Borgo di Curinga

Il distretto è quello della Valle dell’Amato. La zona quella della Costa degli dei o Riviera dei tramonti. Nel mezzo c’è Curinga, comune di circa 7.000 abitanti arroccato su un promontorio a 380 metri di altezza, affacciato sul Mar Tirreno e la Piana di Lamezia ma già in provincia di Catanzaro. Fra i “meriti” di questo paese, che nelle giornate terse permette anche di scorgere in lontananza le Isole Eolie, c’è quella di custodire due esemplari di piante da record: in località Vrisi, appena fuori il centro, si trova infatti il Gigante Buono, un platano orientale monumentale che una recente datazione ha definito ultra millennario, annoverandolo fra i più grandi d’Europa, mentre poco più a valle c’è il pioppo nero più grande d’Italia. Due presenze ingombranti che sono valsi a Curinga il titolo de “il paese dei due giganti”. Anche per questo motivo, per tutelare cioè la preziosa natura della zona, Curinga è stato il primo comune calabrese ad essere diventato sostenitore del Fondo Ambiente Italiano e fra i primi a essere inserito fra i Borghi di Eccellenza della Regione Calabria.

Offida

Nella piazza centrale di Offida si trova una scultura che racconta molto di questo borgo, arroccato su uno sperone roccioso fra le valli del Tesino e del Tronto. È il Monumento alle Merlettaie, singolare quanto assolutamente rappresentativo di questa micro realtà marchigiana, nel cuore dell’entroterra di Ascoli Piceno, che da secoli ruota attorno alla produzione del merletto al tombolo. Un’arte antica, che qui attecchisce già nel Cinquecento, forse addirittura due secoli prima, e che esporta la fama di Offida ben oltre i confini di queste valli, grazie a una riconosciuta maestria nella ricercatezza ed eleganza dei merletti realizzati. A partire dai primi del Novecento, molte sono le iniziative volte alla tutela di questa antica tradizione a rischio di estinzione: al 1910 risale la fondazione di una scuola specializzata; nel 1998, all’interno di Palazzo de Castellotti – sede anche del Museo Archeologico “G. Allevi”, del Museo delle Tradizioni Popolari e della Pinacoteca comunale – apre il Museo del Merletto, e nel 2006 viene inaugurata l’Associazione culturale merletto al tombolo di Offida.

Su Piazza del Popolo, dall’insolita forma triangolare, affacciano il bel Palazzo Comunale, rifinito da un’elegante loggetta in travertino, lo splendido Teatro del Serpente Aureo, dell’800, ricco di stucchi e intagli, la settecentesca Chiesa della Collegiata e la Chiesa dell’Addolorata, del XV secolo.
Per ammirare la Chiesa di Santa Maria della Rocca, dall’imponente architettura romanico-gotica in cotto, bisogna invece andare quasi in “periferia”: costruita nel 1330 su un preesistente castello longobardo, conserva i bellissimi affreschi del Maestro di Offida, del XIV secolo. Nell’ex Monastero di San Francesco, nel centro storico, si va invece per motivi ben più prosaici: al suo interno si trova infatti l’Enoteca Regionale delle Marche, luogo ideale per testare le migliori etichette del Piceno e delle Marche, oltre che i vini Terre di Offida DOC e Offica DOCG.

Grazie a queste molte attrattive, Offida rientra fra i 27 “Borghi più belli d’Italia” delle Marche. Fra le manifestazioni che animano il paese, ce n’è una che prende spunto proprio da qui: è il Festival dei Cibi dei Borghi più Belli d’Italia, evento enogastronomico da segnarsi in agenda così come la Mangialonga Picena, undici chilometri e mezzo di buona cucina, di prodotti tipici e di buon vino divisi in due percorsi nei dintorni. Immancabile a febbraio il Carnevale, a settembre l’Offida Opera Festival e a settembre Di Vino in Vino.

Porto Turistico di Leuca

Anche se non si è diportisti, il Porto Turistico di Leuca merita una sosta. Da qui, per esempio, ci si imbarca per le escursioni che portano alle vicine Grotte di Leuca, di Ponente e di Levante. Un buon motivo per giungere nell’estremità meridionale d’Italia, fra Punta Ristola, ultimo lembo di Puglia, e Punta Meliso, dove si trova il Faro di Leuca, i cui tre lampi di luce sono visibili da oltre 40 km. La zona ha il fascino del buen retiro d’altri tempi, grazie alle numerose ville di fine Ottocento disseminate lungo la costa, retaggio di quando la borghesia locale veniva qui in villeggiatura. Già nell’antichità, questo era un porto ben noto ai naviganti, tanto che una leggenda narra che le navi di Enea in fuga da Troia approdarono proprio qui, così come San Pietro, giunto dalla Palestina per compiere la sua opera di evangelizzazione e raggiungere infine Roma.

Dal 2000, il Porto Turistico può contare su strutture moderne e super attrezzate, oltre che su più di 1000 metri di pontili galleggianti adatti all’ormeggio di imbarcazioni fino a 40 metri di lunghezza.

Museo Civico e Parco della Sila

Dal 1989, Palazzo San Domenico a Taverna, in provincia di Catanzaro, accoglie nel suo suggestivo ex Cenobio del Quattrocento, il Municipio del borgo e il Museo Civico. Qui ha sede anche il centro studi dedicato al pittore Mattia Preti (Taverna 1613 – La Valletta, Malta 1699), meta ogni anno di migliaia di visitatori, fra cui molti esperti e studiosi d’arte specializzati in quel periodo. Il contesto è quello di un borgo medievale ben conservato, immerso nella natura rigogliosa e incontaminata del Parco della Sila Piccola, caratterizzato da numerosi villaggi dove è ancora possibile respirare atmosfere autentiche e vivere un’esperienza di vero slow travel.

Porto di Brindisi

C’è un’immagine che più di ogni altra riassume ciò che dalla seconda metà dell’Ottocento rappresenta il Porto di Brindisi: il 25 ottobre del 1870, salpava da qui il primo piroscafo della società inglese Peninsular and Oriental Steam Navigation Company (P&O) alla volta di quello di Alessandria. Un treno portava poi passeggeri e merci sino a Suez, dove venivano imbarcati su un’altra nave diretta in India. Il convoglio che partiva da Londra giungeva a Brindisi Marittima in 44 ore e a Bombay in 22 giorni. Erano i viaggi della Valigia delle Indie, che dopo secoli di alterne fortune, fecero tornare in auge lo scalo della città pugliese, così come il fatto che la Ferrovia Adriatica lo scelse proprio come terminale di imbarco di merci e viaggiatori e un anno prima, nel 1869, era stato inaugurato il Canale di Suez, che aveva riattivato i traffici con l’Oriente, portando altra linfa vitale.

La storia del Porto di Brindisi ha però origini ben più antiche. La Colonna Romana che tutt’ora svetta al suo ingresso è ciò che rimane di una coppia di colonne realizzate presumibilmente in tarda età imperiale, se non addirittura bizantina, anche se, in base a un’antica leggenda, sarebbero state erette da Ercole, o comunque avrebbero segnato la fine della Via Appia. Vero è che già in età messapica lo scalo era parecchio attivo, e in età romana invece divenne tanto importante da generare un modello di anfora, detto appunto di “tipo Brindisi”, di cui sono stati rinvenuti esemplari in tutto il Mediterraneo.

Museo Civico Basilio Cascella

Luigi Pirandello, Grazia Deledda, Ada Negri, Giovanni Pascoli, Umberto Saba e, ovviamente Gabriele d’Annunzio, che rispetto a tutti gli altri “colleghi” artisti, da pescarese doc, nell’edificio che oggi ospita il Museo civico Basilio Cascella, si può dire che “giocava” in casa. Per oltre cinquant’anni, questo luogo nel cuore di Pescara, donato da Basilio Cascella nel 1966 al Comune, è stato un centro di produzione grafica e artistica e punto d’incontro per intellettuali di tutta Italia. Nel 1975, il Comune decise poi di trasformarlo in un museo intitolato all’artista, anch’egli abruzzese ma di Ortona. Il Museo Civico Basilio Cascella raccoglie le sue opere pittoriche, scultoree, ma anche grafiche e plastiche, oltre a una selezione di opere degli altri artisti membri della famiglia dei Cascella, vale a dire i figli Tommaso, Michele e Gioacchino. Mobili originali dell’epoca, bozzetti, ceramiche, pietre litografiche, schizzi e cartoline completano il percorso espositivo. A dare valore aggiunto a questa istituzione è la creazione del Premio Nazionale di ritrattistica pittorica “Ritratti Contemporanei”, che dal 2015 si svolge in questa sede ogni anno a maggio.

Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara

E’ il classico esempio di “riuso” di un edificio storico, in questo caso, di un’ex caserma dell’epoca borbonica. Location, lungo il fiume Pescara, nel cuore del capoluogo abruzzese. Soggetto, il Museo delle Genti d’Abruzzo. Inaugurato nel 1973 per iniziativa di due associazioni di volontariato culturale – la sezione locale dell’Archeoclub di Pescara e l’A.S.T.R.A., Associazione per lo Studio delle Tradizioni Abruzzesi – trova inizialmente spazio nell’attigua Casa Natale di Gabriele d’Annunzio, per poi essere trasferito nel 1982 nell’attuale sede. Reperti archeologici, documenti e cimeli di vario genere delineano il percorso evolutivo della presenza umana nel territorio abruzzese, dal cacciatore paleolitico alle comunità preistoriche e protostoriche, il tutto suddiviso in 16 macro sezioni arricchite da contenuti multimediali e laboratori didattici. Il Museo delle Genti d’Abruzzo ha anche biblioteca, fototeca, audioteca, laboratori di restauro, magazzini e auditorium, per complessivi 3500 mq. La biblioteca è una delle più complete che si possa trovare sul tema “genti d’Abruzzo”: sono circa 4.000 i documenti qui archiviati, fra volumi, riviste, opuscoli e “letteratura grigia”, specializzata in “abruzzesistica”. A questa raccolta si aggiunge quella della Biblioteca civica “Vittoria Colonna”, che conserva circa 1500 volumi e cui è annesso il Fondo storico “Giovanni Pansa”. Solo quest’ultimo comprende circa 2000 volumi, 3100 opuscoli, cataloghi di aste numismatiche e vendite d’arte delle principali case d’asta italiane e straniere, circa 60 testate di riviste di fine ‘800 inizio ‘900, quasi 1300 edizioni del ‘600, ‘700 e ‘800, 114 manoscritti su tematiche regionali quali la preistoria, l’archeologia, l’etnografia, la storia dell’arte, la letteratura, la medicina popolare, la numismatica e la religione.

Museo Casa Natale di Gabriele d’Annunzio

Fra il celebre Vittoriale a Gardone Riviera, sul Lago di Garda, e il Museo Casa Natale di Gabriele d’Annunzio in Corso Manthonè 116 a Pescara, c’è un fil rouge che ricostruisce vita e opere del grande poeta, scrittore e patriota abruzzese. Pescarese doc, d’Annunzio nacque e trascorse la sua infanzia in questa abitazione, dove tuttora si respira l’atmosfera tipica della fine dell’Ottocento. Salendo al primo piano, si intravvedono eleganti decorazioni, stucchi e arredi d’epoca, che ricalcano a pieno la descrizione che il Poeta ne fece nel Notturno. Dopo le prime cinque sale, il percorso prosegue con un’esposizione di foto, documenti, libri, calchi e cimeli provenienti in parte dal Vittoriale. Una visita che permette di conoscere non solo l’humus di cui si cibò lo spirito dell’eclettico artista, ma anche la sua immensa creatività e poliedricità, che spaziava daromanziere, poeta, politico, attivista,…

Tempietto del Clitunno

A Pissignano, in provincia di Perugia, si trova uno dei sette monumenti inseriti nella rete Unesco di “Italia Longobardorum”, ossia quel circuito di chiese, monasteri e fortezze che testimoniano l’importanza avuta dal popolo longobardo per l’evoluzione culturale e spirituale dell’Europa nei periodo di transizione fra Classicità e Medioevo. Qui, nel cuore dell’Umbria, a pochi passi dalle celebri Fonti del Clitumnio decantate da poeti e letterati quali Plinio il Vecchio, Virgilio, Lord Byron e Giosuè Carducci, si trova il Tempietto del Clitunno, detto anche Tempietto di San Salvatore.

Sorto fra il IV e il V secolo d.C. su un precedente edificio pagano, il Tempietto del Clitumno è frutto del sapiente riuso di materiali di recupero romani, quali per esempio sono le colonne, i capitelli corinzi, il timpano scolpito. In passato, la struttura e le sue proporzioni perfette furono spesso oggetto di studio di grandi architetti, primi fra tutti Francesco di Giorgio Marini e Andrea Palladio, che lo inserì nel suo trattato “I quattro libri dell’architettura”, pubblicato a Venezia nel 1570.

Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci

Con circa 60.000 volumi consultabili, auditorium-cinema, bookshop, ristorante-bistrot e teatro all’aperto, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci è una di quelle piacevoli scoperte che si possono fare sulla direttiva Firenze-Pistoia. L’uscita è la Prato-Est, e una volta arrivati ci si ritrova in una realtà a se stante pensata e dedicata interamente al mondo dell’arte del XX e XXI secolo. A volerne la costruzione fu il Cavaliere del lavoro Enrico Pecci, che affidò il progetto all’architetto fiorentino Italo Gamberini (1907-1990), fra i maggiori protagonisti del movimento razionalista toscano. Disegni e tavole architettoniche, datati dal 1978 al 1989, sono ora conservati all’Archivio di Stato di Firenze. La visita al Centro è il segno tangibile del carattere intraprendente e dinamico di una realtà improntata all’industria come ha saputo ed è Prato, attenta alla ricerca e all’innovazione sia in ambito economico che culturale.
Inaugurato il 25 giugno 1988 sul modello polifunzionale del Centre Georges Pompidou di Parigi, il polo artistico di Pecci è stato di recente oggetto di un ampio restauro, che ha visto aggiornare gli oltre 3.000 mq di sale espositive, l’archivio e la biblioteca specializzata sull’arte e l’architettura contemporanea del CID/Arti Visive.

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