Eugubino Alto Chiascio

L’Umbria è nota per i suoi centro storici, fra i più belli e meglio conservati, e molti di questi si trovano nella zona attorno a Gubbio. Una cittadina che visse il suo momento più fortunato fra il XIII e il XIV secolo, periodo di cui si possono ancora leggere sul territorio numerose tracce. La Cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo, Palazzo dei Priori e Palazzo del Capitano del Popolo sono solo un esempio del ricco patrimonio storico culturale che fa di Gubbio una meta turistica d’eccellenza, oltre che un perfetto set cinematografico. Il successo della serie “Don Matteo” ha per esempio portato la sua fama oltralpe, dove peraltro era già nota per la Festa dei Ceri.

Il Museo Civico, ricavato nel Palazzo dei Consoli e affacciato su Piazza Grande, ripercorre il passato della città, attraverso reperti preziosi e rarità come le sette tavole bronzee, note come “Tavole Eugubine”, incise tra il II e I secolo a.C., scritte in parte in lingua umbra e considerate uno dei più importanti documenti italici. Del periodo romano rimangono da visitare il Teatro romano, della fine del I secolo a.C., e il Mausoleo, ciò che resta di una tomba sontuosa. Nel Palazzo dei Canonici è invece allestito il Museo Diocesano, raccolta d’arte che ripercorre la lunga storia della Diocesi eugubina.

Splendido anche Palazzo Ducale, voluto da Federico da Montefeltro tra il 1475 e il 1480, probabilmente su progetto di Francesco di Giorgio Martini, e oggi sede museale. In cima a Monte Ingino sorge la Basilica di Sant’Ubaldo, al cui interno sono conservati i famosi Ceri di Gubbio e l’urna con le spoglie del santo patrono. E’ infatti da qui che ogni anno, il 15 maggio, prende avvio la corsa più celebre d’Italia, che coinvolge tutti i cittadini e migliaia di turisti provenienti da ogni dove. Chi vuole giungere fin quassù ha due alternative: o la passeggiata che dal Centro Storico porta alla Cattedrale, ripida ma molto panoramica; o una comoda seggiovia.

Appena fuori dall’abitato c’è la Chiesa di San Francesco, edificata nella metà del XIII secolo nel luogo in cui si trovava il fondaco degli Spadalonga: furono proprio loro ad accogliere il “Poverello di Assisi” dopo la rinuncia ai beni paterni e di cui ancora oggi rimangono alcuni resti.

Sempre legata alla memoria di San Francesco è la chiesa a lui dedicata a Costacciaro, con facciata in pietra calcarea del monte Cucco, il “Borgo didattico” e il Centro escursionistico naturalistico e speleologico, ubicato nell’ex monastero delle Benedettine, dette “Santucce” e il Museo-laboratorio del Parco di Monte Cucco, situato nell’ex chiesa di San Marco evangelista.

A Fossato di Vico, da visitare sono il vecchio Palazzo comunale, la Torre dell’Orologio costruito dai fratelli Gricci, la Torre merlata della porta d’ingresso, e la Chiesa di San Pietro, in stile gotico francese e la Chiesa di San Benedetto, del Trecento. Sopra Gualdo Tadino spicca la Rocca Flea, architettura militare del XII secolo, ricostruita da Federico II nel 1247 e recentemente restaurata, sede del Museo Civico ricco di sculture, dipinti, ceramiche antiche e reperti archeologici. La Cattedrale di San Benedetto, la Chiesa di Santa Maria dei Raccomandati e la Chiesa di San Francesco creano invece un itinerario religioso nel piccolo centro che vale la sosta.
Anche a Sigillo sono gli edifici religiosi a meritare attenzione: la Chiesa di Sant’Andrea, la Chiesa di Sant’Agostino, la Chiesa di Sant’Anna, e la Chiesa delle Monache Agostiniane.
Chiude il viaggio il Castello di Valfabbrica, le cui origini risalgono al IX secolo, periodo in cui era sotto il dominio del Monastero Benedettino di Santa Maria. Del monastero rimane solo la Chiesa di Santa Maria Assunta, ampiamente rimaneggiata, con affreschi di scuola umbra del XIV secolo, ma tanto basta per intuirne la passata importanza.

Rieti

Un tempo, dove passavano le vie consolare arrivavano ricchezza e sviluppo. Il Ponte Romano di Rieti, datato al III secolo a.C., era parte della Via Salaria, che come dice il nome, tracciava il percorso di una delle merci più rare e preziose, il sale. Il ponte era il punto di accesso verso sud, e il collegamento tra Centro Storico e il quartiere Borgo. Oggi, quel ponte non c’è più, o meglio, ciò che ne rimane dopo la demolizione fatta negli anni Trenta, è adagiato sul fondale del Velino, a fianco del ponte moderno costruito nel dopoguerra, più alto e adeguato al nuovo corso del fiume.

Una delle attrazioni della città è il Teatro Flavio Vespasiano, costruito alla fine dell’Ottocento e con un’acustica considerata la migliore d’Italia e una delle migliori al mondo, tanto che ogni anno vi si svolgono il Concorso Internazionale per le nuove voci della lirica “Mattia Battistini” e il Concorso Nazionale per giovani attori, oltre al Reate Festival e al Rieti Danza Festival. Risale invece al 1283 il Palazzo Vescovile, ex dimora di diversi pontefici, il cui piano terra è caratterizzato da maestose volte a crociera gotiche a da due navate, sorrette da sei pilastri. Al primo piano si trova invece il Salone delle udienze, che dal 2005 ospita la pinacoteca del Museo Diocesano. Qui accanto si trova infatti la Cattedrale. Coevo, ma con una facciata tardobarocca, è il Palazzo Comunale, sede del municipio oltre che del Museo Civico – la cui sezione archeologica è collocata a breve distanza nell’ex monastero di Santa Lucia -, e il più importante di Piazza Vittorio Emanuele II. Qui sorge anche Palazzo Dosi Delfin, che ospita la Sabina Universitas, dove si mischiano elementi neoclassici e barocchi. Ha invece foggia rinascimentale il Palazzo Vincentini, su piazza Cesare Battisti e sede della prefettura. La “sfilata” dei palazzi d’epoca continua lungo Via Roma, l’antico Cardo, dove si trova Palazzo Vecchiarelli, realizzato sul finire del XVI secolo su progetto di Carlo Maderno. Palazzo Vincenti Mareri risalente al XIX secolo, è la residenza storica dei conti Vincenti Mareri: il tocco neoclassico che lo caratterizza è di uno dei maestri dell’epoca, Giuseppe Valadier, che lo ingrandì fondendolo con i preesistenti palazzi degli Aligeri e dei Cerroni. Al di là dei due portali in bugnato, si sviluppa un insospettabile giardino all’italiana con una fontana su cui si trova una statua in terracotta di Cerere, copia di un originale romano.

Quanto alla cinta muraria reatina, se quella di epoca romana è in gran parte scomparsa, quella medievale del XIII secolo è tra le più imponenti e meglio conservate del Lazio, con cinque porte di accesso. Resti romani si trovano invece sotto il manto stradale di Via Roma, sorretto dagli archi del viadotto del III secolo a.C., proseguimento della Via Salaria.
Chi volesse vedere tale meraviglia, può prenotare una delle visite guidate alla Rieti sotterranea, che si snoda tra le cantine dei palazzi nobiliari che fiancheggiano la via.

Piazza San Rufo riporta invece al periodo medievale, da visitare perché nell’omonima chiesa che vi si affaccia si individua l’esatta collocazione del centro geografico della penisola italiana (Umbilicus Italiae). In virtù di questa sua fortunata geolocalizzazione, Rieti è stata scelta per la collocazione di un curioso monumento in Piazza Cavour: il monumento dedicato alla lira italiana, inaugurato il 1º marzo 2003 all’indomani dell’introduzione dell’Euro. Realizzata con la fusione di 2 200 000 monete da 200 lire presso le Fonderie Caggiati di Parma, su disegno di Daniela Fusco, l’opera rappresenta l’Italia turrita che sostiene una grande moneta da una Lira, mentre su uno dei tanti drappi che l’avvolgono è impressa la scritta “L’Italia per la Lira”. La statua è rivolta verso il Ponte Romano, mentre su un lato scorre un piccolo rivolo d’acqua che simboleggia il fiume Velino, il simbolo della ricchezza di Rieti e della sua provincia: l’acqua.

Tuderte

Mura fortificate, castelli, piazze su cui affacciano palazzi del potere e luoghi di culto, vicoli e strade tortuose, un tempo difesa contro i numerosi attacchi nemici. Questo impianto urbanistico si ripete ovunque in Umbria, nelle città d’arte come nei piccoli borghi, nei cui dintorni si scoprono spesso siti etruschi e romani, abbazie, santuari e pievi dalle atmosfere che invitano alla meditazione.

Ne è un esempio Todi, arroccata su un promontorio che domina la piana sottostante, e che nel suo Centro Storico raccoglie edifici di varie epoche, dall’arte etrusca alla romanica, dalla gotica alla rinascimentale e alla barocca, e trova fra i suoi simboli il millenario Tempio di San Fortunato. A ben guardare, la mole dell’edificio sembra sovradimensionata rispetto a tutta Todi, spiccando fra i tetti del nucleo urbano. Proprio al suo interno, nella cripta, è custodito il monumento funebre di Beato Jacopone da Todi, la cui fama come uomo religioso e letterato, ha ampliato anche quella della meta turistica. Poco distante si trova il Museo Civico, che ospita una ricca collezione di monete, ceramiche e oggetti di epoca etrusca e romana. Poi, è una sequenza di palazzi e chiese: la Cattedrale, la chiesa di S. Ilario, le Fonti Scarnabecco, il Foro Romano, i Nicchioni e le Cisterne romane che si trovano sotto la celebre Piazza medioevale. Sulla piazza, tra le più belle d’Italia, si affacciano tre importanti edifici di epoca medievale: il Palazzo dei Priori, il Palazzo del Popolo e il Palazzo del Capitano del Popolo, mentre bisogna uscire dalle mura per imbattersi nel Tempio di Santa Maria della Consolazione, il cui progetto fu firmato nientemeno che dal Bramante.

Da qui, si può partire per un itinerario che vede come tappe Collazzone, con la cripta della Chiesa di San Lorenzo, la Chiesa di San Savino a Fratta Todina, e Marsciano, oggetto di un attento restauro che ha toccato anche la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, patrono della città. Al suo interno, meritano un minuto di contemplazione un dipinto della scuola del Perugino, un crocifisso ligneo ottocentesco e un ciborio in legno del Settecento.
A Marsciano, noto per la produzione del laterizio, ha sede il Museo Dinamico del Laterizio e delle Terrecotte, che si articola sul territorio percorrendo i luoghi della civiltà contadina, artigianale e industriale. Nucleo centrale di questa esposizione diffusa è Palazzo Pietromarchi, residenza nobiliare costruita nel ‘300 dalla famiglia dei Conti Bulgarelli di Marsciano, dove sono ospitate una sezione dedicata alle terrecotte, una dedicata ai laterizi e un affresco di scuola del Pinturicchio degli inizi del XVI secolo.

Una preziosa tela del 1595, raffigurante una Madonna con Bambino coronata di angeli tra S. Felice e San Sebastiano, è custodita nella Chiesa di San Sebastiano a Massa Martana, mentre il gioiello del borgo di Monte Castello di Vibio è il Teatro della Concordia, che con soli 99 posti fra palchi e platea, è il teatro più piccolo del mondo.

Spoletino

Il Duomo di Spoleto, con la sua caratteristica facciata bizantineggiante ricoperta da un mosaico, è l’emblema della città del “Festival dei Due Mondi”, evento dedicato a tutte le arti magicamente inserito in un luogo che parla di arte.

Oltre al Duomo, molti altri sono gli edifici religiosi che meritano attenzione, fra cui la Chiesa di San Paolo Inter Vineas e la Chiesa di San Pietro, straordinario belvecdere su tutta Spoleto fino al possente Ponte delle Torri, che porta alla Rocca albornoziana al monte, fortilizio costruito a partire dal 1360 da Matteo di Giovannello, detto il Gattapone. Oltre le mura si trova anche la lecceta sempreverde del “bosco sacro” di Monteluco, che invita a godersi la natura umbra.

Nella sua lunga storia, Spoleto ha visto passare di qui numerose personalità, fra cui i pontefici Nicolo V, Pio II, Sisto IV, Giulio II, Cesare Borgia, detto il Valentino, e persino sua sorella, la celeberrima Lucrezia. Nominata reggente del Ducato di Spoleto dal padre, Lucrezia soggiornò nella città umbra nel 1499, per alcuni mesi, tornandoci poi nel 1502. Per sapere di più di quel glorioso periodo – il Ducato fu fondato nel 570, in seguito alla conquista longobarda – si può visitare il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto, allestito all’interno della Rocca.

Nel Centro Storico si trovano inoltre il Teatro Romano, sede del Museo Nazionale Archeologico di Spoleto, che documenta il processo di formazione del centro urbano di Spoleto, e la Basilica di San Salvatore, un interessante monumento di origini paleocristiane (IV-V secolo), Patrimonio Mondiale dell’Unesco come parte del sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere” (568-774 d.C.), ma anche il palazzo Collicola, che ospita il Museo Palazzo Collicola Arti Visive – Carandente. Si fregia del marchio Unesco anche il Tempietto del Clitunno, eretto nel V secolo d.C. non lontano dalla città.

Valnerina

La Valnerina, in provincia di Perugia, è indiscutibilmente nota per la sua natura, ma basta guardarsi in giro per accorgersi che ovunque la mano dell’uomo ha lasciato esempi importanti di architettura e arte. L’incipit di questo tour all’insegna della bellezza può essere Cascia, che accoglie pellegrini e visitatori nella Collegiata di Santa Maria e nel Santuario di Santa Rita, eretto nel Novecento per ospitare le spoglie della Santa. A Norcia non si può che rimanere colpiti dalle profonde ferite lasciate dall’ultimo sisma, a partire dalla Basilica di San Benedetto, dedicata al Santo Patrono d’Europa, norcino Doc, oggi in fase di ricostruzione.

Attorno a un eremo pre-benedettino fondato dal monaco siriano Eutizio nel V secolo sarebbe sorto Preci, borgo non lontano da Norcia. L’insediamento, molto compatto, è in gran parte cinquecentesco, con palazzi gentilizi che ricordano le numerose famiglie di medici preciani. Sì, medici, perché Preci fu sede di una scuola chirurgica di fama mondiale che traeva origine dalle conoscenze mediche dei monaci siriani insediatisi nella vicina Valle Castoriana. L’Abbazia stessa era dotata di un’infermeria e di un’importante biblioteca, e fu per secoli il cuore di questa attività, il centro dove quest’arte medica ebbe origine. Nel borgo vale la pena visitare anche la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria e la Chiesa di Santa Caterina, oggi sede del Museo di Chirurgia Preciana.

Ci si dedicava invece alla coltivazione e lavorazione della canapa a Sant’Anatolia di Narco, di cui si può sapere tutto nel locale Museo della Canapa. Non lontano da qui si visita Poggiodomo, che con meno di 200 abitanti è il comune più piccolo della provincia di Perugia. Ben diverso doveva essere nei tempi addietro, essendo stato meta prediletta di monaci, eremiti e mistici e, nella Seconda Guerra, di ribelli partigiani.

Il tour nella Valnerina non può che avere come ultima tappa Vallo di Nera, appollaiato su un poggio che domina tutta la valle e con numerose antiche torri di difesa oggi trasformate in abitazioni. Fra i vicoli e le scalette ripide, la chiesa di Santa Maria con annesso convento e chiostro è quasi un’apparizione, che cela al suo interno affreschi di Cola di Pietro da Camerino e di Francesco di Antonio.

Alta Valle del Tevere

Luca Signorelli, al secolo Luca d’Egidio di Ventura, nacque e morì a Cortona, in Toscana, e nei suoi settant’anni di vita, fra il 1450 e il 1523, realizzò opere notevoli un po’ in tutta Italia, fra cui anche il Testamento di Mosè nientemeno che nella Cappella Sistina in Vaticano. Signorelli, insieme a Niccolò Circignani, ricevette committenze anche in Umbria, fra cui una Deposizione dalla Confraternita della Santa Croce per l’omonima chiesa, oggi museo, dove può essere ammirata insieme a una Pala del Pomarancio. La Trasfigurazione di quest’ultimo si trova invece nella Chiesa Collegiata, altro capolavoro di Umbertide. Opere di entrambi questi autori si trovano nella Pinacoteca di Città di Castello, così come a Morra, dove il Signorelli dipinse per l’Oratorio di S. Crescentino la Passione di Cristo, mentre a Orvieto affrescò le pareti della Cappella di S. Brizio in Duomo, raccontando il Giudizio Universale che diventò il suo capolavoro assoluto, così ammirato da Michelangelo da trarne ispirazione per la Sistina.

Nel piccolo borgo di Montone spicca la Rocca, fatta restaurare dal capitano di ventura Andrea “Braccio” Fortebraccio. A suo figlio Carlo si deve invece l’opera commissionata a Bartolomeo Caporali, un Sant’Antonio di Padova tra quattro angeli, San Giovanni Battista, l’Arcangelo Raffaele e Tobiolo (1491), come decorazione per un altare votivo. Entrambe le opere sono in mostra a Montone, al Museo Civico di San Francesco.

Accanto a così tanti capolavori rinascimentali e non solo, nell’Alta Valle del Tevere e più in generale in provincia di Perugia troviamo anche molta arte contemporanea. Città di Castello per esempio è la città di Alberto Burri, autore di quadri e sculture realizzati con materiali di scarto e oggi custoditi nel quattrocentesco Palazzo Albizzini: restaurato sotto le direttive di Burri, raccoglie pitture, sculture, grafiche e bozzetti datati fra il 1948 e il 1989. Altre 128 opere, risalenti però al periodo compreso fra il 1974 e il 1993 e divise in cicli, sono conservate negli Ex seccatoi del Tabacco nella periferia meridionale di Città di Castello. Questa era un tempo zona dedita alla coltivazione del tabacco, come testimonia il Museo della Storia e Scienza del Tabacco di San Giustino.

Pietralunga si fa invece notare per due motivi: il tratto di strada romana, detto diverticulum, che collegava l’alta Umbria, ossia Città di Castello, Gubbio e Perugia, attraverso Pietralunga, alla via consolare Flaminia, in prossimità di Cagli, e per il Museo ornitologico-naturalistico, dove è conservata un’importante raccolta di specie di volatili.

Trasimeno

Pietro di Cristoforo Vannucci, 1446 Città della Pieve, 1523 Fontignano, noto come Pietro Perugino, o semplicemente Il Perugino o Il Divin Pittore. Un’esistenza trascorsa a dare forma e volto a santi e madonne rimaste nella storia dell’arte, ma soprattutto vissuta attorno al Lago Trasimeno. Un Comprensorio, quello del Trasimeno, denso di mete per appassionati d’arte, a partire dal borgo d’origine del Divin Pittore. A Città della Pieve, il suo illustre cittadino ha lasciato in eredità l’Adorazione dei Magi e Il Battesimo di Cristo, realizzati nel 1510, e la Madonna In Gloria tra i Santi protettori Gervasio e Protasio, conservati nella bellissima Cattedrale dei SS. Gervasio e Protasio. Nella Chiesa di Santa Maria dei Servi, appena fuori le mura, nel Museo Civico Diocesano si ammira un altro importante quadro del Perugino: la Deposizione della Croce, del 1517, considerata dai critici l’opera più importante della sua vecchiaia. In omaggio alla memoria del Maestro, fra Piazza del Duomo e Via Vittorio Veneto, c’è oggi una lapide che segna il punto esatto dove un tempo sorgeva la sua casa natale.

In pochi minuti da qui si arriva a Panicale, fra i “Borghi più Belli d’Italia” grazie all’indubbio stato di conservazione del suo Centro Storico medievale, che si sviluppa su tre livelli diversi e attorno ad altrettante piazze, fino ad arrivare a quella più in alto al cospetto del Palazzo del Podestà. Fra i tesori che merita attenzione c’è l’opera del Perugino intitolata Martirio di San Sebastiano, un’intera parete affrescata dall’artista nel 1505 all’interno della Chiesa di San Sebastiano.
Nell’ex chiesa di Sant’Agostino, ha invece sede il Museo del Tulle, dedicato ad Anita Belleschi Grifoni, la panicalese che ripropose agli inizi del Novecento un particolare tipo di ricamo su tulle denominato “Ars Panicalensis”. Un modo per tramandare arti antiche, come accade nel vicino borgo di Piegaro: meta, il Museo del Vetro, in un’ex fabbrica di vetri ora ripensata in chiave didattica.

Perugino

Nel centro storico di Perugia, per “sfogliare” le pagine del suo passato lungo più di tremila anni ci sono oggi una serie di percorsi di trekking urbano identificati come Perugia Sotterranea. I primi a insediarsi sull’Acropoli – che qui ha la particolarità di sorgere su una serie di alture asimmetriche – furono gli Umbri, cui seguirono gli Etruschi, che ne fecero una delle lucumonie più importanti e belle.

Uno degli itinerari più interessanti è sicuramente quello che parte dal Museo del Capitolo di San Lorenzo, accanto all’omonima Cattedrale, che consente di ripercorrere a ritroso l’evolversi dell’Acropoli dagli Etruschi in poi. Una scalinata laterale al chiostro della Canonica conduce alla Sala del Conclave, chiamata così in ricordo della sua antica funzione: questo fu infatti il luogo dove furono eletti ben quattro Papi, Onorio III, Onorio IV, Celestino V e Clemente V. Da qui, si prosegue verso i resti delle mura etrusche visibili in più punti, anche sul Colle Landone e sul Colle del Sole, fino a raggiungere un’antica strada, affascinante con i suoi solchi incisi da ruote di carri transitati secoli e secoli fa.

Il resto della città ci riporta invece all’epoca medievale, periodo già florido culturalmente, come testimonia l’Università degli Studi, fondata nel 1308 e quindi fra le più antiche d’Italia e del mondo. Anche l’arte fu sempre un fiore all’occhiello di Perugia, dando i natali a numerosi protagonisti del passato: fra questi spiccano Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino, e Bernardino di Betto Betti, meglio noto come il Pinturicchio. Durante il Rinascimento, la città fu anche “centro” di formazione per numerosi altri personaggi destinati a lasciare il segno, come Raffaello Sanzio, Piero della Francesca e Luca Signorelli. Non è quindi un caso se nel 1570 nasceva l’Accademia di belle arti Pietro Vannucci, la seconda più antica d’Italia.
Si deve invece andare in visita al Nobile Collegio del Cambio e alla Galleria Nazionale dell’Umbria per ammirare molti dei capolavori del Maestro Perugino, excursus su tela che ripercorre tutte le fasi della sua carriera pittorica.

Assisano

Anno 2000, anno del Giubileo. Sarà un caso, ma è stato proprio in quel momento significativo per la Cristianità che Assisi e gli altri luoghi legati alla vita di San Francesco sono entrati finalmente a far parte del Patrimonio dell’Umanità.
Ma anche escludendo tutto ciò che riguarda direttamente la figura del Santo Patrono d’Italia, il Comprensorio Assisano rimane una terra ricca di storia e arte. Seguendo per esempio le molte tracce lasciate da Giotto, autore del meraviglioso ciclo di affreschi della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi, si arriva nella Chiesa di Sant’Andrea Apostolo a Spello, che conserva due opere riconducibili alla sua scuola: l’affresco della “Madonna con il Bambino in trono, due angeli, Sant’Antonio abate, San Giacomo pellegrino e due committenti” e il Crocefisso, attribuito al Maestro espressionista di Santa Chiara. In particolare, per quest’ultimo si tratta di un crocefisso sofferente, introdotto proprio da Giotto e per il quale è conosciuto in tutto il mondo.

Un secondo itinerario è quello dell’Assisi Romana. Per scoprirlo non serve neanche uscire dalle mura della città. Nel quartiere di Porta Perlici si trova l’Anfiteatro Romano, del I secolo d.C., in via del Torrione, i resti del Mausoleo del I d. C. e alcune gradinate del Teatro Romano. Su Piazza San Piazza del Comune affaccia il Tempio di Minerva, datato al I sec. a.C., perfettamente integrato con i palazzi di epoca medievale, mentre sotto il manto stradale, ecco il Foro Romano e la Collezione Archeologica. Infine, nei pressi della Chiesa di Santa Maria Maggiore, preziose eredità sono la “Casa di Sesto Properzio” e la “Domus del Lararium”.

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