Poesia, pittura e scultura insieme in memoria di Dino Campana. L’ambizioso progetto nasce nel 1998 in seno al Centro Studi Campaniani “Enrico Consolini” di Marradi in collaborazione con l’Associazione culturale “Galleria 360°” di Montevecchio Emilia. Scopo dell’iniziativa, rendere omaggio all’opera del poeta Dino Carlo Giuseppe Campana – nato nel Comune in provincia di Firenze nel 1885 e morto a Scandicci nel 1932 -, autore di quello che è considerato un vero capolavoro della letteratura italiana del Novecento, “I Canti Orfici”. Nei suoi versi, definiti dai critici frutto di un visionario, Pier Paolo Pasolini, grande cultore di Campana, intravvide una precisa “cultura pittorica”, con chiari riferimenti al linguaggio cubista e al futurismo. Da qui, ecco appunto l’idea di creare il Museo di arte contemporanea “Artisti per Dino Campana”, cui hanno contribuito pittori e scultori del nostro tempo donando 57 lavori. In parallelo, negli stessi spazi del Centro Studi Campaniani, si può ammirare anche la Mostra Permanente Francesco Galeotti, pittore nativo anch’egli di Marradi, definito“il contadino”per il suo stile naif, vissuto fra il 1920 e il 2011 nelle stesse terre di Campana.
Type of point of interest: Arte e cultura
Badia a Passignano
L’Abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano è un viaggio a se stante, una di quelle escursioni che potrebbero durare un’ora come una giornata o una settimana. Perché chi arriva sul posto, in questo angolo di paradiso in terra adibito non a caso a luogo dell’anima, ne coglie subito la complessità, architettonica, artistica e ambientale. In primis c’è la millenaria abbazia vallombrosana che nel XVI secolo vide insegnare qui persino Galileo Galilei, c’è la Chiesa del Cinquecento a croce latina con un magnifico coro monastico e pitture di grandi artisti dell’epoca, e c’è tutt’attorno l’Area Naturalistica Protetta di Badia a Passignano. Quest’ultima in particolare deve le sue origini all’azione riformatrice del monastero, che già in epoca medievale spinse sulle coltivazioni arborate, di vite e olivicoltura. Nell’insieme, appunto, Badia a Passignano è una meta che invita al soggiorno chi è in cerca di relax, di silenzi carichi di significato, di contatto con la natura e con gente che sa cosa vuol dire essere custodi di preziosi lasciti del passato.
San Donato in Poggio
Una delle frazioni di Barberino Tavarnelle è il piccolo borgo di San Donato in Poggio, fra gli innumerevoli luoghi da scoprire nella bella campagna della provincia fiorentina. L’abitato è racchiuso ancora oggi da una cortina di mura altomedievali cui si accede da Porta Senese e Porta Fiorentina. Lungo la cinta difensiva spicca la mole di alcuni bastioni, fra cui quella del cosiddetto Torrino e della Torre Campanaria del XII secolo, fra le case-torri meglio conservate. Il tour storico-architettonico tocca poi Piazza Malaspina, Palazzo Malaspina ex Palazzo Ticci, la bella Chiesa di Santa Maria della Neve, in austero stile gotico, e Palazzo Pretorio. Appena fuori dal borgo, la sosta da fare è presso la Pieve di San Donato in Poggio, in puro romanico fiorentino, menzionata già in una pergamena del 989.
Pieve di Sant’Appiano
Nel piccolo Antiquarium nei pressi della Pieve di Sant’Appiano, frazione del Comune di Barberino Tavarnelle, è custodita una“babele” di reperti archeologici. Cultura etrusca, greca, ellenistica, romana, protoromana, medievale e rinascimentale si assommano l’una all’altra, nelle teche che mostrano urne funerarie in alabastro, ceramiche attiche a figure rosse, cippi funerari, sculture e oggetti di culto pagano e cristiano. Insomma, un melting pot che attraversa quasi tremila anni di storia, prendendo il via da due tombe etrusche dell’VIII secolo a.C. Se già l’Antiquarium è un motivo di visita, a ciò si aggiunga l’indiscussa bellezza del contesto naturalistico e della Pieve di Sant’Appiano, che nell’atmosfera mistica della cripta conserva le spoglie del Santo. Non solo. Percorrendo il viale di cipressi che accompagna fino in cima al poggio, scorrono accanto le rovine di un edificio ottagonale, del chiostro, della canonica e di alcuni annessi ormai abbandonati, oltre i quali la vista si apre su un paesaggio da cartolina che sa di Toscana.
Barberino Val d’Elsa
Lungo la Via Francigena, nel tratto compreso fra Firenze e Siena, si trova il borgo di Barberino Val D’Elsa, il cui abitato si sviluppa su un’unica strada maestra, da Porta Senese Romana a Porta Fiorentina. Entrando dalla Porta Senese, si incontra subito il Palazzo detto del Cardinale, sul cui ingresso campeggia lo stemma dei Barberini, la potente famiglia Tafani detta prima“da Barberino”e poi Barberini, che nel corso dei secoli diede i natali a personalità che hanno segnato la storia di Firenze e Roma. Uno su tutti, Papa Urbano VIII, il più illustre fra i tanti uomini di Chiesa dei Barberini. Poco oltre, incontriamo il bel Palazzo Pretorio, attualmente Chiesa di S. Bartolomeo, riconoscibile per la facciata rinascimentale adorna di 35 stemmi gentilizi appartenuti ai Podestà delle più importanti famiglie fiorentine del Quattrocento. Un edificio con loggia si affaccia dalla parte opposta della piazza, là dove avvenivano comizi, incontri e si svolgeva il mercato coperto.
Tornando per un istante alla Chiesa di S. Bartolomeo, ciò che si vede oggi risale a una totale trasformazione avvenuta nel 1910, a opera dell’architetto fiorentino Castellucci che ne mutò stile e persino orientamento della facciata, che dalla piazza principale ora guarda sulla valle. Per intuire ciò che c’era prima è rimasto ben poco: una croce scolpita e racchiusa in un tondo dell’architrave esterno della porta principale, alcuni frammenti di affresco del XIV-XV secolo, un busto in bronzo del Beato Davanzato e la salma dello stesso.
Villa di Papiano
Laura Merrick era discendente dei Principi di Galles ma era famosa come “l’Americana” perché nata a Philadelphia (nel 1842). Il suo arrivo in Italia si deve all’amico Emilio Torrigiani, allora proprietario di Villa di Papiano a Lamporecchio, dimora di cui la Merrick si innamora fino ad acquistarla. A lei si devono i lunghi lavori di restauro che trasformano un aristocratico edificio del XVI secolo in una residenza di gusto neorinascimentale.
Il suo arrivo porta una ventata di novità in tutto il piccolo borgo: “l’Americana” restaura prima la Chiesa di Santo Stefano, poi amplia le terre della tenuta di Villa di Papiano, che inizia allora a essere chiamata Villa “l’Americana”. Nel 1911, da vera filantropa, Laura Merrick inaugura una scuola di merletti e lavori femminili a sostegno delle donne che non avevano un lavoro costante. Il progetto ha un notevole successo, sostenendo l’economia del paese per lungo tempo.
Della villa si apprezzano ancora oggi gli ambienti eleganti, gli abiti appartenuti alla nobildonna americana e il bel loggiato all’ultimo piano, da cui si può godere di una splendida vista sulla campagna pistoiese.
Museo del Vino
Vino e carni pregiate. Il Chianti a tavola si può riassumere così, in questi due elementi base che danno l’ossatura a una cultura del buon cibo e del buon bere radicata in questo territorio alle porte di Firenze. E a Greve in Chianti c’è una famiglia che si intende di entrambe le materie, tanto da averne fatto da generazioni il proprio mestiere. Sulla piazza principale del borgo, Piazza Matteotti, affacciano l’Antica Macelleria Falorni e da qualche tempo il Falorni Bistrò, mentre su Piazza delle Cantine c’è l’Enoteca Falorni. Era dunque pensabile che prima o poi, questa dinastia di macellai e “vignaioli” creasse anche un luogo per promuovere la cultura enogastronomica del Chianti. Ci hanno pensato Lorenzo e Stefano Bencistà Falorni, cui si deve la realizzazione del Museo del Vino, situato su un atro “salotto” di Greve, Piazza Nino Tirinnanzi. Qui, reperti, documenti e attrezzi da lavoro raccontano gli ultimi due secoli di storia dell’enocoltura locale, che tanta parte ha avuto nella storia del Chianti e nel più recente sviluppo come travel destination.
Museo delle Arti e della Cultura Contadina del Montalbano
Dal 2012, ad arricchire il patrimonio storico del piccolo borgo di Lamporecchio, nella frazione di Porciano c’è il Museo delle Arti e della Cultura Contadina del Montalbano.
L’esposizione è stata ricavata nei locali adiacenti la Chiesa di San Giorgio e sostenuta dalla Pro Loco di Porciano nonché dalla famiglia Gori, che ha donato ben 392 pezzi.
Vecchi oggetti rurali, stadere e unità di misura, attrezzi della bottega di un falegname e di un calzolaio e quelli per la filatura della lana e della canapa… Qui ogni singolo oggetto racconta un pezzo di storia del passato di questa terra antica.
Museo dell’Arte Sacra
La frazione di Porciano ha appena un centinaio scarso di abitanti, ma da Lamporecchio, a 4,5 km di distanza, vale la pena spingersi fino a questo poggio per visitare la Chiesa di San Giorgio, riaperta nel 2010 dopo un lungo restauro.
I lavori hanno portato anche all’apertura di un piccolo Museo di Arte Sacra, con oggetti e arredi religiosi conservati accanto a reperti datati a partire dal XV al XVIII secolo fino ai giorni nostri.
Fiore all’occhiello del museo è lo stemma della casata dei Cerretani, dell’inizio del XV secolo, la cui “firma” stilistica è quella inconfondibile della famosa bottega dei Della Robbia.
Borgo di Acquasanta Terme
Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga da un lato e quello dei Monti Sibillini dall’altro. Nel mezzo, Acquasanta Terme, tremila abitanti che guardano dall’alto la Valle del Tronto, lambita dalla Via Salaria che conduce fino ad Ascoli Piceno, fra fitti boschi di castagni, abeti, faggi e querce. Una natura generosa, che trova il suo elemento più prezioso nelle fonti di acque termali, la cui presenza ha plasmato la storia stessa di Acquasanta Terme, contesa nei secoli da Longobardi, Franchi, e persino dai monaci benedettini di Farfa e dai vescovi-conti di Ascoli. Conosciute sin dall’antichità, le acque benefiche sono state definitivamente incanalate in un moderno complesso termale “solo” nel 1780: cure per le infiammazioni dell’apparato locomotore, antroterapia per l’apparato respiratorio, cure dermatologiche, fangoterapia, sedute rilassanti e trattamenti di bellezza. Benessere a 360 gradi, che si completa con l’escursionismo naturalistico e culturale, trovando sfogo in pregevoli monumenti quali per esempio la fortezza di Castel di Luco, realizzata nel XIV secolo lungo la Via Salaria, appena fuori dal borgo medievale di Paggese.
Acquasanta Terme offre inoltre numerosi appuntamenti culturali e gastronomici, che permettono di vivere a pieno le tradizioni del territorio. Ne è un esempio la Festa d’Autunno, una coloratissima mostra-mercato dei prodotti del bosco che si tiene annualmente la terza domenica di ottobre: le degustazioni di castagne e marroni sono il must, ma l’occasione è ghiotta per assaggiare molte altre prelibatezze gastronomiche, nel corso di una passeggiata per le vie del centro storico, animato anche da mostre fotografiche e spettacoli a tema.
Altro evento cult è il 10 agosto, la Festa di San Lorenzo, con la rievocazione storica in costume e la cena medievale nella piazza di Paggese. Numerosi gli happening di vario genere nei dintorni: la Sagra della Focarola, una tipica focaccia al forno, a Ponte d’Arli, e la Sagra del Fungo Porcino ad Ascoli Piceno, capoluogo che trova nella Festa di Sant’Emidio, il suo patrono, il suo momento più alto, con la celebre Quintana, cui Acquasanta partecipa con una delegazione.