Novara e Colline Novaresi

Le opere architettoniche di Alessandro Antonelli hanno una sorta di “firma” d’autore, una riconoscibilità che è il fine ultimo di qualsiasi grande artista. Nel caso dell’architetto piemontese, nativo di Ghemme, nel novarese, è la verticalità, quell’aspirazione verso l’alto che tutte le sue principali creazioni mostrano con orgoglio. La più iconica di tutte, ovviamente, è la Mole Antonelliana di Torino, ma nella sua terra, la provincia di Novara, ha lasciato molte tracce, improntate con la stessa filosofia, la medesima grandiosità di proporzioni, stile, impatto visivo. Per scoprire davvero il suo genio, ci sono una serie di itinerari cultural-architettonici, come per esempio quello che tocca i nove Comuni della provincia di Novara in cui si trovano alcune delle architetture civili e religiose antonelliane più mirabili. Qualche esempio? Il Santuario del Santissimo Crocifisso a Boca, datato al 1822, Villa Caccia di Romagnano Sesia, la Chiesa di San Clemente e l’Asilo de’ Medici a Bellinzago Novarese e la cupola della Basilica di San Gaudenzio nel capoluogo di provincia, ardita costruzione terminata nel 1887.

Riviera e Borghi degli Angeli

Skylletion, Minerva Scolacium, Squillace. Il passaggio da un toponimo all’altro nasce dal continuo evolversi di questa cittadina, al centro del Golfo di Squillace, sulla costa ionica della Calabria e prima ancora del Bruzio. Brettii, greci, romani, bizantini, saraceni e normanni si sono succeduti nei secoli, lasciando ciascuno una preziosa eredità fatta di monumenti, arte, reperti oggi conservati nel Museo Vivarium di Scoletti, annesso al Parco Archeologico. La “città di Cassiodoro”, così era detta ai tempi dei romani, si annida in località Roccelletta di Borgia: bastano pochi passi nel Parco e si scoprono l’impianto della colonia con i monumenti più importanti, tratti di strade lastricate, di acquedotti, mausolei, impianti sepolcrali, resti della basilica e di un impianto termale. Il teatro, del I secolo, aveva 5.000 posti, adagiati sul naturale declivio della collina. Dagli scavi del teatro provengono la maggior parte dei reperti recuperati, come i gruppi scultorei ed alcuni elementi architettonici. Qui vicino si trovano poi i resti dell’anfiteatro, la cui costruzione risale all’epoca dell’imperatore Nerva. All’ingresso del parco non si può non notare la “Roccelletta”, la chiesa abbaziale di Santa Maria della Roccella, del XII secolo e di origine normanna, poi utilizzata come fortificazione e perciò detta “il castello”.

Agrigento

Fino a una ventina di anni fa, si poteva camminare liberamente fra le imponenti colonne in stile dorico del Tempio della Concordia, così come fra i resti degli altri edifici della Valle dei Templi di Agrigento. Poi, per questioni di sicurezza e tutela di un patrimonio unico al mondo, tutte le aree archeologiche sono state giustamente protette da transenne che non limitano comunque lo sguardo, libero di ammirare ciò che più di 2.500 anni di vicissitudini storiche non hanno scalfito. La passeggiata che risale l’acropoli dell’antica Akragas è un’emozione continua, di scorci che abbracciano ora il mare, ora la distesa di ulivi del Giardino della Kolymbethra o la città nuova di Agrigento, fino a giungere al Tempio della Concordia, l’unico degli edifici del Parco Archeologico della Valle dei Templi a conservare quasi interamente gli elementi della trabeazione e i due frontoni sui lati Est e Ovest. Realizzato nel V secolo a.C., nel VI d.C. fu adattato al culto cristiano, quando il vescovo di Agrigento Gregorio consacrò la “nuova” chiesa ai Santi Apostoli Pietro e Paolo. Se da una parte tale trasformazione ha tolto qualcosa di ciò che era in origine, dall’altro ha permesso di conservare l’edificio nell’ottimo stato in cui oggi si trova e si ammira.

Costa del Molise

I Trabucchi, o “trabucche” in dialetto locale, si trovano a ridosso della cinta muraria del Borgo Antico, ai piedi del Castello Svevo. Insieme, Trabucchi e Castello, sono i simboli di Termoli e di quella trentina di chilometri della costa molisana. Per ammirarli insieme basta percorrere Montecastello, la via panoramica del Centro Storico, che al suo culmine offre un colpo d’occhio unico: affacciandosi all’antico muro di cinta, lo sguardo spazia da un lato verso il lungomare di Sant’Antonio e il Golfo di Vasto, dall’altro sul centro della città, sul porto, sul litorale di Rio Vivo e sulle Isole Tremiti, già in Puglia.
Ma ora restiamo in Molise, a Termoli, dove bastano pochi passi per transitare dal Medioevo dell’austero fortilizio eretto nel XIII secolo da Federico II di Svevia, interamente in pietra calcarea e arenaria, a quelle “isole flottanti” di legno che sono appunto di Trabucchi, il primo dei quali risale al 1850. Una sorta di monumento storico al duro mestiere di pescatore, che fa ancora bella mostra di sé a Marina di San Pietro. Il consiglio è di dedicarsi prima a una visita al Castello Svevo, location di mostre ed eventi oltre che di numerosi matrimoni civili, e poi di proseguire lungo la Passeggiata dei trabucchi che dal Castello Svevo si snoda lungo le mura fino ad arrivare al Porto.

Alto Molise

Calcatello è il cuore della Valle del Trigno, in provincia di Isernia, ma soprattutto è il luogo che identifica l’antico sito archeologico del Tempio Italico di Pietrabbondante, il più importante santuario dei Sanniti Pentri, risalente alla seconda metà del IV secolo a.C. Come accadde per altri luoghi di culto del Sannio, fu messa mano alla sua architettura più volte, la prima nel III secolo a.C., con la costruzione del cosiddetto tempio ionico, e poi ancora dopo il 217 a.C., anno della distruzione di Annibale, con quella del tempio A. Alla fine del II secolo a.C. venne invece realizzato il complesso del tempio B – teatro, con una struttura tipica dell’età ellenistica.

I primi scavi presero avvio nel 1857, grazie all’interessamento del governo borbonico, che con i numerosi reperti rinvenuti, fra cui armi, elmi e schinieri di ottima fattura, incrementò notevolmente le raccolte dell’attuale Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Una seconda fase di indagini, iniziata nel 1959 dal Prof. Adriano La Regina, ha permesso di capire come il teatro fosse parte integrante del santuario, Pare però che non siano ancora terminate le sorprese a Calcatello, visto che la stessa campagna di scavi è tuttora in corso.

Nel 2002, sul versante occidentale del complesso tempio B-teatro, è riemersa la Domus publica, la cui struttura architettonica permette di intuire una doppia funzione, pubblica e sacrale. Attualmente in fase di studio è un altro sacello composto da tre ambienti, che ha però già restituito i resti di un altare, di una grande base di statua addossata al muro di fondo e alcuni significativi elementi architettonici di recupero.

Sempre nella provincia di Isernia, si trova un’altra importante emergenza culturale dell’Alto Molise, il Museo Storico della Campana, proseguo espositivo della Pontificia Fonderia Marinelli. La meta da raggiungere è Agnone, borgo sin dal Medioevo legato alla produzione di campane, tradizione oggi portata avanti dagli ultimi discendenti dei Marinelli. Si tratta di un’azienda familiare attiva da oltre mille anni, che dal 1924 si fregia dello Stemma Pontificio, dal 1954 della medaglia d’oro “quale premio ambitissimo alla Ditta più anziana per attività e fedeltà al lavoro in campo Nazionale” e che con ogni probabilità è la più antica al mondo nel settore. Fra le tante memorabilia, negli annali di Casa Marinelli c’è l’aneddoto che nel 1339 vide Nicodemo “Campanarus” realizzare per una chiesa del frusinate una campana mastodontica per quell’epoca, pari a circa 2 quintali.
Mentre venendo a tempi più recenti, c’è una data che non si può scordare: il 19 marzo 1995, giorno in cui San Giovanni Paolo II fece loro visita per assistere al miracolo della nascita di una campana. Indimenticabile anche il momento in cui qui furono fuse le nuove campane dell’Abbazia di Montecassino, in seguito alla distruzione dell’edificio durante la Seconda Guerra Mondiale.

Se dunque oggi ad Agnone dominano la scena i Marinelli, un tempo per le vie del borgo era tutto un riecheggiare di colpi di incudine e martello. Per saperne di più su questo antico mestiere, dal 1999 è possibile visitare il Museo Marinelli, dove è conservato un raro esemplare di campana gotica che la tradizione vuole fusa 1000 anni fa proprio qui nel borgo molisano, oltre a manoscritti, antichi documenti e testi rari come l’edizione olandese, del 1664 del “de tintinnabulis”, definita la “bibbia” dell’arte campanaria.

Maremma del Nord

Nell’area della Maremma del Nord si concentrano alcuni dei temi focali di una vacanza in Toscana. Civiltà antiche, aree archeologiche e archeo-minerarie, borghi, luoghi di fede, natura. L’abbrivio lo dà Vetulonia, piccolo borgo nel Comune di Castiglione della Pescaia, dove sono visibili le mura, la necropoli e il Museo Civico Archeologico Isidoro Falchi, con una ricchissima collezione di reperti etruschi di epoche differenti. La civiltà etrusca è protagonista anche nel Parco interprovinciale di Montioni, esteso per quasi 7.000 ettari fra le province di Livorno e Grosseto, toccando i Comuni di Campiglia Marittima, Follonica, Massa Marittima, Piombino e Suvereto. Lungo i percorsi tracciati al suo interno si possono incontrare resti di insediamenti protostorici, etruschi e romani, edifici medievali come la Pievaccia, i ruderi del Castello di Montioni Vecchio, le Terme di Montioni e affascinanti cave di allume abbandonate.

A tal proposito, va detto che la ricchezza principale dell’area della Maremma del Nord è quella delle materie prime nascoste nel sottosuolo, che qui trova evidenze importanti quali il Parco Nazionale delle Colline Metallifere Grossetane, inserito fra i Geoparchi dell’Unesco. La millenaria tradizione della metallurgia e delle attività estrattive fa dunque parte della storia di Follonica, Gavorrano, Massa Marittima, Montieri, Monterotondo Marittimo, Roccastrada e Scarlino, Comuni che messi insieme formano un’area di oltre centomila ettari caratterizzati da un terreno ricco di minerali. Oggi qui si sviluppano percorsi di archeologia industriale, che si sovrappongono a una natura straordinaria e a testimonianze di cultura di vario genere.

Costa degli Etruschi

La Costa degli Etruschi è quel tratto di litorale tirrenico in provincia di Livorno in cui il passato ha lasciato traccia ovunque, a partire dal nome, ispirato dalla cultura dell’antico popolo che qui visse e profilerò. Nella sola Val di Cornia, per esempio, si possono visitare
a Populonia il Parco Archeologico di Baratti e Populonia e il Museo Archeologico del territorio, a Piombino il Museo Archeologico, il Museo del Mare e il Museo del Castello e delle Ceramiche medievali, e a ridosso di Campiglia Marittima il Parco Archeominerario di San Silvestro. Quest’ultimo in particolare si presenta come un mondo a parte, in cui tutto ruota attorno all’attività mineraria che sin dall’antichità ha interessato questa zona della Toscana: 450 ettari di gallerie minerarie e sentieri distribuiti fra il sito della Miniera del Temperino e l’area di Pozzo Earle, dove è allestito il Museo delle Macchine Minerarie e il Museo dei Minatori.

Con il nome di Sistema dei Musei Carducciani si fa invece riferimento ai diversi luoghi legati alla vita e alle opere del poeta Giosuè Carducci, nativo di Castagneto Carducci. In primis il Centro di valorizzazione “Casa Carducci” e poi il Museo Archivio dove sono conservati manoscritti e cimeli.
Suvereto, borgo medievale che di per sé merita una visita, ha fra le sue unicità l’originale Museo Artistico della Bambola, con una collezione di oltre 50 pezzi che tracciano l’evoluzione di questo giocattolo in fatto di stile, costume e materiali.

La Costa degli Etruschi chiude il cerchio con la civiltà antica che l’ha segnata con il Museo Archeologico e l’Area Archeologica e della Villa Romana di San Vincenzino a Cecina, sito datato fra il I e il V secolo d.C., e il Museo Civico Archeologico “Palazzo Bombardieri” di Rosignano Marittimo, inaugurato nel 1955 con una ricca raccolta di arredi funebri di alcune tombe di epoca ellenistica rinvenute nella zona di Castiglioncello.

La valle dell’Esaro

Fra i borghi della Bassa Valle dell’Esaro, in provincia di Cosenza, c’è San Marco Argentano, situato a poco più di 400 metri sul livello del mare, ai piedi dei Monti della Catena Costiera. Per quanto piccolo, nel centro abitato si addensano numerose emergenze architettoniche che costruiscono un percorso a ritroso nel tempo delle molte epoche e dominazioni vissute da questo territorio, dai Brettii ai Lucani, dai coloni della Magna Grecia ai Romani, ai Normanni e così via. La Torre Normanna, la Cattedrale, la Fontana di Sichelgaita, la Cripta Normanna, il Museo Diocesano, la Villa Normanna e i resti di una Villa Termale Romana, custoditi all’interno di un Parco Archeologico.

Cosenza est: la costa Ionica e i fasti della Grande Sibari

Considerando che in tutta Italia, da Nord a Sud, ci sono svariate migliaia di castelli e fortezze, essere annoverati fra quelli meglio conservati del Meridione non è cosa da poco. E’ questo il vanto del Castello di Corigliano Calabro, nel Comune di Corigliano-Rossano, in provincia di Cosenza, borgo che si fa notare da lontano proprio per la mole imponente di questo edificio che sovrasta l’intero abitato. Voluto da Roberto il Guiscardo nell’XI secolo, ha visto nei secoli vari avvicendamenti di potere e proprietà, passando in mano a famiglie prima del Ducato di Calabria, poi del Regno di Napoli e infine delle Due Sicilie. Sfarzoso quasi da reggia è il Salone degli Specchi al piano nobile, realizzato nel Settecento dalla casata dei Saluzzo. Dal 1927 è Monumento Nazionale, custodendo nei suoi vasti ambienti le memorie storiche di questa parte di Calabria, e offrendo sontuosi ambienti per eventi culturali e mostre pittoriche.

Il massiccio del Pollino e popolazione arbresche

Fra i “Borghi più belli d’Italia” ce n’è uno che porta con sé un ricco patrimonio “straniero”, per la precisione albanese. Civita, Çifti in Arbëresh, è uno dei Comuni della provincia di Cosenza che fa della Calabria un’ “enclave” di questa cultura, approdata nel nostro Meridione nel 1470. Alcuni nuclei provenienti dall’Albania si rifugiarono qui per sfuggire alle milizie turche, rimanendo fedeli alle loro tradizioni e alla loro lingua, parlata ancora oggi, e fondando paesi come Acquaformosa, S. Basile, Lungro, Plataci, Frascineto, S. Costantino Albanese, S. Paolo Albanese e, appunto, Civita.

Il borgo si trova a 450 metri di quota, all’interno della Riserva naturale Gole del Raganello e del Parco Nazionale del Pollino, immerso in una vallata chiuda da montagne boscose che pure all’orizzonte guardano sull’azzurro del mare. Civita è per questo noto come “il paese tra le rocce”, o “Il paese del Ponte del Diavolo”, per via del ponte medievale in pietra appena fuori dall’abitato.

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