente restaurato e adibito a residenza d’epoca, e poco oltre un mulino ad acqua del trecento, detto di Ponte Vecchio, che riforniva di farina e pane il castello. Dotato un tempo di torre di guardia e difesa, oggi ospita il Museo del Pane.

A tramandare le tradizioni culturali, storiche e gastronomiche del luogo ci pensa anche un calendario fitto di eventi ormai consolidati da anni: si vedano ad esempio la Festa del Tartufo nero e il Festival degli Spaventapasseri ad agosto, la Sagra del Fagiolo a settembre e il Premio Nazionale di Cultura Frontino–Montefeltro a ottobre.

Castello Malaspina

Massa è un toponimo che in passato alludeva semplicemente a un’ “estesa proprietà fondiaria”. Quindi, la città toscana nei secoli mutò il suo nome a seconda di chi deteneva il potere in quel momento: Massa Lunense, quando fu di proprietà del vescovo di Luni, Massa del Marchese quando divenne terra dei Malaspina, e ancora Massa Cyba, dal nome dei loro successori, e infine Massa Ducale, nel momento dell’ammissione al Ducato di Modena.

Simbolo di Massa è il Castello Malaspina, imponente fortezza attualmente in fase di restauro, ma comunque aperto al pubblico, di cui si possono visitare i cortili, il mastino e i saloni del palazzo rinascimentale allestiti con mobili d’epoca parzialmente originali. Il progetto in fieri è quello di Si realizzare al suo interno un museo con reperti archeologici rinvenuti nella zona e datati dal Paleolitico all’età romana, oltre ai calchi delle celebri statue-stele della Lunigiana.

Cinta Muraria di Corinaldo

Percorrendo i 912 metri del camminamento di ronda delle mura medievali di Corinaldo, nell’anconetano, ci si imbatte in una serie di elementi architettonici dai nomi bizzarri. Il tour inizia dalla Porta di Santa Maria del Mercato, che conserva ancora le sedi di scorrimento delle catene del ponte levatoio. Di fronte ha inizio l’antica scalinata di Via Piaggia (detta “delle cento scale”), “cardo” del nucleo medievale, lungo la quale si incontra il Pozzo della Polenta. Seguono la Torre del Mangano, cosiddetta dall’antico strumento usato per pressare le stoffe, la Guardiola di Mezzogiorno, il Torrione del Calcinaro, il cui nome deriva dalla professione di chi lo abitava, e la Torre della Rotonda.

Il corridoio porticato poco oltre, detto “I landroni”, è ricavato dall’aggiunta di un piano agli edifici settecenteschi lungo Via del Corso, e conduce fino a Porta Nova. La Torre dello Sperone si fa notare per la struttura pentagonale, alta 18 metri, concepita nel XV secolo da uno dei più abili architetti militari dell’epoca, il senese Francesco di Giorgio Martini. Porta San Giovanni si differenzia invece per una serie di elementi costruttivi, come per esempio la “bianchetta”, porta a lato dell’arco d’ingresso per l’accesso alla città durante gli assedi, e ancora saettiere, archibugiere, piombatoi e merlature ghibelline a coda di rondine rimaste praticamente inalterate. Chiude il camminamento la Torre dello Scorticatore, alta 15 metri di altezza, il cui nome non lascia molta fantasia.

Civica Raccolta d’Arte – Raccolta Incisori Marchigiani

Il rischio di dispendere un prezioso patrimonio d’arte era grande, perché le 26 opere che oggi compongono la Civica Raccolta d’Arte di Sassoferrato erano distribuite fra chiese, conventi, confraternite e collezioni private della città e del territorio. Meglio dunque riunirle in un unico “contenitore”, quello della prestigiosa sede di Palazzo Oliva, edificio costruito nel XV secolo dal Cardinale Alessandro Oliva (1407-1463), illustre personaggio sassoferratese. I 26 dipinti coprono tre secoli di storia dell’arte, dal Quattrocento alla fine del Settecento, dalla fine del Medioevo all’età barocca, comprendendo anche due tele di Giovan Battista Salvi, noto come “Il Sassoferrato”, protagonista del classicismo europeo che nella Roma del XVII secolo trovò anche importanti committenze, per poi fare ritorno nel suo paese d’origine. La scuola pittorica marchigiana ebbe poi anche altri importanti interpreti, autori degli altri quadri qui esposti.

Palazzo Oliva è inoltre la “dimora” della Raccolta “Incisori Marchigiani”, creata grazie al generoso lascito dei coniugi Mirella e Franco Pagliarini, che donarono al Comune la propria collezione di opere grafiche. Si tratta di una collettanea di oltre quattrocento grafiche, realizzate da 200 artisti marchigiani, vero omaggio alla cultura e alla bellezza del territorio.

Parco Archeologico di Sentinum

Visitare il Parco Archeologico di Sentinum, nell’anconetano, significa camminare nella storia, grazie alle numerose evidenze di un abitato datato a qualche secolo prima di Cristo. Cinta muraria, cardo e decumano, resti di un impianto termale pubblico urbano e di uno extra-urbano, colonne di granito, ville con pavimenti a mosaico, botteghe per la fusione del metallo o altri mestieri. La Sentinum dell’epoca romana era così, almeno nel 295 a.C., quando nella sua campagna avvenne la cosiddetta “Batttaglia delle nazioni”, in cui i Romani sconfissero la coalizione Italica formata da Galli Senoni e Sanniti. Una volta caduta in declino e abbandonata, Sentinum divenne una sorta di cava cui attingere pietre e marmi per la costruzione dei monumenti di Sassoferrato, borgo medievale a circa 1 km dagli scavi.

Museo Archeologico di Santa Severina

Museo Archeologico – Centro Documentazione e Studi sui Castelli. La dicitura integrale del museo che affaccia su Piazza Campo, cuore del borgo di Santa Severina, nel crotonese, è chiara: chiunque abbia interesse e curiosità su quel complesso sistema di fortilizi e manieri di cui le coste calabre sono disseminate, deve fare tappa qui, per approfondire tutto ciò che riguarda la loro costruzione, funzione e storia, in un arco che copre più di mille anni. Oltre a questa parte sugli “Studi sui Castelli” allestita nel bastione dell’Ospedale, si può poi visitare la sezione archeologica ambientata nelle sale ricavate nei bastioni del Settecento e dedicata ai piccoli e grandi centri abitati che popolarono la Valle del Neto dall’Età del Ferro all’Età Classica.

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