Palermo, Corso Calatafimi 267. E’ qui che si trova una vera rarità, il Real Albergo dei Poveri, un edificio monumentale fondato nel 1733, con lo scopo di accogliere poveri inabili, storpi, giovani vagabonde e orfane. L’iniziativa nacque da alcuni privati, fra cui Ferdinando Francesco Gravina, principe di Palagonia, per poi essere ripresa durante il regno di Carlo di Borbone. Nel 1746 ebbero inizio i lavori, ma ci vollero parecchi anni perché la struttura venisse inaugurata. Ciò avvenne nel 1772, sotto il regno di Ferdinando III. Nel 1898, il Real Albergo dei Poveri fu adibito soltanto all’accoglienza delle donne, e il suo nome mutò in Albergo delle Povere. Nel 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, l’edificio fu seriamente danneggiato e solo al termine della guerra fu restaurato. Oggi, l’attività per così dire alberghiera è stata sostituita da quella di spazio per eventi, convegni e mostre, il tutto sotto la gestione della Regione Siciliana che ne ha acquistato una parte, mentre il resto dell’edificio continua ad essere di pertinenza dell’istituto Principe di Palagonia e Conte Ventimiglia.
Type of point of interest: Arte e cultura
Museo Capitolare e Area Archeologica della Cattedrale di San Lorenzo
Perugia, Piazza IV Novembre. Quasi uno “stargate” ai duemilacinquecento anni di storia del capoluogo umbro. Si varca la soglia del Museo Capitolare e Area Archeologica della Cattedrale di San Lorenzo e si ha accesso a un vero e proprio percorso archeologico che permette di scoprire, uno dopo l’altro, gli edifici qui sotto conservati. Un iter fisico che corre parallelo alla storia, in un continuum che va dagli edifici sacri e civili di epoca umbra e passa poi a quelli etruschi e romani, fino ai resti della cittadella medievale. Partendo dall’alto, si incontrano il Palazzo dell’amministrazione pubblica nel medioevo comunale, il podio del tempio etrusco, il grande salone medievale, il grande muro etrusco di terrazzamento, la case della torre bizantina, la strada etrusco-romana e una casa romana.
Cava d’Ispica, trekking con aperitivo
Necropoli preistoriche, catacombe cristiane, oratori rupestri, eremi monastici e resti di nuclei abitativi di varie epoche. La valle fluviale di Cava Ispica è un condensato di storia, archeologia, arte e natura, che per 13 km si sviluppa lungo l’altopiano ibleo, fra Modica e Ispica. La macchia mediterranea invade ogni spazio, alternando le visite culturali alle attività di puro escursionismo, che da queste parti si può svolgere in totale sicurezza grazie a Sicilia in Cammino, una rete di guide ambientali professioniste e di piccole associazioni naturalistiche che hanno fatto del trekking il loro mestiere. E “Trekking con Aperitivo” alle Cave d’Ispica è uno dei programmi più gettonati, che consente di trascorrere una giornata fra degustazione di prodotti tipici degli iblei e passeggiate lungo la Cava Ispica. Il percorso è di 4 km circa, e tocca una necropoli con abitazioni rupestri e un castello sicano, un’abitazione a più piani unica nel suo genere. L’attività termina al rifugio di Sicilia in Cammino, dove è allestito un buffet con prodotti di qualità, vino tipico della zona, come il DOCG Cerasuolo di Vittoria.
Teatro Ditirammu
Nel Centro Storico di Palermo, e precisamente al civico 6 di Via Torremuzza, si trova uno di quei gioielli architettonici che si rischia di perdere, perché da fuori, eccetto che per l’insegna, non si intuisce ciò che si va poi a scoprire una volta varcata la soglia. Invece, ecco il Teatro Ditirammu, singolare per la sua pianta quadrangolare e per i soli 52 posti a sedere che ne fanno uno dei teatri più piccoli d’Italia, e certamente l’unico nel suo genere.
Le origini della Compagnia di Canto Popolare Ditirammu risalgono agli anni ’30, periodo in cui andava ancora in voga la formazione di canto folklorico. All’epoca, la direzione artistica era affidata al maestro Carmelo Gioacchino e alle ricerche musicali di Giovanni Varvaro, musicista capace di passare dalla chitarra al friscaletto fino al marranzano. Allo stesso Varvaro si deve nel 1934, in occasione del matrimonio del principe Umberto di Savoia, la creazione del Coro della Conca D’Oro, il primo dei cori folkorici siciliani, attivo fino alla fine degli anni ’50. La scuola che ne nacque fu uno di quei modelli che ha lasciato il segno. Giovanni Varvaro e Irene D’onufrio hanno dato vita a una dinastia di artisti, fra cui anche figli e nipoti, trasferendo ad essi il modo interpretativo del sentimento popolare siciliano. Tra i suoi allievi, Vito Parrinello e Rosa Mistretta ne hanno seguito le orme, tramandando i loro insegnamenti e proseguendo la tradizione di famiglia a sua volta passata ai figli Elisa e Giovanni, che dal 2000 si sono impegnati nella creazione di laboratori artistici per bambini e ragazzi. Molti i cimeli di famiglia esposti nel teatro, così come nell’adiacente piccolo “CantoMUSEO”.
Sabbioneta
Sabbioneta, il capolavoro di Vespasiano Gonzaga, è una città nata in un lembo di terra sabbiosa (da cui il nome dal latino sabulum: sabbia) bagnata dal Po e dall’Oglio. Particolare la sua pianificazione urbana,
influenzata da una visione moderna e funzionale del Cinquecento e con forme, proporzioni e misure intrise di una bellezza alchemica.
Sabbioneta è il risultato della volontà di un solo uomo, che ha plasmato questa “piccola Roma” per soddisfare la sua nostalgia della città eterna, prendendo ispirazione dai suoi antichi resti. La città vanta una galleria coperta, un Teatro all’Antica e le magnifiche stanze del Palazzo Ducale. Il Palazzo Giardino e il mausoleo di Vespasiano completano questo incredibile panorama urbano.
La struttura urbana a forma di stella a sei punte ha resistito alle alterazioni nel corso del tempo. Nel 2008, insieme a Mantova, Sabbioneta è stata riconosciuta Patrimonio dell’Umanità UNESCO, confermata dal Certificato del Touring Club Italiano e insignita del titolo di “Borgo più Bello d’Italia” in Lombardia.
Palazzo Ducale – Complesso Museale Mantova
Il Complesso Museale di Palazzo Ducale a Mantova costituisce una straordinaria testimonianza storica e rappresenta un’icona del Rinascimento italiano e dell’arte europea tra il Medioevo e il Barocco. Inserito nel prestigioso sito UNESCO di “Mantova e Sabbioneta”, questo complesso è una vera e propria città-palazzo, caratterizzata da una configurazione spaziale articolata su una superficie di circa 35.000 mq con oltre 1.000 ambienti.
La storia del Palazzo Ducale abbraccia un arco temporale significativo, dall’ultimo decennio del Duecento, con il nucleo costruito dalla famiglia Bonacolsi, fino agli interventi asburgici del Settecento ma gran parte della storia del luogo è legata alla Gonzaga, che lo ha utilizzato come residenza principale dal 1328 al 1707.
Tra le gemme custodite all’interno, emergono il ciclo di affreschi tardo gotici di Pisanello del Quattrocento, la celebre Camera Picta di Andrea Mantegna e i dipinti barocchi di Pieter Paul Rubens. Palazzo Ducale continua a essere un collettore culturale di grande rilevanza, ospitando mostre che spaziano dalla ricca eredità artistica antica alla contemporaneità.
Palazzo Te e Palazzo San Sebastiano
Palazzo Te era il luogo dedicato all’ozio del principe Federico II Gonzaga e ai suoi sontuosi ricevimenti, ideato dal pittore e architetto Giulio Romano. L’edificio, situato su un’isola collegata a Mantova, è un esempio straordinario di villa rinascimentale suburbana. Tra le sue sale: la Sala dei Cavalli, la Camera di Amore e Psiche e la Camera dei Giganti, riccamente decorate con dipinti e rilievi che narrano storie mitologiche. Il sostantivo TE è toponimo, ad indicare una località di rustiche abitazioni posta a meridione della città, poco lontano dalle mura.
Un luogo particolare è l’Appartamento del Giardino Segreto, noto anche come la Grotta, un rifugio privato ornato da opere d’arte ispirate alla cultura classica. Collegato a Palazzo Ducale il Palazzo San Sebastiano, oggi la sede del Museo della Città dal 2005. Il museo offre un percorso affascinante attraverso la storia e l’arte di Mantova, con moderne postazioni multimediali che approfondiscono la contestualizzazione delle opere.
L’edificio di Palazzo San Sebastiano, recentemente restaurato, ha subito varie trasformazioni nel corso dei secoli. Originariamente costruito per ospitare le tele monumentali dei “Trionfi di Cesare” di Andrea Mantegna, divenne la dimora privata del principe Francesco II Gonzaga.
Nel corso del Seicento, Palazzo San Sebastiano iniziò ad essere abbandonato e subì varie destinazioni d’uso, da prigione a caserma. Nel Novecento, l’edificio fu ulteriormente compromesso dal riassetto urbanistico. La campagna di restauro iniziata nel 1995 ha riportato alla luce le decorazioni rinascimentali e ha restituito al palazzo il suo antico splendore, diventando la sede ideale per il Museo della Città. Le ricostruzioni multimediali 3D e i disegni di Guglielmo Calciolari narrano la storia e la rinascita di Palazzo San Sebastiano.
Teatro Bibiena
Il Teatro Bibiena, costruito tra il 1767 e il 1769, rappresenta un capolavoro architettonico progettato da Antonio Galli Bibiena su commissione del conte Carlo Ottavio di Colloredo, rettore dell’Accademia dei Timidi. Concepito inizialmente per adunanze scientifiche, il teatro si è presto aperto anche a recite e concerti, divenendo una gemma culturale nel cuore di Mantova.
La struttura si distingue per la sua vivacità artistica e l’armonioso equilibrio tra movimento ed eleganza. L’architetto Bibiena, con straordinario estro, ha non solo ideato il teatro, ma ha anche diretto i lavori di fabbrica e affrescato personalmente gli interni dei palchetti con figurazioni monocrome.
Il Teatro Bibiena ha una facciata classica realizzata da Giuseppe Piermarini, figura che battezza il salone posto al primo piano del teatro. Inaugurato ufficialmente il 3 dicembre 1769, il teatro ha visto la sua prima esibizione memorabile il 16 gennaio 1770, quando il giovane Wolfgang Amadeus Mozart, appena quattordicenne, vi tenne un concerto durante la sua tournée italiana.
Oggi il Teatro Bibiena continua a essere un luogo dinamico, ospitando rassegne musicali, concerti e convegni di alto livello. La sua storia ricca di eventi culturali e la sua autenticità architettonica lo rendono un’attrazione imperdibile per gli appassionati di arte e cultura. La vivace programmazione del teatro contribuisce a mantenere viva la sua eredità, offrendo agli spettatori contemporanei un’esperienza unica e coinvolgente.
Comune di Civitella del Tronto
Cinquecento metri di lunghezza e 25.000 metri quadrati di superficie. Cifre che fanno di Civitella del Tronto una delle fortificazioni più grandi d’Europa, oltre che un’opera di ingegneria militare perfettamente conservata che è valso al paese l’inserimento nel circuito dei “Borghi più belli d’Italia”. Dal 1001, anno delle prime notizie di Tibitella, su questo promontorio granitico fra Ascoli e Teramo ci sono passati tutti: Papi, Angioini, Aragonesi, Sforza, francesi, spagnoli, austriaci e infine i Savoia. Era il 26 ottobre 1860, e dopo aver attraversato l’Emilia-Romagna e le Marche, l’esercito di Vittorio Emanuele II di Savoia decise di assediare Civitella. Le truppe borboniche resistettero 200 giorni, ma nel frattempo, a Torino, il 17 marzo 1861 veniva proclamata la nascita del Regno d’Italia. Ciò nonostante, Civitella continuò a combattere per altri tre giorni, diventando così l’ultima roccaforte borbonica ad arrendersi all’unità nazionale.
Fortezza Borbonica
La Fortezza di Civitella del Tronto è una delle fortificazioni più grandi d’Europa, oltre che un’opera di ingegneria militare perfettamente conservata che è valso al paese l’inserimento nel circuito dei “Borghi più belli d’Italia”. Lo stato di conservazione è dovuto anche a una vasta opera di restauro curata dalla Sovrintendenza de L’Aquila, realizzata nell’arco di dieci anni, fra il 1975 e il 1985, che l’ha resa completamente visitabile. Si inizia dai tre camminamenti di ronda, si passa poi alle piazze d’armi, al Palazzo del Governatore e alla Chiesa di San Giacomo. Cisterne, caserme e ambienti di servizio contribuiscono a ricostruire come doveva essere la vita quotidiana all’interno di questa immensa struttura, ampia 25.000 metri quadrati e lunga 500 metri. Una volta ammirato ciò che c’è al suo interno e nel Museo delle Armi – molto curiosi gli schioppi a miccia del XV secolo e le pistole a pietra focaia -, non resta che godersi il magnifico paesaggio, che abbraccia i massicci del Gran Sasso, della Laga, della Majella e dei Monti Gemelli, fino a sfiorare sulla linea dell’orizzonte l’Adriatico.