Torino è la città che ormai da quasi 30 anni si identifica con i grandi eventi legati al mondo dell’alimentazione di qualità. A dare il via a questa tendenza è stata nel 1996 la prima edizione del Salone del Gusto, seguita nel 2004 da Terra Madre. Dal 2012, le due manifestazioni viaggiano insieme, nelle stesse date, trasformando il capoluogo piemontese in una vera e propria capitale del buon cibo, con momenti di incontro tra migliaia di produttori selezionati, cuochi, esperti, turisti e giovani. Oggi, Terra Madre Salone del Gusto è una manifestazione internazionale dedicata all’agrobiodiversità dei cibi del mondo e alla sostenibilità, nell’intento di coinvolgere e sensibilizzare partecipanti da tutto il mondo in un calendario di conferenze e attività didattiche che si svolgono a Torino e in Piemonte. Dal 2016, l’evento non si svolge più nella sede storia del Lingotto bensì in una serie di luoghi simbolici del capoluogo: il Parco del Valentino con il Borgo Medievale, il Palazzo Reale, il Teatro Carignano, il Circolo dei lettori, la sede di Eataly Torino Lingotto, le strade e le piazze del centro di Torino. Nel 2018, in occasione della dodicesima edizione, sono sbarcati a Torino oltre 1000 espositori da 83 Paesi e 7000 delegati della rete di Terra Madre provenienti da 150 Paesi per affrontare insieme il tema Food for Change.
L’organizzazione di Terra Madre Salone del Gusto è resa possibile dalla preziosa collaborazione di diversi player, istituzionali e non: Slow Food, Città di Torino e Regione Piemonte, Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
Type of point of interest: Arti, saperi e sapori
Nebbiolo Alto Piemonte
Il segreto del nebbiolo dell’Alto Piemonte è il Monte Rosa, che d’inverno scherma le viti dai venti freddi del nord e d’estate rinfresca le temperature. Così, le uve di questo pregiato vitigno, fra i più nobili al mondo, può seguire il suo particolare andamento, con una fioritura precoce e una maturazione tardiva.
Vinificato in purezza o con piccole aggiunte di Vespolina, Uva Rara e Croatina, è tutelato dal Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte, cui aderiscono 135 soci distribuiti fra le province di Biella, Novara, Verbania e Vercelli, produttori di piccole dimensioni ma che puntano all’alta qualità, generando 8 DOC (Boca, Bramaterra, Colline Novaresi, Coste della Sesia, Fara, Lessona, Sizzano, Valli Ossolane) e 2 DOCG (Gattinara, Ghemme).
In particolare, sin dalla fine dell’800, il territorio del Biellese è stato insieme alla Borgogna francese fra i primi territori a commercializzare i propri vini, seppure con una sorta di “baratto” con le comunità montane: vino in cambio di ghiaccio per la conservazione dei cibi. In quest’area, si producono il Bramaterra DOC, il Canavese DOC, il Coste Della Sesia DOC, il Lessona DOC, eccellenze da gustare in cantina, oppure nei molti agriturismi e ristoranti della zona, e da scoprire attraverso strutture come l’Enoteca Regionale della Serra e l’Ecomuseo del Biellese.
Ricavato nel Ricetto di Candelo, l’Ecomuseo del Biellese conserva antiche attrezzature, racconta tecniche tradizionali e proprietà degli storici vitigni autoctoni, là dove un tempo si producevano ben 1.250.000 litri di vino.
Ad accogliere gli oltre 200 tipi di vino e le 20.000 bottiglie dell’Enoteca Regionale della Serra è invece la magnifica cantina cinquecentesca del Castello del Roppolo, scenario di mostre e, a settembre, della Festa dell’Uva.
Spostandoci verso Vercelli, si può fare sosta a Villa Paolotti, ex Bottega del Vino del Gattinara trasformata oggi nell’Enoteca Regionale di Gattinara, che raccoglie in sé quanto prodotto nelle 4 province di Vercelli, Biella, Novara e Verbano Cusio Ossola, oltre ad offrire la possibilità di tour fra i vigneti e sulle colline.
ExpoRice
Novara e il suo riso. Un binomio che da sempre caratterizza la città piemontese e il suo territorio, plasmato dalle colture stensive di questo prodotto radicato nella cultura gastronomica locale.
Dal 2012, Novara ha anche un evento celebrativo di questa tradizione, ExpoRice, manifestazione che esalta non solo la sua valenza agricola, ma anche turistica, in quanto spunto e motore di viaggi esplorativi.
Grazie al coinvolgimento di istituzioni, associazioni e produttori, ExpoRice è infatti una rassegna con un programma di appuntamenti vari, tra cui tour in bici e bus tra le risaie, spettacoli, animazioni, mostre, laboratori, degustazioni di prodotti tipici e mercatini bio. Sulla scia di memorie cinematografiche d’autore – vedi Riso Amaro, del 1949, con un’indimenticabile mondina, Silvana Mangano – nel 2018 è stato inserito in calendario anche il Festival del Cinema di Risaia.
Tiella di Gaeta
Il rischio di chiamarla pizza farcita c’è, ma quei due dischi di pasta ricolmi di prelibatezze di terra o di mare che vengono proposti a Gaeta e dintorni, non sono altro che le basi della tiella. La differenza vera sta nella lavorazione della sfoglia, più accurata e fatta a mano, morbida e gustosa tanto da meritarsi nel 2005 il marchio “Denominazione Comunale d’Origine”. E risalendo appunto alle origini di questa specialità della tradizione laziale, già contadini e pescatori dell’epoca dei Borboni la consumavano come piatto unico, nei campi o a bordo dei galeoni, per la sua completezza, gustosità e durevolezza nei giorni.
Se si era a bordo, la si farciva con polpo, calamaretti, baccalà, alici, sarde e cozze con l’aggiunta, a seconda della cambusa, di scarola, spinaci, zucchine e cipolle, verdure presenti anche nella versione rustica, di terra. Il segreto per farla buona è presto detto: l’olio di Gaeta, che un tempo doveva scorrere fino ai gomiti, essere cioè così abbondante da straripare su tutti i lati, ma tant’è… Ne basta anche solo un filo per avere un prodotto genuino e da gourmand.
Pampepato
Il pranzo della domenica in una casa ternana ha il profumo del Pampepato, dolce tipico che ritrova le sue radici in tempi antichissimi. Cioccolato fondente, frutta secca, miele, caffè e spezie sono gli ingredienti principali, amalgamati per formare un panetto di forma tonda, dal 23 ottobre 2020 riconosciuto prodotto IGP. A questi si aggiunga anche il mosto cotto, l’antica sapa, di derivazione etrusca e romana.
Il nome trae spunto dalla tradizione umbra, diffusa anche nella provincia ternana, secondo la quale per ottenere il piccante si utilizzava solo il pepe, e non il peperoncino rosso. Questo faceva virare il sapore di un piatto verso il dolce/piccante/odoroso e l’amaro/piccante/odoroso, che è anche la nota più accesa del Pampepato.
Cous Cous Fest
Passione per il cibo, buona musica, scambio culturale e dialogo a favore della pace. Quando è nato nel 1998, di certo il Cous Cous Fest non aveva tutte queste ambizioni, eppure, a distanza di 25 anni, sono questi i plus della manifestazione, diventata ormai di portata internazionale. Il Cous Cous Fest si svolge ogni anno a settembre, a San Vito Lo Capo, nel trapanese, che per 10 giorni diventa epicentro dell’interesse dei media nazionali e non solo. E questo grazie alla partecipazione di grandi chef provenienti da vari Paesi, che giungono in questo splendido angolo di Sicilia per vivere, col pretesto della cucina, un’esperienza unica, preparando il cous cous in versioni inedite e alternandosi sul palco a esperti di cultura e politica focalizzati sulle questioni di geopolitica del momento.
Il tutto avviene in un’atmosfera multietnica rilassata, carica dei profumi del cosiddetto “piatto della pace” realizzato nelle 6 “Case del Cous Cous” che si trovano lungo le vie del centro oppure sulla spiaggia in una tenda berbera o presso il WAHA, dove basta chiudere gli occhi e ci si sente fra le dune del deserto. Ogni sera poi, spazio alla musica con i concerti in Piazza Santuario e in spiaggia, con la partecipazione di artisti di fama internazionale.
Ottobrata Zafferanese
L’appuntamento con l’Ottobrata Zafferanese è tutte le domeniche del mese di ottobre nel Centro Storico di Zafferana Etnea, borgo medievale in provincia di Catania, situato alle pendici del vulcano più attivo e spettacolare d’Europa. L’evento è nato negli anni Settanta come una semplice mostra-mercato, evolvendosi poi nel tempo in una kermesse di carattere fieristico e culturale insieme.
A scandire il calendario è il numero delle domeniche di ottobre: se sono 4, si svolgeranno 4 sagre, se sono 5 saranno 5, concepite ciascuna come un evento a se stante ma con il filo conduttore dei prodotti tipici della terra e dei loro derivati. L’uva, il vino, la mostarda, il miele, le mele e la frutta di stagione, che in Sicilia significano fichi d’India, melograni, noci, nocciole, castagne, pistacchi, oltre ai funghi porcini dell’Etna, l’olio, le olive e le conserve sott’olio. La rassegna contempla anche i prodotti artigianali derivati da antichi mestieri ormai in via di estinzione: scultori del legno e della pietra lavica, pittori di sponde di carretti siciliani, ricamatrici, lavoratori del ferro battuto, pupari. Camminando lungo il corso principale fino a Piazza Umberto I si ha l’occasione di fermarsi presso gli stand di questi Maestri, cultori di arti desuete ma che sanno trasmettere passione e conoscenza ormai rare. Nell’aria si colgono i profumi intensi della cucina tipica siciliana, fra fritti di pesce e dolci tradizionali quali le zeppole, le paste di mandorla, le foglie da tè, i torroni e la frutta secca caramellata.
L’Ottobrata Zafferanese è però anche promozione della cultura locale, con convegni e dibattiti sui temi inerenti alla tutela e al riconoscimento delle qualità dei prodotti locali, proiezione di documentari sull’Etna e sul suo territorio, escursioni alla scoperta dei dintorni, esibizione di gruppi musicali e di ballo, mostre fotografiche e tanto altro.
La manifestazione è organizzata ogni anno da un apposito Comitato, con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Zafferana Etnea, della Provincia Regionale di Catania, della Regione Siciliana, dell’Ente Parco dell’Etna, della Camera di Commercio di Catania, delle Associazioni Terre dell’Etna e dell’Alcantara, Città del Vulcano, Città del Vino, Città del Miele, Produttori Mele dell’Etna, Strada del vino dell’Etna e Ferrovia Circumetnea.