Marche, provincia di Macerata, città di Urbisaglia. Toponimo che rimanda all’antica Urbs Salvia, a quella “Città della Salute” che attinse il suo nome dalla dea Salus Augusta, cui Ottaviano dedicò un tempio. La colonia romana nacque nel II secolo a.C. e fino al VI d.C ebbe una sua dignità e importanza, come rivelano i resti tutelati dal Parco Archeologico di Urbs Salvia, circa 40 ettari che ne fanno il più importante e vasto scavo delle Marche.

Lungo il chilometro del percorso di visita si può cogliere nella sua interezza la struttura di una tipica città romana: c’è il Serbatoio dell’acquedotto, nel punto più alto del sito, collegato mediante due gallerie parallele alla città sottostante. Poi più in basso il Teatro del I sec. d.C., uno dei più grandi d’Italia e l’unico che conservi consistenti tracce di intonaco dipinto sui laterizi. L’ “Edificio a nicchioni” che collegava i vari livelli della città, ossia teatro e foro. E proseguendo fino ad arrivare ai piedi della collina, la maestosa area sacra, con un tempio minore e un grande tempio con criptoportico, decorato da pregevoli affreschi con soggetti legati alla propaganda augustea e deliziosi riquadri con scene di animali e maschere lunari.

Il sito si completa con i resti della cinta muraria, in alcuni punti alta fino a cinque metri, con l’Anfiteatro, eretto da Lucio Flavio Silva Nonio Basso alla fine del I sec. d.C., e con due imponenti monumenti funerari. Reperti, sculture e quanto di più fragile e prezioso è stato rinvenuto nelle campagne di scavo è oggi visibile presso il Museo Archeologico Statale annesso, che offre uno sguardo d’insieme sulla civilizzazione romana del sito.

Il progetto “Museo Diffuso” è il concept che punta a fare di Macerata Musei – la rete degli spazi espositivi e dei monumenti cittadini gestiti dall’Istituzione Macerata Cultura Biblioteca e Musei – un mezzo per mettere a punto collaborazioni strategiche fra i principali attori della vita culturale del territorio e gli operatori economici dei turismo. Rappresentativi a tal proposito eventi come Musicultura, rassegna che ogni anno si tiene al Teatro Lauro Rossi, e lo Sferisterio Opera Festival, ambientato nella suggestiva cornice dello Sferisterio. Un’arena semiellittica all’aperto creata nel 1823 per ospitare partite del pallone col bracciale, un gioco all’ora molto in voga, e dal 1967 scenario di questo e altri numerosi eventi culturali.

Zolfare siciliane

Fino al 1955, il borgo agricolo di Aidone nella campagna di Enna era semplicemente il “balcone di Sicilia”, noto per la magnifica vista sulla Piana di Catania, l’Etna e i Monti Erei. Poi, la scoperta dei resti di un antico insediamento rivelatosi fra i più importanti della Sicilia Orientale ha portato alla realizzazione del Parco Archeologico di Morgantina e Villa Romana del Casale (dal 1997 Patrimonio dell’Umanità), e quindi alla ridefinizione di Aidone come meta culturale di primo piano. Le tracce più antiche relative a Morgantina risalgono al 2100-1600 a.C., ma fu durante il periodo della dominazione greca, fra la metà del V secolo e il I a.C., che la città accrebbe il suo prestigio diventando uno dei centri commerciali dell’entroterra siculo più fiorenti, seguito poi da una rapida decadenza e dalla distruzione per mano di Ottaviano.

Il Parco Archeologico di Morgantina copre oggi circa 20 ettari e comprende l’Agorà, la Stoà, una serie di santuari, pritaneo, teatro, granaio, fornace, macello e alcune abitazioni private più o meno ricche di mosaici e dettagli architettonici. Fra le più belle si segnalano la Casa del Capitello Dorico, del Mosaico di Ganimede, della Cisterna ad Arco, del Magistrato. Dopo la visita del sito è d’obbligo quella al Museo Archeologico di Aidone, allestito dal 1984 all’interno dell’ex Convento dei Cappuccini: custodisce tutti i preziosi reperti rinvenuti nel corso delle varie campagne di scavo nella zona, e dal 2011, dopo un lungo contenzioso fra il Governo italiano da una parte e il Getty Museum di Malibu e il MET di New York dall’altra, anche la celebre Venere di Morgantina e il cosiddetto Tesoro di Morgantina.

Per cogliere l’opulenza della vita in epoca romana tardo imperiale bisogna invece spostarsi di qualche chilometro, a Piazza Armerina, per visitare la Villa Romana del Casale, imponente nella sua struttura con decine di ambienti suddivisi in quattro nuclei separati e sorprendente per gli oltre 3.500 mq di mosaici che la decorano. I quattro nuclei sono costituiti da ingresso monumentale a tre arcate con cortile a ferro di cavallo, corpo centrale organizzato attorno a un peristilio, un grande spazio di disimpegno con peristilio e un articolato complesso termale.

Sito Archeologico di Vassallaggi

A quanti euro corrispondessero 64 onze non è dato sapere, ma questo fu il compenso che nel 1855 il pittore gelese Emanuele Catanese ricevette per realizzare un ciclo di affreschi sulla vita di Giuseppe nella Chiesa di San Giuseppe a San Cataldo, provincia di Caltanissetta L’edificio risale a due secoli prima, precisamente al 1660, ha un impianto a tre navate con cripta e una facciata tardo-rinascimentale con portale a tribuna affiancato da due portali più piccoli. La chiesa conserva al suo interno un piccolo gioiello: un organo a canne realizzato da Pasquale Gueli, discendente della celebre famiglia di organari di Caltanissetta che fra Settecento e Ottocento firmò alcuni degli strumenti più belli presenti ancora oggi in Sicilia. Non solo. La chiesa era un tempo amministrata dalla Confraternita di San Giuseppe che fra i suoi compiti aveva quello di provvedere a dare degna sepoltura ai poveri del paese nella cripta, oggi non più accessibile, ma che in questo modo è diventata la memoria di San Cataldo.

Torino e Area Metropolitana

Tremila ettari di verde recintato sono un bel record, che collocano il Parco della Mandria, annesso alla Venaria Reale, alle porte di Torino, al primo posto per dimensioni in Europa. Dopo tutto, questa era una delle tenute di caccia di Casa Savoia, e ciò che vediamo oggi altro non è che quanto è stato salvato di un’area ancora più vasta, che arrivava, si dice, fino al confine con la Francia. In questo mondo a parte che è la Mandria, dove ci si aspetta quasi di veder sbucare da un momento all’altro una carrozza dorata, si trovano il Castello della Mandria – dimora di Vittorio Emanuele II e della Bella Rosina – la Villa dei Laghi, la Bizzarria, numerose cascine d’epoca e i resti di un ricetto medievale. Per esplorare questa vastità di boschi e prati, dove di sovente si incontrano cervi e animali selvatici, c’è una modalità perfettamente in tema: è la Vintage Experience che comprende il noleggio di una spider d’epoca e un pranzo (da martedì a domenica da marzo a novembre) o una cena (venerdì e sanato da giugno ad agosto) al ristorante interno alla Reggia, il Patio dei Giardini.

Alessandria

AcdB è l’acronimo che identifica il museo Alessandria Città delle Biciclette, un omaggio ai molti campioni che il capoluogo di provincia piemontese seppe sfornare nell’età eroica del ciclismo, ossia dai primi anni dell’unità nazionale al primo conflitto mondiale e oltre.

A importare la bicicletta in Italia fu nel 1867 il birraio alessandrino Carlo Michel, il primo a usare questo mezzo per spostarsi per lavoro ma anche per godere della bellezza del suo territorio. Memoria e identità sono dunque il patrimonio espresso all’AcdB, in una provincia che ha dato i natali a eroi delle due ruote come Coppi, Girardengo, Cuniolo, Malabrocca, Meazzo, e anche per le famiglie dei giornalisti che hanno prestato servizio per amplificarne la fama e quindi la diffusione come sport. AcdB racconta le storie dell’artigiano Giovanni Maino, di Eliso Rivera, cofondatore della “Gazzetta dello Sport”, delle operaie della “Borsalino” in sella alle inseparabili bici, del Circolo Velocipedisti Alessandrino; della rivalità tra il tortonese Giovanni Cuniolo (“Manina”) e l’astigiano Giovanni Gerbi, (“Diavolo Rosso”), fino alle sfide e vittorie di Costante Girardengo e Fausto Coppi.

Il Museo di Alessandria con il museo a cielo aperto di Castellania e la sua Casa Coppi e con quello dei Campionissimi di Novi Ligure crea a tutti gli effetti un sistema che punta a far conoscere il Monferrato e le sue eccellenze: cultura, storia, arte, natura e benessere da raggiungere presso le stazioni termali della zona ma anche su due ruote. AcdB gode del gemellaggio con il Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo di Magreglio, in provincia di Como.

Città di Reggio Calabria

Nel centro di Reggio Calabria, tra la Via Aschenez e la Via Possidonea, sorge il Castello Aragonese, la principale fortificazione della città, che insieme ai Bronzi di Riace è considerato uno dei principali simboli storici del capoluogo calabrese. Un’architettura militare imponente, che dal 1956 accoglie l’osservatorio dell’Istituto Nazionale di Geofisica.

Al piano terra del Teatro Comunale “F. Cilea”, edificio realizzato a partire dal 1920 su progetto degli ingegneri Domenico De Simone e Carlo Laviny e poi ristrutturato nel 2006, si trova invece la Pinacoteca Civica, con una ricca raccolta di opere pittoriche derivate anche da lasciti e donazioni di privati. Fra i capolavori da non perdere, si segnalano due polittici di Antonello da Messina.

Un terzo esempio di “riuso” è quello della Biblioteca Comunale di Reggio Calabria, che ospita il Museo Corrado Alvaro: un’intera sala conserva gli arredi, i tappeti, i libri, i quadri e la scrivania dello scrittore, donati dalla moglie Laura e dal figlio Massimo

Luoghi del commissario Montalbano

Come parte del sito Unesco denominato “Città tardo-barocche della Val di Noto”, Ragusa è una meta imprescindibile in un viaggio alla scoperta dell’affascinante Sicilia. Per prima cosa, Ragusa ha due anime, la cosiddetta “Città Alta”, e “Ragusa Ibla”, che insieme ripercorrono quasi quattromila anni di storia. Evento cardine della sua esistenza fu, come per gran parte dei centri abitati della Sicilia Orientale, il terremoto del 1693, catastrofe che uccise quasi 5.000 persone e rase al suolo molti edifici. Nacque così “Ragusa Superiore”, o Alta, mentre l’aristocrazia si impegnò alla ricostruzione della parte antica, vale a dire “Ragusa Ibla”. L’elemento architettonico barocco che è oggi la “fotografia” principale della destinazione si ritrova soprattutto nella “Città Alta”, attorno alla Cattedrale di San Giovanni Battista, dei primi del XVIII secolo, straordinaria quinta teatrale diventata famosa nel mondo grazie a serie televisive come “Il commissario Montalbano”, ispirata ai romanzi dell’agrigentino Andrea Camilleri. Vicino alla Cattedrale si trova il Museo Archeologico Regionale Ibleo, con una ricca raccolta di manufatti che vanno dal periodo preistorico a quello tardo romano

Terre di San Valentino

Carsulae – Sydney. Migliaia di chilometri di distanza, eppure questa piccola città in provincia di Terni e la megalopoli australiana sono legate da un filo, in grado di riportarci indietro nel tempo di circa duemila e cinquecento anni.

Sorta nel V secolo a.C., si può quasi dire che Carsulae sia stata scoperta più e più volte. Nel suo destino, che ha attraversato più di venticinque secoli, le campagne di scavo sono infatti state molteplici, a partire dal Cinquecento in poi, fino alle più recenti guidate appunto dalla Maquarie University di Sydney.

Sebbene i primi insediamenti risalgano all’epoca pre-romana, è con la costruzione della Via consolare Flaminia, nel 221 a.C., che la città vive il suo periodo di massimo splendore, di cui oggi sono stati riportati alla luce una grande quantità di monumenti e di strutture edilizie, oltre ad una serie di iscrizioni. Simbolo del sito archeologico è il cosiddetto Arco di San Damiano, insieme all’Anfiteatro, ai Tempi gemelli e a ciò che rimane delle Terme.

Sacro Monte di Oropa

Grandioso. Guardando la spianata su cui sorge il Santuario di Oropa, circondato dalla corona delle Alpi Biellesi, non resta che pensare questo, che è semplicemente grandioso. Il più importante e vasto santuario delle Alpi, dal 2003 dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco insieme al sistema di Sacri Monti di Piemonte e Lombardia, richiederebbe una giornata intera per essere visitato a dovere: si compone infatti di una serie di edifici, costruiti nel corso di secoli a partire probabilmente dal IV d.C. per volere di Sant’Eusebio, primo vescovo di Vercelli e del Piemonte. Le prime notizie certe si hanno invece nel 1207, quando in una Bolla papale si fa riferimento a due chiese in quei di Oropa, risalenti all’VIII secolo. Fu poi dal Quattrocento che le famiglie biellesi iniziarono a costruire case private per ospitare i numerosi pellegrini che giungevano qui per venerare la Madonna Nera. La maggior parte di ciò che vediamo oggi è invece frutto della devozione di Casa Savoia, che a partire dalla metà del XVII secolo mise a disposizione i suoi più grandi architetti – l’Arduzzi, lo Juvarra e il Guarini – per rendere spettacolare il Santuario. E ci riuscirono di certo.

Nel complesso si distinguono pertanto la Basilica Antica del Seicento, che al suo interno custodisce il sacello eusebiano decorato da preziosi affreschi del Trecento e la statua della Madonna Nera, realizzata nel Duecento in legno di cirmolo da uno scultore valdostano; la Basilica Superiore (o Chiesa Nuova), la cui realizzazione richiese più di un secolo di lavori. Iniziata nel 1885, fu portata avanti nonostante le due guerre, per essere infine consacrata nel 1960. Di questo edificio, si notano soprattutto le dimensioni mastodontiche della cupola che dominano tutta la valle: 33 metri di diametro per 80 metri di altezza.

Ma non è finita. Il Santuario comprende anche le 12 cappelle del Sacro Monte di Oropa, popolate di statue di terracotta policroma dedicate alla storia della vita di Maria. Costruito tra il 1620 e il 1720, richiese la collaborazione di alcuni dei più grandi artisti dell’epoca, che insieme realizzarono un vero e proprio paesaggio sacralizzato.

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