Museo della Ceramica di Calitri

Calitri è un antico borgo dell’ avellinese, in Irpinia, che deve la sua fama alla lunga e ricca tradizione delle ceramiche dipinte. A testimoniarlo sono le numerose botteghe presenti in zona e nell’intera Alta Valle dell’Ofanto, da quelle a conduzione familiare fino a veri e propri colossi per la produzione di laterizi e vasi in terracotta, e ovviamente il Museo della Ceramica situato nel Borgo Castello di Calitri.

Inaugurato nel 2008, il museo raccoglie oggetti databili dalla protostoria alle mezze maioliche dell’epoca medievale, dalle maioliche rinascimentali fino a quelle del XX secolo. Una collezione preziosa che assomma reperti provenienti dai numerosi scavi archeologici effettuati in zona, a donazioni e prestiti fatti da cittadini privati e associazioni culturali.

Fiera Nazionale del Tartufo Bianco di Acqualagna

I buongustai lo sanno: Acqualagna significa tartufo bianco, prezioso frutto della terra che in questo borgo in provincia di Pesaro Urbino viene omaggiato dalla Fiera Nazionale del Tartufo Bianco, fra le più importanti manifestazioni di settore a livello internazionale. Una kermesse che unisce performance gastronomiche e culturali, “vip” del mondo dello spettacolo insieme e riconosciuti Maestri della cucina italiana, in grado di esaltare il Tuber Magnatum Pico in creazioni gourmand.
Un prodotto d’eccezione che ha messo in moto un’economia virtuosa, che oggi nella zona di Acqualagna conta duecentocinquanta tartufaie coltivate di tartufo nero e una decina di tartufaie sperimentali controllate di Bianco pregiato, una dozzina di punti vendita dedicati al tubero e una decina di aziende che lo trasformano e lo commercializzano in tutto il mondo.

La Fiera è una grande mostra mercato, un “salotto” animato da cooking show con chef stellati, esibizioni, sfide in cucina, spettacoli e degustazioni, percorsi, mostre, laboratori didattici e creativi per un pubblico di tutte le età, volte a offrire esperienze sensoriali, visive e olfattive oltre che gustative di un sapore unico. Che Acqualagna sia stata in grado di sviluppare un suo “mercato” non è un caso: qui si concentrano i due/terzi della produzione nazionale, destinati a soddisfare anche l’ampia richiesta straniera, desiderosa di fregiarsi di menu arricchiti del pregiato tartufo Made in Marche. Una ricchezza alimentata da ben quattro varietà, una per ogni stagione: il Tartufo Bianco (Tuber Magnatum Pico dall’ultima domenica di settembre al 31 dicembre), il Tartufo Nero Pregiato (Tuber Melanosporum Vitt, dal 1° dicembre al 15 marzo), il Tartufo Bianchetto (Tuber Borchii Vitt, dal 15 gennaio al 15 aprile), il Tartufo Nero Estivo (Tuber Aestivum Vitt, dal 1° giugno al 31 agosto e dal 1°ottobre al 31 dicembre).

Il Desco

Si parla, ci si confronta, si scopre, ma soprattutto si degusta. “Il Desco – Sapori e Saperi Lucchesi in Mostra” è una manifestazione assai dinamica, una mostra mercato delle eccellenze enogastronomiche del territorio di Lucca, Massa Carrara e Pisa, che nei primi due fine settimana di dicembre anima la “piazza” della provincia toscana.

Nella cornice storica del Real Collegio di Lucca, si allestiscono stand di produzioni biologiche e biodinamiche della zona, mentre tutt’attorno si svolgono eventi, tavole rotonde, convegni per la valorizzazione delle filiere agroalimentari e la salvaguardia della genuinità e salubrità del cibo.

Molti anche gli showcooking e i laboratori sensoriali del gusto, fra cui alcuni dedicati ai bambini per avvicinarli a una maggiore consapevolezza di ciò che significa mangiare bene e in modo sano.

Vitigni Irpini

La Campania, terra dai ricchi e antichi vitigni, offre una produzione vinicola autentica e radicata nella storia millenaria della regione. Questa tradizione affonda le sue radici in insediamenti secolari, con molti vigneti che ancora oggi ospitano viti plurisecolari. I “vini degli imperatori” come la Vitis Hellenica, il Vinum Album Phalanginum e la Vitis Apiana, menzionati da autori come Virgilio, Plinio, Cicerone e Marziale, sono gli antenati di celebri vini quali il Greco, la Falanghina e il Fiano. Una regione ricca di varietà di uve autoctone, da cui si originano oltre cento vini bianchi e rossi, rinomati per la loro autenticità e pregio.

Il distretto dell’ Irpinia dei Principi e dei tre Re, intitolato al Principe Carlo Gesualdo da Venosa e ai tre vini che nascono in queste terre ovvero il Taurasi DOCG, il Fiano di Avellino DOCG e il Greco di Tufo DOCG, racchiude comuni come Bonito, Gesualdo, Taurasi e altri. Il Taurasi, un vino rosso DOCG, è prodotto in un territorio dalle radicate tradizioni vitivinicole, comprendente 17 comuni dell’Irpinia. Di un rubino intenso, virante al granato, il Taurasi è adatto a un invecchiamento prolungato che ne esalta gli aromi e i sapori complessi. Elaborato principalmente dall’Aglianico, può includere fino al 15% di altre uve rosse non aromatiche. Questo vino rappresenta un’armoniosa combinazione tra terreno, clima e uve coltivate tra i 400 e i 700 metri sulle colline irpine.

Il Fiano, rinomato bianco, è prodotto in un’area che abbraccia 26 comuni, dalle Valli del Calore e del Sabato al Monte Partenio e le colline del Vallo di Lauro. Questo vino bianco secco, citato dal Gambero Rosso tra i migliori, sposa finezza e sapidità in perfetta armonia, grazie a un’acidità armonicamente integrata.
Il Greco di Tufo, uno dei vini bianchi italiani più rinomati, porta con sé una tradizione millenaria. Con una corposità ben bilanciata, questo vino presenta un colore giallo paglierino e un sapore fresco e minerale, con sentori di agrumi e fiori di ginestra. Si abbina a piatti di pesce, crostacei, molluschi e carni bianche, risultando un’ottima scelta per l’aperitivo.

Per immergersi nel mondo enologico dell’Irpinia, la Fiera Enologica Taurasi rappresenta un evento imperdibile, organizzato da Taurasi Wine City. Questa manifestazione di cinque giorni unisce enogastronomia, cultura e musica, offrendo un’ampia panoramica delle eccellenze enologiche della regione. Le attività includono degustazioni, visite, convegni, esposizioni, artigianato locale, concerti e ovviamente una vasta selezione di vini.

Il “Consorzio tutela vini d’Irpinia” rappresenta un’importante realtà, composta da circa 500 produttori di uve e aziende vitivinicole. Questo consorzio rappresenta il 75% dei vini certificati DOCG Taurasi, DOCG Fiano di Avellino, DOCG Greco di Tufo e DOC Irpinia prodotti nell’Irpinia. L’organizzazione di eventi come Ciak Irpinia, presso Atripalda, e Wine Art Museum, che offre esperienze di degustazione e percorsi immersivi, promuove l’arte del vino in tutta la sua bellezza e complessità.

Scegliendo di esplorare cantine come Tenuta del Meriggio e Feudi di San Gregorio, si può scoprire l’equilibrio tra tecnologie moderne e tradizioni antiche. Queste cantine offrono tour degustativi e un’esperienza completa nella scoperta dei vini irpini. In alternativa, The Grand Wine Tour offre visite guidate che portano alla scoperta delle eccellenze vinicole dell’Irpinia.

La Campania, terra di antichi sapori e profonde radici enogastronomiche, si svela attraverso i suoi vini pregiati e le esperienze uniche offerte dalle cantine e dagli eventi enologici del territorio.

Teatro dei Ruderi di Cirella

Nel 2003, nei dintorni di Cirella, unica frazione del comune di Diamante, nel cosentino, venne girato il film Per sempre di Alessandro Di Robillant, con Giancarlo Giannini. Sullo sfondo, si vedevano i ruderi del borgo medievale di Cerillae, fiorente colonia della Magna Grecia, poi rimodellata sull’impronta bizantino-normanna, che ancora oggi mostra la struttura di un Pantheon di epoca romana.

Fra questo sito archeologico e il cinquecentesco Monastero dei Minimi di San Francesco di Paola si trova il Teatro dei Ruderi di Cirella, in stile greco antico ma realizzato in realtà fra il 1994 e il 1997 con la finalità di ospitare spettacoli e concerti. Vario il calendario degli eventi proposti, che possono così godere di una location unica nel suo genere, particolarmente suggestiva per la vista sul mare e la singolarità della storia del luogo.

La Dieta Mediterranea – Museo Vivente della Dieta Mediterranea

Quello della Dieta Mediterranea è un “modello culinario” tramandato da secoli, che nel Novecento ha vissuto prima un generale declino – dovuto al boom economico degli Anni Sessanta che spinse a mettere da parte le tradizioni, ritenute troppo povere e poco attraenti, a favore di una maggiore “esterofilia”, in particolare verso le mode Made in Usa – e poi un deciso revival, fino a tramutarsi in uno stile di vita da seguire come virtuoso e ideale per una salute migliore, personale ma anche sociale. La sua importanza e valenza scientifica è cresciuta così tanto che dal 2010 la Dieta Mediterranea è annoverata nel listing ufficiale del “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità” dell’Unesco, facendo parte di quel genere di attività, abilità, strumenti, conoscenze e aspetti immateriali della cultura che identificano un territorio specifico.

Fra gli Intangible Cultural Heritage è anche uno dei più diffusi a livello mondiale, essendo presente in ogni angolo del Mar Mediterraneo. Su di ecco affacciano infatti Italia, Marocco, Grecia, Spagna, Cipro, Croazia, e Portogallo, accomunati dalla tradizione di una cucina sana, stagionale, basata sul rispetto per il territorio e della biodiversità, la conservazione e lo sviluppo delle attività e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura che da sempre caratterizzano il “Mare Nostrum”.

C’è poi chi ha saputo cogliere anche a livello locale l’importanza della valorizzazione della Dieta Mediterranea per farne un motore della propria economia: nel 2012, la Regione Campania ha infatti varato una legge che stimola e supporta tale tradizione in quanto modello di sviluppo alimentare, culturale, sociale e dei costumi, tanto da creare un luogo specifico deputato alla sua valorizzazione, il Museo Vivente della Dieta Mediterranea di Pioppi, vicino Pollica, in Provincia di Salerno. Ricavato al primo piano di Palazzo Vinciprova, insieme al Museo Vivo del Mare è gestito da Legambiente e fa parte dell’Ecomuseo della Dieta Mediterranea. Fra le attività didattiche proposte ci sono anche corsi di cucina cilentana e visite guidate a sentieri, orti e mulini della zona.

Ceramica di Vietri sul Mare

Salerno, Vietri sul Mare, il cuore della Costiera Amalfitana. Un viaggio lungo uno dei tratti di costa più spettacolari e ricchi di colpi di scena di tutta Italia, non si può non fare tappa qui, in questo borgo dove, nonostante le molte suggestioni naturalistiche, grazie a un mare da cartolina e alle verdi montagne verso l’interno che invitano a passeggiate e sport di terra, tutto riporta a un’arte sola, quella della produzione ceramica. Non c’è viuzza dell’antico borgo che non mostri un’insegna di una bottega artigiana, o di veri e propri colossi industriali diventati icona di questo angolo d’Italia. Una realtà sui generis, unica al mondo, che per queste sue caratteristiche dal 1997 è stata riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

L’antica Marcina, questo il primo toponimo, era un insediamento etrusco-sannita, diventato poi un piccolo porto romano. A partire dall’XI secolo, tutta la zona incomincia ad avere un’economia che ruota attorno alla produzione ceramica, e in particolare a quella commissionata dalla vicina Badia della SS. Trinità di Cava de’ Tirreni, di cui Vietri diventa lo scalo commerciale. Passano i secoli, e intanto l’arte del decoro vietrese muta e si evolve. Nel Seicento, prende piede lo stile compendiario, con lo sfondo bianco e pochi tocchi di colore, in turchino, giallo e arancio, che conquista Napoli e i suoi danarosi committenti. Il Settecento è il secolo in cui esplode la produzione di vasi farmaceutici, con tocchi di colore marrone di manganese e decori di paesaggi mai usati prima. Se l’Ottocento vede le grandi esportazioni in Sicilia e all’estero, il Novecento è il periodo del rilancio su scala europea, con l’arrivo a Vietri di artisti di fama internazionale come Stüdemann, Dölker, Irene Kowaliska, Elle Schwarz, che danno slancio alla creazione di cicli produttivi su scala più ampia di quella di una semplice bottega.
Sotto questo forte impulso produttivo, nascono le prime associazioni locali, fra cui l’ICS (Industria Ceramica Salernitana), poi diventata MACS (Manifattura Artistica Ceramica Salernitana), la CAS (Ceramica Artistica Solimene) e l’ICA (Industria Ceramica Avallone).

Oggi, ogni bottega, piccola o grande che sia, tramanda quest’arte antica arricchendola del proprio stile, secondo la propria sensibilità, rivestendola con la miscela segreta a base di stagno che rende straordinariamente brillante e unico ogni singolo pezzo vietrese.

Comune di Castelli

In provincia di Teramo c’è una Valle detta Siciliana, in virtù di una leggenda che narra di quando una comunità di Siculi, fra il 1200 e l’800 a.C., si diresse dal Nord Europa verso la Sicilia. Qui, circa duemila anni più tardi, attorno al X secolo d.C., su una rocca inaccessibile sorge Castelli, ieri avamposto militare in occasione di numerose battaglie, oggi base di partenza per le salite alle cime più alte dell’Appennino Centrale, come per esempio al Monte Camicia, alto 2750 metri, e a Campo Imperatore, a quota 2130 metri. Il borgo si trova infatti nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, e fa parte della Comunità Montana Gran Sasso.

Il Chinotto di Savona

Dalla spedizione di Marco Polo in poi, dalla Cina incominciarono ad affluire nel Vecchio Continente prodotti di ogni genere prima sconosciuti alla popolazione. Oltre alla rinomata seta, anche molti prodotti commestibili, fra cui il chinotto, frutto giunto a noi a partire dal Cinquecento. Il chinotto attecchì soprattutto in alcune zone d’Italia, fra le quali c’era il savonese, dove riscosse da subito un certo successo di pubblico. Qui, l‘agrume è oggi riconosciuto e protetto come Presidio Slow Food: dai frutti verdastri e dal sapore amaro, è consumato anche come candito, usato in pasticceria e conservato sotto sciroppo.

Ceramica Albissolese

“Le Albisole”. Si chiama così il “distretto” artigianal-industriale formato dai territori di Albissola Marina e Albisola Superiore, celebre per la lavorazione della ceramica in stile classico e contemporaneo. Bastano pochi passi nei centri storici di questi due borghi del savonese per accorgersene, in un susseguirsi di botteghe e negozi dove è possibile acquistare souvenirs, oggetti e complemento di arredo adatti a ogni genere di ambiente, dal più classico a quello più moderno. Amplissima la gamma di articoli: dai servizi di piatti ai vasi alle bomboniere, accomunati dal caratteristico colore dominante bianco e azzurro tipico della zona e dello stile “Antica Savona”. Su questa base vengono poi aggiunti decori di ogni genere, che vanno dai motivi con castelli e figure mitologiche, ai bouquet di fiori, a quelli vegetali o, soprattutto negli ultimi anni, ai soggetti astratti ispirati a vari movimenti artistici.

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