Il territorio presenta cammini e sentieri praticabili e accessibili su vari livelli. A Este è attivo il “Sentiero del Principe”, mentre a Marostica è ben segnalato il “Cammino del Beato Claudio” mentre a Soave sono accessibili i cammini culturali denominati “Dei 10 capitelli”, “Sulla via dei Fossili” e la “Vecia via della Lana”.
Type turistici: cammini
Il Cammino di Sant’Agostino
Il Cammino di Sant’Agostino è stato ideato per collegare cinquanta Santuari mariani della Lombardia a tre località legate alla figura di Agostino da Ippona.
Questo percorso comprende 26 tappe attraverso il territorio lombardo. A Pavia, ad esempio, è possibile visitare la Bottega della Certosa, dove viene tramandata l’antica arte dell’erboristeria, praticata nei monasteri sin dal Medioevo. Qui sono disponibili amari, propoli, pappa reale, erbe medicinali e cioccolata.
Una tappa imprescindibile è il Duomo di Monza, fondato alla fine del VI secolo dalla regina Teodolinda, moglie del Re longobardo Autari. Anche la cappella del vicino palazzo reale, situata in una zona allora periferica del borgo di Monza, a breve distanza dal fiume Lambro, rappresenta una visita di grande interesse.
Durante il cammino, è possibile alloggiare in diverse strutture convenzionate, che offrono prezzi agevolati per i pellegrini. Questo grazie alla collaborazione con una rete di strutture ospitanti che garantiscono sistemazioni a tariffe convenienti.
La Via Postumia
Il Cammino della Via Postumia si estende per circa 932 km, attraversando sei regioni italiane: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Liguria.
Il tratto lombardo della Via Postumia attraversa le pittoresche località di Peschiera, Mantova, Cremona e Voghera, offrendo agli escursionisti la possibilità di percorrerlo a piedi, in bicicletta o a cavallo.
Il percorso a piedi e in bicicletta coincide dalla partenza ad Aquileia fino ad Albareto, ad eccezione della tappa tra Vicenza e Lonigo, dove è stata tracciata una variante specifica per i ciclisti. Da Albareto a Genova, sebbene il percorso ciclabile non sia chiaramente definito, è disponibile una traccia GPS e GPX per evitare i sentieri più tecnici.
La prima parte del cammino, da Aquileia a Piacenza, si svolge prevalentemente in pianura, attraverso strade secondarie, carrarecce e piste ciclabili, permettendo agli escursionisti di ammirare un paesaggio agricolo e visitare città d’arte come Aquileia, Palmanova, Treviso, Vicenza, Verona, Peschiera del Garda, Mantova, Cremona e Piacenza.
Il percorso della Via Postumia può essere affrontato in tutte le stagioni, anche se durante l’estate è consigliabile seguire il tratto da Piacenza a Genova, che presenta dislivelli più impegnativi ma temperature meno calde.
Irpinia
La toponomastica è una scienza esatta. La località di Ospedaletto d’Alpinolo, in provincia di Avellino, deve il suo nome al cospicuo numero di ostelli che nei secoli sono sorti attorno al Santuario di Montevergine per accogliere i tanti pellegrini devoti a Guglielmo da Vercelli, vissuto a cavallo fra XI e XII secolo.
Il Santuario è un complesso monastico dedicato alla Madonna la cui storia, iniziata nel 1126 con la costruzione di una serie di celle fatte di solo fango e malta per accogliere i molti proseliti di Guglielmo, lo ha visto passare attraverso momenti di grande splendore ma anche di gravi difficoltà, per lo più economiche ma anche strutturali a causa di un incendio, fino a essere dichiarato Monumento Nazionale e a custodire segretamente la Sacra Sindone nel corso della Seconda Guerra Mondiale. I pellegrinaggi, tradizione molto radicata non solo in Campania ma anche in tutto il resto del Sud Italia, sono tuttora un fenomeno importante, tanto che arrivano a sfiorare il milione e mezzo di presenze all’anno.
Dal centro di Ospedaletto d’Alpinolo prende abbrivio l’itinerario detto Sentiero di Mamma Schiavona dedicato alla Madonna di Montevergine, meta che si raggiunge in circa 2 ore, a quota 1260 metri. Questo è solo uno dei tanti percorsi del Parco Regionale del Partenio: per organizzare un’escursione ci si può rivolgere all’associazione Irpinia Trekking o al WWF che qui gestisce due Oasi. In alternativa è possibile consultare la Mappa Escursionistica del Partenio – Alta Via del Partenio, nata dalla collaborazione tra la sezione di Avellino del CAI e la Comunità Montana del Partenio. Uno dei più significativi è il Sentiero Italia, che attraversa il Massiccio del Partenio da Mercogliano a S. Martino Valle Caudina, passando per la cresta dei Monti di Avella, punto di incontro di quasi tutti i 33 sentieri del Parco e, simbolicamente, di 4 Province e 19 Comuni.
Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori di Toscana
La Toscana è un crocevia di strade e itinerari religiosi, valevoli ciascuno di essere percorsi almeno una volta nella vita per immergersi in quell’atmosfera unica data dal connubio fra paesaggi naturalistici di pregio e mete ricche d’arte e cultura, uniti al senso profondo di una rinascita spirituale.
Strada maestra fra tutte è senz’altro la Via Francigena Toscana, che ricalca i passi fatti da Sigerico, arcivescovo di Canterbury, quando nel X secolo intraprese il lungo cammino fino a Roma, realizzando al termine quella che è da considerarsi una vera e propria “guida di viaggio”, ossia l’Itinerario di Sigerico. In tutto, calcolando solo le tappe dal Passo della Cisa a Radicofani, al confine Sud della Regione, si parla di 380 km attraverso 38 Comuni, in un continuo cambio di scenari.
Si innesta sulla Via Francigena all’altezza di Fucecchio e San Miniato un altro percorso medievale, la Romea Strata, che i pellegrini dell’Europa centro-orientale intraprendevano alla volta di Roma e Santiago di Compostela. Cinque le diverse direttrici che si riuniscono nel basso Veneto, da dove il cammino prosegue lungo il tratto noto come Romea Nonantolana-Longobarda. In Toscana si trovano le 6 tappe finali, passando per Cutigliano, San Marcello Piteglio, Pistoia, Vinci, Cerreto Guidi e Fucecchio. La Via Romea Germanica in Toscana transita solo nella zona del Casentino raggiungendo Arezzo e poi Cortona, ma in Italia sono ben 46 le tappe sulle 96 che scandiscono i 2.200 km totali, dal Mare del Nord a Piazza San Pietro a Roma.
Fra Firenze e il Santuario della Verna, sull’Appennino Toscano, e da qui lungo la Valtiberina fino ad Arezzo e poi Cortona con l’Eremo Le Celle, si snoda un tratto delle Vie di Francesco, legate al ricordo dei principali episodi della vita del “Poverello” di Assisi.
Cortona è invece il punto di partenza della Via Lauretana verso Montepulciano e Siena, utilizzata dai romani prima come direttiva commerciale verso il Tirreno, poi come via di pellegrinaggio per la Santa Casa di Loreto. Come arteria di collegamento fra Firenze a Siena, in passato una delle vie più sfruttate era la Via Sanese, che ancora oggi offre una sequenza di luoghi affascinanti: Casciano in Val di Pesa, Badia a Passignano, San Donato in Poggio e Castellina in Chianti.
Ultima ma non meno importante era, ed è ancora oggi, la Via Matildica del Volto Santo, che da Mantova giunge in Toscana attraverso Passo di San Pellegrino, e da qui in Garfagnana e Media Valle de Serchio fino a Lucca, per terminare al cospetto della statua lignea del Volto Santo, conservata nel Duomo di San Martino.
I borghi delle Marche
Sono trascorsi più di ottocento anni da che San Francesco ha percorso l’ultima volta questa strada, ma oggi, chi vuole seguire i suoi passi può ancora farlo, intraprendendo il Cammino Francescano della Marca, che transita lungo l’Appenino Umbro-Marchigiano, attraversando due regioni, quattro province e diciassette comuni.
Passo dopo passo, il viaggio fisico diventa viaggio nell’anima e nel tempo, risalendo indietro nei secoli, facendo tappa in piccole e grandi città, borghi, pieve, conventi e luoghi che hanno accolto il Santo nei suoi momenti di preghiera e di vicinanza a Dio. Si va da Assisi ad Ascoli Piceno, lentamente, per 167 km, su strade solo per il 40% asfaltate, e che per il resto lasciano spazio a sentieri nel bosco, fiumi e torrenti da guadare, in una modalità che permette di apprezzare le architetture medievali di paesi come Spello, Foligno, Amandola e Comunanza, e gustando piatti locali che di queste terre portano con sé profumi e sapori.
Un tracciato che nella sua prima parte, da Assisi a Pievefavera, coincide con la Via Lauretana, che nel Medioevo portava i pellegrini al Santuario di Loreto, e transita per aree verdi come il il Parco Nazionale dei Sibillini, il Parco Regionale del Monte Subasio e, dopo Foligno, il Parco Naturale dell’Altolina, fino a incontrare nel tratto marchigiano le Gole del Fiastrone.
Turismo dell’Olio
Se l’ulivo è la pianta simbolo della pace, non c’è contesto più indicato che l’Umbria, la terra di San Francesco, che trova il suo fulcro nella Basilica a lui dedicata in Assisi, davanti alla quale campeggia un’enorme siepe di bosso sagomata a forma di tre lettere, PAX. E in effetti, questa coltivazione ha storicamente sempre fatto parte del paesaggio umbro, sin dai tempi degli Etruschi, connotandone in modo forte campagna e boschi, là dove a ricordare il forte legame con il Santo Patrono d’Italia transitano numerosi itinerari religiosi.
La Via di Francesco per esempio collega tra loro alcune “tappe” della sua vita, in terra e spirituale. Il cammino si suddivide in due tronconi, la via nord e la via sud, in cui Assisi fa da arrivo per la prima tappa e da partenza per la seconda, con destinazione Roma. Ottocento anni dopo il suo passaggio, l’Umbria è ancora oggi la terra di Francesco, nutrita di una spiritualità che parla di amore per le piccole cose, di rispetto e gratitudine per il creato, di accoglienza generosa dell’altro.
La campagna umbra fa da sfondo anche a parte della “Route 66” del Bel Paese, vale a dire l’itinerario noto come “Italia Coast to Coast”, 410 km suddivisi in 18 tappe di circa 20/25 km al giorno – 50 se si è in MTB, per un totale di 450 km su due ruote – tracciate su carrarecce, sterrati e sentieri segnalati che collegano fra loro quattro Regioni.
Quanto alla Via Romea Germanica, la prima volta che fu percorsa dall’Abate Alberto dei Frati Minori di San Giovanni era il 1236. Fu lui a volere una “retta via” che dalla Germania arrivava in Italia passando per l’Austria, che solo dalle Alpi a Roma conta 1000 km in 46 tappe. Quasi un Grand Tour ante litteram, in anticipo di mezzo millennio.
Perfette per chi viaggia in MTB sono anche le molte ciclovie che sfruttano i pendii dell’Appennino Umbro. Due delle più belle sono nella zona del Lago Trasimeno: la prima si chiama proprio così, Ciclovia del Trasimeno e transita nell’omonimo Parco Regionale, mentre la Perugia-Trasimeno esplora le inaspettate oasi urbane del capoluogo fino ai Monti del Trasimeno. Altre due piacevoli ciclovie sono quelle fra Assisi e Spoleto e da Spoleto a Norcia, quest’ultima ricavata dal tracciato della vecchia ferrovia che dalla città del Festival dei Due Mondi transita per Sant’Anatolia di Narco e raggiunge Norcia. Nel mezzo, gole, gallerie, ponti e colline verdi da “scalare” a piedi o in bici.
Scorre invece nella Valnerina la Ciclovia del Nera, che fra Sant’Anatolia di Narco e la Cascata delle Marmore si riunisce alla Greenway del Nera. Riservata alle gambe più esperte, la Greenway incrocia itinerari benedettini, la Via Francigena e l’ex ferrovia spoletana, creando un anello di 180 km diviso in 16 tratti. Il risultato è uno straordinario connubio fra natura selvaggia, spiritualità profonda e l’arte di piccoli borghi e santuari. In una parola, Umbria.
Borghi più belli d’Abruzzo
Al secolo era Pietro Angeleri detto da Morrone, per la storia fu Celestino V. Il contesto della vita di questo semplice uomo “di montagna” che da eremita a Sant’Onofrio al Morrone, sopra Sulmona, divenne Papa, era l’Abruzzo, sua terra d’origine che da più di 700 anni, ogni 28 e 29 agosto ne celebra il ricordo con il solenne rito della Perdonanza. Questo l’antefatto: il 29 agosto 1294, Pietro, già designato successore di Niccolò IV, si recò nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila, dove venne eletto Papa. Evento eccezionale che attirò una folla di centinaia di fedeli, oltre a nobili, cardinali e persino re Carlo II d’Angiò e suo figlio Carlo Martello, che pare lo avessero addirittura “scortato” nel suo lungo viaggio a dorso d’asino. Per ringraziarli di questo inaspettato omaggio, il neo eletto concesse in dono a tutti i presenti la Perdonanza, ossia la remissione dei peccati e l’assoluzione della pena. L’eco fu così straordinaria che L’Aquila ne giovò in fama per lungo tempo, anzi, fino ai giorni nostri, tanto che nel 2019, la Bolla della Perdonanza Celestiana è stata iscritta dall’Unesco alla Lista del Patrimonio Immateriale dell’Umanità.
Oltre che con il consueto pellegrinaggio agostano, il ricordo di questo Papa fuori dagli schemi, che seppe anche innovare la Chiesa di allora, è oggi tramandato con il cosiddetto Cammino di Celestino lungo circa 90 km. Sei le tappe, tracciate sulla Rete Sentieristica Ufficiale del Parco Nazionale della Majella, in parte coincidenti con l’ormai storico Sentiero dello Spirito (segnavia S) e con quelli che era solito percorrere lo stesso Celestino.
La partenza avviene alla Badia Celestiniana di Sulmona e dopo aver toccato Pacentro, Roccacaramanico, Caramanico Terme, Roccamorice e Lettomanoppello si conclude all’Abbazia di S. Liberatore a Maiella nel comune di Serramonacesca. Particolarmente impegnative sono le due tappe che transitano per la vetta del Monte Morrone (2.061 metri) e per la ripida Rava dell’Avellana nella Valle dell’Orfento. Per orientarsi, c’è la Charta Peregrini (o Credenziale del Pellegrino), una sorta di “tessera a punti”, che una volta completata dà diritto a ricevere la Croce di Celestino, il Testimonium che certifica l’intera percorrenza delle tappe.
Il Lazio e i luoghi della cultura monastica
Il Lazio sta alla Terra Santa come Roma a Gerusalemme. In questa semplice equazione si coglie il motivo per cui non c’è zona di questa Regione che non sia disseminata di luoghi consacrati alla spiritualità, ma soprattutto in cui non transiti un itinerario di fede. I Cammini sono in tutto quattro, e sono i quattro più importanti d’Europa.
Tenendo come punto di arrivo e ripartenza la Capitale, il più classico degli itinerari di fede si divide in due tronconi: Via Francigena del Nord, partendo dal confine della Toscana, e Via Francigena del Sud, scendendo verso Minturno e Cassino, al confine con la Campania e il Molise, per proseguire poi fino in Puglia. Questa antica Via, che nella sua completezza tocca anche Regno Unito, Francia e Svizzera, attraversa tutta la provincia di Viterbo, da Proceno a Monterosi passando per Acquapendente, San Lorenzo Nuovo, Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Vetralla, Capranica e Sutri. C’è anche una possibile variante, la Cimina, che ha l’unicità di correre intorno al cratere vulcanico oggi occupato dal Lago di Vico.
Gli altri due Cammini laziali ripercorrono le tracce in vita di San Francesco e San Benedetto, transitando il primo nella “Valle Santa” reatina, e la seconda nella parte interna del Lazio, fra Leonessa e Montecassino, verso l’Umbria.
Vie nate sulla scia della fede, ma che nei secoli sono diventate anche di conquista e di commercio, percorsi di arte e di storia, raccogliendo input culturali dall’Occidente e dall’Oriente. Vie che oggi sono tornate a rivestire un ruolo di “culla” della Cristianità, e allo stesso tempo di strumento prezioso per una conoscenza capillare delle micro realtà territoriali.
Alta Via dei Monti Liguri
Itinerario 06. È siglato con questo numero il percorso del Parco Naturale Regionale del Beigua, parte della AVML, che identifica l’Anello della Badia di Tiglieto. In circa 2 ore di percorrenza, si coprono i 6,4 km che partono dalla Badia di Tigliero e vi fanno ritorno, con un dislivello di soli 100 metri che mette tutti a proprio agio. Al termine, la sensazione che rimane addosso è quella di una “catarsi”, di una libertà fisica e mentale data dall’attraversare luoghi dove il silenzio regna sovrano, in un’alternanza di paesaggi che va dalle tranquille anse sabbiose del torrente Orba a profonde gole scavate nella roccia dall’acqua e dal tempo. Suggestioni religiose che si fondono con quelle della natura più pura.